I profumi di quella notte lontana, senza stelle, sembravano più forti del solito mentre una luna biancastra faceva capolino tra le nuvole e gli alberi delle colline. Nonostante il buio ebbi il coraggio di prendere la bicicletta e velocemente mi diressi sicuro per quella strada in campagna che conduceva verso quei colli vicini. Dovevo farlo, sapevo anche il perché, dovevo impedire a qualcuno di sbagliare, sapevo il posto, l'ora ed il momento e chi c'era quella sera.
Arrivai venti minuti dopo nel cortile di quel cascinale semi abbandonato tra le piante cresciute selvaggiamente, vidi la sua auto fuori parcheggiata, solo la sua, capii che gli altri non erano arrivati ed allora buttai la bicicletta quasi per terra e mi diressi verso la porta aperta da dove spuntava una luce giallastra. Entrai.
"Che ci fai qui! " mi accolse una voce dura e due occhi gelidi "Vattene via, via. "
Mi prese per un braccio e cercò di sbattermi fuori dalla porta, il mio sguardo si voltò verso il tavolaccio di legno al centro della stanza: cinque siringhe, due lacci e del cotone. Ebbi un senso di nausea e spinsi lui in modo manesco lontano da me, tant'è che dovette appoggiarsi al muro per non cadere. Era già fatto oppure era ubriaco? La sua voce non tradì nulla.
"Vai via Paolo, ti prego, stanno per arrivare e lo sai che non devi stare qui con noi. Tu sei, sei diverso."
"Perchè" gli dissi "Perchè ti vuoi rovinare? Almeno tu non farlo... Puoi tornare indietro se vuoi" mi guardò e rise amaramente.
"Perchè? E me lo chiedi pure? Passa tu la vita con una famiglia di m... dove tuo padre più che sberle non ti da, mia madre che se ne frega se stiamo bene o no. e se c'è da mangiare sul tavolo bene altrimenti cavoli tuoi." gli occhi erano febbricitanti "Sono stufo di lavorare dieci ore al giorno e non avere quasi una lira in tasca, perchè lui, mio padre se li gioca al tavolo. Stufo di vivere in sei una casa con tre stanze, in periferia tra casermoni pieni di gente come me."
Si girò di spalle ed io mi avvicinai, "C'è anche il "capo" stasera?" chiesi titubante, lui si gira e si mette a ridere.
"Naaa... quello è furbo, manco uno spinello in vita sua, ma si sente importante perchè il nostro gruppo di amici l'ha formato lui e noi fessi siamo i suoi lecca-culo... Vattene Paolo o ti prendo a pugni."
Mi spaventai davvero il suo sguardo non era quello che conoscevo fin da bambino, non capivo se si vergognava o non voleva che io assistessi allo sfacelo suo e degli altri nostri amici. Quella dannata droga se li stava mangiando di brutto a 16 anni ed io non sapevo che fare, tentai di nuovo.
"Ti prego, vieni via, fallo per me... Dai prima che arrivino, togliti da sto cesso di vita..." Per tutta risposta un grugnito, mi accostai sempre di più. "Per favore, fallo per te stesso, ascoltami... Abbiamo passato anni di giochi fin da piccoli ed ora..."
"Ora cosa?" si girò ed i suoi occhi mi facevano paura davvero ed indietreggiai mentre lui con in mano un coltello si avvicinava a me sempre di più "Ma chi ti credi di essere? L'angelo salvatore?"
"No io... Per favore... metti giù quel coltello." dissi mentre sentivo le mie gambe tremare.
"Allora? Sei qui a salvare le anime perdute? Tu si che stai bene a casa tua... Guarda come sei vestito bene, Come parli bene, vai in vacanza coi tuoi, via in discoteca tutti i sabati... Hai anche soldi in tasca... Ce li hai salvatore di anime?"
Era fuori, completamente ed io lottavo con la voglia di scappare e dargli una mano, il tono che usò mi fece venire un brivido per tutto il corpo "Quanto hai in tasca? Dimmelo quanto hai?"
Era fuori, completamente ed io lottavo con la voglia di scappare e dargli una mano, il tono che usò mi fece venire un brivido per tutto il corpo "Quanto hai in tasca? Dimmelo quanto hai?"
"Non ho... niente, solo cinque mila lire..."
"Dammeli!..." Mi saltò addosso e cercò di prendermi il portafoglio, non volevo crederci, non potevo pensare che quella persona con cui ho diviso l'infanzia fosse il mostro che avevo davanti.
"Forse stasera non mi vendo a qualche stronzo di turno dietro al cimitero... Con questi una piccola dose me la faccio senza faticare."
Istintivamente bloccai la sua mano sul mio portafoglio e questi si ferma un attimo poi con uno spintone mi butta giù e mi ritrovo a terra con lui sopra, la lotta era impari nonostante cercassi di divincolarmi, finchè mi trovai bloccato da due braccia forti e il suo viso a pochi centimetri dal mio, avevo la nausea. Il sudore della sua fronte cadeva sul mio viso.
"Se vuoi te li ripago eh? Cinquemila sono abbastanza per una robetta veloce così... Ti faccio vedere cosa si fa e cosa si prova no?" la sua faccia era trasfigurata da un ghigno bruttissimo, io chiusi gli occhi pensando al peggio. Il suo alito che sapeva di alcool era vicino alla mia bocca, sentivo qualcosa che saliva dallo stomaco, mi sentivo male. all'improvviso non so come gli diedi un schiaffo violento e lui si girò di fianco come avesse perso le sue forze.
"Scusa scusa scusa..." disse con voce strana "Paolo, perdonami... " la sua mano cercava il mio braccio ma mi scostai velocemente. Poi si mise il volto tra le mani che tremavano, credo si sia reso conto in quell'istante di ciò che stava facendo a me e a se stesso.
Mi alzai senza dire una parola, ebbi pena per lui, per quello che stava facendo, non riuscivo più a guardarlo in faccia, gli misi una mano sulla spalla mentre sentivo la lacrime pungere dagli occhi, sapevo di non aver potuto far qualcosa e che lui aveva già scelto la sua strada. Misi le cinquemila lire per terra vicino a lui, meglio così, piuttosto che una marchetta con qualche vecchio bavoso. La nausea persisteva ma uscii da quell'orribile casa, presi la bicicletta e mi avviai sulla strada, l'aria fresca di quella notte senza stelle mi fece star meglio, salii sulla bicicletta e mi avviai verso la strada di ritorno, quando vidi all'incrocio i fari e l'auto degli altri, mi nascosi dietro una pianta e li lasciai passare. La luna era alta in cielo, il suo chiarore nascondeva le stelle ma forse ero io che non le vedevo più, la via mi sembrò più lunga ancora ed il ritorno faticoso.
La mia strada da quella sera, prese per sempre la direzione opposta dei miei amici.