LA PIETRA FILOSOFALE
La
Pietra filosofale è il Sacro Graal degli alchimisti, non solo per
via del suo presunto valore, ma anche perché certe qualità della
stessa sono affini a quelle della sacra reliquia. In molti, nel corso
della storia, sono partiti alla ricerca di questa misteriosa
"pietra", ma nessuno a quanto pare è mai riuscito
nell'impresa. La ricerca della Verità è stato ed è ancora oggi lo
scopo di molti centri iniziatici. Fulcanelli, personaggio enigmatico
che potremmo identificare con Jean-Hulien Champagne (1877-1932),
scrive:
Tra i più celebri centri d'iniziazione di questo
tipo citeremo gli ordini degli Illuminati, dei Cavalieri dell'Aquila
nera, delle Due Aquile, dell'Apocalisse; i Fratelli Iniziati
dell'Asia, della Palestina, dello Zodiaco; le Società dei Fratelli
neri, degli Eletti Coëns, dei Mopsi, delle Sette-Spade, degli
Invisibili, dei Principi della Morte; e poi i Cavalieri del Cigno,
istituiti da Elia, i Cavalieri del Cane e del Gallo, i Cavalieri
della Tavola rotonda, della Genetta, del Cardo, del Bagno, della
Bestia morta, dell'Amaranto, ecc.
Non sappiamo se qualcuno
di questi centri ebbe mai successo. Alcuni grandi iniziati, come
Nicolas Flamel e il Conte di Saint-Germain, probabilmente giunsero
molto vicini alla verità, ma anche il loro nome, alla fine della
loro esistenza, venne scolpito su delle lapidi. Infatti, si dice che
la Pietra filosofale doni la vita eterna a chi la possiede, proprio
come il Graal. Tale potere era strettamente connesso a quello di
poter trasformare il semplice metallo in oro. Per fare ciò occorreva
però avere una Conoscenza assoluta delle leggi naturali.
A tale livello si poteva giungere scoprendo la Pietra filosofale, perché solo questa era (ed è) in grado di donare l'onniscienza, almeno secondo gli alchimisti e i filosofi del passato. Si tratta in pratica di un circolo vizioso, un ostacolo che nessuno, a quanto pare, è mai riuscito a superare. Un enigma apparentemente senza soluzione. Solo la Conoscenza assoluta avrebbe infatti permesso la trasmutazione del vile metallo in oro, che si credeva fosse un materiale perenne.
Così, in maniera analoga, la Pietra filosofale avrebbe donato la vita eterna all'essere mortale che ne sarebbe entrato in possesso, avrebbe trasformato la materia in spirito. Ma questa Conoscenza assoluta continuava (e continua ancora oggi) a essere preclusa all'umanità. Ciò che possiamo fare è solamente cercare di avvicinarci a essa, passo dopo passo, grado dopo grado, nei limiti delle nostre possibilità. Non tanto per il venale intento di trasformare il piombo o il mercurio in oro, piuttosto perché "fatti non fummo per vivere come bruti, ma per seguire Virtù e Conoscenza", come scrisse Dante Alighieri nel XXVI canto dell'Inferno.
L'uomo
nasce per conoscere, spinto da una naturale curiosità che è tutta
umana. Da questo punto di vista, la Pietra filosofale, così come il
Sacro Graal, smette di essere un oggetto reale, fisico e materiale,
per divenire un simbolo.
Ognuno di noi nella sua vita compie un
cammino iniziatico, chi più, chi meno; inconsciamente o con
coscienza. L'oggetto della nostra ricerca ci è pressoché oscuro,
eppure lo bramiamo ardentemente. Ciò ci rende vivi perché, come
diceva Giacomo Leopardi, ciò che è veramente piacevole è il
desiderio e non la realizzazione dello stesso.
Una delle leggi
fondamentali dell'alchimista è credere che tutto ciò che sta in
basso sia specchio di quel che si trova in alto. Troviamo scritto
questo nella Tavola di smeraldo, attribuita al leggendario Ermete
Trismegisto. In parole povere, vengono messi in rapporto tra loro il
microcosmo, cioè l'uomo, con il macrocosmo, ossia Dio. Ma,
attenzione: la divinità degli alchimisti esula dalla religione.
Si
tratta del Grande Architetto, che dirige il tutto come un direttore
d'orchestra; del creatore delle leggi naturali della vita. In
sostanza, chi conosce se stesso, conosce le regole che muovono
l'Universo. "Nosce te ipsum" (Conosci te stesso)
affermavano infatti grandi iniziati del passato come Lao-Tzu (VI
secolo a.C.) e Socrate (469-399 a.C.).
Molte persone credono di
conoscere il mondo magari senza mai essersi guardati allo specchio.
Nei nostri occhi c'è l'universo. Solo quando riusciremo a cogliere
la magia che c'è in noi, potremo iniziare il nostro cammino
iniziatico, con il fine di avvicinarci
alla
VERITA’ SUPREMA.
Il processo iniziatico, da che mondo è mondo, segue sempre le stesse regole di base:
Il neofita non conosce se stesso, non si apprezza, è un diverso, è incompleto, ma è suo desiderio elevarsi. Il rituale lo porta a morire simbolicamente, a scendere al centro della Terra, nei sotterranei del suo "io", a scoprire se stesso interiormente. In seguito torna alla luce, resuscita simbolicamente dotato di una nuova consapevolezza. In passato, tali cerimonie si svolgevano realmente, in luoghi sotterranei e suggestivi. Spesso ritroviamo tracce di questo rito ancora al giorno d'oggi.
Basti pensare alla Divina Commedia dantesca, che per l'autore (e per il lettore) è un viaggio alla scoperta del proprio "io" passando dall'Oltretomba, come già era successo a Enea, a Mitra, a Gesù Cristo, a Hiram Abif, il primo maestro della Massoneria.
La discesa negli inferi è simbolo di introspezione. Nell'oscurità della propria coscienza veniamo uccisi dalla consapevolezza per rinascere a nuova vita. Quando apprendiamo una grande verità, diciamo addio a chi eravamo per divenire un'altra persona. Questo fa parte del nostro cammino iniziatico. Ancora oggi, nei rituali massonici, il neofita viene ucciso simbolicamente in cerimonie spesso molto macabre, per poi resuscitare all'interno della loggia, pronto a iniziare la sua scalata graduale fino al 33° livello della "piramide".
Un'immagine abbastanza chiara di questo tipo di rituali ci viene fornita dalla pellicola statunitense The Skulls, di Rob Cohen, nella quale il protagonista è chiamato a far parte della misteriosa società segreta dei Teschi, che ha "sfornato" e continua a "sfornare" molti politici e presidenti statunitensi.
La
caverna è il luogo dell'apprendimento. Dante durante il suo viaggio
iniziatico nell'Oltretomba apprende numerose verità. Spesso, le
società segrete utilizzano locali sotterranei per le loro cerimonie.
Già Aristotele (384-322 a.C.) impartiva ai suoi studenti una
conoscenza esoterica (segreta), al contrario di quella che avrebbe
rivolto al pubblico (che era essoterica, cioè libera). Éliphas
Lévi, in Storia della magia, scrive:
Le grandi prove di
Menfi e di Eleusi avevano lo scopo di formare re e sacerdoti,
affidando la scienza a uomini coraggiosi e forti. Allora si scendeva
in oscuri sotterranei dove di volta in volta bisognava attraversare
ceppi accesi, corsi d'acqua rapidi e profondi, ponti mobili gettati
sugli abissi, tutto senza lasciare spegnere o lasciarsi sfuggire una
lampada di mano. Chi tremava o aveva paura non avrebbe mai rivisto la
luce; chi passava coraggiosamente attraverso tutti gli ostacoli
veniva ricevuto tra gli iniziati e iniziato ai piccoli misteri. Ma
rimaneva da provare la sua fedeltà e il suo silenzio e solo dopo
qualche anno diventava epopto, titolo che corrispondeva a quello di
adepto.
La
morte iniziatica simboleggia la trasformazione alchemica, il
passaggio dal piombo (mortale) all'oro (immortale), perché "La
Conoscenza ci rende liberi". Al contrario del massone,
l'alchimista è solo, e ciò che impara lo impara da sé, passo dopo
passo, sperimentando. Entrambi tuttavia hanno un unico obiettivo: la
Conoscenza.
Un luogo iniziatico in Italia ad esempio è
Damanhur, per alcuni una comunità, per altri una setta, fondata nel
1975 da Oberto Airaudi a 15 chilometri da Ivrea e 50 da Torino. Il
luogo principale del centro è il Tempio dell'Uomo: un luogo
sotterraneo che si estende per 70 metri in profondità. Un luogo
iniziatico, strutturato in sette ambienti diversi, di concezione
egizia, celtica e pagana in genere. "Nelle sale si eseguono riti
segreti, danze, concerti, meditazioni. Il cuore del mistero è
costituito dalla sala dell'alchimia, nella quale si mette in atto una
speciale concentrazione che permette di programmare le
reincarnazioni."
Almeno,
secondo i cittadini della comunità, ormai numerosissimi, che tra le
altre cose hanno anche una loro moneta e uno stile di vita
esemplarmente ecologico. "A Damanhur si crede realmente che gli
elementi della natura siano animati da folletti, gnomi, ondine,
salamandre, silfidi e fate da evocare con rituali adeguati." Una
delle sette sale del tempio sotterraneo, la Sala dell'Uomo, è stata
concepita per custodire, mantenere e proteggere il Graal, che secondo
la concezione damanhuriana sarebbe un ricettacolo di tutte le
energie, capace di mutare forma a seconda del momento, delle
esigenze.
Nell'eco-società di Damanhur, chi "conosce"
il Graal, conosce le leggi della magia, che avrebbero avuto origine
ancor prima degli Egizi, al tempo di Atlantide. Il Graal sarebbe la
Pietra filosofale, perché in grado di trasformare qualunque cosa in
oro, ovvero, di purificarla. Uno degli scopi del tempio sotterraneo
di Damanhur sarebbe proprio quello di permettere agli iniziati una
maggiore e migliore conoscenza del Graal, che è già in noi e
attende solo di essere svelato.
GIAMPAOLO DACCO’