martedì 31 dicembre 2019

COME QUAND'ERO BAMBINO



COME QUAND'ERO BAMBINO

Questa mattina, appena sveglio ho alzato le tapparelle della mia camera, all'improvviso mi sono fermato a guardare il cielo che si stava facendo chiaro, quel misto di alba rosa e azzurro tenue che la notte passata aveva sbiadito e sulle piante un velo bianco di brina. Il calore del termosifone mi ha fatto venire un brivido  nonostante il calore che intorpidiva il mio corpo ancora morbido di sonno.

E' stato un tuffo nel passato, come quand'ero bambino.

Vivevo un poco da nonna Vittoria e un poco da nonna Maria e stavo con i miei solo il sabato: questa mattina sembrava una delle centinaia di albe passate quand'ero piccolo nel paese delle nonne poco fuori Milano, dove l'inverno era inverno come lo erano tutte le altre stagioni che scandivano il tempo che scivolava via lento.

Questa mattina mentre assaporavo la mia colazione, latte caldo, biscotti e una fetta di pane con la marmellata, guardando fuori dalla finestra, sembrava tutto come allora, come quando ero un piccolo cucciolo pieno di fantasia che credeva agli angeli che vivevano sui nuvoloni bianchi nel cielo blu.

Mi sono rivisto col pigiamino di lana colorato mentre la nonna di turno preparava i miei vestiti per andare all'asilo, ho ritrovato il sapore della colazione con il latte da poco munto dal "latè" della fattoria vicina, il calore del camino mentre zia Francesca metteva sopra il paiolo per fare la polenta. Andavo all'asilo, (poi alle scuole elementari) negli inverni come questi con l'aria pungente ed il cielo rosa-azzurro tenue sopra la mia testa... Come oggi.

Il fumo dei comignoli delle case basse dai tetti rossi uscivano scuri perdendosi nel cielo, qualche verso di gallo lontano, poche auto e gli amichetti che ti aspettavano per la strada, proseguendo poi mano nella mano verso la scuola, mani con i guanti di lana caldi e colorati fatti a maglia dalla nonna e gli stivaletti con pelo all'interno che scaldavano i piedi sulla strada che brillava dalle "polveri" di ghiaccio della notte.

Che mattine stupende nonostante il freddo, quando ti svegliavi sentivi il caldo delle coperte e poi subito il freddo della camera mentre nonna per farti alzare di corsa, ti toglieva le coperte di scatto dicendo: "Oplà, forza Maciste svegliati che è tardi... Qualcosa ti aspetta in bagno" (tardi poi, non lo era mai) e in quel locale riscaldato da una stufetta elettrica, ti aspettava la vasca con l'acqua bollente piena di schiuma.

Fuori davanti alla porta, vedevi passerotti nei loro nidi sotto le tegole e ti domandavi come non avessero freddo con il ghiaccio sopra i cornicioni ed il bianco spino davanti a casa come poteva avere quelle bacche rosse nonostante la brina sulle foglie, un mistero per un bambino piccolo come me eppure era magia.

Ora la stupenda alba rosata è andata via lasciando posto al mattino chiaro, freddo, con un sole stupendo, ma non è andato via quel ricordo di quelle mattine indimenticabili.  Mattinate che hanno lasciato un ricordo indelebile e una punta di nostalgia dove tutto sembrava bello, sereno... Dove la vera vita di adulto con tutte le sue problematiche belle e brutte era talmente lontana che non pensavi mai di crescere e soprattutto così in fretta.

In confidenza, dentro sono rimasto ancora quel bambino che si stupisce ancora della bellezza della natura ed in questo caso del mattino gelido e chiaro dell'inverno e ne sono felice.

Giampaolo Daccò Dos Lerèn.



venerdì 27 dicembre 2019

BAMBOLINA






BAMBOLINA


Era come una bambolina quella piccola bimba dal vestito rosso con i fiorellini gialli, le maniche a sbuffo e la gonna arricciata, le piccole ballerine rosse ed i calzini bianchi le davano l'aria di una fatina birichina che da un momento all'altro avrebbe combinato qualche magia.

"Bambolina, bambolina, la bambina più dolce che c'è" cantava Mimì, mentre lei l'ascoltava dalla radio guardando la sua mamma con un punto interrogativo?
"Ma sono io?"
E si veniva da dire, sei proprio tu, la bambolina leggera dai codini d'oro scuro che rideva e correva nei cortili e nei campi attorno a casa, quando c'erano ancora le fattorie, i cortili, i campi attorno alla metropoli.

Bella quella piccola, sembra una bambolina, molti lo dicevano e tanti lo pensavano. Stai tranquilla con le persone attorno che ti amavano i Barbablù e i lupi neri se ne stavano alla larga, il tuo sorriso innocente mai sarà rovinato dalla cattiveria.

"Bambolina, bambolina volerà sul cavallo del re" Mimì la cantava e la nonna glielo ripeteva anche se al posto del re c'era un principe ed il principe era arrivato anni dopo, biondo dagli occhi azzurri.

Quanta tenerezza bambolina, quando amore bambolina e tu innocente e maliziosa giocavi a fare la mamma ad un'altra bambolina più piccola di te e sognavi, sognavi di diventare la principessa dal vestito rosa, che tenerezza. 

"Fai la nanna bambolina, la bambina più bella che c'è" canta ancora Mimì, il cavaliere che ti protegge, quel tuo fratello dai capelli rossicci e le lentiggini è sempre vicino a farti da guardia, che ti proteggerà sempre e che ti vuole bene immensamente e che ha sempre scacciato i ragni velenosi sulla tua strada.

Bambolina, il tempo è passato, la piccola bimba dal vestito rosso con i fiorellini gialli se n'è andata per la sua strada, non si sono più Barbablù, lupi, ragni ed il cavaliere che ti difendeva sempre, anche il tuo principe dai capelli biondi ed occhi azzurri ora è lontano, ma tu...

Fai la nanna bambolina la bambina più bella che c'è
E domani, domani lei dormirà ancora sì anche domani
Domani lei dormirà finché il suo re con un bacio la
Sveglierà



Storia di Giampaolo Daccò
"Bambolina" parole tratte da lyrics di Bertè/Shapiro
Photo Angela Maria Stella
Model Francesca Daccò







giovedì 12 dicembre 2019

ASPETTANDO CHE TU UN GIORNO ARRIVERAI



ASPETTANDO CHE UN GIORNO ARRIVERAI

Come tutte le mattine ho guardato dalla finestra il cielo, mi sono alzata sentendo la pioggia cadere sul tetto, la piacevole sensazione di tepore delle calde coperte, ha fatto stridio con il suono della sveglia. 
Peccato doversi alzare per andare al lavoro come ogni mattina ma fortunatamente oggi è venerdì e si finisce come sempre a metà pomeriggio.
Mentre finisco di bere il mio caffè latte, guardo il cielo grigio blu e quella pioggia sottile che scende sulle case, sulle strade e sulle auto di sotto. Ed aspetto che tu possa arrivare.
Il treno delle sette e quaranta è arrivato, c'è meno gente del solito, meglio così mi posso leggere il mio quotidiano senza sgomitare tra le persone maleducate che spingono nella ressa, intanto immagino quando arriverai.
Non amo molto i colori rifatti nei nostri uffici, troppo chiari, la luce troppo forte ma il capo ha deciso così e ci siamo adattati. Oggi troppa posta da evadere, i miei sottoposti per la maggior parte ammalati e il solito gruppetto che vuole prendere il caffè nel momento meno opportuno. E tu che sei nei miei pensieri.
Una pausa pranzo veloce ma questa volta con due colleghe simpatiche, uno sushi davvero buono e Laura che discute con Rita sull'ultima canzone di Elisa, andassero d'accordo una volta tanto, ed intanto penso ad una canzone per noi, quando arriverai.
Pomeriggio noioso mentre la pioggia cade ancora, evasa posta, consegnato tutto il lavoro della giornata al capo che stranamente oggi ha sorriso, programmato il lavoro per il lunedì, guardo l'orologio che segna le quindici e venti, tra poco più di mezzora si chiuderà e per tre giorni cercherò di rilassarmi lontano da tutti. Mi appoggio allo schienale della comoda sedia e penso a chissà quando arriverai.
La pioggia cade incessantemente mentre mi avvio al supermercato per la spesa, ho rifiutato un uscita con le amiche, avevo voglia di starmene al caldo questa sera con una cenetta già pronta e guardare in tv un episodio della mia vecchia serie preferita "Cold Case". E tu quando sarai qui passeremo insieme la sera del venerdì abbracciati parlando dei nostri sogni e desideri.
Sono le venti e cinquanta, fuori la pioggia è aumentata, il gatto dorme, la cucina l'ho rimessa in ordine, seduta sul divano mi gusto il telefilm e sul più bello suona il telefono, come sempre mia madre nel momento più sbagliato. 
"Si mamma, hai ragione... Certo che ho cenato, si si mangio non ti preoccupare. No domani non posso devo andare in palestra e poi ho delle commissioni... Come? Ah si va bene domenica mattina da voi, papà mi vuole vedere... Si si... Ciao".
Le solite cose ed intanto non ho capito chi ha sparato alla vittima, ma tanto so che quando ci sarai tu, me lo dirai.
Mi sveglio nel cuore della notte, un tuono mi ha destata improvvisamente e sento il bisogno di bere un po' di acqua, eccomi mentre sorseggio dal bicchiere appoggiata alla finestra mentre fuori c'è la notte con la sua pioggia e le luci gialle dei lampioni e penso a quando arriverai tu.

"Non so chi sei, non so come sei, non so quando arriverai, non so cosa mi dirai quando ci incontreremo... Ma sono sicura che presto ti presenterai nella mia vita, ragazzo dei miei sogni. Non ho fretta, vorrei solo che quando tu arrivassi, il tuo sorriso ed i tuoi occhi mi faranno innamorare perdutamente. Ti aspetto".

Le coperte sono ancora calde e mi rannicchio sorridendo nel letto mentre il sonno sta per tornare, domani sarà un sabato dedicato tutto a me stessa e... Chissà se sarà il giorni in cui tu arriverai nella mia vita.

Giampaolo Daccò Dos Lerèn

venerdì 29 novembre 2019

MISTRAL ED IL BOSCO DEI SAMBUCHI



IL BOSCO DEI SAMBUCHI

"Ho passato tanto tempo nel bosco dei sambuchi a ovest dove il sole tramontava sulle montagne di Barazar, da quando ero stato abbandonato dalla mia famiglia, ero troppo umano nel viso e parte di loro non mi avevano mai accettato. Mamma Saevar aveva amato un piccolo essere della terra (come tutte le femmine del gelido nord Kasdivan potevano avere due uomini della stessa razza) e nacqui io e papà Ulfir mi cacciò in quel mattino d'inverno poco dopo aver compiuto cinque anni e le mie orecchie divennero a punta. Non ero nato da un elfo come lo era lui.
La fata della neve mi aveva accolto e portato qui nel bosco dei sambuchi il cui profumo ha invaso i miei abiti, pelle e tutto ciò che Lei, la Signora del gelo mi aveva regalato e che amavo tanto.
I miei anni non li so contare, non sono come i vostri, forse uno dei vostri terrestri sono cinquanta o forse cento dei nostri e molti di più ancora, da piccolo folletto ho visto tante cose, tanto odio, amore, felicità e infelicità che mi hanno insegnato molte cose.
Ora sto aspettando, di poter andare ad esplorare ciò che è fuori da questo bellissimo e grande bosco di sambuchi, sto aspettando che torni da un viaggio il mio amico gnomo Varrelj e con lui, mi aveva promesso, andremo nella terra dei camini rossi."
Non so come sia ma mi aveva sempre raccontato che la terra dei camini rossi era fredda d'inverno e calda in estate con giorni lunghi, c'era acqua fresca e calda, molto verde e tanta gentilezza. Gli abitanti di quel posto: gnomi, nani, vulpelis amavano tanto gli elfi che con loro erano sempre stati protettivi fin dall'antichità. Avremo un a casa, potrò usare le mie arti magiche del gelo e chissà una nuova vita. Tra poco sarà qui ed intanto che lo aspetto mangio le bacche di ginepro insieme ai miei amici del bosco e spero un giorno di incontrare di nuovo la Regina del gelo, la fata del mio cuore.

Mistral.

lunedì 25 novembre 2019

AVALON: IL VIAGGIO



AVALON

La Barca
Il Regno di Avalon
Mistral Wind-Artic

IL VIAGGIO







"Se non sai come arrivare ad Avalon, la nostra meravigliosa Terra, devi avere il cuore puro e magico, la mente aperta e gli occhi che "vedono", solo allora troverai la radura, la spiaggia e una barca che appare dalle nebbie azzurrine. 
Ynis Witryn è lì dove c'è il Tor, nalla piana di Gladstonbury, celato da un velo di un'altra dimensione ma così vicina da coglierne gli aliti di vento dai  mille profumi che inspiegabilmente inondano quella terra.
Io sarò vicino ad un albero di Sambuco ad aspettarti mentre Morgana, Viviana ed Ygraine, ti trasporteranno, salita sopra la magica barca, in quel mondo ora lontano dalla vostra realtà ma vicino se saprai guardare con occhi giusti...
Dimenticavo, ti chiederò una piccola pietra preziosa come l'acqua marina o il lapislazzulo per fare in modo che tu possa tornare nel mondo reale se lo vorrai. Chiamami Mistral ed io apparirò davanti ai tuoi occhi."
Mistral Wind-Artic.


venerdì 22 novembre 2019

LA STRADA VERSO LA CONOSCENZA



La strada difficile che porta alla conoscenza, un disegno allegorico per far comprendere qual'è il tragitto lungo da compiere per la conoscenza dentro se stessi e quella che permette di andare oltre alla materialità. La mente deve liberarsi dai concetti visivi spesso falsi ma aprirsi al vero significato e visualità, in quell'attimo si incomincerà a capire.

MISTRAL 

L'INIZIO




"Ricordo quel tempo in cui il druidismo e lo sciamanesimo
erano imperante tra i popoli
ed il culto della dea Madre e della Natura
regnavano con amore e magia sulla terra.
Con l'avvento del patriarcato e delle religioni monoteistiche
l'odio, il fanatismo e l'intolleranza
ne sono diventati padroni incontrastati.
Un giorno, spero che tutto ritorni come prima,
seguendo il filo logico della vita."


Felice di non appartenere al credo dell'odio e dell'intolleranza.

MISTRAL <3 

I QUATTRO ELEMENTI FONDAMENTALI




FUOCO -TERRA -ARIA -ACQUA 





In esoterismo, nella magia, nell'arcano e anche in tutte le religioni di ogni tipo, gli elementi vengono visit in maniera diversa: dai colori, ai solidi, agli arcangeli (Michele-Gabriele-Raffaele-Uriele che aveva sopperito la mancanza di Lucifero), agli angoli della terra (Nord-Sud-Est-Ovest) e tanto altro.

Sono le basi dell'astrologia, della cartomanzia, delle magie, dei culti esoterici dimenticando (cosa che gli antichi al tempo della Dea Madre non avevano mai scordato: il Metallo).
Molti lo hanno definito Ferro ma il vero metallo dell'antichità e quinto elemento era l'Oricalco, il rame prezioso che ornava i palazzi di Atlantide ormai scomparso come il mito di Atlantide, Mu, Avalon, Shangrilà, Mohenìjo Daro.
Mistral 

LE QUATTRO FATE DI LUCE DI AVALON

LE QUATTRO FATE DI LUCE DI AVALON

YGRAINE - MORGANA -MORGAWSE -VIVIANNE







Le quattro fate che decisero le sorti di Avalon o Ynis Witrin:
Ygraine la rossa, madre di Morgana, Viviana e Morgawse, le tre dame dell'Isola che oggi vive in un mondo parallelo.
Un giorno Artù e Merlino torneranno alla fine dei tempi, quando il Dio del Sacro Graal finirà i suoi giorni per lasciare il posto ad un altro come fece quando sconfisse La Dea madre di Avlaon, la quale, fortunatamente, permise alle sue figlie e figli di nascondersi in un universo parallelo.
Il Tor è esotericamente la porta d'accesso ma è dallo scomparso (apparentemente) lago vicino a Gladstonbury dove la barca partiva per Avalon immersa dalle nebbie.

Mistral

MISTRAL WIND-ARTIC, ciò che sono esotericamente.



MISTRAL WIND-ARTIC




Una biografia, la mia che potrebbe essere una favola bella e tragica, un'esistenza molto importante di un essere non capitato per caso su questo Mondo chiamato Terra.
Secondo la tradizione Esoterica, l'essere umano è completo nel novilunio prima della nascita quando anima e corpo sono perfettamente incarnati con le future doti che si svilupperanno nel corso della vita, quando quest'umano uscirà dalla casa naturale materna e secondo le proprie posizioni natali, proseguirà il suo cammino nella vita.
Il mio vero nome non ha importanza, posso essere Mistral-Azule-Elisius (i miei nomi esoterici in base alla magia di cui sono portato), di certo la mia vera nascita è stata nel mese di כסלב (Kislev), il giorno tradizionale del 18 dicembre con la congiunzione Helios/Nyx (Sole /Luna).
Una copiosa caduta di neve ha annunciato la mia nascita avvenuta poi giorni dopo nel mese di טֵבֵת (Tevet), si disse che quella sera mai era stata vista una nevicata così, tant'è che furono decine i centimetri di bianca soffice "ovatta" che coprirono quel luogo.
Il nome doveva essere un altro ma com'era scritto nel libro del destino, i miei padrino e madrina lo cambiarono convinti da chi mi aveva battezzato, in quel mattino di luce dopo pochi giorni dopo e questo era stato un significato importante, nonostante l'opposizione ormai arrivata tardi della mia dolce madre, affaticata da nove ore di travaglio, come i mesi di gestazione
Sono stato per anni un bambino solo che coltivava doti medianiche nascoste a tutti tranne ad una persona che era stata la mia fata di luce e prima insegnante: Myriam o Marsaar (il suo nome esoterico) la mia cara nonna, la quale sapendo del mio destino, mi portava nei campi, in riva al fiume, sotto le stelle, tra la neve, la rugiada, al mare, nei boschi per imparare l'arte dell'esoterismo.
Così era iniziata la mia esistenza fatta di studi, di aiuto, di insegnamento e di continua esperienza esoterica fino al giorno in cui ritornerò un domani lontano, nella Luce da dove sono partito anni fa.

MISTRAL WIND-ARTIC
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mercoledì 6 novembre 2019

MORGANA, LA FATA DI AVALON





MORGANA LA FATA DI AVALON

La fata Morgana (conosciuta anche come Morgane, Morgaine, Morgan e altre varianti) è una figura mitologica legata alle leggende arturiane.

Nelle leggende arturiane è una dei principali antagonisti di re Artù, Ginevra e soprattutto del mago Merlino. L'epiteto femminino "la fata" (tradotto dall'originale inglese "le fay", a sua volta adattato dal francese "la fée") indica la figura di Morgana come una creatura

In tutte le versioni del mito, Morgana è una potente maga (da qui il soprannome "fata", che la mette in relazione con il misterioso popolo semidivino degli Sidhe della mitologia celtica). Probabilmente il personaggio è stato ispirato dalla dea celtica Modron oppure da Morrigan, dalla quale potrebbe aver pure tratto il suo nome. È in testi più tardi, come il ciclo del Lancillotto in prosa del XIII sec., che il personaggio sviluppò un carattere più complesso e ambivalente, trasformandolo in un pericoloso antagonista di Re Artù.

Geoffrey di Monmouth, nel suo Vita Merlini del XII sec., e Giraldo del Galles (1146-1223) collegano Morgana con la mitica Isola delle Mele (Avalon), ove riposava re Artù, dopo essere stato ferito a morte nella battaglia di Camlann. Morgana, secondo Monmouth, era una di nove sorelle (Moronoe, Mazoe, Gliten, Glitonea, Gliton, Tyronoe, Thiten, Thiton e lei stessa, tutte potenti maghe e guaritrici), che regnavano su quell'isola.

Nella tradizione del ciclo arturiano, Morgana è la maggiore di tre sorelle (le altre due sono Elaine e Morgause), figlie del duca Gorlois di Cornovaglia e di sua moglie Igraine. Igraine ebbe però anche un figlio illegittimo dal re britanno Uther Pendragon, il quale venne affidato al mago Merlino e sarebbe poi diventato re Artù. Anche Morgana imparò le arti magiche da Merlino, ma fu sempre gelosa della gloria del fratellastro Artù e di sua moglie Ginevra e si adoperò per distruggerli. A Morgana viene comunemente ascritto un ruolo di primo piano nel complotto capeggiato da Sir Mordred, cavaliere della Tavola Rotonda, che tentò di sottrarre a re Artù la corona di Britannia e la regina, provocando la fine del suo regno.

In La morte di Artù, poema epico-cavalleresco di Thomas Malory del XV sec., Morgana, figlia di Gorlois e Igraine, da bambina viene affidata all'educazione di un convento di suore, ma mostra fin dall'inizio di avere dei poteri sovrannaturali (viene detto, ad esempio, che era capace di tramutare sé stessa e altri in animali o oggetti inanimati). Il mago Merlino, prevedendo la sua pericolosità, convince Uther, re di Britannia, che aveva preso in moglie la madre di Morgana dopo aver ucciso in battaglia il suo primo marito Gorlois, di allontanare Morgana dalla corte, dandola in moglie a uno dei suoi vassalli. Morgana vive un infelice matrimonio con il re Urien di Gore, al quale partorisce il figlio Ywain, avendo al contempo diversi amanti. Gelosa del successo di re Artù, suo fratellastro, Morgana decide di eliminarlo.

Lo attira su una nave fatata e gli ruba la sua spada magica, Excalibur, sostituendola con una copia, poi con un pretesto lo fa combattere in un duello mortale con un cavaliere di nome Accolon (amante della stessa Morgana, cui lei ha consegnato Excalibur), facendo in modo che i due contendenti non si riconoscano fra di loro. Il piano però fallisce, allorché la magica Excalibur torna nelle mani di Artù, che uccide Accolon e, una volta riconosciutolo, capisce l'inganno. Morgana frattanto tenta di assassinare di persona il proprio marito, re Urien, ma viene fermata dal figlio. Successivamente la donna usa le sue arti per far prigioniero ser Lancillotto, cavaliere della Tavola Rotonda, e farne il proprio campione e amante, ma quello la rifiuta, essendo innamorato della regina Ginevra, moglie di Artù. Morgana tenterà poi a più riprese di screditare la regina e distruggere il re, unendosi al complotto che lacererà la Tavola Rotonda e rovinerà il regno di Britannia. Alla fine però anche in La morte di Artù Morgana svolge un ruolo positivo: è lei infatti che, riconciliatasi con il fratellastro, lo raccoglie morente dopo la sua ultima battaglia e lo porta ad Avalon per curare le sue ferite, fino al giorno del suo glorioso ritorno.

Secondo alcune delle più recenti e conosciute versioni del mito (ad esempio il romanzo Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley e il film Excalibur di John Boorman), Morgana è la madre di ser Mordred, avuto da un rapporto sessuale con l'ignaro fratellastro Artù. Nelle versioni più risalenti comunque la madre di Mordred si chiamava Morgause (o Anna) ed era sorella di Morgana. La somiglianza fra i loro nomi ha però provocato spesso confusione, ed è anche stato suggerito che "Morgause" potrebbe essere una forma corrotta di "Morgan", e che quindi i due personaggi originariamente fossero uno solo.

giovedì 31 ottobre 2019

UN SOFFIO LEGGERO




UN SOFFIO LEGGERO

Ero disteso sull'erba con gli occhi chiusi, sentivo il profumo dell'autunno arrivare nonostante fossimo ai primi di settembre. Ero lì in quel prato disteso su una coperta sopra l'erba, avevamo appena stuzzicato qualcosa quando avevo sentito il bisogno di distendermi e godermi l'azzurro tenue del cielo solcato di nuvole bianche, il profumo di alcuni fiori giungevano alle mie narici ed avevo sorriso a quella sensazione. all'improvviso un soffio leggero, un alito di qualcosa aveva colpito il mio volto.
Avevo aperto gli occhi ed una nuvoletta di semi di quel fiore così delicato, mi avevano colpito il volto.
Il sorriso di Mauro era su di me, aveva preso il fiore e soffiato davanti alla mia faccia, forse la mia espressione di sorpresa lo aveva fatto divertire.
Due giorni prima avevamo deciso, lui ed io di passare una giornata nella campagna poco distante, un po' per trascorrere il tempo insieme in un posto non stressante come la grande città, un po' perché Mauro aveva bisogno di parlare ancora della fine della sua storia con Silvia.
Con la moto eravamo giunti un paio d'ore prima in questa radura stupenda da dove si poteva vedere la città da lontano, il laghetto dei pescatori poco più sotto e quel bosco di betulle dietro di noi. Il profumo di fiori e di erba, qualche insetto svolazzante qua e là, un nitrito lontano e quel cielo azzurro incredibile erano la nostra cornice.
Avevamo parlato di Silvia mentre preparavamo il posto in cui volevamo stare, una storia sofferta durata cinque anni, dove lei ambiziosa, troppo, aveva scelto alla fine la carriera in una metropoli straniera indipendentemente dall'amore che provava per lui.
Certo Mauro l'aveva presa molto male e per giorni era stato da me sfogando tutta la sua rabbia, amore, tristezza e gioia del suo tempo passato con lei.
Non so perché più ascoltavo le sue parole, più vedevo il suo volto soffrire, più stavo male anche io, come se mi fossi immedesimato troppo in lui ed era stato difficile essere obiettivo e dare consigli giusti provando la stessa rabbia, ma ci ero riuscito.
Ero riuscito a fargli comprendere come siamo diversi, come ognuno mette al primo posto la propria esigenza anche facendo del male all'altro. Che ognuno di noi ama a modo suo e che l'amore significa rinuncia e comprensione molte volte.
Mauro sembrava più sollevato nel corso dei giorni e la nostra amicizia più rinforzata. 
Ecco lui aveva preso di nuovo un altro soffione e con il fiato fece volare nuovamente i suoi semi verso di me.
"Ehi..." gli avevo detto ridendo "Cos'è una provocazione o non hai niente di meglio da fare?"
La sua risata era davvero divertita "Dai Stefano, è un po' come tornare bambini, non lo facevi anche tu?"
Avevo annuito "Si certo ma non a ventotto anni, rovinando la vita di quei piccoli fiori."
Si era girato di spalle mettendosi seduto sull'erba con le ginocchia chiuse tra le braccia, l'avevo guardato fisso, aveva i capelli ondulati al vento leggero e lo sguardo lontano, prima che io potessi dire qualcosa, mi aveva preceduto.
"Non sto pensando a lei ora Stefano, sto guardando quell'orizzonte e come le cose possano cambiare da un momento all'altro. Come se un giorno si aprisse una porta verso un cielo diverso, dove magari prima vedevi un'alba rosa ed ora vedi un tramonto di fuoco..."
Si era girato verso di me guardando la mia faccia stupida da quelle parole quasi poetiche, non era da lui esprimersi così. Mauro era sempre stato un ragazzo molto concreto, poco romantico almeno apparentemente.
I suoi occhi mi avevano guardato per un attimo in un modo strano, mi ero alzato anche io sedendomi accanto per guardare l'orizzonte che stava fissando, poi aveva girato il viso verso lontano.
"Ecco vedi quei colori, quei paesaggi davanti a noi?" annuivo senza capire "Avevo soffiato su quei fiori pensando alla vita, basta un alito di vento e le cose si muovono in tante direzioni, si aprono nuove strade, tante strade da poter scegliere in cui dirigersi o prendere decisioni."
"Stai diventando saggio Mauro." gli avevo detto mettendogli una mano sulla spalla "Il dolore fa cre..." non mi aveva fatto finire la frase.
"Non è solo il dolore, ma anche una presa di coscienza di ciò che vuoi, di ciò che sei diventato, di ciò che un amico ti ha dato in questo periodo." 
Ora mi stava guardando nuovamente, nei suoi occhi c'era qualcosa di strano.
"Hai visto come volavano leggeri i semi del soffione prima? Sopra il tuo viso, sopra l'erba, nel cielo come parole, come poesie, come aliti colorati d'argento in freddi inverni oppure come farfalle sui prati... Non capisci vero? Ti stai chiedendo cosa mi sta succedendo? Di come sono diventato dolce e romantico?" il mio silenzio era eloquente "Eppure sei stato tu! E' merito tuo, mi hai fatto capire tante cose, aperto gli occhi, mi hai fatto comprendere che l'uscita di Silvia dalla mia vita non era il dolore più grande... Stefano tu... Tu mi hai fatto crescere, davvero."
Mi ero sentito bene ed imbarazzato, dopo tutto avevo solo aiutato il mio migliore amico a uscire da una situazione di sofferenza, di dolore.
Un vento leggero in quel momento si era alzato tra noi, eravamo come fuscelli d'erba che vibravano a quel tiepido alito. Mauro di colpo si era voltato ancora una volta verso di me e il suo viso dopo un sorriso caldo si faceva sempre più vicino al mio e dolcemente mi aveva preso la testa baciandomi prima dolcemente a fior di labbra poi in modo appassionato.
Non so il perché ma senza divincolarmi da lui come se una calamita mi aveva bloccato tra le sue braccia, in quel momento avevo capito tutto. 
I semi di quel fiore si erano liberati anche nella mia mente.

Un tramonto rosso fuoco è davanti ai miei occhi, sono sul terrazzo di casa che spazia verso il fiume e le ville del mio quartiere. Sono passati tre anni da quel giorno e Mauro è seduto alla scrivania nella stanza dietro di me, finendo una pratica del suo lavoro, sento il battito delle sue dita sulla tastiera del computer e sorrido tra me.
Quel sole che stava sparendo alla vista ed il caldo della sera estiva mi ha fatto tornare indietro nel tempo a quel ricordo che ha cambiato le nostre vite, vite che ancora erano celate nel nostro cuore e nella nostra mente.
Una cosa è certa il legame profondo con Mauro che si è rivelato come un sogno pieno di felicità, da quel giorno dove tutta la nostra esistenza era cambiata.
Non era stato solo un soffio leggero posato su un delicato fiore.

(Dedicata a due amici miei)

Giampaolo Daccò Dos Lerèn



venerdì 4 ottobre 2019

UOMINI




UOMINI


Non parlo di maschi come genere ma di uomini come anima.

Se ne parla troppo e male di questi (noi) poveri uomini a volte troppo e a sproposito.
Mi permetto di poter fare una divisione tra questo genere:
1. Il maschio visto soprattutto dal lato femminile e spesso con ragione, ha la colpa di essere violento, incapace di sentimenti, prevaricatore, razzista, despota, ambizioso, infantile, incapace di rispetto verso la donna, incapace di autosufficienza e molto altro.
La cosa mi ha fatto riflettere su tutto ciò e non mi riconosco come non riconosco molti miei amici e conoscenti in questa descrizione. Mi ha colpito molto una signora stamattina che ha detto "Gliuomini non valgono nulla (ovvio che la signora in questionie avrebbe dovuto tacere conoscendola e confermando la sua ipocrisia ma questo è un altro discorso), che siamo superflui e che le donne hanno tutto in più.
Certo, probabilmente o forse sicuramente sarà così. Evitando un mio commento istintivo, lascio posto invece alla mia anima e forse intelligenza dicendo che esiste anche:
2. L'uomo, l'uomo in cui mi riconosco, quello che ha prestato, presta, presterà attenzione, amore, aiuto alla donna, alle persone. Quello che fin da piccolo è stato abituato a cavarsela da solo, ad affrontare molte difficoltà senza il bisogno di battere i piedi e fare capricci con la madre o la donna di turno. Quello che usa i sentimenti, la testa e sopratutto il cuore nella vita, l'uomo che c'è, che ci sarà sempre, che collabora, che sa giocare con i bambini e aiutare gli anziani o malati, l'uomo che prova amore, pietà, tenerezza per i deboli, quello che non guarda le differenze di ogni tipo verso gli altri.
No donne, non siamo tutti bruti come pensiate e noi quelli diversi dai maschi siamo molto di più di quello che si crede, ci sono tanti uomini che sanno donare senza bisogno di ricevere e che si vergognano dei prori simili che usano violenze ed altro nella loro squallida vita...
Provate tutti a guardarvi attorno, certo sono più visibili i maschi dagli uomini, perché si mettono in mostra, urlano, sono egoisti e come capre e pecore fanno le stesse cose ma... Osservate bene gli altri, il bravo padre, figlio sensibile, il medico gentile, l'autista disponibile, il volontario che aiuta negli ospizi, il fidanzato che dona un fiore alla propria ragazza. Tanti poeti e romantici, tanti che camminano per strada per mano con la sua compagna ma anche con il compagno, si è uomini anche se si ama un altro uomo, il maschio è un'altra cosa.
Lo stesso discorso varrebbe per le donne che sono diverse dalle femmine ma stiamo parlando del mio genre e non c'entra in questo discorso.
Sono orgoglioso di essere uomo ma anche di avere amici e di vedere uomini con la U maiuscola attorno a me... I maschi, quelli che assomigliano tanto al burattino di latta lasciamoli andare per la loro strada si sono già distrutti da soli.
Vediamo davvero come stanno le cose, e se metteremo a frutto questa consapevolezza noi uomini e donne, forse davvero sarà la volta buona che nessuna "guerra" perpetuerà.
Un uomo saggio mi disse un tempo: "Non esiste uomo più intelligente di una donna e non esiste una donna più intelligente dell'uomo nonostante la diversa sensibilità. Esistono persone che possono essere belle crature di questa terra o bestie fino alla fine dei loro giorni."

Con sentimento
Giampaolo Daccò Dos Lerèn

mercoledì 2 ottobre 2019

LI GUIDERO' VERSO LA FELICITA'




LI GUIDERO' VERSO LA FELICITA'

"Li sto guardando da un po' di tempo di nascosto,  dietro il vetro della porta che divide le scale che accedono al nostro appartamento dal nostro negozio. Luca sta sistemando dei gioielli in vetrina, Luca è il figlio di mezzo, quello che si occupa di gestire il negozio di gioielleria che nel corso degli anni, grazie a mio nonno e poi a mio padre, insieme abbiamo creato un piccolo impero a Torino.
Sono orgoglioso di questo lavoro fatto sempre con onestà ed abnegazione e di tutto questo siamo stati sempre ripagati. Luca si gira un attimo ed ecco che mi vede dietro i vetri (mi saluta con la mano sorridendo ed io faccio altrettanto) e pensare che dieci anni fa quando aveva solo 18 anni voleva farsi prete.
Certo la mia famiglia è molto religiosa e credo che questo abbia contribuito a fare dei miei figli, ragazzi onesti senza grilli per la testa, mai un dispiacere o scorrettezza, mia moglie Lorenza è stata in gamba a gestire tutto durante i miei viaggi all'estero per la compra-vendita di pietre preziose e vari metalli.
Eccola con due clienti a mostrare gli ultimi lavori fatti da Mauro il mio primogenito, lui trentadue anni, una moglie stupenda e un bimbo di cinque che sembra un diavoletto dai capelli ricci. Che amore di nipote.
Mauro che riesce a trasformare dei progetti in realtà, due anni fa aveva vinto un premio mondiale ad Anversa per le migliori creazioni: "Bright Dawn", una serie di parure inspirate all'alba luminosa. Ho pianto davvero come tutti per questa soddisfazione.
Poi c'è Stefano venticinque anni, laureato, conosce tre lingue ed ha preso il mio posto nei viaggi intorno al mondo alla ricerca di nuove pietre, è in gamba, il massimo dei voti a scuola e la laurea con cento dieci e lode.
Che cosa avrei voluto di più da tutti loro? Ho avuto il meglio e anni di felicità e serenità, benessere, allegria e certo momenti bui ci sono stati come capita a tutti ma devo dire che sono soddisfatto della mia vita, il loro attaccamento alla religione senza sfociare in bigottismo li ha sempre aiutati a procedere davanti alle difficoltà.
Spero che lo faranno ancora dopo che...
Eccoli tutti e quattro, no c'e anche Valentina mia nuora ad aiutare Lorenza, che dolce, mi sto quasi commovendo ma non devo, oggi devo sorridere a loro e fare una sorpresa, una settimana di vacanza insieme al mare nella Puglia con un'escursione in Grecia, saranno felici ne sono più che sicuro.
Cercherò di fare di tutto per rendere le cose più belle, più serene e più facili, ma quella cosa gliel'ha dirò al ritorno, prima avrò un lavoro importante da fare su loro, guidarli verso il sentiero della serenità e non so se sarà facile o ci riuscirò.

Due giorni prima:

"Mi dispiace Claudio, davvero io non so..."
"Capisco Mattia, sei il mio dottore ed amico da quando eravamo all'università, questo è un bel colpo." guardo il mio amico professore di ematologia in un grande ospedale della città.
"Però adesso ci sono tante nuove tecniche di cura e si può trovare una soluzione anche se... Vedendo le analisi..." noto che si sta commuovendo il mio caro Mattia "Sembrerebbero solo sei mesi di vita ma..."
"Ma sono sei mesi di vita. Senti Mattia, il problema principale è la mia famiglia, dovrò prepararli e so già come fare, mentre tu mi stavi confermando la leucemia mieloide acuta, la peggiore del genere, subito ho dovuto trovare una soluzione per far si che loro accettino e non cadano in un dolore insopportabile e tu sai come mi... Ci amiamo."
"Lo so Claudio, senti dovrai fare esami e un ricovero prestissimo."
"No per ora no, dammi due o tre settimane."
" Ma potresti peggiorare in breve e..."
"Saprò inventare una scusa tipo esaurimento o stanchezza, vedrai, ma davvero mi farò ricoverare più avanti, ma niente chemio-terapia, ti prego." mi alzo in piedi e guardo verso la finestra, Mattia mi si avvicina e mi mette la mano sulla spalla.
"Sei sempre stato così coraggioso ed altruista ma io ti sarò sempre vicino."
"Grazie." e ci siamo abbracciati.

"Eccoli tutti nel nostro bellissimo negozio ai loro posti, devo sorridere non appena varcherò la porta verso di loro, sorridere e dar loro la notizia del viaggio ed in quel viaggio, troverò le parole per prepararli. Per aiutarli a capire il mio futuro cammino verso un altro posto, per aiutarli a capire che la vita è anche questa, non si parte solo a ottant'anni ma anche a cinquantasette come me. Ecco la mia mano è sulla maniglia della porta, so che sto sorridendo felicemente, sono riuscito a ricacciare l'emozione e la tenerezza per loro e per la mia malattia e sono pronto ad andare incontro alle persone che amo di più."

La porta si apre, Claudio felice va incontro alla moglie Lorenza vicino alla nuora ed alle due clienti sorridendo.

"Buongiorno a tutti..."

Giampaolo Daccò

mercoledì 11 settembre 2019

UN RICORDO LONTANO NEL TEMPO





















2055, 11 settembre. Un nonno racconta ad un nipotino: "C'era una volta tantissimi anni fa quando ero piccolo come te, due belle torri, alte, luminose, enormi in una città grandissima ... come quella che vedi lontano. Poi un giorno ..." Il bambino, ascolta assorto tutta la storia ma proprio non riesce ad immaginare come sia accaduto tutto questo, eppure, confonta le due foto alla fine del racconto. "Ma nonno, ora le due torri sono diventate angeli? Sono luminose, trasparenti ma senza ali." Il nonno sorride e accarezza la testa bionda del bambino accanto a se. "No tesoro, le torri non sono diventate angeli, ma le ali le hanno messe 2.999 persone che erano sia nelle torri che negli altri posti, dove delle persone cattive le hanno uccise, così gli angeli sono diventate loro". Il bambino guarda il nonno ma l'uomo volge lo sguardo lontano, vedeva le due torri cadere e dentro c'era suo padre. Distoglie gli occhi da quella visione, prende per mano il suo nipote e si avvia verso casa. Dietro di lui il tramonto illumina una città all'orizzonte, una città piena di grattacieli.

2055, 11 September. A grandfather tells a grandson: "Once upon a time there were many years ago when I was little like you, two beautiful towers, tall, bright, huge in a huge city ... like the one you see far away. Then one day ..." The child listens absorbed throughout the story but just can't imagine how all this could have happened, yet, he reconciles the two photos at the end of the story. "But grandfather, now the two towers have become angels? They are bright, transparent but without wings." The grandfather smiles and caresses the blond head of the child next to him. "No darling, the towers did not become angels, but the wings gave them 2,999 people who were both in the towers and in other places, where bad people killed them, so the angels became them". The child looks his grandfather but the man looks away, he saw the two towers fall and his father was inside. He looks away from that vision, takes his nephew by the hand and heads home. Behind him the sunset illuminates a city on the horizon, a city full of skyscrapers. Giampaolo Dos Lerèn



martedì 3 settembre 2019

NESSUN ESAME DI COSCIENZA, SOLO REALTA'





NESSUN ESAME DI COSCIENZA, SOLO REALTA'

Ho sognato una realtà diversa, ho immaginato un vita diversa, 
ho pensato che il mio futuro avrebbe avuto un destino diverso.
No, non è un esame di coscienza e neanche una biografia,
non è neppure una somma di anni ed esperienze passate.
Ma è una presa di coscienza che penso pochi sanno fare,
che molti forse non se ne rendono conto di poterla fare.
Ho vissuto molte esperienze in questa mia vita tant'è che
mi sembra di avere più degli anni che ho realmente.
Molte cose sono cambiate, molte cose sono andate via,
molte cose hanno cambiato il mio percorso anche deviandolo.
Non saprei proprio come definire quest'esistenza vissuta,
ho perso il conto delle migliaia di persone conosciute,
ho perso il conto delle delusioni e delle gioie avute,
 ma il ricordare tutto, avere una una memoria d'acciaio 
 a volte può essere un'arma a doppio taglio: carezze o ferite.
Fortunatamente posso ringraziare solo due o tre persone
per il vero aiuto che ho aricevuto durante questo percorso.
Non dire grazie e non sentirsi in debito è una cosa splendida,
perchè è in quel momento che ti rendi conto del tuo valore,
nonostante gli errori e nonostante i pochi successi avuti.
Non so se sia stato giusto sacrificare tutto per chi amavo,
non so se è stato sbagliato dimenticarmi delle mie priorità,
ma penso che tutto ciò è stato deciso da me e dal destino,
senza via di uscita da entrambe le parti, nel bene e nel male.
Eppure credo, penso di aver seminato qualcosa di buono,
di aver danneggiato il meno possibile e se fatto ho chiesto scusa.
Forse non è così, con questo racconto iniziare un nuovo anno,
un nuovo capitolo su questo mio blog pieno di tante cose,
perché per me il nuovo anno, inizia sempre a settembre, 
dove i bilanci e i progetti sono stati fatti ma messi da parte.
Inizio sempre questo "nuovo anno" cercando di trovare qualcosa,
e quel qualcosa l'ho trovato in questi giorni di meditazione e
non a caso ho pubblicato questa foto un po' struggente,
una foto scattata dalla mia ex vecchia casa di campagna,
dove rappresenta un infuocato tramonto pieno di incognite.
Ed è così che ho scoperto chi e cosa sono io in questo periodo,
un uomo che è arrivato al tramonto, all'età che precede la notte,
che precede la vecchiaia, che può essere bella, brutta o entrambe.
Un uomo che ha lottato, ha combattuto, ha amato ed odiato,
che non ha mai rinunciato a se stesso tranne per qualche ragione
ma esclusisamente per amore e per il bene di chi ho accanto.
Non sono felice ma neanche triste, ciò che ho dato e ricevuto
ormai fanno parte del passato e che hanno disegnato il presente.
Amo il tramonto della natura ma ancora non sto accettando il mio,
forse perché ho ancora molte cose da fare, idee da realizzare,
progetti ancora da definire, la mia strada non è più lunga
come un tempo ma sarà più cosciente, più intensa, più vera.
Perché nonostante tutto, nonostante ciò che è capitato,
non posso e non voglio rinunciare a ciò che sono diventato ora,
dentro di me ho stima per ciò che ho "regalato" e ho fatto,
non sarà facile affrontare gli anni del tramonto in previsione della notte
oppure dell'inverno come molti chiamano l'età della vecchiaia,
però sarò qui a lottare, a perdere, a vincere, a gioire, a piangere
per tutto ciò che verrà sia dal destino sia dalle mie azioni ma
di una cosa sono sicuro, la voglia di vivere la propria vita,
la voglia di essere presente per chi merita il mio amore,
la voglia di continuare a credere ed aiutare è fortissima.
Ecco io sono e sarò qui in ogni momento finche potrò aiutare,
in ogni momento in cui avranno ed avrò bisogno di qualcosa,
di qualcuno, di donare un abbraccio ed il mio appoggio.
Ecco io sarò qui, sempre.

Giampaolo Daccò Dos  Lerèn
(photo J.P. Dos Lerèn)