lunedì 30 luglio 2018

LIBERO DI AMARE




LIBERO DI AMARE 


Un tramonto di fuoco si staglia nel cielo, il sole color dell'oro fuso è basso al'orizzonte. 
Sul terrazzo sopra il mare, si odorano i profumi di mille fiori del parco vicino, aromi intensi che colpiscono l'olfatto e ti portano lontano nel tempo dove nel giardino di nonna, le rose rosse e i gelsomini inondavano l'aria con i loro inebrianti profumi.
Sotto di noi e di fianco al terrazzo, persone vestite di colori vivaci passeggiano per le vie strette della cittadina affacciata sul golfo, le luci dei locali e dei negozi ancora aperti illuminano magicamente quel posto nella sera che sta per sopraggiungere.
Due gabbiani volano sopra le nostre teste, vanno incontro a quel tramonto gridando la loro gioia di esseri liberi.
Invidia, invidia per la loro libertà.
"Ehi tesoro che stai pensando?... Sorridi altrimenti sembri un figura uscita da un libro di Alla Poe." dice ridendo la mia metà mentre fotografandomi, all'improvviso il flash quasi mi ha spaventato.
"Dai musone... Tra poco si cena e ci aspettano al ristorante..."
"Va bene andiamo." rispondo senza togliere lo sguardo da quei gabbiani ormai lontano.
Sento la sua mano appoggiarsi sul mio braccio mentre mette nella borsa la macchina fotografica ed allungando il suo, con l'indice della mano, mi indica una grande barca illuminata all'orizzonte su quella distesa placida.
"Altre persone libere..." dico con un punta di invidia e penso alla voglia di fuggire da tutto magari con una barca e stare lontano dai rumori, dalla gente e assaporare il silenzio in mezzo al mare.
"Come i gabbiani che osservavi prima?" annuisco in silenzio "Dai sognatore facciamo due passi sulla spiaggia."
Mentre cammiamo sulla rena umida, su di noi lo stridio di quei gabbiani si fa forte, alziamo lo sguardo ed insieme li osserviamo volteggiare sopra a degli scogli poco lontani, planando poi sopra di essi mentre onde biancastre si infrangono attorno a quelle rocce.
Di nuovo il mio pensiero va verso la loro libertà, così lontana dagli obblighi morali, lavorativi, sociali che l'essere umano si è rilegato come prigioni scambiandoli per doveri da eseguire senza discutere.
Di nuovo quell'invidia assurda per le loro mancanze di regole, di riti, di orari, di denaro, di... tante altre cose.
Poter volare nel cielo o scappare dalle catene, fermarsi a guardare albe, tramonti, boschi, montagne, mari, cieli immensi del mondo.
Mangiare quando si ha fame, dormire quando si ha sonno, senza preoccuparsi del domani.
Mi sento osservato.
"Lo so, sarebbe bello poter vivere come loro..." la sua voce accanto mi ha fatto capire di aver intuito i miei pensieri ed insieme vediamo che quei bianchi gabbiani all'improvviso prendono il volo verso il cielo, liberi nel vento.
Abbracciati con tenerezza ci avviamo verso il centro della cittadina di mare dove trascorremo qualche giorno di riposo, lasciandoci alle spalle il tramonto, i gabbiani e i sogni.
Presto saremo nella confusione e nel divertimento con alcuni amici.
Nella stretta via illuminata dove stiamo passaggiando, mi fermo un attimo ed i nostri occhi si incrociano, tra noi l'amore c'è sempre, lo guardo non mente e neanche il cuore soprattutto dopo tanti anni.
In questo momento mi sento libero, libero di amare e di donare tutto ciò che posso a chi mi sta vicino. Prendo la sua mano e come due ragazzini corriamo verso la felicità, liberi come due gabbiani.

Giampaolo Daccò


martedì 17 luglio 2018

QUAL'E' LA STRADA PER LE STELLE?



QUAL'E' LA STRADA PER LE STELLE?

Paolo si è sempre chiesto
"Qual'è la strada per la felicità?"
Felicità? Parola che dura un attimo
Parola che forse ha un altro significato.

Vuol dire serenità? Vuol dire Gioia?
Paolo si è sempre chiesto
"Dove si trova la strada per le stelle"?
Dentro di noi, una voce diceva.

La strada per le stelle
Un sentiero che porta alla gioia
Una via che raggiunge la serenità
Un ponte che congiunge alla felicità.

La voce dentro di se diceva
"Trovala, è lì nel tuo cuore
E' lì nella tua anima sensibile
E' ad un passo dal tuo spirito.

Ciò che ti distrae è la vita
La materia, gli obblighi e l'odio
Le persone malvagie e l'interesse
Butta tutto alle spalle."

Facile, pensava Paolo, troppo facile
Dirlo pensarlo per chi di natura
E' serenamente staccato da tutto ciò
Da quello che chiude la luce.

Qual'è la strada per le stelle?
Ognuno ha la sua, dentro di se
Davanti a se con la consapevolezza
Difficile da seguire, ma c'è.

Quanto tempo ci metterà Paolo
A trovare quel sentiero azzurro
e proseguire verso la propria meta?
Eppure basta un attimo, solo un attimo.

Perché Lei, quella strada
E' davanti ai suoi occhi 
dentro al suo cuore generoso
La strada che porta alle stelle.

Giampaolo Daccò








mercoledì 11 luglio 2018

SERENITA'




SERENITA'

"What's a piece of work is a man"

Questo è ciò che aveva scritto Shakespeare in Hamlet e moltissimi anni dopo inserita nelle note in una canzone di Hair il musical, in una scena drammatica del secondo atto.

Certo che l'essere umano è strano, si è inventato religioni, politiche, architetture e arti magnifiche, parole splendide come amore, democrazia, aiuto, uguaglianza e al lato pratico?
Ognuno pensa che l'altro sbagli, che una cosa sia di sua proprietà, si sente bene quando ha dei poteri oppure la sua natura sottomessa e lo fa gioire quando soffre.
Poi ci sono persone che criticano quelli che criticano pensando di essere superiori, alcuni odiano i  luoghi in cui vivono dicendo che la gente del posto è cattiva e parla male non rendendosi conto che ne fanno parte.
Poi ci sono i "puri", quelli finti: ligi alla moralità, alle leggi, intransigenti con qualsiasi persona, pure con se stessi dimostrando al mondo (il loro) di essere perfetti; poi ci sono i veri: naturalmente non disturbano, sono discreti, intelligenti, parlano poco ed infatti vengono isolati come noiosi e invisibili.

Che strani gli esseri umani, così diversi dagli animali dove l'istinto e non solo quello, prevale su ragionamenti di opportunismo e violenza, in effetti gli animali domestici amano l'essere umano incondizionatamente mentre i selvatici e le belve, uccidono per fame e difesa, al contrario dell'uomo che uccide per il potere e ruba per avere più del "fratello".
Poi ogni essere umano ha il lato buono ed il lato negativo, i propri gusti e le proprie debolezze, chi non condivide e chi condivide, chi ama cose materiali e chi ama spiritualmente.

Perché ho intitolato questo mio lungo pensiero "SERENITA"?
Perché ne ho bisogno? Perché vedo attorno a me persone tristi, cupe, disperate? 
Non è solo questo, no.
Vorrei solo far comprendere che ognuno ha la sua serenità anche nei momenti bui, serenità che si trova in maniera diversa da ciascuno di noi ed è qui che vorrei raccontare un piccolo episodio:

La mia è quando vado a far visita ai miei cari nel Campo Santo dove "riposano" spero, sereni... Passeggiare tra vialetti di ghiaia tra belle tombe e lapidi piene di fiori, di lumini, di frasi bellissime e commoventi mentre un leggero vento mi inonda, tutto questo mi fa sentire sicuro in un luogo sacro.
Un luogo dove leggerezza, silenzio e a volte voci sommesse in preghiera ti cullano facendo si che il tuo spirito interiore sia in pace con se stesso e quindi con te stesso come uomo.

Qualche giorno fa pensavo a C., un bambino alto e magro dai capelli rasati, avevamo completato due anni di scuole elementari insieme, poi lui con la sua famiglia si erano trasferiti in un'altra città a causa del lavoro del padre. Ricordo che disse a tutti mentre ci sautava pe rl'ultima volta: "Diventerò un dottore, dove andremo abbiamo più occasioni che qui, in questa piccola città."
Aveva avuto ragione? Non lo avevo mai saputo in tutto questo tempo, C. aveva intrapreso una vita nuova, diversa, quella che da bimbo sognavo di fare ocon la mia famiglia ma che purtroppo non era stato così.
Eppure quel giorno pensavo a C. e non ne capivo il perchè di quel ricordo dopo mezzo secolo, come se qualcosa nella mia anima mi aveva costretto a ricordarlo.
Da lontano avevo visto una zona nuova del campo Santo, con serenità e tranquillamente mi ero avviato curioso, verso quella zona dove spiccavano nuove tombe e colombari circondati da fiori.
In quel posto avevo visto volti di chi avevo conosciuto in quella cittadina di campagna, alcuni di loro erano lì, volti di anziani sorridenti in fotografie e che quando ero piccolo, li vedevo uomini e donne giovani forti e pieni di vita. Avevo pensato che è il destino dell'uomo invecchiare e morire dopo aver trascorso anni di compiti e lavori...
All'improvviso una farfalla mi gstava girando attorno, era tutta bianca e svolazzandomi troppo vicino, ala fine si era posata sulla mia spalla: ricordo che quando mi trovavo in Messico, un nativo del luogo mi aveva raccontato una loro credenza:
"Quando una farfalla ti gira attorno o si posa su di te, vuol dire che qualcuno che non c'è più ti sta salutando o vuol fartelo sapere".
Mentre stavo per toccarla alzando lo sguardo vidi quella foto in un loculo del candido colombario davanti a me, vidi la sua foto, quella di C.
Un brivido mi scosse mentre la farfalla prese il volo allontanandosi, mi ero avvicinato e il mio amico che quel giorno mi era tornato in mente era lì in quel posto.
La sua foto sorridente mi guardava: "Diventerò un dottore" sentivo ancora la sua voce di bimbo in quel momento mentre toccavo il suo nome scritto in bronzo sul marmo bianco.
Non so se era diventato un dottore in seguito, non so se la farfalla o il pensiero del mattino erano un suo richiamo per farmi sapere dove si trovasse, so solo che avevo rivisto qualcuno perso nei meandri del tempo, magari non nel modo in cui pensavo, come incontrarsi per caso nella grande metropoli o in qualche studio medico... 
Eppure nonostante mi aveva commosso questa cosa, ero sereno, lui era lì, nel riposo eterno, ma nello stesso tempo ero sicuro che aveva finito di soffrire o chissà cos'altro.
Più tardi ero ancora a passeggiare nei vialetti fioriti tra i profumi ed il tiepido vento, pensando a C. e ad altre persone care, dentro di me ancora persisteva questa serenità, questa tranquillità che solo un luogo come questo poteva darmi.

SERENITA', sensazione magnifica che da pace il cuore e all'anima, una tranquillità che si può trovare dovunque basta volerlo: davanti al mare, nella propria dimora, giocando con i propri figli, leggendo un libro, sedersi in un prato guardando le nuvole in cielo... E come me, passeggiare in un Campo Santo dove il silenzio ed il profumo di fiori e la compagnia di qualcuno che non è più tra noi, donano una pace che rintempra il proprio spirito.

Giampaolo Daccò




giovedì 5 luglio 2018

SETTE NOTTI CON TE




SETTE NOTTI CON TE

Prima notte:
   Ci eravamo incontrati nel bar dell'aeroporto e subito era arrivato il colpo di fulmine, i miei occhi nei tuoi e tutto era scomparso. I corpi erano accesi dal desiderio e le nostre bocche avevano suggellato, su quel taxi in corsa verso Milano, un piccolo patto d'amore. 
Solo il nome e l'età e basta ognuno di noi non sapeva niente dell'altro e nemmeno lo voleva sapere. Avevamo sette giorni di tempo a disposizione e poi ognuno per la sua strada, Londra la sua, Barcellona la mia.
Era iniziata così quella storia che ancora ricordo con nostalgia e rimpianto.
La prima notte era stata dolce, romantica quasi un sogno, una notte di luna piena che faceva brillare di blu i nostri corpo nudi avvinghiati in una passione travolgente.
Con gli occhi chiusi e lui a fianco sentivo il profumo di gardenia provenire dalle finestre aperte.

Seconda notte:
Pasisone, giochi erotici che accendevamo sempre di più i sensi e la voglia di appartenersi... Nessuna parola di amore ma quello che dicevamo, i sospiri e gemiti completavano quel desiderio di se stessi senza limiti.
Più tardi nel buoio osservavo lui, aveva gli occhi aperti, mi domandavo a cosa pensasse ma fingendo di dormire, appena aveva rivolto il suo sguardo su di me, leggermente mi aveva sfiorato una guancia sorridendo, spostandomi una ciocca bionda di capelli.

Terza notte:
Non era il letto il luogo della nostra passione, no quella notte no, un tappeto soffice di quel residence di lusso nel pieno centro di Milano, era stata la gioia ed il sesso sfrenato quasi animalesco.
Le finestre aperte ed un vento tiepido facevano svolazzare  le candide tende mentre le sue mani forti stringevano il mio corpo con violenta e dolce sensualità.
Mi sentivo svenire dal piacere e lui anche, tremava su di me mentre i suoi baci erano sempre più forti mordendomi le labbra.
Era arrivata l'alba e questa volta ci eravamo svegliati insieme mentre  la luce rosa dell'alba penetrava nella camera, il suo sorriso era stato il buongiorno di quell'istante.

Quarta notte:
Eravamo tornati tardi dalla cena, la fretta di stare soli ci aveva fatto quasi correre nel nostro rifugio e subito entrati, ci eravamo spogliati nudi lasciando i vestiti per terra ed eravamo entrati nella doccia.
Tra i vapori, la schiuma, i profumi inebrianti, l'amore ed il sesso era in quel momento qualcosa di sublime, l'acqua calda gocciolava nelle nostre bocche avvinghiate, tra i corpi sempre più eccitati.
Ed ancora bagnati ci eravamo trovati sugli asciugamani di spugna  mordiba per terra.
Il gioco erotico sembrava non finire mai poi la stanchezza prese il sopravvento.
Ci eravamo addormentati esausti, così ci aveva trova al mattino un sole splendido che penetrava dalle finestre.

Quinta notte:
Luci rosse e blu nella camera, il letto disfatto e noi travolti da giochi strani, giochi che non avrei mai pensato di fare. 
Farsi prendere come schiavi e diventare padroni dei nostri corpi, mentre scoprivamo sensazioni nuove, ancora una volta non avevo mai vissuto un'esperienza del genere, così forte ed intensa.
Lacci neri ai polsi, ai piedi, poi la corda che legava a lui alla spalliera del letto e tutto quello che si poteva e si desiderava fare era stato fatto in quelle ore sublimi, luccichii di stelle entravano dalle persiane aperte nel buio.
Nel cuore della notte eravamo abbracciati felici, a dentro di me qualcosa, un nodo nella gola incominciava a farsi sentire, insieme ai miei sensi di colpa.

Sesta notte:
La sesta notte era stata come la prima, tutti i giochi erano stati fatti e restava la passione, la sensualità della prima volta. I sensi accesi e le carezze dolci di lui ed i miei baci appassionati, celavano il pensiero che sarebbe stata la penultima notte insieme, mentre noi conoscevamo tutti i nostri desideri sessuali ma non quelli privati, quelli che portavamo dentro.
Mi prese come non mai, ero tra le sue forti braccia, ero in un vortice di baci appassionati e di tenerezza.
Più tardi non riuscivo a dormire e come la seconda notte guardavo lui, aveva gli occhi aperti questa volta non finsi di dormire e avevo lasciato che lui mi baciasse e accarezzasse il mio viso ed insieme abbracciati, ci eravamo addormentati stretti.

Settima notte:
Non era stata come le altre, eravamo sul terrazzo, distesi abbracciati sul divano tra fiori in grandi vasi ed il profumo della notte. Migliaia di stelle brillavano su di noi e la luna ormai quasi una falce era lontana all'orizzonte.
Tra piccoli baci e carezze, ci raccontavamo i piccoli sogni da bambini ma mai delle nostre attuali vite. Sembrava un accordo, darsi a vicenda senza dire nulla, segreti di vite che mai saranno svelati... Eppure per un attimo stavo per dire qualcosa, lui mi aveva baciato per non sentire... Forse era stato meglio così.
Tra il cullare dell'abbraccio avevo iniziato a cantare una piccola melodia che si era interrotta quando Morfeo aveva preso il sopravvento su di noi.
Ci eravamo svegliati all'alba al suono di una sirena in strada. Questa era stata la nostra ultima notte insieme.

Aeroporto di Malpensa, ore quindici.
Che strano i nostri aerei che ci portavano nelle nostre rispettive città, avevano lo stesso orario, dopo il check in, avevamo bevuto un caffè insieme, l'ultimo. So che avevamo voglia di darci un appuntamento per un futuro lontano, ma dentro in entrambi qualcosa ci aveva fermatio
Forse il caso ci farà reincotrare un domani e chissà dove oppure saremo per sempre perduti nei meandri della nostra vita privata e in  chissà in quali altri destini.
Mentre dopo l'abbraccio ci eravamo lasciati per proseguire verso il nostro gate, istintivamente ci eravamo voltati e ancora i nostri occhi si erano fissati per un atttimo.
Le nostra labbra fecero un leggero bacio nascosto da tutti i presenti, poi ognuno aveva preso la sua strada.

Barcellona aereoporto.
I volti dei miei figli erano dietro le vetrate dei cancelli di uscita, una fitta di vergogna mista a senso di colpa erano nel mio cuore, mentre con le loro manine mi salutavano festosi accanto a mia madre e nella mente il volto di lui.
Cacciando quel pensiero e sorridendo loro, quasi corsi buttandomi tra le loro braccia.

Londra - Oxterley
Il taxi aveva portato lui davanti alla bella casa in stile vittoriano, il giardiniere gli stava quasi correndo incontro per aprire il cancello di casa. Nella mente di lui l'altro volto, che viene scacciato quando dal portone d'ingresso usciva la sua famigliola. Il sogno erotico ormai e lontano e la sua solita vita era di nuovo il suo futuro fino a quando e chissà dove, ci saranno nuovamente sette notti diverse.

Giampaolo Daccò