martedì 22 aprile 2014

CASE BIANCHE E FINESTRE AZZURRE SUL MARE



CASE BIANCHE E FINESTRE AZZURRE SUL MARE

Grecia, giugno 1982.

Qualche ora prima, l'aereo che atterrando mi portò ad Atene era un ricordo ormai lontano. Il traghetto che attraversava quel mare così intenso e scuro, pieno di turisti, mi vedeva seduto in disparte, con la mia valigia ed una sacca ai piedi, ad osservare le isole poco lontane che si profilavano durante queste ore di viaggio.
L'isola che mi aspettava sarebbe di lì a poco spuntata all'orizzonte ed infatti da lontano dopo pochi minuti si incominciavano ad intravvedersi le prime rocce delle alture. La luce accecante del sole nonostante gli occhiali scuri, mi impediva di vedere qualcosa in più di qualche macchia di vegetazione verdastra su quelle rocce chiare, poi più ci avvicinavamo al porto più le macchie si erano fatte nitide.
Cespugli mediterranei verdi scuri con qualche fiore giallo e rosso spuntavano tra le alture, qualche piccolo ulivo faceva capolino su strade invisibili all'occhio ed ogni tanto qualche casa bianca dalle porte finestre tinte di ogni colore ed infine, il traghetto virando a destra velocemente si era avvicinato al porto.
Non c'erano più macchie bianche e verdi, ma tanta gente, tante case, tanti fiori selvatici, qualche auto e taxi in attesa di qualcuno: dopo l'attracco al molo, mentre ci ponevamo in fila per scendere, davanti e dietro di me un vociare di persone, un gridare di bambini e qualche spinta dovuta a valigie o borsoni da viaggio. 
Finalmente arrivato in una piazzetta dalle mattonelle bianche con disegni strani, dopo una lunga sosta sotto un sole accecante, era toccato finalmente il mio turno per salire su quel taxi vecchiotto guidato da un uomo coi baffi dal sorriso smagliante.
Conosceva l'italiano e per me fu facile dirgli dove si trovava il mio alloggio: una casa presa in affitto o meglio una parte di un'abitazione famigliare che veniva data come appartamento a chi volesse farsi una vacanza lontano da tutto. La strada che portava a quella casa era in salita, non molto lontana da una via poco distante da una chiesetta circondata da case in stile mediterraneo che ricordavano il nostro sud e con sorpresa la strada proseguiva verso il mare riscendendo in leggere curve verso est.
Arrivai davanti a quella semplice struttura ma meravigliosa per i suoi colori: bianca, di un bianco accecante e la porta d'ingresso col portone a fianco coperto di Boungavillee e le persiane delle finestre erano tinte di un celeste vivido ed una terrazza piatta per solarium ne faceva da tetto.
Pagato il taxi e sceso con le mie borse, una signora gentilissima mi si fece incontro e precedendomi parlando un italiano un po' strano mi portò in casa dove mi fece conoscere il marito e uno dei tre figli.
Dopo le varie presentazioni, varie firme e i miei documenti dati a loro per un controllo quasi distratto, avevamo attraversato un piccolo cortile pieno di Boungavilee rosse, piante di cedro e alcuni rampicanti dai fiori bianchi circondati alla base dagli Alyssum di ogni colore, l'altro lato della casa mostrava due piani con una scala in mattoni esterna dipinta di bianco e azzurro. La signora mi disse che sotto c'erano quattro ragazze inglesi, al primo un signore turco che passava l'estate lì scrivendo racconti, uno studente tedesco... 
Eravamo saliti poi sulle scale, la mia camera era al secondo e ultimo piano, la donna continuava a parlare dicendo che nella camera vicino alla mia c'era un ragazzo francesce dal nome Louis (che col tempo era diventato uno dei miei più cari amici con cui avevo passato qualche vacanza a Parigi ospite dai suoi, vacanze già descritte tempo fa).
Entrat in camera, avevo visto subito un piccolo soggiorno con tavolo due sedie, un buffet, a fianco il letto matrimoniale di legno con lenzuola e copriletto bianco ricamato, un comodino, un armadio. Il bagno a ogni piano era comune, con doccia e servizi sanitari perfetti in stile greco, ornati da disegni color cobalto. Tutto sembrava perfetto tranne io. 
Avevo aspettato che la signora si sincerasse che tutto andava bene e la stanza mi piacesse, poi lei era uscita in silenzio con un sorriso dolce.
La grande finestra che spaziava verso il mare mi aveva attirato subito, una volta aperta, davanti ai miei occhi c'era quel magnifico panorama che mai avrei dimenticato: il sole era alle spalle e stava quasi al tramonto ormai, le luci del paese incominciavano ad accendersi e un'aria lieve che proveniva dall'oriente, incominciava a donare un leggera frescura a quella torrida, lunga e stancante giornata.
Avevo deciso di farmi una doccia ed ero entrato nel bagno convinto non ci fosse nessuno, tanto la porta era aperta ed invece mi ero trovato davanti Louis completamente nudo che cantava una canzone insaponandosi, non aveva chiuso la porta convinto che non ci fosse nessun'altro ospite al nostro piano... 
In pratica ci eravamo spaventati a vicenda tant'è che lui era scivolato nella tazza picchiando il fondo schiena sulla ceramica, mentre io con un salto indietro avevo fatto cadere cadere l'attaccapanni poggiato al muro. 
dopo qualche secondodi silenzio eravamo scoppiati in una risata fragorosa. Non sapevo più come scusarmi ed ero uscito chudendo la porta alle mie spalle. Che figura.
Ci eraqvamo trovati due ore dopo a cena vicini di tavolo, in un piccolo ristorante accanto a quella bella casa bianca dalle finestre celesti; prima di partire desideravo stare in compagnia di me stesso ma poi quella sera avevo deciso che almeno per quella volta non sarei rimasto solo, avrei assaporato la mia solitudine nei giorni seguenti.
Con Louis ci eravamo intesi subito, tant'è che il giorno dopo ancora per caso ci eravamo ritrovati in spiaggia, vicino ad una caletta a un chilometro dalla cittadina, dapprima avevamo parlato di cose stupide, poi ognuno di noi aveva incominciato a raccontare la propria storia e fu lì che avevo scoperto che era uguale alla mia.
Incredibile, ma sembrava un segno del destino:
due ragazzi poco più che ventenni che vivevano in due metropoli diverse, più o meno fisicamente uguali, stesso tipo di scuola frequentata, una sorella entrambi, due genitori che poco tempo prima avevano annunciato la loro separazione, lo stesso hobby dell'astronomia e pittura e infine la cosa più importante eravamo fuggiti da una storia d'amore finita molto dolorosamente.
Pensavo di fare una vacanza bohemienne, dove il mio cuore doveva distruggersi per l'amore perduto, dove le coltellate inflittemi nel petto dovevano farmi piangere e pensare a ciò che avevo perduto, dove la futura separazione dei miei genitori mi avrebbe straziato la mente da mille pensieri brutti ed invece... Io e Louis ci ritrovammo a fare una vacanza strepitosa, divertente e indimenticabile.
Balli in discoteche, avevamo conosciuto ragazze e ragazzi simpatici, qualche escursione in varie isole e bagni in mare mentre case bianche dalle persiane azzurre facevano da panorama a tutto. Milano e l'Italia erano talmente lontane che sembravano non esistere più. Louis ed io parlavamo di tutto dei nostri problemi tranne delle nostre storie private che ci avevano fatto soffrire.
Una sera la penultima della vacanza di entrambi, ci eravamo ritrovati da soli sul terrazzo del tetto, migliaia erano le luci che brillavano sulle nostre teste, le lampare delle barche nel mare Egeo sembravano lucciole nel buio, l'eco lontana di vociare di persone nella strada e musiche da ballo non disturbavano la quiete dove eravamo noi.
Eravamo seduti vicini e stavamo bevendo due bibite fresche quando lui senza guardarmi aveva iniziato a raccontarmi una storia, la sua, quella che lo tormentava da tempo: sentivo la sua voce incrinarsi ma quello che mi fece rabbrividire fu che la sua era tanto simile alla mia. 
Lavorava nella tv nazionale francese ed aveva conosciuto una persona famosa, nota anche in Italia e di lì era iniziata la storia finita pochi mesi dopo, come la mia ed allo stesso modo:
"Il mio agente non vuole" o giù di lì. Non eravamo nessuno per loro e quindi proseguire qualcosa d'importante non ne valeva la pena. Quando aveva finito di raccontare, si era girato con il viso dalla mia parte, credo che il mio pareva quello di un fantasma e senza guardare l'amico a fianco, iniziai il mio turno, racccontargli la mia di storia.
Louis era ammutolito, come poteva essere vero una cosa del genere? Sembravamo lo specchio uno dell'altro, mi ero ritrovato a piangere silenziosamente, ma non so se per il doloroso ricordo o per quello che stava capitando in quel momento. 
Un aereo passava sopra di noi e Louis, si era avvicinato abbracciandomi piangendo.
Dopo giorni di allegria che nascondeva un dolore assopito dalle distrazioni ora era scoppiato per entrambi, l'abbraccio di quell'amico mi aveva dato la sensazione di abbracciare me stesso, un abbraccio fraterno di quelli che le donne si scambiano per consolarsi, con grande afffetto e che solo loro sanno fare.
Un pianto liberatorio quando alle nostre spalle una voce maschile, calma e tranquilla ci aveva fatto voltare senza staccarci, il proprietario era nella penombra vicino a noi, era lì da tanto tempo che aveva sentito tutti i nostri discorsi.
Le sue parole con voce leggerea e roca erano state: "A quanto pare una bella serata per tutti." 
Gli avevamo sorriso staccandoci dall'abbraccio, ci guardava come fossimo due bambini, i suoi bambini e si mise a raccontare un'altra storia, una strana storia, la sua che assomigliava tanto alle nostre... Solo diversa nella scelta della partner. 
Avevamo passato parte della serata con lui ad ascoltarlo, il suo sorriso brillava nel buio, alla fine del racconto, ci aveva accompagnato giù nelle nostre camere, si era fatto molto tardi e quella sua storia ci aveva aiutato a capire, a sopportare e a guardare lontano, che uomo eraNesios, un grande uomo.
Due giorni dopo Louis ed io eravamo in aeroporto a Atene, ci eravamo scambiati i nostri indirizzi, i numeri telefonici e ne ero sicuro (com'è successo poi) ci saremmo rivisti, lo volevo a tutti i costi. 
Avevo trovato il fratello che tanto mi era mancato, dopo mezz'ora l'altoparlante aveva annunciato il volo per Milano e ci eravamo salutati con un forte abbraccio. 
Prima di passare la dogana mi ero voltato verso di lui e con un cenno di mano lo avevo risalutato di nuovo, Louis aveva sorriso schiacciando un occhio.
Più tardi in aereo avevo pensato a tutta la vacanza, una delle più strane che mi erano capitate nel corso della mia vita, ma Louis sarà sempre una persona speciale per me, come lo era stata quella vacanza.
Avevo chiuso gli occhi e mentre l'aereo virava sul mar Ionio, con il pensiero avevo rivisto quella bellissima casa bianca dalle finestre azzurre davanti a quel mare indimenticabile.

Giampaolo Daccò Dos Lerèn

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