mercoledì 30 ottobre 2013

Voglia di autunno


Milano, novembre 1995, un parco pieno di atmosfera autunnale in centro della metropoli in un sabato qualunque.
Passeggiavo sulle stradine che costeggiavano i laghetti pieni di foglie mentre tutte le aiuole e le piante avevano assunto i colori e le forme un po' scure autunnali, tappeti di foglie gialle e rosse erano sotto i piedi. Per mano avevo il figlio di una mia cara amica che quel pomeriggio aveva un impegno e gentilmente mi disse se potevo occuparmene. "Fallo pure giocare con i giochi in casa, macchinine o quello che vuole lui, se vuoi vedere la tv o altro non farti problemi." Le risposi va bene ma appena uscita, dissi al piccolo di 10 anni se voleva venire con me ai giardini; fu stupito perché non ci andava mai, la mamma doveva lavorare, la scuola, la nonna in periferia... Insomma era sempre sballottato di qui e di là. Suo padre con la sua nuova famiglia non aveva tempo per lui se non una telefonata una sera si ed una no e forse manco si ricordava di avere quel bimbo dal caschetto scuro come figlio.
Mi vedevo in lui, sentivo la sua solitudine e sofferenza, avevamo in comune tante cose e quel giorno ai giardini ne scoprimmo tante. Avevo voglia di correre con lui e lo feci, siamo andati sulle altalene vicine e ridevamo insieme, sul ponticello dove anatre starnazzanti passavano veloci sull'acqua fredda gli raccontai di quando c'era lo zoo in questo bellissimo parco. In quel luogo c'erano le giraffe, là in fondo le scimmie, più avanti dei felini e tante gabbie. Poi ci siamo avvicinati a delle auto di poliziotti simpatici che lo fecero sedere sul sedile di fianco all'autista dicendo poi al piccolo "Vai ora col papà che ti aspetta" intanto che andai un attimo al bar ad ordinare qualcosa di caldo.
Quella parola mi folgorò, vidi il piccolo venire veloce verso di me e mi rividi alla sua età, mi accorsi in quell'istante che tutto ciò che abbiamo fatto fino a quel momento era quello che volevo fare io con mio padre quando ero piccolo. Un padre come il suo che "non era mai esistito" anche se c'era, chissà se stava soffrendo come ho sofferto io per quella mancanza. Ci sedemmo davanti a due cioccolate caldissime, con una spirale di panna con scaglie di cacao sopra e due biscotti a testa nel piattino a fianco. Era felicissimo, mi raccontava della scuola e che da grande voleva fare l'architetto, che amava i cani ma mamma non poteva tenerli in casa e che un giorno lei gli aveva fatto conoscere un signore simpatico col suo cane, che questo signore lavorava vicino a lei anche se era un po' più grande della mamma. Sapevo che lei si vedeva con questo vedovo oltretutto un'ottima persona, poi all'improvviso mi fece quella domanda che mi fece balzare nel petto il cuore:
"Perché non sei tu il mio papà?" rimasi fisso a guardarlo "Ho sentito prima una signora al banco che diceva ad un'altra "Ma non hai visto che papà giovane ha quel bambino? Lo avrà avuto a liceo? E poi ci avevano guardato"...
"Beh avere un figlio come te mi sarebbe piaciuto ma la tua mamma ed io siamo molto amici da tanti anni e non era possibile." "Capisco." fa lui ma dubito che abbia capito il perchè "Però mamma mi ha detto che stasera ci sarà una persona a cena da noi e gli piacerebbe che facessimo amicizia."
Lo guardai negli occhi "Bene, è bello avere amici a cena, così si passa una sera divertente."
"Lo so spesso ci vieni tu, poi Laura e Marisa, vengono Giovanni, Luca e Sara, ma sono tutti grandi e io mi annoio... Mamma mi ha detto che verrà G., sai quel signore che lavora vicino a lei quello del cane che ti dissi poco fa..."
Finalmente si era decisa pensai, aveva deciso che forse il piccolo avrebbe avuto bisogno di aver vicino qualcuno, sorrisi al piccolo "Dici che che va bene questa cosa?"
"In che senso?" rispondo io toccandogli il braccio.
"Nel senso che poi se vuole fidanzarsi con mamma io che faccio?"
"Penso che G. sia una bravissima persona, e se la tua mamma vorrà fidanzarsi con lui potrebbe essere un'ottima cosa per tanti motivi."
"Quali?" mi disse finendo di bere la cioccolata pulendosi la bocca col tovagliolo.
"Quello più importante e che tu possa avere un altro papà che stia sempre con te, ma chiaro che il tuo, quello vero è più importante, anche se a volte un... ehm... secondo papà può essere meglio del primo"  sorrisi di nuovo schiacciandogli l'occhio, annuiva ma vedevo i suoi occhi un po' dubbiosi " Poi la tua mamma non sarebbe più sola, se torna dal lavoro la sera tardi magari lui la va a prendere e fa la strada in sua compagnia, poi... ti porterebbe in giro in tanti posti. Giocherebbe con te..."
"Come hai fatto tu adesso?" "E si certo, vedrai se davvero decideranno di fidanzarsi, sono sicuro che ti piacerà e l'unica cosa importante e che tu ne abbia rispetto per quel signore... Bene è ora che ti porti a casa, mamma ti aspetterà fuori dal portone." Annuì, mi sorrise e mi prese per mano. Attraversammo i giardini e sbucammo verso Piazza della Repubblica, qualche centinaio di metri più avanti ed eravamo quasi arrivati quando il piccolo grido "Ecco mamma!" e sorridendo gesticolò verso di lei che aveva accanto G.
Al verde scattammo di corsa sulle strisce pedonali e raggiungemmo la coppia, lui saltò in braccio alla mamma baciandola e poi guardò G. facendogli un sorriso. Lei dopo aver posato a terra il figlio si avvicinò mi diede un abbraccio ringraziandomi e nell'orecchio mi disse "Domani ti dirò com'è andata e grazie ancora sei un tesoro." G. mi diede la mano e mi disse che ci saremmo visti presto, abbracciai il piccolo e me ne andai mentre loro rincasavano nel grande palazzo. Presi il tram che mi portava a casa, passando tra le piante dalle foglie rosse, le auto con i fari accesi e le insegne dei negozi, vidi dai finestrini umidi un pezzo dei giardini pubblici e mi rividi bambino correre nelle stradine piene di foglie colorate, ma non ci fu nessun Giampaolo, nessun papà, nessun G con la mamma a giocare con me o ad aspettarmi fuori casa. Una foglia gialla si appiccicò sul finestrino davanti a me e mi voltai verso il posto di guida, una mano mi saluta e un amico incontrato per caso mi si avvicinò "Paolo son contento di vederti qui, ti va di farmi compagnia per una pizza questa sera? Cosi ci facciamo due chiacchiere." Annuii, il tram velocemente sferragliando attraversò Piazza Oberdan e spari in fondo alla via.

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