SOGNANDO SETTEMBRE
"Ehi piccolo sognatore..."
La voce del ragazzo che stava sul pulmino di fianco a me, mi aveva chiamato facendomi segno di salire, il suo sorriso era aperto e simpatico.
Mi ero alzato dal prato su cui ero seduto e salendo su quel mezzo, avevo preso il mio solito posto accanto al finestrino.
Come tutti gli anni, prima dell'inizio delle scuole, settembre era il mese più bello per noi ragazzi anche se segnava la fine delle vacanze fatte al mare o in montagna nel mese di agosto.
Settembre era come se fosse un'altro tipo di vacanza: abitando, allora, vicino alle colline di San Colombano al Lambro, alcuni genitori mandavano i figli a fare la stagione lavorativa della raccolta di frutta, un po' per svagarli e far prendere loro coscienza di cosa significa lavorare ed un po' per starsene tranquilli senza rompiscatole tra i piedi dopo la fine della scuola.
Infatti dalle nostre parti si diceva: fine della scuola raccolta delle ciliege, inizio della scuola raccolta dell'uva.
E così come quasi tutti gli anni, mi ritrovai con amici conoscenti o estranei, coinvolto a raccogliere l'uva tra i vigneti vicino alla città dove abitavo da ragazzo.
Che meraviglia, si lavorava sotto il sole si, ma con allegria. Si cantava, si raccontavano storie, ci si riposava sotto alberi grandi cercando l'ombra ed il nostro pranzo era tutto nei contenitori che i genitori ci dotavano al mattino presto, prima della nostra partenza.
Il caldo ed il frinire delle ultime cicale, le fila di formiche che sparivano con il cibo in varie piccole buche per terra, poi il ronzio di mosconi, il vento che soffiava tranquillo sui nostri vestiti, le nuvole bianche che volavano leggere nel cielo azzurro, davano un senso fiabesco a chi sapeva raccogliere il senso stupendo della natura in quel mese.
Erano le ultime vere giornate luminose prima di farsi da parte per lasciare il posto all'autunno piovoso e umido.
Difficilmente nascevano amori tra noi in quel periodo, se non qualche bacio o flirt innocente, finito non appena la raccolta terminava ma...
La cosa che io amavo di più era la sera, poco prima del nostro rientro a casa, le giornate si erano fatte più corte ed il tramonto si stagliava presto al'orizzonte.
Ero chiamato il "sognatore", perché o con la macchina fotografica o con fogli e un astuccio di matite colorate, portate nel mio zaino, prima del ritorno a casa, mi mettevo a disegnare o fotografare quel panorama rosso-arancione davanti a me.
Ogni volta mi sembrava diverso, il più bello era stato quello dove un giorno, ci avevano portati proprio verso l'ultima collina ad ovest dove da quell'altezza, abbracciavi quasi tutta la pianura padana da Piacenza a Torino, con il sinuoso corso del Po, le colline che circondavano gli Appennini e a destra la fila delle Alpi con il Monviso ed il Monte Rosa, circondati dai raggi del sole che piano scendeva dietro quegli alti monti.
Nella mia mente a quella visione, apparivano le immagini dei racconti di Ignazio Silone o di alcune poesie di Pascoli e così la mia mente vagava in sogni ad occhi aperti.
Mentre tornavamo col pulmino scendendo le ripide strade di quelle colline, io mi sedevo sempre dalla parte verso il tramonto. Lo sapevano tutti i miei compagni di lavoro ed il mio posto fisso era sempre quello, dove potevo vedere quel paesaggio magnifico.
"Si può sapere piccolo, perché come tutte le sere, i tuoi occhi sono inchiodati verso quel panorama sempre uguale? Non ti stanchi mai?" mi aveva detto l'ultima sera del raccolto l'autista, questa volta davvero incuriosito tra le risatine degli altri.
"Non è sempre uguale il panorama che osservo..." gli avevo detto guardando i suoi occhi nello specchietto retrovisore.
"A me sembra tutto simile ogni volta, ma mi spieghi il perché li trovi diversi?"
"Mmmm... Troppo lungo e complicato spiegartelo." avevo continuato sorridendogli.
Gli occhi azzurri dell'autista mi avevano guardato sorpresi, come se una domanda in sospeso si era fermata nella sua mente.
"Sono solo sogni di settembre..." conclusi voltandomi verso il tramonto, "E sono solo miei" avevo pensato sorridendo a mia volta mentre guardavo il rosso del cielo dietro le colline.
Intanto il pulmino velocemente si era avviato sulla statale, le ombre scure ad est avevano fatto la loro comparsa, senza cancellare i rossi tramonti, i miei sogni di settembre.
GpDS