Domenica sera, il treno correva veloce nella terra piemontese, tutta la campagna attorno aveva qualcosa dell'autunno nonostante fossimo alla metà di marzo, il colore poco più intenso, più brillante del solito faceva capire che la pioggia aveva appena smesso di scendere, il mio sguardo spaziava verso l'orizzonte dove le montagne azzurre si confondevano col cielo della sera, mentre le luci delle città lontane sembravano piccole lucciole nel blu.
Il bambino seduto di fronte a me giocava tranquillo con un pupazzetto mentre sua madre, teneva il braccio attorno alle sue piccole spalle. L'uomo a fianco, leggeva una rivista con aria molto interessata con gli occhiali quasi sulla punta del naso. Mi venne da sorridere pensando che anche il mio professore di musica, appoggiava i suoi grandi occhiali sulla punta del naso per leggere meglio le note. Un ragazzo dai capelli arruffati seduto accanto a me dormiva alla grande con le braccia conserte sul petto e la testa appoggiata sullo zaino messo sul sedile vuoto verso il corridoio, così volsi nuovamente lo sguardo fuori dal finestrino.
Il paesaggio aveva già preso i toni della tarda sera mentre il treno si fermò ad una stazione per far scendere o salire altre persone, altre vite e le loro storie, vite diverse da ognuna ma molto simili per tanti versi, cercavo di osservare i loro volti per cercare qualche espressione particolare, per poi fantasticare su ciò che potevano essere o avere.
Osservando poi fuori quelle ombre violacee su uno sfondo aranciato apertosi tra le nuvole a ovest del cielo, mi misero un po' di malinconia, era un tramonto un po' triste, uno di quelli invernali che spesso possono risvegliare ricordi non piacevoli oppure trasmettere nel proprio animo quel languore strano quasi sofferto senza dare un vero motivo od a chiedersi il perché.
Il treno riprese la corsa mentre tre ragazzi con le cuffiette e la musica a tutto volume passarono nel corridoio, ridendo forte e schiamazzando come fanno quasi tutti i loro coetanei, sparendo poco dopo nel vagone di coda. Il ponte di ferro sopra il grande fiume si rifletteva nelle acque brune e l'ultima sfera rossa del sole ondeggiava sulle crespe onde che si infrangono sulle rive deserte.
Pensavo al motivo per cui tante persone prendono i treni, chi lo faceva per amore, chi per lasciare tutto alle spalle, chi per una vacanza, chi per lavoro, ognuno con le sue speranze, i propri segreti, i suoi desideri o dolori, ed intanto la corsa del treno continuava sempre più veloce. Fuori il paesaggio ormai aveva lasciato posto alle ombre scure della notte, solo le luci dei luoghi abitati ormai si intravedevano dal finestrino.
Più tardi mi ritrovai ad osservare la corsa tra le vie ed i palazzi della grande città, ma nonostante quella sensazione strana di volo verso l'ignoto che un treno spesso da, viaggiando con il buio, nonostante quella velata malinconia o languore che il paesaggio nelle sere invernali trasmetteva, era bello pensare che viaggiare, vedere posti nuovi, conoscere persone fantasticando su ciò che provano nel cuore, su ciò che possano pensare e desiderare, sia un bagaglio di esperienze da portare nel cuore, per sempre.
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