martedì 29 gennaio 2019

LA LEGGENDA DEI GIORNI DELLA MERLA




I Giorni della merla: due versioni della celebre leggenda della tradizione popolare

tre giorni della merla sono, secondo la tradizione, gli ultimi tre giorni di gennaio: 29, 30 e 31 oppure gli ultimi due giorni di gennaio e il primo di febbraio. Sempre secondo la tradizione sarebbero i tre giorni più freddi dell’anno.
Ecco le due versioni della celebre leggenda delle merla bianca che diventa neraa causa del freddo e della fuliggine di un camino.

Prima versione della leggenda dei Tre giorni della merla

Tanto, tanto tempo fa a Milano ci fu un inverno molto rigido.
La neve scendeva dal cielo e copriva tutta la città, le strade, i giardini.
Sotto la grondaia di un palazzo in Porta Nuova c’era il nido di una famigliola di merli, che a quel tempo avevano le piume bianche come la neve. C’era la mamma merla, il papà merlo e tre piccoli uccellini, nati dopo l’estate.
La famigliola soffriva il freddo e stentava a trovare qualche briciola di pane per sfamarsi, perché le poche briciole che cadevano in terra dalle tavole degli uomini venivano subito ricoperte dalla neve che scendeva dal cielo.
Dopo qualche giorno il papà merlo prese una decisione e disse alla moglie: “Qui non si trova nulla da mangiare, se continua così moriremo tutti di fame e di freddo. Ho un’idea, ti aiuterò a spostare il nido sul tetto del palazzo, a fianco a quel camino, così mentre aspettate il mio ritorno non avrete freddo. Io parto e vado a cercare il cibo dove la neve non è ancora arrivata”.
E così fu fatto: il nido fu messo vicino al camino e il papà partì. La mamma e i piccoli uccellini stavano tutto il giorno nel nido, scaldandosi tra loro e anche grazie al fumo che usciva tutto il giorno dal camino.
Dopo tre giorni il papà tornò a casa e quasi non riuscì più a riconoscere la sua famiglia! Il fumo nero che usciva dal camino aveva colorato di nero tutte le piume degli uccellini!
Per fortuna da quel giorno l’inverno divenne meno rigido e i merli riuscirono a trovare cibo sufficiente per arrivare alla primavera.
Da quel giorno però tutti i merli nascono con le piume nere e, per ricordare la famigliola di merli bianchi divenuti neri, gli ultimi tre giorni del mese di gennaio sono detti “I tre giorni della merla”.

Seconda versione della leggenda dei Tre giorni della merla

Una merla dal bellissimo piumaggio bianco, era sempre strapazzata da gennaio, mese freddo e scuro, che non aspettava altro che lei uscisse dal nido in cerca di cibo, per scatenare freddo e gelo.
Stufa delle continue persecuzioni, un anno la merla fece provviste che bastassero per un mese intero e poi si rinchiuse nel suo nido. Rimase lì, al riparo, per tutto il mese di gennaio, che all’epoca durava ventotto giorni.
Giunti all’ultimo giorno del mese, la merla, credendo di aver ingannato il perfido gennaio, sgusciò fuori dal nido e si mise a cantare per prenderlo in giro.
Gennaio, furioso, se ne risentì e chiese tre giorni in prestito a febbraio. Avutoli in dono, scatenò bufere di neve, vento, gelo, pioggia.
La merla si nascose allora in un camino e vi restò ben nascosta aspettando che la bufera passasse.
Trascorsi i tre giorni e finita la bufera, la merla uscì dal camino, ma a causa della fuliggine, il suo bel piumaggio candido si era tutto annerito.
Così essa rimase per sempre con le piume nere e da quel giorno tutti i merli nascono di colore scuro.

Conclusione

Come in tutte le leggende, esiste un fondo di verità: nel calendario romano il mese di gennaio durava solo ventinove giorni.
Sempre secondo la leggenda, se i giorni della merla sono freddi, la primavera sarà mite; se invece sono caldi, la primavera arriverà in ritardo.

(Testi e Foto: Filastrocche.it)

domenica 27 gennaio 2019

TRAVEL 1 - VIAGGI 1: COLOMBIA.



COLOMBIA

VIAGGIO 1 - TRAVEL 1

Pubblicherò qualcosa di diverso in questo mese: qualche foto dei miei viaggi. Un paese che mi ha colpito molto è stata la Colombia, tre anni, tre vacanze per vedere questo stato davvero naturalemente stupendo. Tanto verde, clima ideale nonostante l'altezza, città moderne in via di sviluppo e persone disponibili e cordiali. Tre viaggi dove abbiamo vito qualsiasi bellezza, mangiato frutti gustosissimi e visto paesaggi incredibili. Bogotà, Vila de Lleyva, Chichinquirà, Tunja, Barranquilla, Cartagena e molte altre. Comprese feste e tradizioni davvero sentite. Indimenticabile.

I'll publish something different this month: some photos of my travels. A country that struck me a lot was Colombia, three years, three holidays to see this really naturally wonderful state. So green, ideal climate despite the height, modern developing cities and helpful and friendly people. Three trips where we have lived any beauty, eat tasty fruits and seen incredible landscapes. Bogota, Vila de Lleyva, Chichinquirà, Tunja, Barranquilla, Cartagena and many others. Including really felt parties and traditions. Unforgettable.











































lunedì 14 gennaio 2019

1. IO, NORWEEN IL PICCOLO ELFO DELLA NEVE


IO, NORWEEN
il piccolo Elfo della neve




IO, NORWENN IL PICCOLO ELFO
DELLA NEVE

"Ormai sono cresciuto, adesso sono un Elfo della neve che vive in compagnia di Lohar la mia lince maschio, vivo nei boschi bianchi pieni di luci d'argento e di ghiaccio in un posto che pochi conoscono, ora tutti mi chiamano Mistral Wind-Artic perché ho portato con me la magia del gelo invisibile ed una conoscenza esoterica che nemmeno io potevo immaginare durante la mia crescita.
E' vero, sono nudo, bellissimo ed ora ho più di duemila anni un poco come i vostri venti umani, ma il freddo è calura per me, le mie mani sprigionano magie cristalline che a volte fanno male e spesso del bene.
La mia casa è sopra il grande albero dalle gocce di cristallo nel centro del bosco di Azhavan, in un'abitazione di legno, cristallo ed oro bianco, piena di luci magiche create dai miei amici gnomi ed arredata con amore dai miei nuovi fratelli Elfi del regno di Samrah.
Loro vogliono che viva nella stessa comunità, che io diventi la guida spirituale grazie alle mie facoltà, ma preferisco la mia neve, il mio vento freddo ed i miei cristalli di ghiaccio e le stelle splendenti sopra il mio capo come ogni notte.
Ed intanto aspetto, aspetto da anni qualcosa che mi era stato promesso.
Oh che sciocco, avrei dovuto raccontarvi la mia storia fin dall'inizio per farvi capire il perché sono un elfo della neve, penso che lo farò anche se brevemente, per ora, così comprenderete il perché vivo nella neve e che cosa sto attendendo da duemila anni.
Mi ero svegliato un mattino, sentivo un freddo molto grande nel corpo. Quando avevo aperto gli occhi, avevo visto una radura innevata, attorno grandi alberi che alla luce del sole splendevano bianchi ed argento facendomi quasi male agli occhi.
Ero solo, sopra di me una calda coperta di pelle d'orso e indossavo abiti rossi di lana cotta ed un mantello verde di stoffa pesante, il naso all'insù gelato e dalla mia bocca e narici uscivano densi aliti come nuvolette bianche.
Mi ero spaventato molto e mi chiedevo dov'ero e dov'era la mia grande casa di legno chiaro in quel paesino di montagna vicino al grande lago.
Ricordo di aver urlato il nome di mamma e di papà, poi mi ero guardato attorno avendo sentito dei soffici rumori, c'erano cerbiatti, lepri e qualche alce che mi fissavano incantati, non c'era nulla, solo il silenzio ovattato della neve che scendeva lenta dal cielo.
All'improvviso un vento gelido era arrivato da Nord alle mie spalle, ma non sentivo più freddo anzi, sembrava che quell'aria mi infondesse un calore e subito dopo, piano piano una nebbia d'oro era apparsa davanti ai miei occhi sorpresi da quella visione, trasformandosi in un piccolo cumulo di stelle dorate ed ecco...
All'improvviso apparve Lei.
Una bellissima signora elfica dai capelli d'argento che mi sorrideva non appena aveva visto i miei occhi pieni di pianto, in quell'istante mi aveva infuso nella mente i suoi pensieri, avevo capito da quello che diceva che ero stato che abbandonato dalla mia famiglia in quanto non ero di mezza razza come chiamavano i reietti o i frutti di tradimenti.
La sua bocca era chiusa in lungo sorriso dalle labbra rosse e mi aveva trasmesso tutta la storia che mi era capitata prima di trovarmi in questo bosco misterioso.
"Norween..." una voce soave era nella mia mente "Piccolo mio, mio caro elfo, tuo padre un elfo senza cuore ti ha voluto lasciare qui nelle mie terre dopo aver scoperto che non eri suo figlio naturale.
Tua madre, la cara principessa Rawynd una mia cara sorella da parte di madre della tribù Louwen, ti aveva concepito con mio fratello Thaylen.
Tuo padre è un uomo duro, la sua parte fisica umana è cattiva ed egoista, lasciava sola tua madre e spesso la picchiava, poi un giorno lei mentre piangeva incontrò per caso in una radura mio fratello di sangue, così era nato il loro amore segreto e con Thaylen e concepì il Norwenn, tu mio piccolo elfo, dove un giorno tuti ti chiameranno Mistral l'elfo dei ghiacci.
Io sono la Regina della neve Ysheah e quindi tua parente."
Ero confuso confuso, forse troppo piccolo per capire cos'era accaduto e chi fosse Thayler e lei la bellissima regina.
Ricordo solo il volto dolce della mia mamma e quello serio dagli occhi di ghiaccio ed i capelli lunghi rosso fuoco di quello che credevo fosse il mio vero padre. Ed ora avevo scoperto che non era lui ma, il fratello di questa bella regina, Thayler.
Ysheah, vedendomi preoccupato ed impaurito, mi aveva mandato vicino due cervi che si erano seduti accanto, guardandomi con occhi intensi come fossero esseri umani, Lei aveva continuato a mandarmi i suoi pensieri, nessun essere vivente doveva sentire, ciò che mi arrivava nella mente.
"Vivrai qui per millenni degli anni umani. Ma avrai un compito da svolgere anche se sei ancora piccolo."
Si era alzata, una nuvola leggera e dorata era attorno a lei, alta e luminosamente bella, con la mano aveva fatto un gesto ed in un attimo, una scia di stelle bianche mi avevano avvolto come una carezza, il mio cuore si era scaldato improvvisamente e mi sentivo pieno di amore.
"Ecco caro nipote, da oggi potrai usare arti magiche con le mani, con la mente e ricordati: dovrai solo aiutare chi avrà bisogno, che sia un umano, un essere magico, oppure animale o chiunque sia ma... Dovrai difenderti anche dai malvagi, solo così potrai crescere in saggezza, bellezza e magia.
Vivrai laggiù in quella casa sopra l'albero vedi?"
Mi ero girato verso il punto in cui lei aveva indicato e avevo visto immediatamente tanti gnomi che costruivano con legno pregiato, una abitazione in cima ad un grande albero bianco, un albero con occhi e una bocca sorridente, mi ero voltato nuovamente verso la regina Ysheah che sorrideva con occhi lucenti.
"Ricorda piccolo mio, mio elfo della neve, solo aiuto ed amore potranno farti crescere, troverai tanti amici nel corso della tua lunga vita ma le tue difese dovranno essere imperiose senza pietà verso il male. Un giorno molto lontano troverai finalmente la ricompensa per tutto questo.
Non sarò io a dirti quale sarà, ma questa arriverà nel giorno giusto. Ora prima di lasciarti vorrei dirti che, ogni volta del bisogno potrai invocarmi ed io ci sarò e dimentica la tua famiglia appena potrai, ora la tua nuova famiglia saranno tutti gli animali e gli esseri di questa terra incantata. Buona fortuna Norwenn piccolo dolce elfo."
Così come era venuta nella luce, Yeshah era svanita all'improvviso in una goccia trasparente leggermente azzurra, anche se sentivo ancora la sua presenza attorno.
Iniziava così, da quel momento la mia vita fatta di aiuti, di magia, di guerra al male. Un giorno lontano avevo conosciuto anche il mio vero padre Thayler ma, mai più seppi qualcosa ancora della mia famiglia di origine, dopo varie avventure tutti incominciarono a chiamarmi davvero col nome Mistral, l'elfo del ghiaccio.
Ecco questa è la mia storia, ora sono qui con Lohar, sulla piccola strada che porta alla mia casa di legno ed oro bianco, tra poco scenderà la notte e dovremo aiutare qualcuno.
Ma sento dentro al cuore che presto arriverà la mia meta, la mia ricompensa promessa più di 2000 anni fa, si la sento vicina come mi aveva promesso Ysheah.
Forse andrò nel regno degli Alti Elfi dove tutto sarà meraviglioso e ci saranno vita e tanto amore ma ora devo andare...
Un grande lavoro mi aspetta, un piccolo bambino abbandonato in riva al fiume, tutto questo mi ricorda qualcosa, ma devo fare in fretta è in pericolo.
Chissà forse un giorno potrò raccontarvi ancora qualcosa di me, di Norwenn, di Mistral l'elfo del ghiaccio.

Giampaolo Daccò

venerdì 4 gennaio 2019

AMICI



Ogni amico 
rappresenta un mondo 
dentro di noi, 
un mondo che 
non sarebbe eventualmente 
nato senza il suo arrivo,
ed è solo grazie
a questo incontro
che nasce un nuovo mondo.
(Anaïs Nin)

giovedì 3 gennaio 2019

PETTIROSSO (Giovanni Pascoli)


Iniziamo l'anno 2019, con una poesia che da bambino amavo tanto, a casa di nonna nell'orto vicino alle piante, ogni tanto ne vedevo uno di questi graziosi volatili dal petto tinto di carminio. Quando  alle scuole primarie avevo imparato la poesia dedicata a lui, a casa davanti alle finestre con la neve sopra i tetti, sugli alberi e nell'orto, cercavo lui tra le fronde e ripetevo nella mente queste parole da fiaba:


"PETTIROSSO"

Tra l'albaspina e il bosso
odo un tinnir leggero
come d'un riso.
E' vero.
ridente pettirosso.
Mi chiede poi, se spero,
un trillo alto e commosso:
Dirti, si, no, non posso,
piangente capinero.
No
se le secche biade
agita al sole il vento,
dire al cuculo io sento.
Ma se la notte cade,
il rosignuol tra i rami
canta che speri ed ami.

di
Giovanni Pascoli