mercoledì 11 luglio 2018

SERENITA'




SERENITA'

"What's a piece of work is a man"

Questo è ciò che aveva scritto Shakespeare in Hamlet e moltissimi anni dopo inserita nelle note in una canzone di Hair il musical, in una scena drammatica del secondo atto.

Certo che l'essere umano è strano, si è inventato religioni, politiche, architetture e arti magnifiche, parole splendide come amore, democrazia, aiuto, uguaglianza e al lato pratico?
Ognuno pensa che l'altro sbagli, che una cosa sia di sua proprietà, si sente bene quando ha dei poteri oppure la sua natura sottomessa e lo fa gioire quando soffre.
Poi ci sono persone che criticano quelli che criticano pensando di essere superiori, alcuni odiano i  luoghi in cui vivono dicendo che la gente del posto è cattiva e parla male non rendendosi conto che ne fanno parte.
Poi ci sono i "puri", quelli finti: ligi alla moralità, alle leggi, intransigenti con qualsiasi persona, pure con se stessi dimostrando al mondo (il loro) di essere perfetti; poi ci sono i veri: naturalmente non disturbano, sono discreti, intelligenti, parlano poco ed infatti vengono isolati come noiosi e invisibili.

Che strani gli esseri umani, così diversi dagli animali dove l'istinto e non solo quello, prevale su ragionamenti di opportunismo e violenza, in effetti gli animali domestici amano l'essere umano incondizionatamente mentre i selvatici e le belve, uccidono per fame e difesa, al contrario dell'uomo che uccide per il potere e ruba per avere più del "fratello".
Poi ogni essere umano ha il lato buono ed il lato negativo, i propri gusti e le proprie debolezze, chi non condivide e chi condivide, chi ama cose materiali e chi ama spiritualmente.

Perché ho intitolato questo mio lungo pensiero "SERENITA"?
Perché ne ho bisogno? Perché vedo attorno a me persone tristi, cupe, disperate? 
Non è solo questo, no.
Vorrei solo far comprendere che ognuno ha la sua serenità anche nei momenti bui, serenità che si trova in maniera diversa da ciascuno di noi ed è qui che vorrei raccontare un piccolo episodio:

La mia è quando vado a far visita ai miei cari nel Campo Santo dove "riposano" spero, sereni... Passeggiare tra vialetti di ghiaia tra belle tombe e lapidi piene di fiori, di lumini, di frasi bellissime e commoventi mentre un leggero vento mi inonda, tutto questo mi fa sentire sicuro in un luogo sacro.
Un luogo dove leggerezza, silenzio e a volte voci sommesse in preghiera ti cullano facendo si che il tuo spirito interiore sia in pace con se stesso e quindi con te stesso come uomo.

Qualche giorno fa pensavo a C., un bambino alto e magro dai capelli rasati, avevamo completato due anni di scuole elementari insieme, poi lui con la sua famiglia si erano trasferiti in un'altra città a causa del lavoro del padre. Ricordo che disse a tutti mentre ci sautava pe rl'ultima volta: "Diventerò un dottore, dove andremo abbiamo più occasioni che qui, in questa piccola città."
Aveva avuto ragione? Non lo avevo mai saputo in tutto questo tempo, C. aveva intrapreso una vita nuova, diversa, quella che da bimbo sognavo di fare ocon la mia famiglia ma che purtroppo non era stato così.
Eppure quel giorno pensavo a C. e non ne capivo il perchè di quel ricordo dopo mezzo secolo, come se qualcosa nella mia anima mi aveva costretto a ricordarlo.
Da lontano avevo visto una zona nuova del campo Santo, con serenità e tranquillamente mi ero avviato curioso, verso quella zona dove spiccavano nuove tombe e colombari circondati da fiori.
In quel posto avevo visto volti di chi avevo conosciuto in quella cittadina di campagna, alcuni di loro erano lì, volti di anziani sorridenti in fotografie e che quando ero piccolo, li vedevo uomini e donne giovani forti e pieni di vita. Avevo pensato che è il destino dell'uomo invecchiare e morire dopo aver trascorso anni di compiti e lavori...
All'improvviso una farfalla mi gstava girando attorno, era tutta bianca e svolazzandomi troppo vicino, ala fine si era posata sulla mia spalla: ricordo che quando mi trovavo in Messico, un nativo del luogo mi aveva raccontato una loro credenza:
"Quando una farfalla ti gira attorno o si posa su di te, vuol dire che qualcuno che non c'è più ti sta salutando o vuol fartelo sapere".
Mentre stavo per toccarla alzando lo sguardo vidi quella foto in un loculo del candido colombario davanti a me, vidi la sua foto, quella di C.
Un brivido mi scosse mentre la farfalla prese il volo allontanandosi, mi ero avvicinato e il mio amico che quel giorno mi era tornato in mente era lì in quel posto.
La sua foto sorridente mi guardava: "Diventerò un dottore" sentivo ancora la sua voce di bimbo in quel momento mentre toccavo il suo nome scritto in bronzo sul marmo bianco.
Non so se era diventato un dottore in seguito, non so se la farfalla o il pensiero del mattino erano un suo richiamo per farmi sapere dove si trovasse, so solo che avevo rivisto qualcuno perso nei meandri del tempo, magari non nel modo in cui pensavo, come incontrarsi per caso nella grande metropoli o in qualche studio medico... 
Eppure nonostante mi aveva commosso questa cosa, ero sereno, lui era lì, nel riposo eterno, ma nello stesso tempo ero sicuro che aveva finito di soffrire o chissà cos'altro.
Più tardi ero ancora a passeggiare nei vialetti fioriti tra i profumi ed il tiepido vento, pensando a C. e ad altre persone care, dentro di me ancora persisteva questa serenità, questa tranquillità che solo un luogo come questo poteva darmi.

SERENITA', sensazione magnifica che da pace il cuore e all'anima, una tranquillità che si può trovare dovunque basta volerlo: davanti al mare, nella propria dimora, giocando con i propri figli, leggendo un libro, sedersi in un prato guardando le nuvole in cielo... E come me, passeggiare in un Campo Santo dove il silenzio ed il profumo di fiori e la compagnia di qualcuno che non è più tra noi, donano una pace che rintempra il proprio spirito.

Giampaolo Daccò




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