venerdì 23 ottobre 2020

PRELUDIO DI UN ADDIO


 23 Ottobre 1991

Preludio di un addio.


C'era un sole splendido quando avevo visto quella figura con l'abito bianco e azzurro.
Ricordavo di aver visto la stessa Signora tempo prima, in un altro luogo ed allora sembrava mi stesse aspettando: era il 17 febbraio 1989 di venerdì.
Lei era in attesa ma sembrava sorridermi quando cercavo il suo sguardo azzurro. La rividi nuovamente in un altro posto tre giorni dopo, il 20 febbraio e dal quel momento avevo passato con Lei almeno mezz'ora. a volte in silenzio, spesso parlandoLe.
Sono stato con la Signora ogni mattina per quaranta giorni, guardandoLa sempre nei suoi occhi color del cielo.
il 23 ottobre 1991, un mercoledì come oggi, in un pomeriggio d'autunno infuocato dal tramonto, a Pavia, Le avevo chiesto una cosa molto importante, guardandola negli occhi, mi era sembrato che le scendesse dal volto una luminosa lacrima nonostante il suo sorriso.
Aveva ascoltato le mie parole in silenzio, Lei aveva capito cosa stavo chiedendo ma prese una Sua decisione,magari non quella che avrei voluto io: cinque giorni aveva liberato la Luce.
Giampaolo.

mercoledì 7 ottobre 2020

LONTANI RICORDI, NESSUN RITORNO


 


LONTANI RICORDI,

NESSUN RITORNO

Ospite dalla mia cara amica L. per un tè in un pomeriggio tiepido di ottobre, osservo il paesaggio fuori dalla finestra. Dalla sua villa si vede il panorama della cittadina in cui ho vissuto da ragazzo, tra le fronde di alberi spuntano il castello visconteo, l'alto campanile e la cupola della basilica, l'edificio delle suore e qualche palazzetto o villa dai toni accesi dell'ocra.

Quanto tempo è passato da quando sono andato via di qui? Venticinque, trent'anni? In un attimo mi rivedo piccolissimo al quartiere La Costa dalla nonna materna, dove con altri bambini correvamo tra i cortili collegati tra loro senza rischi di auto, biciclette, motorini, felici come non mai.

L'asilo infantile di San Rocco, con il giardino della Madonna pieno di archi di rose fiorite; poi poco più grande ecco i campi di grano attorno alla casa dello zio Peppino il quale, specie al mattino e per lavoro viaggiava nelle campagne circostanti con il suo asinello e carretto al seguito. 

Poi la mia vita di ragazzino più grande era trascorsa nel quartiere del centro storico, dietro al castello dove c'erano altri bambini e cortili, soprattutto la casa della nonna paterna vicino a quella dei miei la quale per me era come il castello delle favole, e la strada che costeggiava il fiume, ci regalavano estati indimenticabili. Eravamo bambini contenti e sereni di ciò che avevamo con semplicità.

Poi di colpo arrivano altri ricordi ed è come se una nebbia tetra sta calando davanti a quel paesaggio, fortunatamente L. ritorna nel salone con tè, biscotti e marmellate. Un'ancora di salvezza da ciò che stava per arrivare prepotentemente nei miei ricordi.

L. è una donna che come me, ha dovuto affrontare un percorso difficile nella vita, dopo le nostre varie confidenze, racconti di questi anni in cui siamo stati lontani, un sorso della bevanda ambrata, qualche biscotto e foto mostratemi con volti sorridenti e paesaggi africani, ho capito che stavano arrivando delle domande difficili.

- E così se riuscito a tornare al "paesello", almeno per farmi una visita... So che quando arrivi fai la tangenziale e come un fulmine vai al camposanto, compi il tuo giro tra i tuoi cari e ritorni senza passare da nessuno. Mi dai la sensazione di essere un fantasma o qualcuno che scappa da cose che non vorrebbe ricordare... Un po' come me, ma resto ancora qui, sono troppo legata alla mia vita vissuta in questa cittadina. -

Silenzio, guardo per un attimo fuori, poi mi volto verso di lei che sorride anche se si suoi occhi tradiscono un dolore passato ed una esistenza serena, oggi. Appoggio la tazza sul piattino e le rimando il mio di sorriso anche se ho la sensazione che sia più una smorfia, L. si appoggia alla poltrona come aspettasse una confessione e porta alle labbra il tuo tè caldo.

- Non sto scappando... -  mi sfugge - No L. hai ragione sto scappando da tante cose, la peggiore il vuoto che ho lasciato qui ed anche il dolore. - lei mi guarda con comprensione, sappiamo tutto delle nostre vite reciproche - Preferisco non farmi vedere, almeno per il momento, non si tratta di una vera fuga da tutto questo ma non riesco a sopportare il mio passato qui. - 

- Capisco, ti capisco benissimo, ma a volte bisogna affrontare il passato e far in modo che diventi qualcosa che non faccia male. -  la fisso negli occhi - E lo sto dicendo comunque anche a me stessa ,pure... - ride lei, ovvio che la frase è stata pronunciata per entrambi.

- L'ho affrontato e non so se l'ho risolto ma dentro... Dentro nel mio cuore non sento più nulla, mi dispiace; prima quando eri in cucina guardavo il panorama fuori ed ho rivisto la mia infanzia fino a sette o nove anni poi come un sogno cattivo stava scendendo la nebbia su quei ricordi e fortunatamente sei rientrata tu. Ho avuto paura di sprofondare in un altro passato terribile e tu sai... - L. annuisce ed appoggia la sua tazza vicino alla mia.

Guardo le foto delle figlie sorridenti insieme a lei ed a sua madre a cui sono molto affezionato, mi alzo in piedi e mi avvicino alla finestra, di nuovo il sole aranciato illumina la cittadina davanti ai miei occhi. Mi rigiro verso di lei guardandola negli occhi.

- Non tornerò mai più qui... Verrò solo per la solita visita ai miei dove riposano ora, ma dentro si è rotto qualcosa. Non riesco a liberarmi di un passato così lacerante, così doloroso che ai ricordi di alcuni bei momenti, arriva subito quell'ombra cattiva che li fa scomparire dietro ad un sipario, riaprendosi su altre cose, e ti giuro L. non è piacevole. -

- Lo so, ti capisco. Ho provato tutto ciò anche se in maniera diversa, a volte pure io non vorrei essere qui ma è diverso sento le radici, ho le mie figlie che amo anche se sono spesso lontana per lavoro e mi riprendo da questo posto a volte soffocante, ma non lascerei per ora tutto quello che ho. Magari un giorno potrei trasferirmi a Roma per sempre... Come tu hai fatto a Milano. -

Mi risiedo davanti a lei, assaggio ancora i deliziosi biscotti con le marmellate, mi rilasso appoggiandomi allo schienale e riprendo in mano il mio tè.

- Fin da piccolo, dalle scuole diciamo dove ho subito molte angherie e soprusi mai dimenticati, dove la mia famiglia ha subito dolori ed altro di cui non vorrei parlarne, dove in questa città ho subito anche violenze fisiche e psicologiche da bulli, dove non ho avuto occasioni di poter emergere, se non quel giorno della presentazione del mio libro e rivedere tanti volti amici ed il piacere di aver passato quel pomeriggio tra chiacchiere e saluti. Ma anche qualche giorno dopo, avevo ricevuto uno sgarbo da qualcuno qui, sempre per via della mia pubblicazione, di cui non ti posso dire nulla anche lo potrai immaginare,  quando ho avuto la certezza del fatto, ho detto basta. Per me questo posto resta e resterà un capitolo chiuso, per sempre. -

- Mi dispiace che le tue cose siano andate in questo modo ma ti comprendo e trovo che siano giuste le tue decisioni... Quindi ci vedremo ogni morte di papa... - scoppiamo a ridere.

- No questo no, ne sono sicuro, confesso che con un paio di persone che reputo amiche ci siamo rivisti ma come con te è stata una cosa rara almeno fisicamente, ma non perderò mai i contatti con chi mi è stato amico ed accanto. - sorrido mentre L. mette tutto in un vassoio e torna in cucina, il mio sguardo di nuovo si apre davanti alla finestra su quel paesaggio.

Dentro non sento nulla, non sento radici, non sento legami, non vedo l'ora di fuggire, si di fuggire da qui. Credo che nonostante una persona maturi, vinca battaglie terribili, affronta e risolve problematiche tremende uscendone vincitore o magari perdente, è il passato, il proprio vissuto che non smetterà mai di rincorrerti ogni volta che si affaccia nella tua mente.

Non smetterà mai, nonostante ci siano momenti belli che riaffiorano ogni tanto, sono poi le peggiori cose quelle che si ricordano più facilmente e ti cambiano per sempre. Scopri che quello che è stato fantastico, bello, simpatico magari vissuto con amici, per te ora non lo è più e a volte non lo è mai stato ed hai finto di crederci in quei momenti per non sentire la solitudine ed il dolore dentro.

Sto lasciando la cittadina che sta scomparendo piano da lontano, sorrido pensando all'abbraccio datomi della mia amica L. ed alla promessa fatta di tornare presto per rivederci, non appena avevo lasciato la sua casa. Come per incanto l'autostrada mi porta su un rettilineo infinito sotto un cielo amaranto del tramonto, in quell'istante non vedo l'ora di tornare a casa, nella grande metropoli, dove le vie e strade sembrano tele di ragno che ti avvolgono immergendoti tra folle di persone ed auto, ma sono felice così.

Presto sarò a casa, vicino a chi amo, accanto alle mie cose, alla mia vita. Forse un giorno lontano o magari vicino, riuscirò a tornare più spesso in quella cittadina ma ora no, voglio vivere il mio presente dove non ci sono quei ricordi ed esperienze amare. dove molte opportunità mi coinvolgono e mi coinvolgeranno in futuro verso altre direzioni, dove non ci sarà quello da cui sto fuggendo.


Giampaolo Daccò