Com'è difficile descrivere sensazioni, storie, amori, avventure e tanto altro, specie se si vuole raccontare qualcosa che non è tua, che in un certo senso non ti appartiene ma che da sempre fa parte della tua vita.
Da che parte uno può incominciare a narrare la vita di una persona sognatrice, di una persona dolce, di una persona che avrebbe voluto fare della sua vita una favola?
Dall'infanzia triste del dopo guerra, dove una piccola bambina vide morire in pochi anni il padre, la sorella maggiore, la nonna che viveva con loro e la povertà che quella tragedia di quei terribili anni aveva portato tra loro?
Si potrebbe dire forse, dei sacrifici di sua madre che invece di vivere nel dolore perenne, riuscì a trovare lavoro e mantenere la sua famiglia nascondendo nel suo cuore disperato e nella sua mente, fino alla fine l'amore per quel marito perso troppo presto?
Oppure che a soli 19 anni si ritrova presto incinta e sposata ad un uomo che amava solo se stesso e la bella vita, mentre lei passava dopo turni di lavoro in fabbrica (dando addio al sogno di diventare una brava stilista, aiutata negli studi dalla zia tanto amata nella grande metropoli), le sue serate con il suo bambino piccolissimo a casa della madre, quel bambino che non ricordava neanche che volto avesse suo papà?
Oppure che a soli 19 anni si ritrova presto incinta e sposata ad un uomo che amava solo se stesso e la bella vita, mentre lei passava dopo turni di lavoro in fabbrica (dando addio al sogno di diventare una brava stilista, aiutata negli studi dalla zia tanto amata nella grande metropoli), le sue serate con il suo bambino piccolissimo a casa della madre, quel bambino che non ricordava neanche che volto avesse suo papà?
Si sta entrando troppo nelle tragedie delle telenovelas? Ma la vita di tanti lo è, tanti hanno una tragica storia alle spalle che fa di ognuno di loro un essere diverso dall'altro, un essere che reagisce, si muove, parla in maniera diversa dagli altri simili.
Magari si potrebbe parlare di questa ragazza che sognava molto con i suoi due bambini, sempre sola in casa la sera, raccontando loro storie divertenti o serie del suo passato e di favole spesso inventate.
I suoi due bambini che la guardavano sempre e che con lei avevano un rapporto bellissimo, erano orgogliosi di quella bella mamma, dolce a volte severa nel caso ma mai un gesto duro nei loro confronti.
Poi gli anni passano e i bambini che non sono più bambini, incominciano a vedere le lacrime di lei, il suo dolore, quello che l'uomo sposato anni prima le faceva... I bambini che non erano più bambini, le stavano vicino ma non era abbastanza, bastava un po' di amore diverso da quello figliare, finché un giorno si ritrovò sola.
Una separazione che doveva riscattarla, che doveva farle fare una nuova vita, che doveva renderle un po' di felicità e di riprendere ancora i sogni, invece divenne la sua prigione... I bambini che non erano più bambini e neanche più ragazzi, videro gli occhi di lei perdere luce, le sue parole perdere il senso, le sue gesta divennero incomprensibili sia per loro che per gli altri.
E lei perse ogni cosa, non capiva che questa volta era lei che dava un dolore diverso a chi l'amava, finché un giorno, un freddo giorno di fine autunno rimase sola con uno dei suoi bambini non più bambini e neanche più ragazzi. L'altra era volata in cielo come fanno tutti gli angeli che per caso scendono qui per fare un percorso breve e poi tornare da dove sono venuti.
La sua mente non volle crederci, per lei l'altra era andata via, a Roma, lontano per lavoro, per altre cose e sempre di più i suoi occhi verdi che una volta davano luce ai suoi bambini, divennero sempre più opachi ed oscuri fino a quando anche lei se ne andò, ma non nel posto da dove era venuta all'inizio di tutto, ma in un altro dove ci sono tante persone come lei, i cui sogni si sono persi in chissà quali meandri della mente o del'universo e così l'unico dei suoi dei suoi bambini diventati non più bambini e neanche più ragazzi, si ritrovò solo sperando che il mondo di lei, da dove non sarebbe più tornata, fosse almeno colorato e pieno di fantasia. Almeno si illuse e si illude ancora.
Il suo sogno forse è morto o forse ora vive in quel sogno e per lei sarebbe la cosa più giusta, più normale anche se terribile per chi non ha capito o avuto esperienza di viverle accanto.
Perché ho scritto questa triste storia? Perché non ho narrato un evento divertente o qualche avventura di gioventù oppure di fantasia? Su un blog o su facebook non si dovrebbero raccontare cose tristi, cose private, cose che toccano l'animo di molti, che potrebbero infastidire o commuovere in base ai sentimenti che una persona prova.
L'ho scritto perché a lei lo dovevo, perché oltre al suo anniversario di un "matrimonio" che ha avuto un senso solo per lei, tra poco sarà anche il suo compleanno, un compleanno che non festeggia già da troppi anni, anche perché sono l'unico che sa, che conosce e che ricorda e per me è impossibile non farlo e non narrarlo.
Auguri ovunque sia la tua mente, auguri anche se quando sono da te non mi vedi e non mi riconosci, auguri anche se non posso far nulla se non accarezzarti il viso mentre tu non te ne accorgi ma io sono sempre vicino anche quando sono lontano.
Auguri mamma.
GIAMPAOLO, VORREI ESSER LI IN QUESTO MOMENTO ED ABBRACCIARTI! GRAZIE DEL DONO DEL TUO GRANDE CUORE APERTO, SENSIBILE E CORAGGIOSO! :) <3 ANNA, ANONIMA DI FIANO ROMANO!
RispondiEliminaGrazie Anna, anonima di Fiano Romano :-)
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