lunedì 11 dicembre 2023

RIFLESSIONI


 RIFLESSIONI

Ero un bimbo solitario fino a sei anni, vivevo con le nonne perché i genitori giovanissimi dovevano lavorare, fino all'arrivo di Francesca dopo un fratellino morto alla nascita e un altro dopo Francesca, così sono andato a vivere con i miei fino alla loro separazione.
Ero un bambino precoce che sapeva leggere e scrivere a 4 anni e a 5 sapeva già disegnare con sfondi e proporzioni, spesso non avevo bisogno di studiare tanto che sapevo le lezioni ma ho sempre tenuto un profilo basso a scuola.
Ma vivevo con dentro una grande ambizione di realizzare un sogno o almeno qualche progetto importante.
Purtroppo fino a quasi quarant'anni la vita è stata inclemente ma ho proseguito da solo e senza aiuti fino ad ottenere una certa autonomia ma nel frattempo, nel corso dei decenni alcuni progetti si sono trasformati in una medaglia di bronzo ai giochi della gioventù nel corpo libero di ginnastica, premiato come pittore ad Antenna 3 dove dodici miei quadri sono andati all'asta per l'istituto ciechi, danzato alla scala e in teatro e lavorato in Blimunda di Jerome Savary come ballerino di scena, scritto un libro con discreto successo, studiato astrologia ed esoterismo per 23 anni ed insegnato tutto ciò in una scuola per persone di una certa età con grande soddisfazione, cantato in un coro gregoriano, appartenente ad un Ordine molto importante, possiedo un blog che con Google + ero arrivato a 2, 5 milioni di lettori e 60.000 followers (scomparso questo Google + per evidenti ragioni finanziarie affossato da un altro grande colosso, mi è rimasto solo il blog) e poi fatto altre cose ma...
Semplicemente qualcosa non andava ogni volta, tutto si interrompeva per un "guasto" che capitava nel momento clou del progetto e ritornavo a ricominciare da capo con un altro.
Ma con il correre del tempo ho capito che forse tutte le strade che avevo intrapreso avevano un inizio ed una fine improvvisa senza capire perché. Così intanto che lavoravo su questi progetti nel tempo libero, ho sempre lavorato duramente per potermi mantenere e vivere con la mia coppia in modo normale.
Poi ho capito che stavo lottando contro i mulini a vento, ho capito che i progetti e sogni stavano scomparendo accanto alle delusioni e sfiducie. Tutti dicono bisogna lottare sempre a qualsiasi costo, mai mollare, devi essere forte.
Belle parole più facile a dirle che metterle in pratica e sfido chiunque ma quando capisci che la sfortuna, le persone sbagliate, l'incapacità di passare sopra ai cadaveri sono nelle tue vene non hai altra scelta. Quella di passare oltre, di non fare più progetti e evitare ambizioni perché il destino (almeno il mio) è quello che ti porta verso strade impensabili che si aprono all'improvviso o si chiudono e non devi far altro che accettare senza sfidare nulla e questo non per paura o chissà che altro ma perché senti che la tua anima ha bisogno di riprendere se stessa, di riposare, di stare tranquillo, di fare ciò che ti senti in quel momento.
Non so cosa accadrà nel mio futuro certamente non sarà quello che desideravo me lo sento (avevo pensato di togliermi dai due o tre social che ho e che seguo poco negli ultimi anni), quindi lascio che la scia del vento mi porti chissà dove.
Sono stanco e deluso dentro ma anche pieno di sentimenti e tanta voglia di donare conoscenza ed aiuto, forse sono in un'età di passaggio dove non sei ancora vecchio ma non sei più giovane per cui in questo caso ci si deve fermare fino a che all'orizzonte trovi una strada nuova (non ho paura ne della morte ne della vita), non ho figli e nipoti, non ho che parenti lontani che non vedo mai e pochissimi amici ma mi basta perché a volte il troppo non va bene. Non so perché questo mio lungo pensiero, non so neanche se è per qualcuno se non per me stesso sicuramente so soltanto che correre per arrivare (chissà dove poi) non fa più per me o per a mia anima.
Grazie, Giampaolo.

giovedì 14 settembre 2023

RICOMINCIARE (personale riflessione)


 

RICOMINCIARE

Com'è difficile, dopo essersi rinchiusi per anni nel ruolo di vittima o di disistima per molti motivi veri od effimeri e vivi il personaggio pessimista dove non vede la strada giusta per proseguire bene o almeno poter tornare come si era precedentemente a questo ruolo, non sarà facile.
Un caro amico ti apre la mente che era chiusa condizionata da questi difetti psicologici e tu col magone nascosto ti rendi conto di quanto ha ragione, di quanto sei stato vittima di te stesso allontanando pure persone dalla tua vita (consciamente od inconsciamente) e vivere una vita non tua dove hai fatto posto a fantasmi e scusanti da cancellare subito o col tempo.
Ricominciare e rivedere quello che sei diventato per tornare te stesso e migliorare togliendo il vittimismo che ti ha legato in catene è un grande compito, un compito pesante perché a vent'anni, a trent'anni fai in fretta a cambiare ma alla mia età sarà un compito estremamente complicato visto le ragnatele che mi hanno circondato per colpa mia.
Non sono l'unico a cui sta capitando questo, una presa di coscienza ci vuole ma è basilare farne uso, ogni giorno, cambiare, modificare anche se gli "ingranaggi mentali" sono lì pronti ad inventare una scusante ed inculcartela inconsciamente per far si che non molli il ruolo vittimistico di cui sei artefice.
Non è solo per me che scrivo queste cose, cose messe a nudo e purtroppo vere, ma per le persone che come me hanno dimenticato il Giampaolo (oppure la Laura, Marco, Stefania o un qualsiasi Mario) di allora e devono assolutamente ritornare altrimenti il futuro è compromesso dalla negatività proseguendo una strada masochistica segnata da tanto tempo.
Ringrazio questo amico anche se mi ha sconquassato dentro, non è facile e forse non avrei dovuto scriverlo ma come ho detto poc'anzi, non l'ho fatto solo per me stesso ma per tanti altri, basta riconoscersi ed incominciare da subito senza scuse. Lo so sarà dura ma si deve incominciare e ricominciare.
Speriamo di riuscirci e di mettere tutto l'impegno possibile.
G.

martedì 15 agosto 2023

IL FARO


 



IL FARO

Stagliato nel blu del mare e nell'azzurro del cielo o nel rosso del tramonto, lui, rimane lì. fisso, alto, imponente con la sua casetta a fianco come un compagno fedele.

E' li da tanto e la sera insieme alla notte il suo occhio di luce, accompagna i natanti vero il porto e la rotta giusta per non farli finire contro le rocce o scogli marini come un buon padre che insegna la giusta strada ai propri figli.

Guardandolo o pensando a quel faro dall'aria romantica ed avventurosa si pensa alla propria vita passata, presente e forse futura, dove un parte di noi o forse quasi tutta è come la sua. Forse non si è solidi come lui ma il compito è lo stesso.

Sto rimirando quel paesaggio in solitudine seduto sopra una panchina della strada che conduce dal paese di vacanza al faro, mi sembra quasi un sogno, una cosa non vera, un dipinto o qualcosa di magico e la mia mente ritorna nel passato che sembra lontano ma basta voltarsi indietro con la testa o con la mente ed tutto ciò che hai vissuto è lì davanti a te.

O nasci faro o nasci nave, lo sei già fin da piccolo e la vita del faro è più difficile che quella delle navi o barche perché restando fermo, dando un aiuto senza chiedere nulla in cambio indichi la strada agli altri che volano come aquiloni nel cielo cercando la propria collocazione e tu sei la mano ferma che tiene il filo sperando che un giorno tornino da te oppure li lasci andare perché non ne hanno più bisogno.

E se ne vanno senza dire un grazie spesso per egoismo, perché si dimenticano o se ne tornano a casa dall'altra parte o peggio ancora non sanno che tu sei stato l'artefice della loro fortuna o sfortuna.

E tu o faro a chi ti rivolgi quando hai bisogno di aiuto? Nessuno lo sa perché alla fine la casetta a fianco è tutto quello di cui hai bisogno, è lei o lui che ti tiene fermo e contiene tutto ciò di cui hai bisogno anche se nelle tue scale a chiocciola che partono dal cuore e finiscono nella tua mente dove risiede la luce che aiuta, ne avresti bisogno.

Ma sei forte e lo sai, lo sanno anche i pochi che ogni tanto si ricordano di te, di farti una visita di cortesia o curiosità e poi svaniscono verso le loro case di un paese lontano o vicino; a volte li vedi scomparire nella nebbia, ombreggiati da un sole caldo del tramonto o con una folata di vento arrivata improvvisa.

E tu sei lì imponente nella tua piccola statura che pur differente è simile al faro con la sua casetta a fianco, il tuo rifugio.

Ho avuto molte barche da guidare, piccole o grandi e la maggior parte sono naufragate nel l'oscurità del mare dove un gorgo chiamato vita le ha fatte precipitare per sempre negli abissi, altre sono navigate verso lidi tranquilli, agitati, radiosi od oscuri. Alcune sparite chissà dove e chiedendomi dove, spero sempre che sia un posto meraviglioso per loro e la loro felicità.

Ecco io sono qui ancora a guidare barche estranee con la mia casa vicina sostenendoci a vicenda, non ho mai dimenticato, la sera, di accendere quella luce di aiuto e spegnerla di giorno accogliendo chi chiede aiuto ma allo stesso tempo guardo negli occhi questi che un giorno se ne andranno contenti o delusi, allontanandosi per sempre dimenticandoti o ricordandoti come, appunto, il loro faro che li ha aiutati ma che non ne avranno mai più bisogno, forse.

Eppure ogni giorno vedo sempre paesaggi diversi e barche diverse nella stessa continuità e sento che io o il mio faro siamo e saremo sempre lì ad indicare la strada, ad accogliere chi chiede aiuto anche se questi "chi", sono sempre più pochi, il compito si affievolirà per il passare del tempo, perché un giorno lontano il faro sarà spento ma sempre presente stagliato nel cielo di ogni colore e verso il mare che sempre infrangerà le sue onde spumose ai piedi della scogliera dove vivi.

Mi alzo da quella panchina e vi avvio verso il paese dai tetti rossi e la campagna verde attorno, salutando quel bellissimo faro con il suo compagno a fianco, sono sicuro che oltre a riconoscere in lui me stesso, domani forse sarò ancora qui a sognare.

Giampaolo Daccò.

sabato 22 luglio 2023

ILMARE PER SEMPRE


IL MARE PER SEMPRE

Dal finestrino dell'auto guidata da un amico con cui avevo passato le vacanze in una bellissima località marchigiana, vedevo la costa ed il mare bluastro a nord di Fano che sparivano alla mia vista dall'autostrada.
Le colline che precedono Pesaro erano un muro attorno al mare celando alla mia vista quella distesa che per me era, è e sarà sempre fonte di vita. 
Per me non erano una protezione dal vento dell'est ma un blocco che m'impediva il respiro e la sensazione di libertà che mi dava quel blu intenso pieno di onde biancastre che si infrangevano sulla spiaggia.
Il cielo non era azzurro ed ogni tanto qualche leggero cenno di pioggia ci faceva compagnia mentre la vista si apriva su Pesaro e finalmente ancora sul mare che potevo ancora ammirare in quanto le auto davanti a noi si stavano rallentando per il traffico in entrata dalle città della costiera.
Immaginavo le persone dentro le auto, oltre a chi guidava ci sarà stata qualche moglie che parlava di cose leggere o del ritorno alla vita di prima dopo la vacanza estiva.
Ci saranno stati in alcune auto ragazzi e ragazze che dormivano, che mangiavano patatine da un sacchettino che poi, quasi sicuramente avrebbero gettato fuori dal finestrino.
Un ragazzino che leggeva fumetti oppure una bambina accovacciata sul grembo della nonna seduta dietro mentre le raccontava una storia.
Ma anche qualche parolaccia di qualcuno arrabbiato per l'inizio di un traffico del ritorno che l'avrebbe accompagnato chissà, fino a Milano o Bologna o verso altri luoghi e...
Ecco lo sapevo mi ero distratto e Marco aveva già imboccato la curva verso la Romagna e non avevo fatto in tempo a salutare il mare a dirgli arrivederci.
Mi  ero girato con la testa solo un attimo mi era apparsa quella distesa poi niente, sparita tra le auto e la strada, ecco come al solito la malinconia della fine di giorni spensierati e rigeneratori per me era arrivata.
Intanto che parlavo, Marco ascoltava la musica dalla radio, mi ero leggermente accovacciato sul sedile chiudendo gli occhi fingendo di dormire, avevo sentito la sua voce che diceva: "Ecco! La tua solita bella compagnia che fai Giampy... dormire." seguita da una leggera risatina. Sorrisi anch'io ma la mente era scivolata a qualche giorno prima.

Non avevo voglia di andare in spiaggia con la compagnia dell'albergo, neanche di passeggiare per Senigallia così avevo deciso dopo colazione di farmi un giro verso la periferia sud della città, dopo una lunga camminata e dopo una granita presa in una gelateria ero uscito dalla strada che costeggiava il mare ed ero sceso sulla sabbia di un spiaggia quasi deserta, un po' selvaggia.
Mi ero tolto le scarpe da tennis ed alzato un poco l'orlo dei pantaloni cominciando così a camminare  dove le leggere onde lambivano quella rena calda. Guardavo verso l'orizzonte, il sole era alto poi avevo notato una piccola duna di sabbia e velocemente arrivai presso questa e mi ero seduto di fronte al mare con le spalle coperte dalla calura dell'astro.
I piedi erano nell'acqua fresca che a piccole onde quasi ritmiche arrivavano fino a me, sorrisi come uno stupido al nulla davanti e chiudendo gli occhi, la mente era volata verso tutte le vacanze al mare che avevo fatto fin da bambino.
Lavagna era stata la prima che ricordi, avevo tre anni e fino a sette ci eravamo andati ogni estate, ricordo che mamma per la prima volta aveva visto una chiesa con due campanili e si era stupita.
Poi arrivò il tempo di Moneglia, più piccola ed intima e un mare più caldo di quello di Lavagna, me ne ero subito innamorato, facevamo ogni tanto qualche escursione a piedi fino a Lemeglio una frazione situata su un promontorio sopra la cittadina e da lì ammiravo la mia fonte di vita che un giorno mi regalò la veduta di una portaerei all'orizzonte.
Poi arrivarono in ordine Bellaria, Igea Marina con un mare meno splendido però che mi donava tanta forza e vitalità, seguirono Laigueglia, Mentone in Francia. Di nuovo Riccione, Fano, Jesolo e poi più avanti vacanze in posti lontani.
Ogni volta era come vivere in una favola, non sarei mai più tornato a Milano ma cercavo di godermi e "prendere" tutto ciò che il mare poteva regalarmi. La cosa più grande era il mio rigenerare da tutto ciò che era negativo o difficile.
Mentre la mia mente vagava in quei ricordi sulla spiaggia isolata, una frenata di Marco mi aveva fatto aprire gli occhi.
"Che succede?" gli avevo detto preoccupato e guardando fuori da finestrino avevo notato che non eravamo più in autostrada. "Ma che fai Marco sei impazzito? Dove stai andando?"
"Torniamo indietro." mi disse secco pur guardandomi sorridendo.
"Cioè? Hai dimenticato qualcosa in albergo?".
"Si, il voler continuare ancora per una settimana la vacanza, te la pago io e stai zitto."
"Ma cosa? Oddio...".
"Senti Giampy, ci conosciamo da troppi anni e non te l'ho mai detto ma il mare... Lo amo anche io." aveva detto in un fiato "Tu hai ancora quindici giorni arretrati di ferie da fare, io sono autonomo e davvero non ce la faccio a tornare a casa. Quindi si ritorna indietro."
Con l'auto era tornato al casello dell'autostrada verso il mare e subito dopo eravamo già in vista di Rimini."
Scoppiai in una risata di felicità e di sfogo, grande Marco, insieme avremmo vissuto per la prima volta una grande "rigenerazione doppia", il mare da lontano ci stava invitando ad affrettarci.
Mentre dalla radio una voce di un dj stava dicendo "E' mezzogiorno ragazzi andiamo con qualcosa di forte?", urlai in auto.
"Siiiiiiii...".
La grande distesa apparve nella sua bellezza azzurra davanti a noi ed era nostra.

Giampaolo Daccò.