domenica 10 gennaio 2016

UNA STORIA DOLCE COME UNA TAZZA DI TE'



UNA STORIA DOLCE COME UNA TAZZA DI TE'


Moneglia (Ge), agosto 1969.
Un'estate calda, piena di colori, di profumi, una cittadina piccola piena di turisti, di musica, di serate di festa.
Una delle tante meravigliose vacanze degli anni sessanta del boom economico, della gente a cui bastava un motivetto allegro per iniziare una giornata speciale.
Una bella vacanza, in albergo tranquillo in mezzo al verde, vicino ad una stradina che portava in una località montana ed il fiumiciattolo verde a poca distanza, faceva sentire il suo gorgoglio nel silenzio dei pomeriggi assolati.

Noi, due bambini spensierati e vivaci, Elida e Giampaolo, alle ore 17 di quel pomeriggio di primo agosto, non eravamo andati in spiaggia, il caldo era davvero torrido, i nostri papà e mamme, vollero fare un'escursione solo per adulti fino a Lemeglio, il borgo poco lontano in cima alla montagna sopra Moneglia. 
Noi bimbi rimanemmo con la mia nonna in albergo quasi felici di stare senza i rimproveri ed i doveri dettati dai nostri cari. 
Eleganti come si usava negli anni sessanta con l'abito del pomeriggio, lei con un vestitino azzurro a fiorellini rosa, con la fascia in testa sui suoi capelli neri e le ballerine col fiocchetto ai piedi. Io vestivo una camicia di lino bianca con profili azzurri ed i pantaloncini celesti con la cintura uguale alla camicia e con indossati sandali bianchi di pelle leggera, ovviamente con i calzettoni bianchi rigorosamente ricamati.
Ci sedemmo come due fidanzatini sotto gli ombrelloni in giardino. La figlia del proprietario ci portò due tazze di tè caldo e dei biscottini alla crema insieme a due bicchieri d'acqua per raffreddare quel tè speziato e buono. 
Noi seduti sulle sedie in stile Liberty sotto le palme iniziamo le nostre conversazioni di piccoli fidanzatini delle vacanze estive. Conversazioni importanti altro che giocattoli e roba da bimbi: l'esistenza su altri pianeti e stelle, sotto gli occhi attenti e divertiti della mia nonna che sorseggiava il suo tè all'aroma di ginepro.
Quanto era bella ed abbronzata la nonna, con quegli occhi scuri ed i capelli nerissimi raccolti dietro la nuca.
Aveva un bianco sorriso che spiccava su quel vestito verde brillante, ci sorrideva ma gli occhi tradivano malizia, amore e dolcezza.
Rideva sentendoci parlare di vaghe stelle e forme strane di vita, con alieni dal corpo giallo o blu, Elida diceva che avevano i capelli biondo rossi come i miei ma gli occhi verdi come il suo bellissimo papà.
Io ero sicuro che le loro femmine erano alte, more con la bocca rosa come lei, Elida...
Nonna fu raggiunta dal suo fidanzato ed insieme si divertivano ai nostri discorsi, il loro abbraccio fece partire il mio verso la bambina di fronte a me, rovesciando un bicchiere d'acqua, Elida fu più svelta mi diede un bacio sulla guancia: "Non ti dimenticherò mai" mi disse mentre sentivo avvampare il mio viso... Un venticello tiepido ci portò un leggero profumo d'oleandro tra di noi.
Era stata una bellissima e dolce vacanza dall'aroma di tè speziato con un leggero profumo di Oleandro... Indimenticabile.
Elida non la rividi più, so che abitava a Milano, la mia città; in via Padova o Palmanova... 
Ogni tanto mi domando dove sia finita. Chissà che fine avrà fatto?
Ma forse è più bello ricordare quel momento come un quadro dipinto nella memoria, per sempre.


Giampaolo Daccò Dos Lerèn

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