mercoledì 15 aprile 2015

Il fiore del primo tempo




   Il cielo fuori era pieno di stelle, il profumo dell'estate penetrava in quella camera illuminata dal blu della notte, tutto sembrava un ritratto turchese dai toni chiari e scuri e quel letto immacolato appoggiato al muro, sembrava  un invito.
    A Paula le ricordava quand'era bambina, si rivide in quell'istante distesa con vestitino a fiorellini, leggero e senza maniche, i suoi boccoli biondi cadere sulle lenzuola che sapevano di mughetto, nella penombra della sua stanza mentre fuori il caldo era opprimente. Ricordò che le piaceva distendersi in mezzo ad un cerchio di margherite poste sul letto, dopo averle raccolte nel campo dietro alla casa della nonna.
   Anche ora, in quella penombra le sembrava di essere come a quel tempo eppure quel letto era vuoto, no anzi... Un'ombra era distesa sull'immacolato letto, l'ombra di chi amava più di se stessa.
    Henry disteso completamente nudo, era lì che l'aspettava, Paula non riusciva a distinguere nella camera gli occhi azzurri ed i capelli corti e neri di lui. Aveva paura e provava piacere allo stesso tempo, sentiva i suoi seni inturgidirsi al pensiero di essere sfiorata da li a poco, di sentire le labbra del suo ragazzo sulla sua pelle profumata... Si avvicinò e si distese accanto a lui.
    Poco dopo gli abbracci si fecero sempre più caldi, sensuali, forti, le mani e le bocche che cercavano il piacere erano ancora più passionali, Paula teneva gli occhi chiusi mentre sentiva il piacere giungerle la testa quando la bocca di lui, le sfiorava la sua intimità.
   E con la mente vide una margherita vivace in mezzo alle altre sbiadite, si sentiva protagonista di una cosa importante, protagonista della sua prima volta.
   Henry esperto, dolce e forte allo stesso tempo soprappose il corpo su quello di lei, Paula sapeva che il momento sarebbe arrivato, quel momento, la paura si stava allontanando quando sentì mordere leggermente il suo collo e la voce roca, bassa e maschile di lui che le disse "Ti amo".
    Per istinto lei strinse il cuscino con le mani mentre sentiva il caldo dell'uomo penetrarle il corpo, le uscì solo un gemito di dolore ma quasi subito aprendo gli occhi vide il sorriso candido di lui sul suo viso e la baciò confortandola.
    Era la sua prima volta, sentiva una magia e una vibrazione grande dentro di lei e fu presa completamente dai sensi mentre Henry aumentava la sua potenza e dolcezza dentro di lei, come non volesse rompere una statua di cristallo.
    Fu una notte d'amore vera, incredibile, passionale, piena di luce azzurra come una fiaba mentre nella mente di Paula, milioni di margherite danzavano nel cielo con le migliaia di stelle... fu una notte che aveva sognato da sempre, la notte che la fece sentire completamente donna senza alcun male o ferita dentro nell'anima.
    Paula si svegliò al suono delle cicale e dal sole che penetrava dalle tende di lino bianco. Si strofinò gli occhi e accarezzò i suoi capelli biondi scompigliati sul cuscino caldo. Henry non c'era ma sentiva il suo muoversi nella camera a fianco, in soggiorno. Sorrise felice pensando alla dolcezza ed all'amore di lui che la notte stessa le aveva donato.
   Si alzò piano, indossò elegantemente la vestaglia di raso appoggiata alla poltrona a fianco e silenziosamente camminò verso la porta di quella stanza dove Henry sembrava parlasse con qualcuno al telefono.
    Pensava all'incontro con lui mesi prima, alla loro simpatia iniziale trasformata in sentimento poi, ai loro baci, ai loro posti dove passavano pomeriggi a parlare, a discutere, ad abbracciarsi... Si incontravano tre volte alla settimana e lui, stewart sugli aerei, aveva poco tempo da dedicarle ed ogni momento libero era magico solo per il fatto di stare insieme.
  Fino al momento in cui lei, fresca dei suoi vent'anni ancora innocenti, decise di donarsi a lui e di suggellare per sempre il loro amore.
    Non voleva ascoltare, solo aspettare che finisse la telefonata ma non appena si era avvicinata alla porta socchiusa, la voce di lui la paralizzò allo stipite:
   "Si cara, sono a Stoccolma, torno col volo di domani mattina... Certo ovvio che sono nel residence, faccio colazione e poi scappo in aeroporto... Si, si... Ah James ha fatto i capricci? Ci penso io quando torno a casa. Monique e Thomas?... Ho capito dalla nonna... Cerco non ho dimenticato di portarti i fiori per l'anniversario di domenica, si ti amo..."
    Una morsa gelida la colpì nello stomaco e la margherita nella sua testa si appassì confondendosi con le altre sbiadite che aveva immaginato quella notte. Doveva fuggire da lì, non voleva più vederlo.
   Nella sua mente realizzò tutto quello che le sembrava strano e non aveva mai dato peso nella loro relazione: sposato con figli, più vecchio forse di quanto le aveva fatto credere, una moglie ignara, una vita vagabonda e chissà quante ragazze sparse per il mondo con il suo lavoro.
   Paula si accorse che la porta della stanza da letto dava su un terrazzino e questi aveva una scaletta che scendeva nel giardino sottostante di quell'elegante residence, non ci pensò due volte. Prese la borsa mentre sentiva Henry entrare in bagno fischiettando ed aprire l'acqua della doccia. Buttò dentro le sue cose, si vestì alla bell'e meglio, scrisse un biglietto a quell'uomo che le sembrava ora un mostro, e corse via da quell'incubo.
    In pochi minuti si ritrovò su un taxi che la portava in stazione, pronta a salire su il primo treno in partenza, purché la portasse via di lì... Mezz'ora più tardi, dal finestrino osservava la campagna luminosa piena di prati e di fiori, pianse quando vide vicino ad una fattoria un campo di margherite... Il suo sogno si era infranto per sempre.
    Henry ora stava fermo alla finestra con in mano un foglio bianco, per la prima volta si sentiva un verme, uno dei tanti che strisciano nei letti anziché sotto terra, quando vide sul comodino quel messaggio capì che Paula aveva sentito tutto... L'aveva letto e riletto quel biglietto con le parole di lei:
   "Non cercarmi mai più, sei stato... crudele.", non era riuscita a scrivere bastardo e neanche ti amavo, la sua educazione, la sua anima pulita e ferita non era stata in grado neanche di insultarlo. 
    Per la prima volta un nodo alla gola prese l'uomo dal cuore di ghiaccio e dagli occhi sensuali, forse per la prima volta si vergognava di se stesso ma ormai lei, Paula, era lontana e pensando a ciò che lei gli aveva donato la notte precedente, Henry si rese conto del male che le aveva fatto e probabilmente non solo a lei.
    Gettò con rabbia la sua agenda contro il muro e con furia aprì l'armadio e prese le sue cose buttandole nella valigia sopra un mobile...
     Il treno si fermò a Milano e Paula scese, era riuscita a sistemarsi un po' col trucco e pettinandosi nella toilette del vagone e con la sua borsa si avviò alla fermata dei taxi... Un aereo all'aeroporto di Linate l'avrebbe portata finalmente a casa sua, tra le sue cose e i suoi famigliari, sapeva già che avrebbe dovuto mentire a loro sul viaggio fatto con un'amica immaginaria, ma non le importava più.
    Lì avrebbe ricominciato a vivere, avrebbe rivisto i suoi prati con le margherite e chissà, più avanti nel tempo, vivrà un'altra favola più vera, ma sarà vissuta con la mente e con il cuore diversi, perché lei non sarà mai più la bambina che dormiva nel letto di margherite nei pomeriggi assolati d'estate sognando un grande amore.
    
Giampaolo

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