Una grande amicizia
Giampaolo 12 anni da sempre è amico di Claudio 14 enne, Claudio a sua volta è amico di Marco 16 anni e Marco è amico da una vita di Maurizio 15 anni.
Un giorno di tantissimi anni fa, le coppie di amici di sempre si unirono per caso, era l'inizio di un'estate calda quella del 1973, si ritrovarono a casa di Marco, il cui padre era il bidello di scuola media "F. Baracca", un bell'uomo alto dagli occhi azzurro cielo, ma anche un grande uomo e vigile del fuoco (infatti Marco e la sua famiglia erano i responsabili della caserma dei pompieri).
La sua era una casa, una famiglia piena di affetto e di amore grazie alla sua mamma, donna dolcissima, a due fratelli simpatici e la cosa buffa stava nel fatto che Giampaolo era compagno di banco sia della sorella di Maurizio che della cugina di Marco per cui era inevitabile che un giorno diventassero amici.
Claudio invece era cresciuto con Giampaolo ed abitavano uno di fronte all'altro, nella via dietro il grande castello ed altra cosa buffa, suo fratello minore e la sorella del secondo sono cresciuti insieme anche loro come fratelli...
Una vita normale in una cittadina nei pressi di Milano, tra cinema, oratorio, scuola ed i rispettivi cortili delle proprie case dove ci si conosceva tutti ed eravamo alla lunga, tutti un po' imparentati tra prozii e bisnonni vari sparsi per tutta la cittadina.
Una vita normale in una cittadina nei pressi di Milano, tra cinema, oratorio, scuola ed i rispettivi cortili delle proprie case dove ci si conosceva tutti ed eravamo alla lunga, tutti un po' imparentati tra prozii e bisnonni vari sparsi per tutta la cittadina.
Giampaolo era il più piccolino di tutti ed in tutti i sensi, una mascotte furbetta che si sentiva protetto da questi amici più grandi e più alti fisicamente.
Quando entrarono nella caserma dei VdF quel giorno caldo d'estate, per Giampaolo era stata un'emozione, non aveva mai visto una caserma così grande, così pure i loro enormi camion dove in caso d'emergenza uscivano per andare a spegnere qualche fuoco pericoloso...
In caserma c'erano altri vigili che li salutarono simpaticamente e i quattro ragazzini s'infilarono nella casa attigua dove la mamma di Marco ma anche di Pietro e Luigi, aveva preparato sul tavolo tre fette di anguria fresca e dell'acqua da bere e seppe di chi era nipote il piccolo Giampaolo, visto che conosceva le sue nonne e quindi era inevitabile che diventasse uno di "famiglia" come Claudio e Maurizio.
Quando entrarono nella caserma dei VdF quel giorno caldo d'estate, per Giampaolo era stata un'emozione, non aveva mai visto una caserma così grande, così pure i loro enormi camion dove in caso d'emergenza uscivano per andare a spegnere qualche fuoco pericoloso...
In caserma c'erano altri vigili che li salutarono simpaticamente e i quattro ragazzini s'infilarono nella casa attigua dove la mamma di Marco ma anche di Pietro e Luigi, aveva preparato sul tavolo tre fette di anguria fresca e dell'acqua da bere e seppe di chi era nipote il piccolo Giampaolo, visto che conosceva le sue nonne e quindi era inevitabile che diventasse uno di "famiglia" come Claudio e Maurizio.
Da quel giorno tutti e quattro furono inseparabili, ognuno col suo carattere: con Maurizio, Giampaolo si beccava sempre, quest'ultimo pensava che essendo più grande di lui, Maurizio pretendeva di avere sempre ragione, allora interveniva spesso Claudio che difendeva Giampaolo ma faceva da paciere per la maggior parte delle volte.
Marco per il più piccolo era l'idolo, il ragazzo da imitare perché sapeva tante cose mentre Claudio era il fratello grande con cui Giampaolo, aveva incominciato a dividere la vita dall'età di 4 anni.
Erano i quattro moschettieri (circondati da altri amici ma sempre loro quattro erano la band indiscussa), quattro ragazzi formati comunque da due coppie Marco-Maurizio e Claudio-Giampaolo.
Ovviamente crescendo le differenze si notarono sempre di più, soprattutto quelle caratteriali ma non impedivano loro di volersi bene, i tre più grandi avevano insegnato a Giampaolo a pescare nelle rogge in campagna, a lanciare con la fionda i sassi, a guidare il motorino, Giampaolo invece "insegnò" loro a ballare e anche l'approccio con le ragazze (era il più "sgamato" nonostante fosse più giovane) e quindi facendo tenerezza alle ragazze più grandi era indubbio che poi gli altri tre facessero il filo alle giovani di turno.
Poi incominciarono a frequentare le nuove discoteche che presero il posto delle balere, si andava a ballare nel pomeriggio ed alla sera era impossibile, i genitori non lo permettevano. Poi a viaggiare in macchina, e piano piano nonostante si vedevano sempre ognuno di loro incominciava a prendere inconsciamente la propria strada.
Marco, Claudio ed Giampaolo lavorarono insieme ma per poco... Uno alla volta, a partire da Marco, dovettero assolvere il dovere militare... Così incominciò la lontananza l'uno dall'altro, una lontananza che aumentava sempre di più col passare dei mesi.
Marco, Claudio ed Giampaolo lavorarono insieme ma per poco... Uno alla volta, a partire da Marco, dovettero assolvere il dovere militare... Così incominciò la lontananza l'uno dall'altro, una lontananza che aumentava sempre di più col passare dei mesi.
Non c'erano più le corse in bicicletta per le colline di San Colombano, le feste di capodanno fatte in caserma, i pomeriggi in discoteca, le passeggiate e le visite nelle città vicine. Tra i ricordi più divertenti che capitò ai quattro fu l'episodio accaduto nel lontano 1976, alla festa di Sant'Ambrogio a Milano in piazza Duomo: una bancarella cadde mentre passavano i quattro ragazzi ed il proprietario li incolpò dell'accaduto nonostante non avessero fatto nulla. Quattro ragazzini che potevano essere colpevoli agli occhi degli altri in quanto troppo vicini alla bancarella, mentre quell'uomo dagli occhi di faina, probabilmente chiedendo dei danni, provvedeva a rifornirsi del portafoglio vista la magra vendita della giornata.
Due vigili urbani intervennero e per evitare discussioni ed altro, i quattro decisero di pagare un forfait di 15 mila lire (allora tante) a quel crumiro di ambulante e si consolarono dalla delusione, dall'affronto e dal freddo con un'ottima cioccolata con panna in un bar del centro.
Molte sono state le risate, le discussioni, i giochi, le corse, le serate alle sagre dei dintorni, tutto vissuto in un lontano tempo, dove le cose erano più semplici, più genuine come lo erano loro.
Altri amici fecero parte della combriccola ma non si sa il perché non erano mai riusciti ad essere in completa sintonia con loro... Forse Eugenio B. a cui erano legati da una forte amicizia e a volte anche Angelo D.B. ma alla fine il quartetto erano sempre Marco, Maurizio, Claudio e Giampaolo.
Altri amici fecero parte della combriccola ma non si sa il perché non erano mai riusciti ad essere in completa sintonia con loro... Forse Eugenio B. a cui erano legati da una forte amicizia e a volte anche Angelo D.B. ma alla fine il quartetto erano sempre Marco, Maurizio, Claudio e Giampaolo.
Ora dopo questi aneddoti, questi ricordi, posso parlare in prima persona: non avevo mai confessato a tutti e tre il bene che volevo a loro, mi sentivo protetto e con essi ho potuto fare cose che altri della mia età non avrebbero potuto fare fare per tanti motivi poi, il vento dell'età adulta ci fece cambiare strada:
Marco si fidanzò con un'altra amica mia dolce e simpatica, Maurizio addirittura fu il primo a sposarsi e cambiare città, Claudio incominciò a lavorare nella metropoli e tornando la sera tardi la sua presenza fu sempre più rara ed io dopo il militare ne me andai a convivere sempre a Milano perdendoci di vista...
Precisamente mi allontanai da loro per primo anche se per qualche tempo ci si incontrava per strada ma ormai qualcosa era cambiato, eravamo diventati adulti e le nostre vie si erano immancabilmente divise...
Ci ritrovammo tutti al matrimonio di Claudio nel 1993 e con noi anche Eugenio B., quel giorno sembrava fossimo tornati indietro di vent'anni e guardandoci con complicità negli occhi, capimmo che per noi nulla era cambiato, era come se ci fossimo fermati allora, a quel tempo con le stesse parole, gli stessi gesti, gli stessi sguardi e ovviamente tutto sembrava come quando eravamo ragazzini ma...
Il giorno dopo era tutto tornato come sempre, l'uno lontano dagli altri.
Ora, dopo tantissimi anni ci siamo ritrovati qui su queste pagine di facebook e l'affetto che ci univa è rimasto intatto non appena abbiamo incominciato a scriverci, solo Claudio non è presente sul social ma è sempre con noi anche senza la sua presenza...
Ecco volevo dedicare questo piccola storia ai miei amici in special modo a Marco (senza togliere niente a Maurizio e Claudio), Marco che era il mio idolo, il buono, il paciere, il ragazzo da imitare per la sua bravura e bel carattere, Marco a cui voglio un bene immenso, Marco che ha sposato una donna in gamba, un'amica come Angela, Marco che mi ha dato molto e mi ha fatto sentire grande.
Vorrei solo dire a tutti e tre, grazie di avermi fatto crescere con voi e avermi fatto vivere tante cose insieme e che i nostri valori acquisiti a quel tempo ed il bene che ci siamo voluti e ci vogliamo ancora, saranno sempre nel mio cuore e nell'anima.
Un abbraccio a tutti voi. Giampaolo.
Ciao Paolo come vedi continuo a seguirti ,leggendo il tuo racconto mi ha veramente lasciato addosso qualcosa di bello ....non ti smentisci mai anche qui hai dimostrato di essere un grande professionista..... Ci sono giorni che sembrano fatti apposta per essere ricordati, tenuti a mente e scolpiti nel cuore. Siamo diventati più maturi, e stiamo ancora percorrendo un percorso iniziato molto tempo fa. Noi eravamo davvero quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo ,è che non aspiravamo a cambiare il mondo, ci saremmo accontentati di migliorare le nostre ambizioni, ma ci rendemmo conto che non era così facile. Siamo andati via da quel bar e non c’è rimasto nessuno a sognare. Ognuno scelse una strada diversa,le proprie idee,ci siamo perduti di vista per molti anni ,ma siamo rimasti quelli di sempre come gli arredi del nostro bar. Forse un giorno ci troveremo a prendere un caffè al solito bar a stringerci le mani, a ricordare gli anni lontani persi in qualche angolo della memoria. prima si diceva “ quando sarò grande” ora bisogna dire “Quando ero giovane.
RispondiEliminaTi ringrazio per queste belle parole. mi ha Regalato un'emozione è una sensazione bellissima di quelle che ti fanno amare la vita
Un abbraccio, amico mio
Sono felice di averti riportato indietro nel tempo ed averti fatto rivivere sogni ed emozioni di allora, un tempo che ci aveva regalato gioventù e speranze... Eravamo piccoli sognatori ma la gioia più grande è stata averti rivisto alla presentazione del mio libro e leggere nel tuo sguardo l'emozione di esserci incontrati dopo tanto tempo. Grazie ancora per leggere e partecipare con attenzione ai miei post, ci tengo molto al tuo giudizio. Un abbraccio Marco.
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