giovedì 17 ottobre 2024

MARIA SARI, LA MORA


 MARIA SARI, LA MORA

La mia nonna paterna.

Vorrei dedicare questo racconto a Lei, Maria, la mia nonna-mamma che mi aveva cresciuto come ha cresciuto le mie cugine Maria Teresa ed Anna che la chiamavano zia-mamma, perché il 16 ottobre era stato il suo compleanno.
Aveva solo 43 anni quando nacqui io ed era una giovane donna che sembrava mia madre anziché la nonna, la chiamavano con il soprannome dei sui genitori MARIA LA MORA (Maria la scura in pratica) come fosse un unico nome
I MORI o precisamente I MORU era il soprannome dato alla famiglia della mia nonna paterna, un soprannome di origine (dopo varie ricerche effettuate) legato al cognome indo-arabo-iraniano e probabilmente qualche avo era di quelle zone in quando il cognome da Saari si era trasformato in Sari appena nata l'Italia dove molti cognomi furono "italianizzati".
Era la penultima di 8 fratelli (cinque maschi e tre femmine) di cui ricordo quasi tutti i nomi che scriverò in dialetto della zona del paese dove abitavamo (userò la u perché si parlava una sorta di dialetto catalano tipico dei Tùpern di Sant'Angelo Lodigiano e dove era nata la Santa Francesca Cabrini nostra vicina di casa, di cui ora ne è uscito un film).
Gli zii si chiamavano: ziu Angelèn, ziu Pepèn (Giuseppe che aveva l'asinello e la piccola fattoria), ziu Tanèn, zia Rùsina morta a quasi (100 anni), ziù Tugnèn (mio padrino e papà di Maria Teresa ed Anna citate poc'anzi), ziù Carlén e una sorella maggiore maggiore morta a venti anni di cui il nome proprio non rammento.
I bisnonni, I MORU (dialetto), erano Annetta Baretti (una trovatella abbandonata davanti all'ospedale di Pavia San Mattero nel 1877 e Pietro Sari di Borghetto Lodigiano salumiere nato nel 1880.
Torniamo dopo questa lunga spiegazione a nonna Maria.
Lei era bella, non alta ma formosa e molto sensuale, aveva sposato nonno FRANCESCO DACCO' di cui io scoprii il nome vero alla sua morte a 52 anni perché tutto lo chiamavano col soprannome Neghér (il nero anche lui dopo altre ricerche di origini franco/spagnole /marocchine) per cui lo chiamavo sempre nonu Neghér.
Ebbero tre figli, due femmine morte subito poco dopo la nascita e mio padre Mario Vittorio chiamato Marièn e non Negher (chissà il perché).
Nonna dopo varie vicissitudini con nonno che non era uno stinco di santo ma che a differenza di mio padre mi amava alla follia e più volte quasi picchiava mamma e nonna se mi toccavano. Nella sua breve vita non fece in tempo a vedere la nascita di mia sorella che prese il suo nome.
Nonna Maria dopo aver cresciuto le mie cugine si occupò con l'altra nonna di Francesca ed io.
Era molto premurosa, si sacrificava per tante persone ed era molto amata in paese, aiutava anche persone che non si meritavano nulla, tant'è che che mamma quando la vide dare denaro ad una sua amica falsa, caccio la donna da casa sua e sgridò nonna Maria.
La domenica a mezzogiorno quasi sempre ci ritrovavamo a casa sua a pranzare. La mia famiglia, l'altra nonna con sua sorella, gli zii Tugnèn e Rosalba e le mie cugine con fidanzati e altre persone.
Era una favola per me e Francesca.
Nonna aiutava tutti, di buon cuore ma era anche una che si faceva rispettare, un giorno una pazza che abitava nello stesso cortile e litigava con tutti (a cui avevano tolto la figlia perché veniva picchiata con il bastone della scopa) l'aggredì e nonna si difese dandole sulla testa un colpo di mestolo, finirono dai carabinieri e ne uscì una gag del tipo "I legnanesi" con il maresciallo (amico di papà) che rideva come un pazzo lasciando libere le due donne capendo la situazione perché nonna disse al maresciallo che non aveva picchiato la pazza con il mestolo ma con il cassùl (mestolo in dialetto).
Maria la Mora, la mia carissima nonna non ebbe una vita sua intima e personale facile ma era stata felice (dopo la morte del nonno) di aver avuto un uomo accanto per qualche anno, un uomo che (data la mia età anche se sapevo tutto) lo chiamavo zio Piero ed era il suo fidanzato anche se in quei tempi lontan e moralisti non si poteva dire.
Ho un ricordo speciale, una stupenda vacanza, l'ultima (l'anno prima della sua morte) al mare con lei, lo zio Piero e mia cugina Maria Teresa e data la giovane età di nonna e zio Piero, in albergo ad Igea Marina facevamo finta che fossero i miei genitori anche se poi arrivarono i miei e si scoprì l'inganno tra le risate dei proprietari dell'albergo ed alcuni ospiti.
Era stato un periodo bellissimo ed intenso vissuto con nonna e le persone che abitavano nel suo cortile, era proprio amata da tutti e sempre con quel sorriso sulle labbra e gesti generosi. Poi...
Poi un giorno non si sentì bene e la portarono a Pavia nell'ospedale dove trovarono sua madre in fasce davanti al portone, il San Matteo e le diagnosticarono un terribile male che la portò via per sempre quattro mesi dopo. Quel giorno funesto quando la operarono era il 16 febbraio (giorno e mese che odierò per sempre) quando anni dopo lo stesso giorno e mese morì mia madre, mori zio Pepèn, zia Cecchina, scoprirono la leucemia a mia sorella Francesca, il mio miglior amico ebbe un incidente mortale in macchina e mio padre fu ricoverato all'ospedale di Lodi per uno dei primi casi di covid che ancora non era conclamato definitivamente.
Perché ho voluto ricordare con tanti aneddoti la mia carissima nonna Maria la Mora? Perché il 16 ottobre era il suo compleanno, perché aveva donato amore a tutti noi senza chiedere nulla in cambio neppure quando stava già male e senza togliere niente a nessun altro parente , i suoi nipoti a cui era più legata eravamo: io, Francesca, Maria Teresa ed Anna, Maria Teresa figlia di zio Carlèn, Silvia, Enrico che abitava a Milano ed Enrico di via San Martino), la sua semplicità, generosità, la sua caritatevole compassione ed aiuto per gli altri l'aveva fatta unica, tant'è che la mia cara amica Costanza Morzenti la cui madre era una delle più care amiche di nonna, me l'ha ricordata dicendo che sua madre la descriveva come una donna speciale, unica che sembrava non invecchiare mai. Purtroppo la sua vita fini a soli 55 anni in una serata di tarda primavera, tra il nostro dolore ed il vuoto che aveva lasciato. Lei il perno i tutti noi, con la sua scomparsa disgregò la famiglia nel giro di pochi anni ma tutti se la ricordano ancora adesso la bella e sensuale Maria la Mora (detta anche nonna-mamma o zia-mamma).
Con un grande affetto e per sempre tuo nipote Paolino la peste.

(Nonna Maria a 16 anni)
(Foto di Miro)

venerdì 11 ottobre 2024

LA VITA, UN SOFFIO DI VENTO



 LA VITA, UN SOFFIO DI VENTO.

Dalla prima foto alla seconda sono passati esattamente trentotto anni, ovvio che la prima è stata leggermente rimessa a posto in quanto rovinata e fu scattata da un amico mentre eravamo nella sua casa in collina nel piacentino. La seconda pochi giorni fa a casa senza ritocchi ma con la luce giusta, un tocco di vanità per celare qualche difettuccio.
La cosa che mi sorprende è sempre la stessa quando ho un ricordo o capita di vedere una foto del passato: di come il tempo voli in fretta anche se non è proprio così, è un'illusione, il tempo passa normalmente con periodi che sembrano lunghi e periodi che passano velocemente, questi soprattutto quando si è in uno stato di serenità e gioia.
Immaginiamo per un attimo di voltare il viso guardandoci dietro le spalle ed ecco come un soffio di vento possiamo intuire che cinque, dieci, venti, trent'anni solo volati via con tutto il loro bagaglio bello e brutto che abbiamo passato e ci si chiede:
"Com'è potuto passare tutto così in fretta"?
E come ho già scritto poc'anzi, è solo un'illusione e se ci fermiamo a pensare comprendiamo che gli eventi accaduti, che le cose fatte o non fatte, persone e cose sono scivolate dentro, passate vicino oppure viaggiando insieme nel modo normale, nei tempi giusti e mentre alcuni, diciamo la maggior parte sono finiti nel dimenticatoio, lontano da noi o in chissà quale altro posto, poche cose di questo passato sono ancora presenti.
E' giusto che sia così, sono queste le esperienze che indipendentemente dal nostro cambiamento fisico, ci hanno donato la capacità ed evoluzione per affrontare il futuro o quello che sarà.
Se cerco di guardare avanti non vedo nulla se non nella mente qualche mio progetto o desiderio ma di fronte a me c'è sempre una strada vuota ed io che la percorro con in mano una valigia vuota da riempire, cogliendo qui e la ciò che mi verrà donato o tolto, ciò che sceglierò o lascerò andare. Oppure una lavagna bianca e tanti gessetti colorati da usare giorno per giorno, mese per mese, anno per anno fino alla fine ed è lì che si formerà il disegno del futuro proprio.
Mi piacerebbe avere la fortuna di invecchiare bene ma questo non dipende solo da me, dipende anche da molti fattori esterni oltre alle mie decisioni, l'importante è non perdere mai se stessi e migliorare sempre anche se in questo mondo difficile bersagliato da notizie quasi sempre negative per far colpo e così rovinare molte anime deboli nascondendo quelle benne (e sono tante e servirebbero ad diventare più positivi e meno arrabbiati), dobbiamo però ricordarci che solo noi possiamo farlo guardandoci nel cuore e nell'anima ed usare la mente nel modo giusto per noi stessi.
E la vita un domani sarà volata via come un soffio di vento senza rimpianti.
Giampaolo D.S.