martedì 31 dicembre 2019

COME QUAND'ERO BAMBINO



COME QUAND'ERO BAMBINO

Questa mattina, appena sveglio ho alzato le tapparelle della mia camera, all'improvviso mi sono fermato a guardare il cielo che si stava facendo chiaro, quel misto di alba rosa e azzurro tenue che la notte passata aveva sbiadito e sulle piante un velo bianco di brina. Il calore del termosifone mi ha fatto venire un brivido  nonostante il calore che intorpidiva il mio corpo ancora morbido di sonno.

E' stato un tuffo nel passato, come quand'ero bambino.

Vivevo un poco da nonna Vittoria e un poco da nonna Maria e stavo con i miei solo il sabato: questa mattina sembrava una delle centinaia di albe passate quand'ero piccolo nel paese delle nonne poco fuori Milano, dove l'inverno era inverno come lo erano tutte le altre stagioni che scandivano il tempo che scivolava via lento.

Questa mattina mentre assaporavo la mia colazione, latte caldo, biscotti e una fetta di pane con la marmellata, guardando fuori dalla finestra, sembrava tutto come allora, come quando ero un piccolo cucciolo pieno di fantasia che credeva agli angeli che vivevano sui nuvoloni bianchi nel cielo blu.

Mi sono rivisto col pigiamino di lana colorato mentre la nonna di turno preparava i miei vestiti per andare all'asilo, ho ritrovato il sapore della colazione con il latte da poco munto dal "latè" della fattoria vicina, il calore del camino mentre zia Francesca metteva sopra il paiolo per fare la polenta. Andavo all'asilo, (poi alle scuole elementari) negli inverni come questi con l'aria pungente ed il cielo rosa-azzurro tenue sopra la mia testa... Come oggi.

Il fumo dei comignoli delle case basse dai tetti rossi uscivano scuri perdendosi nel cielo, qualche verso di gallo lontano, poche auto e gli amichetti che ti aspettavano per la strada, proseguendo poi mano nella mano verso la scuola, mani con i guanti di lana caldi e colorati fatti a maglia dalla nonna e gli stivaletti con pelo all'interno che scaldavano i piedi sulla strada che brillava dalle "polveri" di ghiaccio della notte.

Che mattine stupende nonostante il freddo, quando ti svegliavi sentivi il caldo delle coperte e poi subito il freddo della camera mentre nonna per farti alzare di corsa, ti toglieva le coperte di scatto dicendo: "Oplà, forza Maciste svegliati che è tardi... Qualcosa ti aspetta in bagno" (tardi poi, non lo era mai) e in quel locale riscaldato da una stufetta elettrica, ti aspettava la vasca con l'acqua bollente piena di schiuma.

Fuori davanti alla porta, vedevi passerotti nei loro nidi sotto le tegole e ti domandavi come non avessero freddo con il ghiaccio sopra i cornicioni ed il bianco spino davanti a casa come poteva avere quelle bacche rosse nonostante la brina sulle foglie, un mistero per un bambino piccolo come me eppure era magia.

Ora la stupenda alba rosata è andata via lasciando posto al mattino chiaro, freddo, con un sole stupendo, ma non è andato via quel ricordo di quelle mattine indimenticabili.  Mattinate che hanno lasciato un ricordo indelebile e una punta di nostalgia dove tutto sembrava bello, sereno... Dove la vera vita di adulto con tutte le sue problematiche belle e brutte era talmente lontana che non pensavi mai di crescere e soprattutto così in fretta.

In confidenza, dentro sono rimasto ancora quel bambino che si stupisce ancora della bellezza della natura ed in questo caso del mattino gelido e chiaro dell'inverno e ne sono felice.

Giampaolo Daccò Dos Lerèn.



venerdì 27 dicembre 2019

BAMBOLINA






BAMBOLINA


Era come una bambolina quella piccola bimba dal vestito rosso con i fiorellini gialli, le maniche a sbuffo e la gonna arricciata, le piccole ballerine rosse ed i calzini bianchi le davano l'aria di una fatina birichina che da un momento all'altro avrebbe combinato qualche magia.

"Bambolina, bambolina, la bambina più dolce che c'è" cantava Mimì, mentre lei l'ascoltava dalla radio guardando la sua mamma con un punto interrogativo?
"Ma sono io?"
E si veniva da dire, sei proprio tu, la bambolina leggera dai codini d'oro scuro che rideva e correva nei cortili e nei campi attorno a casa, quando c'erano ancora le fattorie, i cortili, i campi attorno alla metropoli.

Bella quella piccola, sembra una bambolina, molti lo dicevano e tanti lo pensavano. Stai tranquilla con le persone attorno che ti amavano i Barbablù e i lupi neri se ne stavano alla larga, il tuo sorriso innocente mai sarà rovinato dalla cattiveria.

"Bambolina, bambolina volerà sul cavallo del re" Mimì la cantava e la nonna glielo ripeteva anche se al posto del re c'era un principe ed il principe era arrivato anni dopo, biondo dagli occhi azzurri.

Quanta tenerezza bambolina, quando amore bambolina e tu innocente e maliziosa giocavi a fare la mamma ad un'altra bambolina più piccola di te e sognavi, sognavi di diventare la principessa dal vestito rosa, che tenerezza. 

"Fai la nanna bambolina, la bambina più bella che c'è" canta ancora Mimì, il cavaliere che ti protegge, quel tuo fratello dai capelli rossicci e le lentiggini è sempre vicino a farti da guardia, che ti proteggerà sempre e che ti vuole bene immensamente e che ha sempre scacciato i ragni velenosi sulla tua strada.

Bambolina, il tempo è passato, la piccola bimba dal vestito rosso con i fiorellini gialli se n'è andata per la sua strada, non si sono più Barbablù, lupi, ragni ed il cavaliere che ti difendeva sempre, anche il tuo principe dai capelli biondi ed occhi azzurri ora è lontano, ma tu...

Fai la nanna bambolina la bambina più bella che c'è
E domani, domani lei dormirà ancora sì anche domani
Domani lei dormirà finché il suo re con un bacio la
Sveglierà



Storia di Giampaolo Daccò
"Bambolina" parole tratte da lyrics di Bertè/Shapiro
Photo Angela Maria Stella
Model Francesca Daccò







giovedì 12 dicembre 2019

ASPETTANDO CHE TU UN GIORNO ARRIVERAI



ASPETTANDO CHE UN GIORNO ARRIVERAI

Come tutte le mattine ho guardato dalla finestra il cielo, mi sono alzata sentendo la pioggia cadere sul tetto, la piacevole sensazione di tepore delle calde coperte, ha fatto stridio con il suono della sveglia. 
Peccato doversi alzare per andare al lavoro come ogni mattina ma fortunatamente oggi è venerdì e si finisce come sempre a metà pomeriggio.
Mentre finisco di bere il mio caffè latte, guardo il cielo grigio blu e quella pioggia sottile che scende sulle case, sulle strade e sulle auto di sotto. Ed aspetto che tu possa arrivare.
Il treno delle sette e quaranta è arrivato, c'è meno gente del solito, meglio così mi posso leggere il mio quotidiano senza sgomitare tra le persone maleducate che spingono nella ressa, intanto immagino quando arriverai.
Non amo molto i colori rifatti nei nostri uffici, troppo chiari, la luce troppo forte ma il capo ha deciso così e ci siamo adattati. Oggi troppa posta da evadere, i miei sottoposti per la maggior parte ammalati e il solito gruppetto che vuole prendere il caffè nel momento meno opportuno. E tu che sei nei miei pensieri.
Una pausa pranzo veloce ma questa volta con due colleghe simpatiche, uno sushi davvero buono e Laura che discute con Rita sull'ultima canzone di Elisa, andassero d'accordo una volta tanto, ed intanto penso ad una canzone per noi, quando arriverai.
Pomeriggio noioso mentre la pioggia cade ancora, evasa posta, consegnato tutto il lavoro della giornata al capo che stranamente oggi ha sorriso, programmato il lavoro per il lunedì, guardo l'orologio che segna le quindici e venti, tra poco più di mezzora si chiuderà e per tre giorni cercherò di rilassarmi lontano da tutti. Mi appoggio allo schienale della comoda sedia e penso a chissà quando arriverai.
La pioggia cade incessantemente mentre mi avvio al supermercato per la spesa, ho rifiutato un uscita con le amiche, avevo voglia di starmene al caldo questa sera con una cenetta già pronta e guardare in tv un episodio della mia vecchia serie preferita "Cold Case". E tu quando sarai qui passeremo insieme la sera del venerdì abbracciati parlando dei nostri sogni e desideri.
Sono le venti e cinquanta, fuori la pioggia è aumentata, il gatto dorme, la cucina l'ho rimessa in ordine, seduta sul divano mi gusto il telefilm e sul più bello suona il telefono, come sempre mia madre nel momento più sbagliato. 
"Si mamma, hai ragione... Certo che ho cenato, si si mangio non ti preoccupare. No domani non posso devo andare in palestra e poi ho delle commissioni... Come? Ah si va bene domenica mattina da voi, papà mi vuole vedere... Si si... Ciao".
Le solite cose ed intanto non ho capito chi ha sparato alla vittima, ma tanto so che quando ci sarai tu, me lo dirai.
Mi sveglio nel cuore della notte, un tuono mi ha destata improvvisamente e sento il bisogno di bere un po' di acqua, eccomi mentre sorseggio dal bicchiere appoggiata alla finestra mentre fuori c'è la notte con la sua pioggia e le luci gialle dei lampioni e penso a quando arriverai tu.

"Non so chi sei, non so come sei, non so quando arriverai, non so cosa mi dirai quando ci incontreremo... Ma sono sicura che presto ti presenterai nella mia vita, ragazzo dei miei sogni. Non ho fretta, vorrei solo che quando tu arrivassi, il tuo sorriso ed i tuoi occhi mi faranno innamorare perdutamente. Ti aspetto".

Le coperte sono ancora calde e mi rannicchio sorridendo nel letto mentre il sonno sta per tornare, domani sarà un sabato dedicato tutto a me stessa e... Chissà se sarà il giorni in cui tu arriverai nella mia vita.

Giampaolo Daccò Dos Lerèn