UN
BELLISSIMO SOGNO
Valle
d'Aosta, estate 1994.
Un
mattino azzurro come quelli che si vedono solo
nei dipinti
di
pittori famosi, un’aria frizzante e una luce chiara, luminosa
piena
di profumi inondava
la valle.
Appena
aperta la finestra della nostra camera d’albergo, subito mi
era
sembrato di essere in paradiso, in un luogo di sogno, in un
dipinto
di Monet visti i colori dei fiori nel prato sottostante.
Avevo
respirato quell’aria a pieni polmoni, avevo una gran voglia
di
correre in mezzo ai quei prati pieni di colori e
profumi di una
natura incontaminata e
dai ruscelli rigogliosi e limpidi.
La
colazione quel mattino era stata abbondante… di marmellata e
cioccolata messe a quintali su fette biscottate
e quel profumo di
caffè-latte, latte davvero buono, come quello che
bevevo da
bambino in campagna dalle nonne, mentre dalla finestra
osservavo delle mucche al pascolo sui campi di una baita vicina
all’albergo, mentre alcune campanelle al collo suonavano in
mezzo a
quel silenzio.
Che
atmosfera strana e piacevole.
Eravamo
usciti pronti per una lunga passeggiata tra quelle
montagne e prati,
una giacca a vento con un maglione
riscaldavano le membra di quel
l’aria frizzante di alta quota.
L’albergo
aveva una piccola tenuta dove ospitavano
cavalli per i
turisti che volevano passeggiare tra quelle valli e
grandi fusti di
piante resinose, Maurizio ed io avevamo scelto su
consiglio
dell’addestratore, due cavalli
rossi, dei mustang che io adoro da
sempre, con loro ci eravamo
incamminati verso la meta prefissata.
Il
panorama che si stagliava
davanti ai nostri occhi, ci aveva
fatto
mozzare il fiato da tanta bellezza, avevamo
proseguito per un
paio
di chilometri verso una strada che spariva
dietro a delle altissime
montagne di cui un paio molto aguzze con della neve sparsa
sopra le
loro cime.
Appena
voltati a destra sulla strada sterrata tra gli alti abeti dal
profumo
di resina ci eravamo trovati davanti a qualcosa di
indescrivibile:
una
vallata incastonata fra alte montagne era
coperta da miriadi di fiori
colorati che spaziavano dal violetto al
rosso, dal giallo al bianco.
Sembrava un tappeto delicato diviso da
un largo ruscello di acqua
cristallina.
Subito
avevo preso la mia macchina fotografica e decine di scatti
avevano
immortalato qualsiasi cosa davanti a me, compresi due
caprioli che
erano scappati via subito appena ci eravamo
avvicinati.
Maurizio
ed io eravamo
scesi dai
nostri cavalli ed
avevamo
proseguito il nostro cammino per
la sterrata respirando quell'aria
fresca piena di profumo.
Si
sentivano ancora campanelli
di mucche al pascolo poco più in la
e due cascinali col fieno
arrotolato in grandi balle, completavano
quel quadro montano spesso
ritratto nelle cartoline per
turisti
Le
montagne altissime coperte di bianco sulle loro cime,
circondavano
quel paradiso e mentre i nostri cavalli bevevano
l'acqua fresca di
quel ruscello, un rumore era
sopraggiunto
sulla
nostra sinistra fra le rocce.
Due stambecchi, curiosi ed
impauriti dalla nostra presenza
scapparono veloci nel bosco di abeti
sopra le nostre teste mentre
il sole lucente
e tiepido
illuminava la valle.
Non
sapevamo quanto tempo era passato, perché seduti su una
coperta
davanti a quel ritratto, non ci eravamo resi conto di nulla
se non di
essere in un luogo incantato.
Il
sole era ancora alto quando avevamo ripreso
il nostro cammino
cavalcando lentamente verso il piccolo paese, era
ora di pranzo
sicuramente, sentendo il borbottio dello stomaco ma
ogni tanto
volgevo lo sguardo verso quel panorama, non sarei mai
più
andato via da
quel
luogo meraviglioso.
Ma
ci aspettavano altri posti ed altri
paesaggi
nei giorni seguenti
di questa bellissima vacanza, dove
le energie si stavano
ritemprando, dove finalmente il silenzio e i
profumi della natura
stavano facendo
dimenticare la metropoli, il lavoro e tutto il resto.
Avevo
giurato a me stesso di ritornare un giorno, Maurizio si era
girato
verso di me come se avesse letto nei miei pensieri e
con il
pollice alzato aveva iniziato a galoppare verso l’albergo.
Dietro
il cielo azzurro ed i raggi di sole illuminavano due ragazzi
sopra a
due destrieri rossi, mentre un vento proveniente da est
stava
portando nuvole grigie verso la valle.
Giampaolo
Daccò