martedì 13 dicembre 2022

VELI TRASPERENTI, OPACHI COME MURI INVISIBILI


OMBRE

    OSCURITA'

        FANTASIE

            SOGNI

                MONDI

                     MISTERI

                          VISIONI

                               ESTASI


VELI

Un freddo pungente che ti penetra nelle ossa nonostante il cappotto caldo e la sciarpa attorno al collo. Le mani gelate nei guanti di lana e i piedi intorpiditi con a fianco la piccola valigia in attesa del treno che ti riporta a casa.

Un tardo pomeriggio quando la sera si avvicina, dove una leggera bruma grigia fa si che i contorni siano leggermente foschi e le luci dei lampioni sembrano girasoli luminosi indistinti in quel paesaggio scuro.

Così la nebbia che avvolge i contorni vicini della stazione come un velo trasparente ed opaco da un senso, con la sua luce fioca e strana, quasi incolore ai personaggi che attraversano le corsie, che sono in attesa di altri treni, che aspettano qualcuno che arrivi con il prossimo treno o si mettono in fila per acquistare il biglietto alle casse.

Una luce sinistra dona ai vagoni fermi o in viaggio veloci, quasi fossero fantasmi grigi pronti a raggiungere chissà quale posto lugubre o soleggiato... Chissà dove. Annunci gracchiati confusi tra lo sferraglio nelle rotaie di qualche vettura in movimento.

 Due bambini vicino a me piangono mentre, i genitori li coprono alla bell'e meglio con giacche a vento colorate e guanti di lana tra la bruma che si stava alzando sempre di più attorno a noi, facendoci sentire quasi soli e persi in paesaggio senza colori.

Mi stringo tra le spalle sperando che il freddo non mi faccia star male più di quanto non lo stia e subito la mente vaga in quel ricordo di poche ore prima.
La nebbia ancor più fitta di quel primo pomeriggio stesso non permetteva di osservare dalla finestra di quella camera asettica, il paesaggio fuori, ne il bosco ne il fiume tortuoso scorrevano sotto i miei occhi ma solo ombre indistinte.

Un pallido sole faceva capolino a metà del cielo ma presto scompariva tra le nuvole nel cielo di un colore indefinito, mi ero girato verso quel letto, la mano di lei stringeva la mano della persona che stava con me, ma la prima era ormai una mano fredda inerte.
Mi ero avvicinato quasi con timore, le due mani si lasciarono lentamente e quella di lei cadde sul petto rimanendo ferma come quella di una bambola di pezza.

suoi occhi guardavano lontano, occhi che un tempo erano verdi, luminosi, pieni di vita, ed ora diventati ormai oscuri, pieni di ombre, ombre che segnano l'oblio e le visioni di chissà quali mondi sconosciuti pieni di cose senza nome, occhi coperti da veli.
La mano dell'altra persona mi accarezzava la spalla mentre io prendevo nelle mie quella ferma e rigida di lei.

Lo sguardo della donna guardava lontano... Chissà, verso orizzonti sconosciuti ma dalla mia bocca uscì quella parola magica che solo una donna può capire, "sentire dentro". Fu un attimo ed una luce nei suoi occhi illuminò improvvisamente le pupille vacue, forse un mezzo sorriso si era aperto sul viso pallido e magro.

Io e l'altra persona ci eravamo guardati negli occhi, mi avvicinai ancora più vicino e ripetei la parola magica sfiorandole la fronte con un bacio ma quegli occhi che un attimo prima parevano illuminarsi erano di nuovo spenti, dissi ancora per tre volte la parola magica ma nulla.
Eppure una lacrima aveva fatto capolino nell'angolo dell'occhio di lei ma non cadde sul volto. Forse non era stato nulla, forse un gesto incondizionato ma... Lo scintillio di quella lacrima c'era, l'avevamo visto.

Allontanandomi di poco sempre tenendo la sua mano inerme, avevo visto nuovamente e come sempre, il suo volto inespressivo, il suo sguardo vuoto ed il mio cuore sembrava avvolto dalla nebbia che brulicava fuori da quella stanza, lo vedevo come nascosto da un velo grigio opaco.

Rieccomi di nuovo al presente in quella stazione ora piena di persone.

Il mio treno sta per arrivare, vedo le luci avvicinarsi sempre di più, diventando più nitide tra il velo della nebbia attorno. Lo stridio dei freni ed il rumore che lo accompagna copre l'annuncio del suo arrivo.

Prendo in mano la mia borsa appoggiata a terra e salgo velocemente nel vagone, finalmente il caldo dello scompartimento, mi da un brivido piacevole sulla schiena e così mi siedo in un posto vicino al finestrino in modo da poter guardare fuori il paesaggio che si prospetterà nel viaggio.

In pochi minuti il treno riprende la sua corsa verso la metropoli, le luci fioche della città che stiamo lasciando alle spalle, sfrecciavano di fianco a me e chiudendo gli occhi, rivedo quello sguardo nascosto dai veli di un mondo misterioso dove lei vive da molti anni ormai, lei da quando "aveva deciso", in un certo senso, di non vedere e vivere più ciò che di brutto le stava attorno.

Un giorno non lontano so che quei veli dell'oblio e dell'oscurità cadranno e finalmente anche lei vedrà la vera luce e la vera vita.

Giampaolo Daccò

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