Spagna, settembre 2006.
Un tramonto rosso si stagliava alle mie spalle in quella calda serata di metà settembre, tornavamo da una giornata di sole e di bagni in quel mare blu mediterraneo. Il treno sfrecciava veloce sulla costa regalando ai nostri occhi paesaggi incredibili tra le rocce e la distesa d'acqua, non mi accorsi neanche della foto che mi era stata fatta immerso nei miei pensieri.
La vacanza era ancora lunga da passare e avremmo visitato altri posti anche più belli, ma la mia mente vagava in mille pensieri. Ricordo che stavo facendo un bilancio della mia vita appoggiato al finestrino che mostrava spiagge, case, mare e cielo. Non so perché ma quando ci si immerge nei propri ricordi spesso si fanno i bilanci.
Rivedi la carrellata degli anni quasi in sequenza e spesso fermandoti nei momenti più tristi o difficili, poi ci sono i momenti divertenti e ti metti a sorridere da solo come un bambino sciocco... Eppure è così.
Non era un momento facile, avevamo preso la decisione di staccare da tutte le difficoltà che si erano presentate quell'anno e farci più di venti giorni in quel bellissimo Paese.
Davanti a me si stagliava una lunga spiaggia di una cittadina dal nome stano, piena ancora di bagnanti nonostante le ombre lunghe della sera ed il sole rosso che rasentava l'orizzonte e come un incanto rividi un bambino correre su una rena calda. Rivedevo i suoi piedi lasciare le impronte sulla riva, subito coperte da leggere onde biancastre e quell'odore di salmastro che inondava l'aria.
I capelli rossicci al vento gli cadevano sul visetto, mentre quel bambino si sedeva nell'acqua che gli lambiva il bacino e con le manine, schiacciava la spuma che arrivava con leggero fragore su di lui.
Davanti ai suoi occhi molte persone erano in acqua a nuotare, le vedeva correre a fatica tra le onde ridendo, le vedeva muovere il pedalò verso gli scogli mentre prendevano il sole chiacchierando, vedeva bambini più grandi urtarsi gridando a squarciagola cadendo in mare, immergendosi e rialzarsi più volte.
Poi quel bambino si alzò e vide la nonna da lontano fargli un cenno di avvicinarsi e lui corse verso la donna che teneva in mano un panino al cioccolato, lei dolcemente gli mise un asciugamano di spugna addosso e sorridendo lo vide azzannare con gusto quel dolce appena preparato da lei.
Il sole stava scomparendo, voltai il viso verso quel punto, dei gabbiani erano nel cielo e puntando lo sguardo in alto vidi la prima stella della sera ed allo stesso tempo rividi quel bambino, di sera sul terrazzo dopo cena mentre guardava le stelle luminose nel cielo e sotto di lui, la sala da ballo dell'Hotel da dove provenivano musiche da ballo ritmate e uomini e donne vestiti in modo colorato, si dimenavano a quei suoni orecchiabili, ma per lui le stelle erano più importanti da vedere ed appoggiato alla ringhiera col musino, osservava sopra la sua testa quella volta celeste immensa.
Una voce mi destò dai pensieri "Siamo arrivati, sognatore... Dai dobbiamo scendere..."
Appena entrati in stazione il treno ripartì verso nord ma ne ero sicuro, qualcun altro dentro i vagoni bianco rossi, in quel momento stava probabilmente sognando come me, un posto lontano, un mare, un cielo ed un bambino.
La città grande, luminosa e piena di profumi ci inghiottì e i pensieri si allontanarono in chissà quale angolo della mente per ritornare ancora una volta in un altro momento particolare.
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