Sant'Angelo Lodigiano, 2 giungo 1967. Festa della Repubblica.
Ore 09,20, una luce forte proveniente dalle fessure delle persiane, mi abbagliò gli occhi in quel mattino di festa, dal mio lettino di bimbo, aprii lo sguardo verso la finestra socchiusa, e chiamai la mamma.
Non ebbi risposta ed attorno a me solo silenzio, la mia parte di cameretta era divisa da quella dei miei genitori da un muro con la tappezzeria azzurra con vari disegni, una privacy la loro, che non mi permetteva di vederli ma di percepirli vicini, in quella grande stanza luminosa la cui veduta dava sul castello visconteo.
Mi spaventai perché chiamai più volte mia madre e non ottenendo risposta feci per alzarmi, quando dalla porta entrò la mia nonna paterna sorridente.
"Paolo la mamma è all'ospedale, stamattina presto è nata la tua sorellina... Dai su alzati che ci prepariamo per andare a trovarla."
Una sorellina era arrivata e nessuno mi aveva svegliato??? Ero contentissimo ed agitatissimo, corsi in cucina da dove proveniva un buon profumo ci caffè latte, feci colazione con la nonna, poi andai in bagno mi lavai persino i denti di mia iniziativa senza che come al solito, qualcuno me lo dicesse, nonna mi preparò il vestitino di fresco lana verde scuro con pantaloni al ginocchio, camicia bianca con fiorellini giallo tenui e la giacca. Le calze bianche ricamate come si usava allora e le scarpe marroni, poi mi pettinò dandomi un bacio sulla fronte e mi disse "Scendi ed aspettami lì che arrivo subito."
Corsi già dalle scale, mi sedetti sul gradino di casa ed a ogni persona che passava di là, conosciuta e non, ripetevo "E' nata mia sorellina!", c'era chi sorrideva e chi mi faceva i complimenti mentre io non stavo più nella pelle. Poco dopo scese la nonna con la zia Cecchina e mi accompagnarono all'ospedale. Ricordo che il reparto ostetricia era al piano terra al centro della struttura, il corridoio mi sembrava lunghissimo non vedevo l'ora di arrivare nella sua camera. Quando entrammo, c'era papà, un paio di zii e l'altra nonna vicino a mamma, che appena mi vide mi fece un cenno e corsi subito ad abbracciarla ma mi sentii strano sentendo l'odore di medicinali addosso a lei e pareva stanca, poi volli vedere mia sorella. Non era mica un evento di ogni giorno trovarsene una a casa... Zia Mina mi accompagnò dove c'era la stanza, praticamente la nursey dove mettevano tutti i bambini appena nati, c'erano sei o sette culle piene, alcuni dormivano, altri piangevano e poi c'era in quella di destra un "topolino" addormentato con la copertina rosa chela copriva lasciandole fuori le braccine con le manine a pugno, "Eccola!" disse la zia. "Mamma che piccola e rossa e brutta" pensai io. Quella fu la prima volta che la vidi.
Nei giorni seguenti, quando andai da mamma sempre in ospedale, (allora le puerpere venivano trattenute qualche giorno in più al confronto dei giorni d'oggi e spesso capitava che facessero quasi subito il battesimo com'era capitato con me), lei la piccola, era tra le sue braccia, la stava allattando e per me era una cosa normale vedere quello, ero cresciuto in una famiglia piena di donne ed ero abituato, ma l'unica cosa che mi dava fastidio in tutta quella vicenda della nascita, era il fatto che non ero mai riuscito a vedere gli occhi della sorellina, li teneva sempre chiusi quando c'ero io e ricordo che mi arrabbiavo, tutti vedevano i suoi occhi chiari e io no. Finché quella mattina in cui mia madre veniva dimessa li aprì e finalmente li vidi, ed erano sul verde, seppi poi che decisero di chiamarla Francesca e non Maria Giovanna come volevano i parenti di papà in onore della bisnonna paterna, mia madre si oppose in tutti i modi e fu così misero il nome del padre di mio padre. Sinceramente lo preferii anche io, ma non lo dissi a nessuno, ero un bimbo, chi poteva dare ascolto?.
Il 2 giugno, il giorno della sua nascita, la cittadina si preparava a commemorare la Festa della Repubblica, noi invece quel giorno festeggiammo l'arrivo di una bellissima bambina dagli occhi verdi, che solo per pochi anni allietò il cuore di noi tutti. Auguri Francesca, ti vogliamo sempre un mucchio di bene. Mamma e Giampaolo.
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