L'ATTESA IN UN MATTINO D'INVERNO
"Porta Romana bella...
Porta Romana...
E' già passato un anno
da quella sera.
un bacio dato in fretta
sotto al portone..."
Non so perché sto canticchiando questa canzone del grande Gaber, ma mi è frullata in testa questa mattina e non riesco a toglierla dalla mente.
Forse è anche perché sto aspettando lui, qui davanti a quell'arco illuminato dai lampioni in questa mattina ancora buia, mentre la poca neve rimasta dopo la pioggia fa da bagliore insieme alle luci di Natale nelle strade.
Lui, Maurizio, alto, occhi verdi dalle ciglia folte e sorriso limpido che splende incorniciato da una barba rossiccia e morbida.
Lui, incontrato in quel famoso magazzino in Piazza Del Duomo poche settimane prima e fu colpo di fulmine mentre le nostre mani finirono su quella cravatta di seta blu, appoggiata su un banco.
La frase fu detta all'unisono:
"Ops mi scusi ma non volevo..."
Stessa frase detta insieme ed eravamo scoppiati a ridere e subito ci eravamo intesi.
Inutile dire che avevamo acquistato due cravatte uguali e che dopo qualche chiacchiera sulla moda, eravamo finiti al bar sulla terrazza del grande magazzino per una cioccolata con panna.
Stessi gusti di cibo e abbigliamento.
"Piacere Maurizio."
"Piacere Roberto."
"Sei di Milano Roberto?"
"Si zona Brera e tu?"
"Crocetta... Praticamente tutti e due del centro."
Ci eravamo sorrisi, ero riuscito a diventare rosso, mentre lui mi aveva guardato fisso negli occhi. Poi mi aveva sfiorato la mano mentre stava arrivando il cameriere con le cioccolate calde e fette di torta. Non sapevo cosa dire mi sentivo in imbarazzo.
"Architetto? Desiner?"
"Perché mi chiedi questo Maurizio?"
"Per una semplice banalità, abiti in Brera."
"Ahahah... Non tutti quelli di Brera sono architetti o artisti..."
"No?"
"Sono violinista alla scala da un paio di anni."
"Ah però... Complimenti Roberto. Anni?"
"Mmm quante domande... (avevo riso). Ne ho 27."
"Tu non fai troppe domande vedo...
Io sono architetto ho 34 anni."
"Sei un uomo pieno di sorprese... Non me lo aspettavo
avrei pensato tu fossi... Architetto?..."
Oltre alle risate, poi avevamo passato un bel pomeriggio insieme, da quel giorno era nata una storia. Una storia che con le settimane a venire aveva preso piede sempre di più. Avevo intuito che lui nascondesse qualcosa ma avendomi fatto conoscere un giorno sua madre, bella e simpatica donna di larghe vedute, mi ero tranquillizzato. Il suo lavoro prima di tutto, mi spiaceva che fossero poche le notti in cui dormivamo insieme ma andava bene così.
Era passato Novembre e le feste di Sant'Ambrogio con l'Immacolata, Natale era alle porte, tre giorni fa mi aveva detto:
"Roberto noi dobbiamo parlare...
Del futuro, del nostro futuro e posizione."
"(Posizione? Avevo pensato)
Oh si certo, sono quasi otto settimane che ci frequentiamo."
"Si davvero, sono già otto?"
"Beh quasi... Tra tre giorni."
"Già (la sua voce mi sembrava strana)...
E che ne diresti di parlarne tra tre giorni?
Ho il sabato mattina libero, però dalle nove in poi..."
"Perfetto, sono liberissimo anch'io Maurizio,
ci vediamo magari al solito posto?"
"Preferirei in zona Porta Romana, poi ho un paio di commissioni da sbrigare e farei tardi... Ti dispiace?"
"No assolutamente... Vuoi che ci si veda alle nove
davanti all'arco vicino alla fermata del tram?"
"Ottima scelta Roberto, un bacio.
Scappo, ci sentiamo stasera e ci vediamo sabato mattina."
Click
Telefonata chiusa ed eccitazione da parte mia, avevo immaginato chissà che proposte, magari se non una convivenza, almeno un dichiarazione definita del tipo vorresti fidanzarti ufficialmente con me? Oppure proviamo una convivenza di almeno tre giorni nei fine settimana?... Chissà.
"Porta Romana bella...
Porta Romana...
Un anno è lungo da passare
d'amore non si muore
sarà anche vero
ma quando ci sei dentro
non sai che fare"
Accidenti a me ed alla fretta, sono venuto qui all'alba quasi, sono le sette e cinquanta ed ho più di un'ora di attesa, Maurizio mi ha fatto proprio perdere la testa. Ma si, andiamoci a bere qualcosa di caldo in quel bar carino di viale Monte Nero, ho i piedi intirizziti...
Svolto l'angolo, attraverso i binari del tram e vedo un auto... La sua auto: colore, targa, porta sci, l'atlante stradale sul retro dei sedili e dentro qualcuno.
Non so perché mi fermo a due passi fingendo di guardare le vetrine addobbate di un negozio.
Scende una bella donna bionda incinta e due bambini con una signora anziana.
"Mamma ti prego, facciamo in fretta! Devo lasciare l'auto
a Maurizio, ha quegli impegni stamattina...
Tieni il piccolo Luca..."
"Cara faccio quello che posso,
Giada stai attenda sei al settimo mese...
Non camminare così in fretta, potresti..."
"Mamma, non ti preoccupare, Marco mi aiuta con la borsa
(Lei bellissima guarda il figlio maggiore con amore
toccandosi la pancia) e faremo in fretta."
"Maurizio è un santo con voi...
Ahahah, meglio di lui non potevi trovare,
un marito così premuroso e amorevole tesoro..."
Sono fermo davanti a loro non riesco più a sentire le loro voci mentre si stanno allontanando da me, sono entrate in un portone poco più avanti e mi assale una nausea tremenda.
Sento freddo ed il viso in fiamme, molte le parole che si affacciano alla mia mente, troppe tante per darne un significato:
Maurizio
Mamma ti prego
Marco e Luca e nonna
Giada bella e bionda
Giada incinta
Giada moglie e madre
La compagna di Maurizio
Ore otto e trenta, è da mezz'ora che vago tra le vie attorno a quell'arco ormai illuminato dal sole mattutino, le luci dei lampioni e addobbi sono spenti, automobili che passando schizzando neve sporca sui marciapiedi incuranti delle persone. Ed io? Mi sono fermato davanti a Porta Romana a mezz'ora dall'appuntamento, mi volto verso il posto ora vuoto, dove aveva parcheggiato Giada e non so che fare.
Un clacson mi fa sobbalzare ed attraverso la strada dove ci sono le fermate dei tram, molte persone sono in attesa da entrambe le pensiline ma non vedo le loro facce, non riesco a vederle, solo quella di Maurizio è nella mia mente, guardo l'orologio, ore otto e quaranta, uno sferragliare sui binari mi sveglia dal torpore dei pensieri cattivi, mentre un leggero vento gelido passa sul mio volto.
"Porta Romana Bella...
Porta Romana...
Seduti in fondo là
senza guardare
quel giorno che mi hai detto
adesso basta,
io zitto preferivo non sentire
ma tu hai insistito,
no sul serio basta,
come fosse facile capire...
Porta Romana Bella...
Porta Romana..."
Il tram numero 9 mi sta portando lontano da quell'arco antico ormai scomparso tra i palazzi, mi sta portando lontano dall'appuntamento, lontano da Maurizio, lontano dalle sue cose nascoste, lontano da Giada bambini e nonna... Lontano da ciò che avrei voluto.
Alzo gli occhi verso i finestrini, come sono assurdi gli addobbi, le luci, i colori del Natale imminente, com'è assurdo e logico festeggiare otto settimane di amore scappando via da quello che non avrò mai.
Cielo azzurro, freddo pungente e tanti sorrisi in giro, alberi a festa, vetrine piene di regali...
Addio per sempre Porta Romana Bella
Giampaolo Daccò