Come mi chiamo e chi sono non importa... Aiuteranno le iniziali a raccontare questa storia, un'avventura che avventura non lo è stata e che come molte persone hanno vissuto nella loro vita credendola unica o importante, un rapporto che a distanza di anni, l'unica cosa che si possa dire è solamente:
UNA STORIA BANALE
Quando con due amiche entrai vestita elegantemente di rosso scuro, con i capelli biondi sciolti sulle spalle in quel locale molto bello, lui mi guardò incantato. Neppure i suoi amici seduti a fianco riuscirono a farlo distaccare dalla mia figura, quando poi, noi amiche finimmo il nostro aperitivo, ecco che lui venne dalla nostra parte sorridendo.
Mi colpirono i suoi occhi caldi e scuri, i capelli ricci e quel fare scanzonato che mi fece subito capire di quanto fosse più giovane di me.
"Mi chiamo S." disse porgendo la mano e banalmente risposi "Ciao io sono P. e le mie amiche stranamente pure..." ridemmo per e tre iniziali uguali.
Da quel giorno, lui mi fece una corte serrata, fino al giorno del suo compleanno, mi invitò alla sua festa. Scoprii dopo aver ceduto ad un suo bacio davanti ad una luna incredibile di metà ottobre che aveva solo 22 anni ed io undici in più.
Per me fu un problema, certo non si notava tutta quella differenza, anzi i suoi capelli ricci e la barba incolta lo facevano sembrare più grande della sua età e così, tra le mie paure e riluttanze iniziò la nostra storia.
I primi mesi furono incredibili, fatti di avventure, di corse in macchina, di amore puro, di notti passate a casa mia o in alberghi per i week end fuori porta. Non mi sembrava vero, avevamo tutto in comune: musica, cinema, cibi, gusti per le vacanze, per le letture...
Eppure dopo un po' di tempo lui mi sembrò strano, ma credetti fossero problemi famigliari suoi, visto che il padre era stato poco bene, poi i nostri incontri si fecero meno frequenti.
"Mi hanno cambiato i turni di lavoro." disse accendendosi una sigaretta quella sera nebbiosa, accarezzandomi il viso e i capelli raccolti "Sembri una bimba P." mi disse e mi baciò...
Da quel giorno il nostro amore fu preso da una frenesia incontrollabile, ci vedevamo in ore impensabili, io come una furia lo incontravo a mezzanotte, nella pausa del mio lavoro oppure quando combaciavano orari più comodi,eppure c'era qualcosa che non andava, non ascoltavo le mie amiche o i suoi amici che ogni tanto accennavano a cose strane.
E me lo dicevano pure le amiche più care: P. A. L. che secondo loro S. nascondeva qualcosa e la sensazione che sapessero di più di quello che mi stavano raccontando era forte ogni giorno di più.
E fu un pomeriggio triste di novembre che lo scoprii banalmente.
Il suo segreto era una bellissima ragazza di diciotto anni con due occhi incredibili color del mare, figlia del proprietario di una gelateria-pub del centro. Ci entrai un giorno per caso con L. e lui era là. Mentre la baciava.
Fuggii di corsa.
Dio che storia banale, che storia idiota, stupida... Una trentenne che ha fatto fino ad oggi la cretina con un ragazzino credendosi baciata dalla fortuna e dall'amore, mi sentivo talmente sciocca che non mi accorsi che stavo quasi correndo come una bimba che fugge davanti ad un ragnetto.
"Fermati!" dopo una frenata quasi rabbiosa la sua voce alle spalle mi fece sobbalzare.. Continuai a camminare sempre più veloce verso casa.
"Sali ti prego devo parlarti..." ormai era di fianco con i finestrini abbassati e la voce implorante.
Dentro di me, mi imponevo di non salire, di non ascoltarlo, ti sta prendendo in giro punzecchiava la mia coscienza.
Dieci minuti dopo eravamo fermi in campagna, sotto un cielo grigio il nostro silenzio era più forte di un temporale... La sua voce poi incominciò a raccontare cose che non riuscivo a capire:
"Si era innamorata di me... Ho ceduto... Era bellisisma ed avevo bevuto un po'... Era minorenne... Ora suo padre vuole che la sposi... Sai hanno una mentalità... Ma io voglio bene a te..." e via dicendo mentre la mia mente urlava "Non ti ama cretina, ti sta raccontando un mucchio di palle."
Mi baciò, cercai di rifiutare, ma non fu facile. Era notte quando mi riportò a casa, mia madre alla finestra, il suo sguardo era di rimprovero e di preoccupazione.
Quando entrai in casa non disse nulla, m chiusi in camera a piangere.
Giorni dopo la voce si sparse, lui aveva lasciato lei e le disse pure il motivo, per cui una sera dopo due settimane, mi trovai sotto casa il padre e lo zio di lei.
Furono gentilissimi nonostante gli occhi gelidi. Alle loro domande negai, dissi solo che S. si era preso una cotta per me, come succede a molti ragazzi per una più grande ma che da donna consapevole non avrei mai avuto una relazione con lui, troppo giovane (che stupida sono, pensai in quel momento), le chiacchiere di paese lasciano il tempo che trovano. Il padre mi sorrise malizioso, mi venne la nausea.
"Una bella ragazza come lei dovrebbe trovarsi un uomo forte e grande..." sottintendendo che lui quarantenne bello, elegante era disponibile.
"C'è già." risposi con un altro sorriso guardandolo negli occhi vellutati e scuri.
"Bene..." continuò "Sono contento che siano tutte chiacchiere, anche perché i due ragazzi sono tornati insieme e con la famiglia di S. stiamo già parlando di matrimonio."
Che tuffo al cuore ma rimasi sorridente ed impassibile mormorando qualcosa come auguri o felicitazioni.
Non uscii di casa per giorni se non per lavoro, non volevo incontrarlo o trovarmelo all'improvviso davanti in qualche via isolata, finché una sera mentre ero già a letto e stavo leggendo un libro, sentii la sua auto fermarsi sotto casa. Spensi l'abat-jour vicino a me. Una musica, la nostra canzone, saliva leggera fino a me dalla sua auto, piangevo stringendomi alle coperte, che freddo sentivo dentro.
Improvvisamente si aprì la porta ed entrò mia madre.
"E' sotto da più di mezz'ora... Che intenzione hai?" disse con voce dolce.
"L'intenzione di dormire mamma, domani sarà una giornata di lavoro pesante e vorrei essere in forma..."
"Capisco." mormorò dandomi un bacio sulla fronte, sentendo il mio dolore "E lui?"
"E' stata solo una storia banale." dissi guardando nell'ombra la sua figura che accennava ad un sorriso "Una donna sensibile come me non dovrebbe mai mettersi con un ragazzino... E' passata mamma, te l'ho detto è stata una storia banale."
Chiuse alle spalle la porta e piansi tuta la notte...
Alle quattro sentii un rombo ed uno stridìo, corsi alla finestra, era lui che se ne stava andando via con rabbia. Era rimasto fino a quell'ora ad aspettare inutilmente una donna che forse amava, ma che forse per lui era stata solo una storia banale.