lunedì 14 febbraio 2022

VIALE DEI TIGLI... UN INCONTRO


 

VIALE DEI TIGLI... UN INCONTRO

Milano primavera, gli alti alberi del grande viale si stanno riempiendo di foglie verdi e di gemme. Un vento fresco che scende dalle vallate lecchesi ha pulito l'aria rendendo visualità alla Grigna ed il Resegone dietro i nuovi ed altissimi grattacieli della metropoli.

Milano ha cambiato in fretta il suo volto lasciando dietro di se, storie, persone, nuove case, palazzi, strade, parchi, automezzi ed il tempo. Il bar vicino all'università, un tempo era fumoso, pieno di ragazzi in jeans maglioni, giacche a vento, era pieno di risate, discussioni, di baci e di bevute e tanta politica.

Ora si è trasformato in un elegante pub in stile moderno, dove gli studenti sono mischiati a coppie di anziani e giovani laureati, sparite le alte chiacchiere, le risate a squarciagola e i camerieri con vassoi di metallo. Tutto è ora in ordine, camerieri vestiti elegamentemente di nero che portano la colazione o gli aperitivi in vassoi d'argento e piattini e tazze in porcellana, ovviamente con il conto poggiato in un piattino semplice da pagare subito.

Si è cambiato in meglio o in peggio dipende sempre da come una persona vede le cose e quel giorno Emanuela, dottoressa in psichiatria infantile all'Humanitas in un giorno di libertà ha deciso di fare oltre allo shopping in negozi eleganti anche una capatina nel bar dove allora ventenne, frequentava con Gemma, Susanna e Laura la compagnia di Dodo e Marco, studenti di filosofia anche perchè si era innamorata di Alessandro, di due anni più grande al quarto anno di ingegneria.

Com'era bello Alessandro dagli occhi color del mare, e com'era bella lei con i capelli biondi e lunghi, la minigonna ed il maglione rosa in tinta con il rossetto delle labbra. Una storia leggera era avvenuta tra loro, era durata qualche tempo ma era stata talmente intensa che quando avevano preso strade diverse, non si erano mai dimenticati di entrambi, inconsapevolmente l'uno dall'altra. Dentro ai loro pensieri in tutti questi anni c'erano i loro visi ed i loro baci.

Emanuela dottoressa, sposata con Giulio cardiologo, quattro figli di cui due già laurati ed uno già sposato, vive nei quartieri nuovi della ex Fiera, mentre Alessandro ingegnere, sposato due volte, attualemente single con tre figli, sta vivendo una storia d'amore con una signora inglese trapiantata a Milano da un paio di decenni. Chissà cosa lo ha portato oggi davanti a quel bar dove da ragazzo si vedeva con gli amici e lei, Emanuela.

All'improviso entrando si ritrova davanti lei, Emanuela seduta vicino alla vetrina. I due rimangono sorpresi, si fissano negli occhi, poi velocemente Alessandro ordina qualcosa e si siede di fronte a lei senza dire nulla. Le prende la mano destra che sente tremare e le dona un leggero bacio a fior di labbra. Sorridono entrambi ed il mondo scompare dietro di loro.


- Ciao Alessandro che sorpresa, come va?

- Io bene, e tu come stai? Una sorpresa davvero anche per me.

- E' passato tanto ma davvero tempo non sei cambiato lo sai?
Sei sempre tu, sempre lo stesso dal ciuffo ribelle e gli occhi di mare.

La voce di lei tradisce emozione ed imbarazzo, ora anche lui ha le mani che tremano, il suo cuore batte forte ma riesce a controllarsi, lei si tocca un'orecchino arrossendo un poco.

- Emanuela, dopo l'università e le poche volte che ci siamo incontrati,
 come mai non ti ho più vista qua intorno o almeno nelle nostre zone?

- Io e mio marito ci eravamo trasferiti a Torino per qualche anno poi siamo tornati a Milano, lavoriamo insieme all'Humanitas. 

- Senti, spero che tu non abbia fretta, mi piacerebbe parlare, 
se vuoi ancora di tante cose, sei sempre bellissima.

Nella voce di Alessandro sembra ci sia ancora l'emozione di quando lei gli disse di si in quel giorno di nebbia a fine novembre. I loro occhi mentre stanno parlando osservano il paesaggio fuori, Quel grande viale alberato come allora, non c'è più l'autobus che si fermava dall'altro capo della strada. Lei lo guarda, ricoda di che parlavano? Si quando erano insieme oltre ai baci, discutevno di politica, era di prassi allora per i giovani studenti, poi degli amici e scorribande nelle aule del'università per protestare di cosa? Non lo ricorda più.
Emanuela gli sorride arrossendo ancora un po' sotto il trucco perfetto, cosa sta pensando ora Alessandro mentre la fissa negli occhi?
Alessandro mentre le tiene di nuovo la mano, pensa sorridendole a quel viale frondoso, alle loro passeggiate, risate, ai loro baci... Al loro amore che era finito in una mattina di tarda primavera quando lui sarebbe dovuto partire con i suoi negli Stati Uniti, era finito quel magico incanto, almeno apparentemente.
Le voleva dare un bacio prima di salire in auto ed allontanarsi per sempre ma gli mancò il coraggio o forse il vero sentimento d'amore.











Ricordi che volevo fare la biologa e tu mi avevi convinto di entrare in psichiatria infantile? Avevi ragione, mi conoscevi bene e
adesso sì, posso dire di essere una donna felice.
Invece tu, che ti sentivi poeta nel cuore ma matematico nella mente,
mi avevi scritto solo una dolce poesia d’amore.

Ecco ora lei è già lontana dall'altro lato del marciapiede, Alessandro la osserva camminare verso il centro città, quando erano usciti le aveva baciato ancora la mano ma non era quello che avrebbe voluto fare. voleva assaporare di nuovo le sue belle labbra ma qualcosa lo aveva trattenuto. Negli occhi di lei lo stesso sguardo di quando l'aveva lasciata, anni fa salendo sull'auto del padre, gli era mancato il coraggio di farlo o forse non era mai stato amore. 
Neanche ora... Forse.

Giampaolo Daccò

lunedì 7 febbraio 2022

IL MESE DEI VIAGGI DEGLI ADDII

IL MESE DEI VIAGGI DEGLI ADDII

F E B B R A I O

Quando mi resi conto che Febbraio non era il mese che pensavo fosse quando ero piccolo, mi trovavo dietro alla cascina di un zio, dove iniziava a vedersi il primo ed opaco verde dell'erba, le stagioni erano allora segnate dal tempo ed ongi mese aveva i suoi colori, profumi e tant'altro.

Febbraio era bellissimo, con il carnevale, il vento tiepido del Fòn che scendeva dalle Prealpi e scaldava la valle del Po, c'erano poi le serate fredde davanti al camino della casa della nonna dove vivevo, il cielo del mattino che con un azzurro tenue annunciava che la primavera era prossima anche se il vespro della sera arrivava abbastanza presto segnando di viola il rosso del sole ormai tramontato.

Ecco quel giorno di metà febbraio arrivò la notizia della morte di un mio amichetto dell' asilo e tre settimane prima se n'era andato anche mio nonno paterno a soli cinquantadue anni, troppo presto. Al momento, non avevo capito, poi nonna con le sue dolci parole mi aveva messo al corrente che il mio amichetto aveva attraversato la strada sfuggendo di mano ala mamma ed era morto investito da un camion sotto gli occhi dei fratellini. Avevo pianto tanto ma non sapevo ancora cos'era di preciso la morte.

A febbraio dell'anno dopo iniziando le scuole elementari, nonna e zia si erano trasferite nell'appartamento sotto i miei e mia madre aveva annunciato l'arrivo di un fratellino o sorellina. Che felicità, eravamo tutti esaltati, a giungo sarebbe nata poi mia sorella, tre giorni dopo era arrivata un'altra notizia terribile, la più cara amica di mia madre che chiamavo zia,  di era ammalata di un male incurabile, allora.

Io non ero così maturo da pensare alle coincidenze o a piani "celesti" terribili ma iniziavo ad aver paura di questo mese, mi sembrava che qualcosa non andasse; intanto il tempo passava, sembrava che per due anni questo febbraio cattivo fosse finito ed invece, due anni dopo se ne andò un altro zio, proprio a metà febbraio. Da quel giorno dentro di me, da bambino indaco avvenne la certezza che il mio animo percepiva sempre di più le cose negative che sarebbero accadute in futuro.

Le persone hanno una strana visione delle cose brutte, parlano di malefici, si toccano per scaramanzia, fanno le corna, la superstizione è una cosa terribile, allonta le persone per paura e vigliaccheria senza cercare di comprendere e così come un viaggiatore seduto nella sala d'aspetto di un'anonima stazione che guardava il suo treno apparire all'orizzonte, avevo la sensazione che anche io stessi facendo la stessa cosa.

Arrivò quel treno più e più volte: i miei si separarono in questo mese, il sedici febbraio trovarono a nonna un male tremendo, il sedici febbraio a mia sorella anni dopo, mamma era morta il sedici febbraio, due zii coetanei sia della famiglia di papà che di mamma se ne andarono contemporaneamente il cinque febbraio, a papà scoprirono il famoso ed attuale virus a febbraio andandosene pochi giorni dopo.

Odiavo febbraio, ogni volta sempre di più, nel corso delgi anni avevo perso ancora molte persone in quel mese, e quasi anche chi divide la mia vita cn me da quasi venticinque anni... A febbraio per due volte cambiai città, poi avevo perso un lavoro molto importante, avevo subito due operazioni, avevo divorziato molti anni prima... Quasi sembrava una comica, una tragedia greca in cui gli dei si divertivano a far accadere le cose agli umani in maniera da affiorare i sospetti di maledizioni.

Eppure non è brutto Febbraio, non è maledetto come viene definito da un proverbio questo mese, è un preludio alla primavera, ai primi bucanese o fiorellini selvatici, ai tramonti di fuoco e le albe intense. Ci sono state tante belle cose accadute agli altri, forse anche a me ma non le ricordo perchè quelle brutte si imprimono molto di più nella mente quando accadono.

Così con gli anni come avevo imparato ad aspettarlo con terrore e paura ora non lo aspetto più, lascio che venga, che faccia il suo corso e se ne vada via lasciando il posto a marzo, un mese quasi indifferente, ne freddo ne caldo, a volte piovoso a volte no, un mese che divide la stagione buia da quella di luce, un mese dove il verde e i fuori e le gemme sugli alberi si fanno più forti, dove nulla acade di brutto per me. Febbraio relativamente corto sarà ormai lontano.

Febbraio, per sempre lo chiamero IL MESE DEI VIAGGI E DEGLI ADDII.

Giampaolo Daccò.