martedì 28 dicembre 2021

CITTA' DI NEVE


 CITTA' DI NEVE

(Testo Giampaolo Daccò)
(Foto Sconosciuto)

Milano, 28 dicembre di qualche anno fa.

(Mio Dio come nevica, se andiamo avanti così riusciremo a ritornare a casa?), pensieri miei mentre guardavo dalla vetrina della pasticceria dove F. ed io ci eravamo rifugiati, non appena, il camion del trasloco era ripartito per la casa dei miei, dove sarei ritornato a vivere dopo un anno di matrimonio andato a catasfascio.

- Ed ora che farai? - mi aveva chiesto F. mentre addentava una fetta di panettone davanti al suo tè profumato.

- Tornerò a casa dai miei che stanno divorziando pure loro, prenderò il mio solito autobus di un tempo e tornerò a lavorare come ogni giorno alzandomi alle sei del mattino, invece che farmi trecento metri a piedi come ho sempre fatto in questi quasi due anni mentre vivevo con R. - gli avevo risposto, addentando pure io uno dei cinque pasticcini di ogni tipo davanti ad un cappuccino caldissimo.

Era passato vicino a noi il cameriere un nostro amico comune, si era fermato qualche secondo due chiacchiere sul Natale passato e poi ci aveva lasciato per servire dei clienti vicini. 

- Io intendevo che farai ora, cioè come affronterai tutto questo.

- Fra... Come vuoi che affronti, ormai è tutto finito, competere ancora per riavere una persona che da mesi mi tradiva con l'ex, che è su tutti i giornali come uno dei modelli più famosi e ogni tanto me lo ritrovavo negli uffici della casa di moda dove lavoro? 

- Lo so hai ragione ma pensi che ...


- Non penso nulla, vedo solo questa neve che scende, che copre questa città, che copre il mio cuore e non lo fa con i ricordi, soprattutto quando sono rientrato in anticipo a casa e li ho trovati a letto. Un romanzo squallido di appendice o una storia da fotoromanzo il cui finale non ha mai la stessa svolta della vita reale. -

- Hai ragione Giampy, ho detto una cretinata, ma fossi stato al tuo posto li avrei assaliti e spacccato la faccia a tutti e due... Hai avuto sangue freddo, non so come tu abbia potuto farlo a mantenere il controllo e sistemare le cose senza uccidere qualcuno... - mi disse intento a sorseggiare il tuo tè profumato e mi vera venuto da ridere.

Mi rivedo come una furia scagliare la lampada del letto sulla testa di quel biondo svedese famoso, le urla di tutti e due nudi in piedi mentre prendevo il bastone degli abiti dell'armadio rincorrendoli  e sentendo un colpo alla schiena, uno alle gambe di non so di chi uno dei due. Mi vien da ridere a pensare che si erano rifugiati in soggiorno chiudendosi dietro la porta finestra di vetro, l'avevo fracassata lanciando il porta ombrelli contro, mentre urlavamo: aiuto, assassino, non farlo, sei impazzito.

Mi ero fermato quando l'altro si era rifugiato in bagno per rivestirsi, aveva raccolto gli abiti sul divano chiudendosi dentro. R. era davanti a me, blaterava parole che non sentivo o capivo, aveva paura e la mia faccia doveva farne parecchia. Avevo appoggiato il porta ombrelli per terra, mi sono avvicinato e sganciai violentemente due ceffoni forti in viso, quel viso che amavo e che in quel momento sentivo di odiare, questi avevano messo fine alla mia furia.

Sonoa andato diretto in camera, avevo preso ed aperto tre valigie e due borse e mentre sentivo che quello in bagno parlando inglese se la svignava fuori spaventatissimo, R. stava davanti alla porta della camera da letto con il viso arrossato e una ferita alla fronte. Blaterava in tedesco qualcosa, avevo risposto in tedesco una parolaccia... Ma mi disse che dovevamo parlarne, che non eravamo dei selvaggi. Credo di avergli risposto che io non ero un cervo maschio a primavera.
Chiusa la seconda valigia con un respiro profondo, mi ero girato e feci un cenno di si con la testa. Confesso che il desiderio di far volare quella persona ignobile dal settimo piano di quel bellissimo palazzo in centro era grande ma...

Ora eccomi qui, con uno dei miei migliori amici, in una pasticceria famosa del centro ingozzandoci con una dolce merenda tripla, forse per dimenticare o ricordare o parlare di una storia che sembrava importante ma alla fine non lo era... forse. Nove mesi di fidanzamento, un anno di matrimonio firmato nel comune svizzero di Berna finito con altre due firme su dei fogli scritti in tedesco ed italiano, ed un saluto frettoloso e freddoloso a due settimane da natale mentre Milano festeggiava Sant'Ambrogio.

- Giampy, forse sarebbe meglio tornare a casa, le strade si stanno riempiendo di neve e sarà dura arrivarci tra un paio di ore.  Dai poi ci vediamo domani e faremo qualcosa. -

- Grazie Fra, sei davvero un amico starmi vicino in questo momento. Ne ho bisogno anche perché mia madre mi da il tormento e non vuole vedermi soffrire, gli altri amici vogliono coinvolgermi in serate per conoscere persone nuove ed io vorrei starmene in casa e guardare questa città di neve, al caldo e pensare, metabolizzare tutto (anche la distruzione di mezzo appartamento come avevo fatto tre settimane prima). - 

- Ti capisco, però capodanno lo verrai a festeggiare con me e un paio di amici, almeno quello me lo devi... - avevo sorriso a quel caro amico che in quel momento si era accinto a pagare alla cassa. Intanto ero già uscito in strada, la neve aveva quasi smesso di scendere ma era tanta per strada. le luci delle auto e lo sferagliare dei tram pieni di fiocchi era uno spettacolo magico... L'avevo definita città di neve, mi piaceva questo termine.

L'auto lasciava alle spalle il centro, presto sarei tornato a casa, dove la situazione non era tra le più belle e presto un altro divorzio sarebbe arrivato in famiglia, ma almeno sarei stato con mamma e Francesca.

- Senti non volevo chiedertelo ma pensi che i tuoi avranno la calma che hai avuto tu gestendo la situazione che hai avuto? Cioè non ci saranno litigi o ripicche, tu sei maggiorenne Francesca no... Insomma... -

Ero scoppiato a ridere, fino alle lacrime pensando a ciò che avevo combinato nel mio ex appartamento, la faccia dei due che correvano nudi per casa, i vetri frantumati e la loro paura negli occhi.

- Ma che ridi? Sei fuori? E' una cosa seria. - diendomi questo scoppiai a ridere ancora più forte - Ma si ridendo ti sfoghi un po' dalla tensione, fai ridere pure me ora. - anche F. aveva cominciato a ridere vedendomi piegato in due anche dentro il cuore mio soffriva.

- No i miei l'affronteranno come fanno tutti i futuri divorziati, litigheranno per il mantenimento di mia sorella, per la divisione delle cose di casa, per la tomba di famiglia, per come gestire la situaizone dei figli eccetera ecetera. La solita routine delle coppie sposate da vent'anni o più. Dove l'avvocato deciderà, in questo caso giustamente, di dare di più a mamma, e papà dovrà sborsare denaro per il nostro mantenimento e non lo farà come fanno tanti altri... Cioè si comporteranno nella norma. -

- Se lo dici tu, non oso pensare a mamma, diventerebbe una belva, spaccherebbe tutto lanciando persino le lampade addosso a papà o alla sua amante...  - mi aveva fatto scoppiare a ridere di nuovo, mentre mi guardava stralunato pensando che fossi impazzito, la tangenziale era davanti a noi e l'auto aveva imboccato l'entrata lasciando ci alle spalle la città di neve.

Tutto, col tempo,  sarebbe ricominciato da capo.

Giampaolo Daccò.

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