GIANLUCA
La stradina di montagna finisce lì, proprio su ciglio del burrone dove Gianluca è appena arrivato e che ora vede sotto di se.
Le punte dei piedi sono allineati al bordo, basterebbe un battito di ali di una farfalla per farlo cadere giù fino alla fine di baratro dove sottostante, scorre un torrente che porterebbe via con se il suo corpo e sangue, se l'avesse fatto precipitare.
Eppure Gianluca è lì, ritto davanti al nulla e con sotto il nulla, un vento leggero d'estate lo inonda mentre con gli occhi chiusi si domanda il perché e se è giusto ciò che sta facendo ora.
Mentre pensa questo, piccoli flash-back della sua vita gli passano davanti nella mente come un film color seppia, lenti e veloci allo stesso tempo, senza una spiegazione di come possa accadere una cosa del genere.
Attorno il silenzio e con gli occhi chiusi Gianluca rivede la strana commedia, la sua vita.
Sei incinta? E chi lo vuole sto bambino?
E che faccio lo cresco da sola?
E' nato uno sgorbio che mi ha messo in prigione!
Ed io? Come posso andare avanti a studiare?
Avevi detto che prendevi la pillola.
E tu invece vai a farti ogni gonna che passa.
E ti devo pure sposare.
Fai quel cavolo che ti pare, sto anche da sola.
Nipote mio ora vivi qui e fai quello che dico io.
La nonna è stanca ha da fare arrangiati.
Cara sorella tuo nipote è noioso e insopportabile.
Mia figlia e mio genero si sono separati e adesso?
Padre non mi tocchi più per favore ho paura.
Ragazzino ma io ti voglio bene sono solo carezze.
Prega e mangia e studia, il rettore si è arrabbiato ieri.
Vorrei scappare da questo collegio, sto male.
Questo è il tuo lavoro, catena di montaggio e muoviti.
Che stanchezza, dieci ore massacranti, come farò?
Senti pagami l'affitto subito, hai saltato un mese.
Oh non vieni mai a ballare con noi... Perché?
Ti amo Rosy, più della mia vita.
Ti amo Gianluca, sei l'unico per me.
Quando ci sposeremo vorrei tre bambini.
Si però due maschi e una femmina caro.
Ho trovato un altro, non ti amo più.
Rosy perché, che ho fatto?
Nulla hai fatto ecco perché, non sei nulla.
Quella ha trovato il pollo giusto Gianluca.
Da domani tutti a casa, chiude l'azienda.
Sei a casa? Mi dispiace se non paghi l'affitto fuori.
Mi dispiace ma lei non ha i requisiti per questo lavoro.
Alla sua età anche se giovane non possiamo assumerla.
Padre dove posso mettere la mia valigia?
Figliolo in quell'armadio accanto ad Ivanovic
Padre ieri sono sparite due cose a cui tenevo.
Non puoi dare la colpa al tuo vicino se non hai visto.
Per favore sto cercando un lavoro.
Vai via barbone, non ho niente per gente come te.
Per favore ho bisogno di mangiare.
Vai a lavorare fannullone e lavati che puzzi.
Che freddo con 'sti buchi nei pantaloni.
Le scarpe sono andate ormai.
Oh grazie per questi vestiti signora.
Non ti preoccupare almeno indossi qualcosa.
Via di qui lurido, fuori dal mio locale.
Ho da pagare almeno un piatto.
Puzzi e fai scappare i clienti via!
Piove a dirotto che faccio?
La strada era stata lunga per arrivare in montagna, soprattutto se fatta a piedi mangiando cose trovate tra rifiuti o in mezzo ai campi e sugli alberi, no non era stato facile.
Quelle montagne che aveva visto durante una piccola vacanza da bambino in collegio, dove quell'uomo con la tonaca nera gli aveva messo la mano nei pantaloncini corti.
Quelle montagne le aveva amate, gli sembrava allora, di vedere il cielo ed il paradiso.
Dopo alcuni giorni di cammino e dormendo in qualche fienile sotto le stelle, come un fioretto fatto ad un santo, Gianluca era arrivato in quel posto che ricordava.
Ora è lì in bilico, solo su un pendio grigio dove solo dei rapaci lontani volano ad un'altezza incredibile.
Gianluca apre gli occhi e li vede, vorrebbe essere come loro, libero da tutto, volare nel cielo infinito felice e sereno.
Ora i suoi occhi guardano il profondo di quell'abisso mentre un leggero capogiro lo fa indietreggiare un poco.
Riguarda di nuovo quel punto lontano dove un serpente d'acqua chiara, scorre veloce tra rocce ed arbusti, che voglia di lasciarsi andare.
Un fruscio alle spalle, lo fa voltare nella direzione del rumore ed un cane bruno dal pelo corto e dagli occhi neri e seri lo stanno fissando.
Un guaito come un richiamo, Gianluca torna indietro verso quell'animale ed istintivamente porge alla bestia il palmo della mano.
Il cane con la lingua lecca quel palmo dalla pelle secca e rovinata poi strofina la testa alle sue gambe e Gianluca scoppia a piangere.
Pluto, Pluto dove sei?
Un guaito leggero
Ah sei li in alto aspetta che arrivo.
Un secondo guaito festoso
Aspetta e... Ah eccoti ma non sei solo.
No è qui vicino a me, l'ho visto poco fa.
E tu che ci fai qui da solo alla fine della strada?
Volevo solo vedere il paesaggio.
Sicuro?
Terzo guaito, gli occhi del cane sono intensi.
Sono Marco, vivo nella baita laggiù
produco formaggi e salumi al paese più sotto
Siamo soli io e mio figlio ed è dura.
Tu che fai? Non ti vedo conciato molto bene
Qualcosa non va?
Mentre il sole sta tramontando dietro le vette, Gianluca con Marco e Pluto stanno camminando nella stradina che porta alla baita di quell'uomo con il cane.
Un raggio di sole li illumina prima di sparire dietro ad un costone, Gianluca sorride, forse qualcuno si occuperà di lui.
Forse la sua vita sta per cambiare e quel baratro lasciato alle spalle, rimarrà lì per sempre con nessuno che si butterà di sotto.
Marco mette una mano sulla spalla a Gianluca e come un figlio ritrovato lo fa entrare nella baita.
La porta si chiude alle loro spalle, Pluto rimane fuori in piedi a fissare l'orizzonte, mentre una stella brillante appare quasi all'improvviso nel rosso del cielo dopo che l'astro del giorno è scomparso al'orizzonte.
"Un altra anima salvata"
Un guaito e si accascia piano
scodinzolando sul tappeto morbido
della veranda.
Giampaolo Daccò