venerdì 29 marzo 2019

Lezioni di Astrologia Esoterica: 3. DOMINANTE ARIA NELL'OROSCOPO



DOMINANTE ARIA

Nell'Oroscopo

Il terzo elemento dell'Astrologia ed in questo caso come i precedenti quella esoterica, è l'ARIA. Andiamo a conoscere il significato di questa dominante in un oroscopo karmico o esoterico.


In genere chi ha questa caratteristica nel proprio Tema Natale, in alcune vite precedenti ha preso troppo sul serio la sua esistenza dando poco spazio alla ricerca interiore e intellettività.
Questi individui, si sono gravati di troppe responsabilità, obblighi di ogni genere anche  se non competevano loro.
Hanno  spaziato in molti campi rinciando a se stessi ed anzi, spesso non essendosi curati della propria crescita intellettuale, culturale, spirituale, aggredivano, umiliavano o consideravano nullità, chi invece lo faceva (in questo caso si dovrebbe guardare le posizioni nell'Oroscopo di Mercurio e Saturno).
In questa maniera si sono inaspriti molti rapporti con persone di ogni campo, dalla famiglia, dagli amici fino ad arrivare alle persone con cui lavoravano o avevano rapporti di ogni tipo.
Così hanno sviluppato una incapacità di comunicare cercando sempre di più una solitudine, con il rifiuto ed il disprezzo per tutto ciò che li circondava.
Di conseguenza si sono attacati morbosamente, crescendo con l'età, ai loro possedimenti creandosi una difficoltà nel credere o cercare i propri valori interiori limitando così la visione di tutto ciò che non era materiale.
In effetti dal loro punto di vista, la situazione economica o di solidità era al primo posto, cercando sempre nuovi lavori o progetti da atttuare.
In questa esistenza invece, chi possiede la maggioranza dei Pianeti in segni d'aria ed ovviamente i segni medesimi in posizioni e case importanti, "sentono il desiderio" di andare oltre alle cose materiali, volendo sperimentare tutta una realtà spirituale ed intellettuale, integrandola come esperienza vitale ed imparando tutto ciò che questa possa dare loro.
C'è il rischio di essere troppo dispersivi nel cercare troppi interessi non materiali, con  la conseguenza di non concretizzare il tutto a livello psicologico ma anche materialmente e con questa scusa cosciente o inconsciente, si fuggirà alle responsabilità in quanto vissute come un blocco alla propria libertà. Reminescenze inconscie di un passato vissuto in quella maniera.

Giamapolo Daccò

giovedì 21 marzo 2019

Lezioni di Astrologia Esoterica: 2. DOMINANTE TERRA NELL'OROSCOPO




DOMINANTE TERRA

Nell'Oroscopo

Come nella precedente lezione esoterico-karmica sugli elementi, oggi parlereno della dominantieTERRA. Quindi il significato della prevalenza dei segni, dei pianeti, dell'Ascendente e Medio Cielo nell'elemento indicato:

Nelle vite precedenti con questa attuale dominante di Terra, le persone avevano trascurato le responsabilità materiali oppure avevano completamente ignorato tutto ciò che  era loro di competenza, creandosi molti problemi di natura pratica attorno a se stessi.
 Non sono stati rari i casi che questi individui abbiano rinunciato ad occuparsi dei propri beni e finanze per darsi ad un'esistenza dissipatrice oppure di propria scelta, vivere come persona libera e povera tra le strade dle mondo.
In effetti la presenza forte dell'elemento Terra  (i cui segni sono Toro-Vergine-Capricorno) nella vita attuale, può indicare che in passato, in altre vite, non si è data importanza al denaro ed averi mobiliari ed immobiliari facendo un catitvo uso da portare alla confisca od alla perdità di tutto (e qui si dovrebbero vedere le posizioni dell'oroscopo natale di Saturno e Nettuno), ma potrebbe trattarsi anche di soggetti che avevano scelto la via monastica soprattutto quella francescana, il rinunciare a tutto.
Comunque sia, la perdita di denaro, di beni e delle sicurezze materiali compresi anche dei drastici cambiamenti di vita o del loro ridimensionamento, avevano portato ad una frustrazione e ad un fallimento esistenziale delle persone con questo elemento dominante.
Nall'attuale esistenza, questi individui, devono imparare a non agire per reazione contraria e quindi accumulare ricchezze, beni terreni ed altro solo per il gusto di farlo o per la paura inconscia di diventare poveri, ma bensì a ricercare un equilibrio tra le proprie responsabilità gestionali e pratiche verso se stessi ed i propri famigliari e tra la libertà ed indipendenza psicologica personale da queste sicurezze materiali.





mercoledì 20 marzo 2019

Lezioni di Astrologia Esoterica: 1. DOMINANTE FUOCO NELL'OROSCOPO



DOMINANTE FUOCO

Nell'Oroscopo

Per chi nell'oroscopo ha come segno, ascendente e molti pianeti in segni di fuoco formando una dominante su tutti gli altri elementi presenti (esempio 6 pianeti con ascendente o medio cielo in Sagittario e Ariete), si potrà definire:

Le persone che hanno questa Dominante, nell'astrologia Esoterica o Karmica, hanno avuto un atteggiamento di remissività o passività nelle vite precedenti soprattutto nel trascorrere la propria vita senza impegnarsi e che tutto scorresse davanti senza prendere decisioni o preoccuparsi di se stesso nel mondo.
Probabilmente potranno essere state delle persone che si siano sottratte ad obblighi famigliari, morali, celandosi dietro a scuse, malattie reali o finte e addirittura che abbiano accettato lavori, o situazioni esistenziali non soddisfacenti senza pensare ad una propria realizzazione personale sia fisica che morale.
Evitavano competizioni, confronti con le altre persone ma non per mancanza di coraggio o di spiritualità o senso di responsabilità, era stato solo il rifiuto di rapportarsi con il mondo che li circondavano.
a volte le responsabilità erano accettate ma solo in relazione alla propria indole che era principalmente la pigrizia ed apatia, praticament enoie da affrontare con lentezza per poi crogiolarsi in lamentele o nel nulla facente.
Nella vita attuale invece, questi individui sono dotati di molta energia, tanta volgia di creare e fare cose in modo agonistico come se tutti fossero dei probabili concorrenti vero una meta che meta non è, ma purtroppo subentra in loro l'impulsività e se dovessero perdere o non ottenere il risultato sperato per la troppa fretta, cadono in piena frustrazione e cercando subito altri obiettivi.
Il compito che li attende in questa vita è davvero difficoltoso e devono trovare un giusto equilibrio tra la propria irruenza, focosità e volonta nelle azioni con i tempi degli altri  che spesso non sono sincronizzati con i propri.
Molto spesso troviamo sportivi con una dominante di Fuoco ma anche militari, vigili del fuoco e chi svolge professioni che richiedono sveltezza e soluzioni immediate.
I segni di fuoco per la dominante sono appunto Ariete-Leone-Sagittario, i pianeti sono il Sole- Marte e per alcune dottrine astrologiche Giove (Governatore del Sagittario).

Giampaolo Daccò

sabato 16 marzo 2019

DESIDERI



DESIDERI

E ritornare sulla spiaggia
sentire sotto di se la rena umida
ed il rumore delle piccole onde
che si infrangono vicino.

Sentire la calda luce
di un tramonto rosso sul viso
sentire la brezza profumata
che proviene dalla distesa d'acqua

Ecco, sono qui a pensare
a sognare qualcosa 
qualcosa che è andato via
qualcosa che verrà un domani

Non è un'attesa ma un sogno
non è una voglia ma un desiderio
un desiderio di star bene
un desiderio di amare sempre

Eccomi qui ad osservare il mare
leggere nelle sue sfumature bluastre
i ricordi, i progetti ed i sogni che 
sono dentro al mio cuore e mente

Non fanno male le perdite
non fanno gioire le vincite
tutto ciò è passato
ora ci sono i desideri

Desideri che incombono nei pensieri
desideri che possono essere realizzati
ed è incredibile quanto un uomo
può provare queste sensazioni

La vita non finisce mai dentro di noi
se ci pensiamo e ci proponiamo
siamo noi che nonostante tutto
avversità, gioie, dolori ed amori

Possiamo ancor vivere e sognare
realizzare, lasciar andare o morire
siamo noi artefici di una vita donata
una vita vissuta con coscienza

Desideri, sogni, quanti ne abbiamo
ed intanto sono lì con il mare di fronte
con i voli dei gabbiani sulla testa
con le onde infrante sulla rena

Eppure c'è dentro di me 
ancora tanto amore e sentimento
tanta voglia di poter creare
e tanti desideri da realizzare

Sarà il tempo a determinare tutto ciò
sarà la mia voglia di fare
che potra realizzare i desideri
di quest'uomo seduto in riva al mare.

Giampaolo Daccò






mercoledì 6 marzo 2019

NON MI FERMO MAI - I NEVER STOP ME




NON MI FERMO MAI

"Non mi fermo mai, 
anche se a volte 
la stanchezza,
la delusione,
prendono il sopravvento.
Non mi fermo mai,
anche se il tempo passa,
cerco di creare,
cerco di tentare
di intraprendere una via
Di provare a vivere
qualcosa di unico,
ma il tempo vola,
sempre più veloce.
Non mi sembra di riuscire
ad arrivare mai
ad una meta
nonostante continuo
il mio percorso nuovo,
lei è sempre lontana."



"I never stop,
Although sometimes
tiredness,
the delusion,
they take the upper hand.
I never stop,
even if time passes,
I try to create,
I try to try
to take a path
To try and live
something unique,
but time flies,
Faster and faster.
I do not seem to succeed
to never arrive
to a goal
despite I continue
my new path,
she is always far away. "

Giampaolo Daccò

martedì 5 marzo 2019

ERA SOLO UN SOGNO




ERA SOLO UN SOGNO

Lei è lì, dietro una colonna di un palazzo in centro a Milano, davanti al bellissimo locale dove lavora lui.
Non è molto che aspetta e sa che tra poco uscirà, non appena lo vedrà si mostrerà a lui, bellissima come mai lo è stata.

Laura era andata in crisi qualche mese prima, i figli erano cresciuti ed erano andati a studiare in due università lontane all'estero.
Edoardo suo marito, con il nuovo incarico politico ormai girava il mondo intero lasciandola sola per molto tempo.
Eppure erano, sono e saranno una coppia speciale, lei lo sa di certo, l'ha sempre saputo... 
Sa di amare immensamente Edoardo da quando si erano visti trent'anni prima, quando lei appena diciannovenne, aveva conosciuto tramite amici quel bel ragazzo fresco di laurea alla Bocconi, quel giovane moro dagli occhi di fuoco e la pelle scura.
Poi il matrimonio, i due figli maschi e tanto amore tra loro, fino a quel giorno in cui lui le comunicò l'incarico avuto e sarebbe andato in viaggio per il mondo.
Laura avrebbe potuto seguirlo ma non se la sentiva di lasciare il suo lavoro di donna manager con figli da sballottare da una scuola e l'altra o lasciarli soli in qualche collegio orribile.
Così di comune accordo avevano deciso di gestire la propria coppia nel migliore modo possibile, lei sarebbe rimasta a Milano e lui in trasferta.
Fin dai primi giorni di matrimonio, avevano preso l'abitudine di fare colazione o prendere un aperitivo in quel lussuoso locale nel centro di Milano.
Non era gelosa quando le ragazze che lavoravano in quel luogo guardavano suo marito in modo strano per la sua bellezza e fascino, sapeva che Edoardo faceva girare la testa a tante ma le era sempre stato fedele e così lo era lei.
Lui adorava Sandra, la ragazza dei pasticcini perché gli ricordava Laura nei suoi vent'anni ed era rimasto un poco deluso quando se n'era andata via per lavorare in un altro prestigioso locale poco lontano.
Ci avevano scherzato su, ma Edoardo le fece notare quel bel giovanotto con gli stessi suoi occhi scuri che l'osservava sempre diventando rosso non appena Laura gli chiedeva un caffè od altro.
Infatti lei, bella, alta, bionda con gli occhi blu, Laura dimostrava più di dieci anni di meno della sua vera età, Edoardo la esibiva come un gioiello e nell'intimità nonostante tutti gli anni di matrimonio, c'era ancora passione.
Loro due erano troppo simili, uniti, complici per consentire a qualcun'altra o altro irrompere nelle loro vite.
Ma come sempre il destino a volte tende delle trappole invisibili. 
Suo marito era lontano da troppo tempo, si sentivano due volte al giorno ma Laura era sola, troppo sola.
Quando Edoardo tornava a casa era sempre notte fonda oppure lei era al lavoro, Laura incominciava ad essere in crisi: lasciare il suo lavoro e seguirlo oppure accettare una situazione che si stava trascinando da almento cinque anni?
Era arrivata la fine della primavera e lei aveva preso delle settimane di riposo e non passava giorno che da sola o con qualche amica, facesse colazione nel locale dove c'era quel ragazzo appena trentenne, il ragazzo dagli occhi di fuoco come suo marito.
Non si era accorta che col tempo quegli occhi la stavano trascinando in un sogno impossibile: lui sembrava più spavaldo con lei, un cioccolatino donato in più, un sorriso dolce, una battuta, la sua calda mano che la sfiora mentre lei prende la tazza del suo caffè.
Ormai era evidente, per Laura, che tra loro era scattato qualcosa, quel qualcosa che lei aveva rifiutato con la mente e col cuore ma...
Questa mattina lui le aveva sussurrato tra decine di clienti, che faceva il doppio turno e purtroppo finiva alle venti il lavoro e le aveva strizzato l'occhio sorridendo. Era diventata rossa come una liceale a quel gesto.
Quando lei stava per uscire lui l'aveva salutata per nome "Ciao Laura..." lasciando in sospeso qualcosa, non più il solito arrivederci signora Laura. 
Dalla vetrina, fuori lei aveva guardato all'interno, lui Mirko l'aveva osservata mandandole un bacio a fior di labbra.
Si era ritrovata in ufficio trafelata e spaventata, aveva sussultato quando il telefono aveva squillato:
"Cara..." era Edoardo dall'altro capo "Purtroppo tornerò a Milano domenica, non ce la faccio domani, mi dispiace lasciarti sola ancora qualche giorno..."
Prima di salutarsi lei gli aveva detto qualcosa come "Non ti preoccupare amore, Luca torna da Londra sabato, starò con nostro figlio e ti aspetteremo." mentre la sua testa era in fiamme ed il pensiero verso Mirko.
Era stato un invito quello di Mirko?
Perché Edoardo non tornava domani?
Perchè ora si sentiva sola da mettersi a piangere?
Cosa le stava succedendo?
E così nel tardo pomeriggio aveva preso la sua decisione: avrebbe aspettato Mirko fuori dal locale, era stata più forte di lei la sua delusione, rabbia con se stessa e contro suo marito. 
Qualcosa mai accaduto in trent'anni.
Si era preparata con cura e davanti allo specchio c'era ora una bella ragazza dai capelli biondi ondulati, un velo di trucco per risaltare gli occhi blu, il vestito azzurro che le donava un  tono luminoso della pelle, il tacco alto, il rossetto rosa carne che la rendeva molto giovane nell'aspetto, non si sarebbero accorti della differenza di età chi li avrebbe guardati.
Sapeva, lo sapeva che stava sbagliando tutto e che forse Mirko non le aveva fatto capire ciò che stava rimuginando da tutto il giorno.
Ci aveva pensato durante il tragitto a piedi da casa fino al locale, dove per strada molti uomini si giravano a guardarla, splendida nel tramonto.
Ecco ora Laura è lì nascosta dietro ad una colonna poco lontano, nessuno dovrebbe averla vista e per Mirko forse una piacevole sorpresa.
Dopo pochi minuti vede Mirko salutare all'interno i colleghi ed esce vestito elegantemente, lei prova un tuffo al cuore e mentre sta per attraversare la strada verso lui, ecco che da un'auto parcheggiata davanti scende una bellissima ragazza dai capelli lunghi e neri.
Mirko le si fa incontro l'abbraccia e la bacia sulla bocca ed in quell'istante alza gli occhi e la vede.
Vede Laura impietrita, bellissima sul marciapiede opposto, si sente sbiancare ed il cuore battere forte.
Non sa neanche lui come ha fatto ad inventare una scusa alla sua ragazza che sale in auto ad aspettarlo, mentre vede Laura fuggire verso piazza Meda.
La rincorre tra la folla stupita, riesce a raggiungerla in un attimo e fermarla con una mano sul braccio.
"Laura..."
Lei esausta si gira verso di lui con le lacrime sul volto.
"Scusa, scusami Mirko sono un'idiota... Ho pensato che.... Non dovevi vedermi e non dovevo essere lì, ma..."
Le chiude la bocca con due dita "Non dire niente Laura, io non so cosa sia successo... Il perché sei qui ora..."
Lei lo guarda triste con gli occhi blu pieni di lacrime... "Lasciami andare a casa, lascia andare via questa stupida..."
"Dio mio ho capito! E' per questa mattina..." gli occhi di lui si abbassano e le mani lasciano le braccia della donna ma tutti e due restano lì fermi in piedi.
Mirko ritrova il coraggio per parlare anche se ha fretta di tornare dall'altra.
"Laura ti avevo visto triste già da tempo, sentivo che lo eri per via di tuo marito sempre lontano, ne avevamo parlato ricordi? Allora ho provato il desiderio di farti sentire desiderata, bella, unica.. Lo sei davvero, so che non avrei dovuto farlo... Lo stup..."
Non ha terminato la frase si è accorto solo in quell'istante che Laura non era più davanti a lui inghiottita dalla folla e dalla sua vergogna, si sente un verme ma non l'aveva ingannata questa mattina, aveva voluto farla sentire bene.
I suoi passi risuonano come martellate sotto i portici mentre raggiunge l'auto della sua ragazza, sale e lei lo bacia sulla bocca con passione. Poi l'auto parte nel traffico intenso di quel martedì sera milanese.
La radio sveglia segna mezzanotte nel buio in camera, mentre Laura aveva appena finito di piangere e di darsi della sciocca tardona che voleva un'avventura con un ragazzo e di essersi sentita in colpa verso Edoardo, 
"Stupida, stupida, stupida, con uno che potrebbe essere tuo figlio quasi e lui era stato solo carino con te. Stupida!"
Piano prende il suo cellulare.
"Amore stavi dormendo?" la voce calma di suo marito quasi la fa sobbalzare.
"No caro, mi ero solo appisolata un attimo in attesa della tua telefonata."
"Tesoro spero non sia stata una giornata pesante per te oggi. Io ho quasi finito il lavoro e ..."
"Pesante? No non è stata pesante, solo un poco triste senza di te..." lo interrompe pensando - stupida sono una stupida -
"Capisco amore, ora ti lascio dormire, sono stanco anche io, sono appena andato a letto e ho bisogno di riposare. Ti adoro mia Laura..."
"Anche io tesoro, ma hai una voce strana,.. Non c'è nulla dici? Va bene Edoardo, aspetto domenica quando torni. Ti amo a presto."
Appoggia il telefono sul letto accanto a lei e voltandosi sul fianco riprende a piangere.
La guglia della Madonnina del Duomo si stalgia dalla finestra dell'albergo in Piazza della Repubblica mentre Sandra sta uscendo dal bagno di quella bella camera d'albergo, Edoardo è in piedi davanti alla finestra. Lei lo abbraccia forte.
"E' l'ultima volta che ci incontriamo Sandra, io non me la sento più... Continuo a vedere gli occhi di Laura ogni volta ed ogni volta è un colpo al cuore."
Si gira verso di lei che sorride "Sapevamo entrambi che la nostra storia sarebbe stata solo una piacevole avventura fino a che uno di noi avrebbe deciso di smettere... Lo avevamo stabilito."
Lui la guarda, è così bella fin da quel giorno che l'aveva vista nel locale dove con Laura facevano colazione e si erano incontrati a Roma per caso dopo che lei se n'era andata via da quel locale.
Da quel momento nonostante Sandra fosse fidanzata e prossima a sposarsi, avevano preso a frequentarsi quando lui era in Italia facendo credere a sua moglie il contrario.
"Abbiamo... Ho sbagliato tutto... Forse farei bene a tornare a casa ora, fingendo di farle una sorpresa." 
Si abbassa ed abbraccia le gambe della ragazza "Scusami Sandra, un vero uomo non si comporta così, non ti lascia sola in questa camera in piena notte per tornare dalla moglie con i sensi di colpa... Sono un..."
"Zitto!" dice lei mettendogli le dita sulla bocca "Sei un tesoro e lo sarai sempre anche se mi dispiace che sia finita, ma credo sia giusto così ho sbagliato troppo anche io, torneremo insieme a... - Milano - subito. Sarai per tutta la vita dentro di me Edoardo, sono stata bene, anche troppo".
Laura ora seduta sul divano del soggiorno sente l'ascensore fermarsi sul suo piano unico, subito dopo il campanello di casa suona e mentre lei si avvicina sente Edoardo che la chiama, un colpo al cuore e corre ad aprirgli.
Fuori dalle vetrate di quell'attico, una luna bianca illumina Milano dall'alto, mentre sulle strade in basso migliaia di luci rosse e gialle corrono per le strade della metropoli.

Giampaolo Daccò



venerdì 1 marzo 2019

AVEVI PROMESSO





AVEVI PROMESSO

"Eccomi, sono qui davanti a te, alla tua immagine, davanti quella che hanno inventato per poter dare un volto a chi potresti essere davvero, ma non tutti si ricordano come sei realmente.
Sento il vento caldo tra i capelli, provenire dai campi di grano dietro le spalle, vedo la luce dorata entrare all'interno della tua casa sperduta in mezzo ad una natura da sogno.
Sopra di me, mentre stavo arrivando qui, un cielo azzurro pieno di profumi mi ha fatto stare bene, come se nell'animo fosse scesa una pace incredibile.
Un pensiero mi è balenato in testa da quando ho intrapreso la stradina che porta a questa tua piccola casa: "Avevi promesso"
Una specie di sogno fatto qualche notte fa, qualcuno che tu conosci, vedendomi in un momento di debolezza, mi ha portato in un luogo lontano, come fosse l'anticamera della tua dimora e con lui ho rivisto tutta al mia vita.
E non solo, mi ha fatto rivivere il momento in cui quando non ero ancora nel mio involucro,  stavo in mezzo a tanti altri uguali a me fatti di luce leggera e sentire la tua voce che mi diceva:
"E' giunto il tuo momento, è arrivata l'ora di iniziare la tua esperienza aldilà della luce... Sappi però che ti prometto, oltre a tutto questo, una fortuna incredibile che comprenderai nel corso del tuo cammino, questa ti sarà data come premio."
Mi ero svegliato con una strana sensazione, dovevo incontrarti.
Eccomi qui ora davanti a te, fino a poco fa non avevo capito qual'era la mia fortuna mentre tu lo sai, l'hai sempre saputo... 
Ed io me lo sono sempre domandato per tutta la mia esistenza: "Avevi promesso... Ma non mi avevi dato nessuna fortuna."
Eppure durante tutti questi anni non avevo capito, non avevo compreso se non ora mentre sto incamminandomi verso di te.
La mia storia la conosci già, da sempre, forse ancor prima che la vivessi.
Appena nato avevo perso mia madre per un lungo parto difficile, così mi avevano cresciuto allora una nonna ed un padre cattivi, assenti e nei loro occhi sempre quell'accusa: "Sei stato tu ad ucciderla nascendo".
Mio padre dopo poco tempo, si era risposato con un'amica di mamma e per me era stato un dolore quando l'avevo saputo e poi compreso cos'era successo da quando ero nato.
L'età più bella e spensierata come quella di tanti bambini e lo ero io, l'avevo trascorsa in un collegio per poveri, loro, quella che doveva essere la mia nuova famiglia, non potevano sopportare la presenza di quel figlio che ricordava tanto l'altra, quel ragazzino silenzioso e succube di nuovi fratelli che crescevano arroganti come mio padre.
Poi mi sono ritrovato maggiorenne fuori dal collegio con un titolo di studio inutile, finendo in una fabbrica maleodorante con un lavoro duro, abitando in un monolocale nella periferia scalcagnata della metropoli padana.
Poi chiamato da uno zio, ero andato ad abitare con nonna, quella che mi accusava da bambino, si era ammalata e nessuno voleva prendersene cura per via del suo carattere.
Oltre alle cure che le prestavo, cercando di evitare discussioni e litigi,  lei sapeva solo dirmi di aver fatto morire sua figlia quando nero nato e che avevo portato sventura nella sua famiglia e intanto mi chiedevo perché il senso del dovere e di colpa mi obbligava a stare con questa  donna esranea, sola e malata? 
Ed intanto aspettavo la fortuna promessa.
Dopo la scomparsa di lei, quella che aveva sposato e fatto figli con mio padre, aveva deciso di lasciarlo per un altro uomo ovviamente non appena lui si era ammalato gravemente come sua madre.
Mosso da pietà e lasciati alle spalle i dolorosi ricordi del passato, mi ero occupato di lui ed intanto avevo creato una mia famiglia sposando una brava ragazza conosciuta sul posto di lavoro.
Mia moglie odiava mio padre dopo aver spauto tutt ala storia e dopo tanti anni i miei tre figli una volta cresciuti, aevano preso strade diverse di cui uno era finito in prigione per spaccio ed uso di droga.
Quant'era stata la vergogna provata quando tutti mi guardavano in modo accusatorio, come se noi genitori non fossimo stati dei bravi padre e madre.
Quando pochi anni dopo morì mio padre in un istituto dove solo io andavo a fargli visita, mia moglie come fece la mia matrigna, se n'era andata con due dei nostri tre figli, per un uomo diverso da me, più solido e forte, più concreto, io non ero troppo presente ed avevo sempre problemi da risolvere, avevo cercato di capirla di comprendere la sua scelta fatta, l'unica cosa che sapevo era di essere rimasto solo.
Ed intanto restavo sempre in attesa della fortuna promessa da Te.
Quando un giorno, mi chiamarono dall'ospedale del carcere perché mio figlio si era aggravato ulteriormente per quella nuova malattia terribile, presentandomi nella camera che sapeva di medicine, non c'era nessuno accanto a quel povero ragazzo e lui piangendo cosciente del dispiacere che aveva causato a noi e del tentato mio aiuto per farlo uscire da quell'incubo, se ne era andato tra le mie braccia chiedendomi scusa, ricordo lo baciai sulla fronte stringendolo al mio cuore. 
Ho pianto tutte le mie lacrime, ti avevo anche insultato allora, ero deluso dalla tua mancata promessa, quella fortuna che avrei dovuto avere, ma ancora non sapevo che il peggio doveva arrivare.
Un giorno l'azienda in cui ero assunto, aveva chiuso i battenti, era finito il lavoro e con moltri altri colleghi ero rimasto a casa disoccupato.
Cercando in giro un'occupazione anche occasionale, avevo trovato qualcosa:, due lavori di cui uno non in regola, entrambi mal pagati ma almeno potevo vivere decentemente.
Vivere o meglio sopravvivere fino a quel giorno di sette anni fa, quando il macchinario che manovrava un mio collega ed amico mi venne addosso.
Avevo aperto gli occhi in ospedale dopo tutto quello che era succeso e sul mio tavolino c'era un vaso di tulipani che lui, il mio collega, mi aveva regalato, nel tempo mi era stato vicino con la sua famiglia ed aveva cercato in tutti i modi di aiutarmi probabilmente sentendosi in colpa per ciò che aveva fatto.
Anche Antonio perse il lavoro e i nostri datori vinsero ogni causa che avevamo intentato a loro dopo la trgedia, ma intanto la fortuna non arrivava ancora.
Antonio fece in tempo a regalarmi una sedia a rotelle quando con la sua famiglia era sparito su quell'aereo precipitato in mare mentre cercava fortuna, lavoro ed una nuova vita dall'altra parte dell'oceano, promettendomi che se le cose fossero andate bene, mi avrebbe portato da lui.
Ricordo che ti avevo urlato contro ogni cosa, non era possibile, avevo vissuto una vita al limite di ogni dolore e sopportazione e la fortuna promessa?
Molti mesi dopo in un giorno d'autunno, una bella signora che si occupava di persone disabili, mi aveva chiesto se potevo darle un aiuto nella sua "scuola di vita", una scuola che serviva ad affrontare chi non aveva mai accettato una malformazione, un difetto, una perdita di un parte del proprio corpo.
Non so perché me lo aveva chiesto, era un mattino come questo, luminoso, lei mi guardava poco distante in quell'istituto di frati in cui ero andato ad abitare dopo aver recepito la pensione d'invalidità.
Lei era bella con i suoi occhi verdi e giovani, immarsa nel verde del parco della struttura dei frati, poi poco più in la, staccandosi da quella ragazza si era avvicinato suo marito mentre avevo appena controllato su una lettera datami da padre Luciano, l'addebito della mia pensione in banca.
Claudio e Gabriella erano stati gentili e mi avevano spiegato in che cosa consisteva il lavoro. 
Avevo accettato subito perché, in quel mentre  dentro di me avevo rivisto lo sguardo di mio figlio mentre spirava tra le mie braccia.
Neanche allora la fortuna promessa era arrivata e non capivo se tu mi avessi mentito allora o c'era qualcosa che non comprendevo, ma coscientemente avevo intuito che potevo fare qualcosa per gli altri ed anche per me stesso.
Ecco, ora sono qui davanti a te, in questa tua piccola casa immersa nel nulla, creata tempo fa  da chissà chi, so che tra poco forse qualcuno verrà a parlare con te come sto facendo io, ma vorrei finire il mio dialogo a senso unico.
In quindici anni anni di lavoro con quei signori, ho pianto molto nel vedere quelle persone che stavamo aiutando, ho anche riso con bambini, vecchi, giovani e i loro parenti. 
Abbiamo visitato tanti bei posti, giocato, cantato e costruito anche un'altra struttura e scuola in un'altra città.
Il mio aiuto come quelli di altri, erano stati fondamentali per molte persone sofferenti e nonostante il dolore della solitudine, solo non lo  ero.
Nonostante una vita durissima, la mia mente aveva trovato soluzioni a volte belle ed incredibili nell'appoggio a chi aveva il dolore dentro.
Quando stamattina, avevo deciso di venire da te per chiederti come mai la fortuna promessa non era mai arrivata, sulla strada avevo visto un carretto con un omino che vendeva tulipani colorati ed avevo ricordato il mio risveglio dopo l'incidente e lo sguardo del mio amico che avevo perso tempo dopo.
Avevo capito in quell'istante, qual'era stata la mia fortuna: ero me stesso, ciò che porto dentro, quello che la vita fatta di sacrifici e dolore mi aveva dato nel corso degli anni e portato come aiuto a chi ne aveva bisogno, a chi con sguardi dolci stavo aiutando fino a poco tempo fa.
Eccomi qui davanti a te per chiederti scusa, per non aver capito, non importa se ho perso tutto, se sono su una sedia a rotelle da quasi venti anni, non importa se non mi fanno vedere i miei nipoti o chi ho amato e si è dimenticato di me.
Ho dentro nel cuore tanto da donare, ho dentro quel "qualcosa" che da amore ed aiuto a chi ha bisogno e nello stesso tempo ho aiutato me stesso a guarire dal male invisibile.
Su questa strada stamattina ho scoperto la felicità e di essere quello che mi hai promesso, un uomo fortunato.
L'avevo sotto gli occhi ma non capivo.
Ora ti saluto, verrò spesso a farti visita, la tua piccola e serena casa isolata in un paradiso verde mi piace e mi da conforto, a presto mio Signore, padre mio.
La sedia a rotelle è gia lontana sulla strada che porta verso la vicina città, la piccola chiesetta con il crocefisso di legno antico e il mosaico del Signore sopra la volta, sembra davvero un piccolo paradiso.
Dietro ad una tenda, dopo l'altare un sacerdote ha assistito a tutta la scena ed alle parole dell'uomo, senza mostrarsi per pudore e rispetto.
Ora il sacerdote con le lacrime sul giovane volto, è in ginocchio davanti al crocefisso e lo sguardo azzurro velato è rivolto verso quel magnifico mosaico dove il volto del Padre sembra guardarlo sorridendo.
"Mio Signore, perdonami ora ho capito anche io qual'è la fortuna che anche tu mi avevi promesso tanto tempo fa, la sentivo nel cuore ma non la vedevo e questo povero uomo, no... Scusami questo uomo straordinario oggi mi ha fatto comprendere il vero significato.
Eccomi sono qui al tuo volere e servizio con amore e ti ringrazio per ciò che mi hai donato e che come quell'uomo ti ha detto con cuore e spirito: ti prometto che lo cercherò in città e non sarà mai più solo. Grazie".
Il giovane prete si alza e quasi corre verso l'uscita, nessuno è più sulla strada ma un profumo di rose dal giardino davanti colpisce il suo olfatto, chiude gli occhi e sente dentro di se tanto amore.
"Verrò a cercarti chiunque tu sia e ti ringrazierò per quello che mi hai dato oggi."
Il sole illumina i campi verdi e i palazzi chiari della città vicina, un aria calda e profumata invade l'aria, oggi per due persone la vita si è trasformata in un amore diverso, un amore grande.

Giampaolo Daccò dos Lerèn.