BILANCI
Da un'immagine e l'altra sono passati poco più di cinquant'anni.
Cinquanta? Si cinquanta e passa...
Molte volte pensiamo. "Come sono volati."
Ed invece no, non sono volati sono stati vissuti in modo normale, ora per ora, giorno per giorno, mese per mese, anno per anno.
Se ci si volta indietro sembra ieri ma è solo un'illusione, perché tutto passa. Il bene, il male, la gioia, i dolori, il divertimento ed il lavoro, gli amori e gli addii, le amicizie e gli avversari...
Se ripenso al bambino che ero stato, mi rivedo come un cucciolo sognatore e solitario.
La mia natura timida, educata e delicata, mi poneva al centro di bullismo, di angherie, di scherzi a volte davvero cattivi.
E sognavo... Sognavo, sempre.
Scrivevo, dipingevo, disegnavo, cantavo chiuso in camera mia, mia madre voleva che uscissi di casa spesso, mio padre no oppure a volte era viceversa.
I momenti felici erano stati vissuti dalle nonne in campagna, lontano da tutto in mezzo ad una natura colorata e segnata dalle stagioni, eppure anche lì mi sentivo già diverso dagli altri.
Non giocavo a pallone ma facevo ginnastica, non andavo a fare la "guerra" con amici ma scrivevo commedie che con qualche amichetta e qualche altro bambino recitavamo nel cortile della nonna.
Non volevo stare chiuso in casa ma a quell'età era anche il mio rifugio, d'estate in bicicletta scappavo tra le stradine di campagna da solo per sedermi in mezzo ai prati a guardare le nuvole che passavano e immaginavo lassù mondi diversi, con creature di luce o bellissime che vivevano felici.
Più avanti avevo subito molestie in un luogo di preghiera, poi botte da alcuni ragazzi più grandi, solo perché fisicamente ero delicato, di un aspetto dolce.
Era stato in quel momento dopo l'ennesime botte dai più grandi, a dodici anni che mi era venuta nella mente la voglia di suicidarmi, un pensiero che mi aveva assillato per mesi, come succede ora ai ragazzini che vengono colpiti da bulli ignoranti e stupidi.
Poi il primo amore mi aveva distolto dai cattivi pensieri, un amore nato in montagna lontano da tutti, in quel momento pur essendo ancora piccolo, avevo capito che sarei andato via di casa molto presto, ne sentivo già il desiderio.
E con la mia nuova cameretta da letto, non più divisa da quella di Francesca, avevo capito ciò che avrei voluto presto per me stesso, l'indipendenza.
Passarono anni, il militare fece il resto: a diciannove dopo averlo terminato ero andato a vivere da solo lavorando in una casa di moda, poi in discoteca e convivevo con la prima vera relazione della mia vita (una persona allora famosa dello spettacolo).
Poi come sempre la vita ti porta lontano, ti butta in una mischia fatta di dolori, di aiuti, di speranze, di cambiamenti, di lotte, di odio e di amori ed alla fine dopo poco più di cinquant'anni ti ritrovi qui, a scrivere cose che a volte non interessano e lo fai per te stesso come quando eri piccolo.
Non avevo lasciato intentata nessuna strada per arrivare, lo riconosco mi sarei pentito se non l'avessi fatto:
Teatro, danza, conferenze esoteriche, animatore estivo, accompagnatore di gruppi turistici, impiegato, commesso, pittore, giornalista, ghost writer, libri e blog...
Quante cose in cinquant'anni eppure sono passati e spero, ne passeranno ancora di anni perché nonostante tutto, nonostante le delusioni, sono curioso del futuro, ho voglia ancora di sperimentare, di provare di nuovo ad inventarmi e scoprire nuovi "mondi".
Se ripenso al bambino che ero io, quello che sognava tanto provo tanta tenerezza, ma non è rimasto quasi niente di lui adesso, solo due cose: la fantasia e la curiosità, le due doti che mi fanno sentire vivo con la voglia di crescere ancora.
Giampaolo Daccò
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