sabato 3 febbraio 2018

TI AVREI ASPETTATO...




TI AVREI ASPETTATO

Forse...
Forse lo avrei fatto.
Forse davvero, ti avrei aspettato.
Avevi promesso.
Avevi detto che ritornavi da me.
Anche se non era stata una grande storia.
Anche se non era La storia nostra.
Eppure... Forse... Ti avrei aspettato.

Appoggiato al muricciolo sopra la darsena, l'altro giorno guardavo il canale sotto di me mentre molte persone si aggiravano per quel luogo diventato così bello e divertente da attirare centinaia di uomini, donne, giovani e bambini, ogni giorno a qualsiasi ora.

Era tutto così diverso qui più di vent'anni fa, era meno attraente esteticamente ma sempre di grande fascino, la zona dei navigli dove con gli zii o la nonna ci andavamo soprattutto il sabato alla fiera di Sinigaglia, dove ogni bancarella che esponeva la propria mercanzia aveva il suo fascino, ma allora ero bambino.

Tu mi avevi visto in quel pub mentre mi gustavo una coppa di gelato, chiacchierando con un paio di amici, mi ero sentito osservato e girandomi avevo incontrato i tuoi occhi verdi e un sorriso leggero, mi era venuto da ridere e in quel momento esistevamo solo noi.

Due settimane dopo, il sabato pomeriggio, quando tutti e due eravamo liberi dal lavoro e dalle proprie famiglie, ci incontravamo sul Naviglio grande, per un gelato o per un caffè... Spesso ci amavamo appassionatamente in un albergo di un suo amico che, compiacente, ci metteva a disposizione una camera le cui finestre davano sul canale mentre il sole scendeva piano all'orizzonte, in quei lunghi sabati d'estate.

Non esistevano altri giorni per noi se non nelle lunghe telefonate, io con il mio lavoro e l'assistenza di una madre malata e tu con i tre figli, coniuge e suocera in casa che non permettevano a noi di avere una storia d'amore completa in tutto ... Eppure eravamo felici anche così.

Un giorno, seduti su un muretto sopra il canale, vicino ad un ponte lontano dalla darsena mi avevi detto che stavi soffrendo... Lo avevo capito da qualche giorno che qualcosa nei suoi occhi non andava, la sua sofferenza era la sua prigione,  una scelta fatta anni prima: quella di avere una famiglia e dei figli, solo per accontentare il desiderio e l'egoismo  della mamma ed del papà.

Che tristezza, avevo pensato ma non sapevo che dire e cosa fare ma avevo compreso che avrebbe fatto una scelta e nello stesso tempo pur volendomi bene, forse mi avrebbe lasciato. Era arrivata la fine di settembre, iniziavano le scuole... I suoi figli avevano la priorità assoluta su tutto, l'estate era finita e così anche la nostra storia dei sabati pomeriggio d'amore.

Guardandomi negli occhi mi aveva detto che per qualche sabato non c'era, aveva molte cose da fare tra famiglia, lavoro ed altro, avevo toccato la sua mano che, nonostante il caldo, era fredda, delicata ed avevo accarezzato la sua fede al dito.  Un bacio lungo aveva suggellato la sua fuga ed infatti dopo cinque minuti la sua figura era svanita tra la folla.

Mi aveva detto solo una frase prima di alzarsi dal muretto mentre io ero rimasto immobile cacciando indietro il magone che stava per arrivare, avevo solo abbozzato un sorriso triste: "Mi aspetterai il sabato al solito posto?" , al mio accenno di capo aveva sorriso mandandomi un bacio con la mano.

Un sabato.
Due sabati.
Tre sabati.
L'ultimo, il quarto.
Ed era finito anche ottobre.
Avevo aspettato per un lungo periodo di tempo.
Al solito posto, alla solita ora.
Poi avevo deciso.
Guardando il "nostro posto" avevo pensato "Addio".
Non sarei più tornato.
Non ti avrei più cercato.
Non ti avrei più aspettato.

Sono passati tanti sabati, tanti pomeriggi estivi di sole, tanti anni, a volte mi è capitato di ritornare in quella zona e vedere da lontano il posto dei nostri incontri, ma ogni volta evitato di soffermarmi per non vederle la sua figura aspettarmi come in un vecchio film o libro romantico.

Ognuno ora ha la sua vita e mi piace pensare che stia bene, che i suoi figli siano ormai genitori felici, ma non mi sono mai e ne mi ero illuso di esserne innamorato, anche se qualcosa di più di un'attrazione fisica e di un bene intenso c'era.

Eppure, allora
Ti avrei aspettato.

Giampaolo Daccò


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