mercoledì 13 maggio 2020

TUTTO PASSA... TUTTO RIMANE, DENTRO




TUTTO PASSA... TUTTO RIMANE, DENTRO

(Testo, soggetto nella foto Giampaolo Daccò
fotografia di E.M.S.)


Non so da quanto tempo sono qui ad osservare il mare, le sue onde infrangersi sui sassi di questa spiaggia del centro Italia.
A sentire il vento di tarda primavera colpire il mio viso e l'odore salmastro di questo mare grigio e mosso.
I gabbiani stridono sulla mia testa, qualche vociare lontano di persone ed il click della telecamera che mi fa voltare verso il mio amore poco distante.
Un cenno di saluto.
Riguardo l'orizzonte dove una nave lontana sembra fiancheggiare un profilo di un isola quasi grigia per il tempo nuvoloso.
Nella mia mente all'improvviso un pensiero: 

"Tutto passa... Tutto rimane, dentro."

E' davvero incredibile come passa il tempo, quando è passato... Mentre vivi gli attimi difficili di una vita piena sembra che non finisca mai ed invece, alla fine, ti ritrovi a pensare quella frase improvvisa.
Quanti sono stati tutti i ruoli ricoperti durante il cammino della mia vita? Ruoli istintivi, veri o dovuti all'educazione, al sentimento di responsabilità e altre baggianate che la società ti costringe a fare, altrimenti saresti un cattivo figlio, un pessimo padre, un amico egoista, un approfittatore di colleghi o persone vicine a te?
Potrei dire di essere stato, un bambino ribelle alle regole, un nipote bizzarro, un figlio che ricoperto il ruolo di padre e madre e anche da infermiere...
Tanti sono stati i ruoli anche quelli di guarire ferite degli altri, di togliermi il pane di bocca per condividere travagli e tragedie.
Di essere stato ripagato di questo non lo so dire, sul percorso del mio cammino ho trovato pochi angeli e molti demoni, qualche allegria e molte cattiverie eppure:

"Tutto passa... Tutto rimane, dentro."

Quattro sono stati grandi dolori della mia esistenza, ma molto diversi tra loro, di cui uno preferisco tenere segreto.
Gli altri a osservarli con la mente ora dal di fuori, da un lontano passato con il rumore delle onde vicine, posso considerarli tre fitte nel cuore differenti.
Tre persone della mia vita, tre sofferenze completamente diverse:
La prima è stata di disperazione, di insopportabilità, di incredulità, un cuore che si spezza pensando che non doveva finire così, non in quel momento, non in quel modo, non in quel periodo, non a lei. Avrei potuto salvarla se il destino cattivo non sarebbe intervenuto in quella dannata sera d'ottobre.
Avevamo trascorso insieme anni di gioia, confidenza, litigi e tanto bene da sembrare due anime gemelle, eppure quel maledetto giorno, quel lunedì grigio, ti ha portata via per sempre.

Il secondo dolore era iniziato ancor prima del primo ed era durato più di trent'anni, nessuno aveva capito cos'era, cosa avesse l'altra persona. Mi hanno lasciato solo a combattere un qualcosa di sconosciuto che col tempo peggiorava ma metteva fine ad una vita di sofferenze, fino a diventare come una bambolina incosciente di quella orribile malattia. 
Come sempre il mio amore è stata l'unica che ho avuto vicino e alcune persone di un istituto che non dimenticherò mai, le quali mi hanno dato supporto e calore. Questo dolore è stato un dolore di liberazione, quando se n'è andata incosciente nel suo coma durato di quindici anni anni, ho pianto ma ho provato  serenità verso una vita che non lo era più stata da troppo, e per lei da quel giorno della sua partenza ci sarà solo gioia.

La terza sofferenza è quella che forse è incominciata dall'inizio, da quando non ero ancora nato in un certo senso e continua anche ora, dopo la fine di quest'uomo che non ha saputo dare quello che altri hanno donato. Nessun segno di affetto, nessuna confidenza, nessuna carezza, nessun sorriso, nessuno gioco, nessun aiuto, nessuna generosità. 
Solo rimproveri incomprensibili, accuse, estraneità, divisione, tensioni di cui alcune persone ci mettevano del loro, per accentuare di  più il distacco e l'odio su qualcosa che non c'era mai stato. E quando è partito anche lui, mi sono rimasti i cocci appuntiti e dolorosi di una ferita che non si rimarginerà mai nel mio profondo anche se fuori è davvero finita. Ecco questo è il terzo dolore, un dolore di rabbia e dei perché senza alcuna risposta.

Non so quanti tipi di sofferenze esistono al mondo, tante, troppe, come sono poche le gioie e la felicità riservate a un ristretto numero di esseri. 
queste sofferenze le ho viste, le ho sentite sugli altri, le sento e le vedo ancora tutt'oggi negli occhi della ragazza bionda che tutte le mattine passa davanti al mio ufficio, nell'uomo che lavora poco distante dove il suo viso esprime tutta una vita di dolori famigliari.
Nel giovane che frequenta la palestra di fronte, nell'amico rifiutato per la sua diversità, nella signora dimenticata dai figli egoisti e tanto, molto altro.

Eppure anche per loro "Tutto passa... tutto rimane, dentro."
Anche loro come lo è stato per me, il tempo rimedia molto anche se il passato mai si potrà cancellare, potrà solo lenire e vivere il presente, magari come fanno con me queste onde e questo mare che amo tanto, che mi danno serenità e voglia di continuare.

Qualcuno mi chiama mentre scatta un'altra foto intanto a passo veloce sulla spiaggia di sassi mi sto avvicinando. Sorrido e prendo la sua mano, tanto...

"Tutto passa... Tutto resta, dentro."

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