giovedì 21 maggio 2015

Quando sarò vecchio



Quando sarò ormai vecchio
Vorrei che nei miei occhi
Si potesse vedere la saggezza
Dell'esperienza e del dolore
Della gioia e del vissuto
Vorrei avere la mente libera
Ancora piena di meraviglie
Ancora voglia di conoscenza
Perché nonostante l'età
Si potrà ancora imparare molto
E soprattutto amare
In maniera diversa ogni cosa
E comprendere che ogni giorno
Può essere diverso dal precedente
E che se fosse possibile
Tutto finisca serenamente
Con lo sguardo saggio
Davanti alla distesa del mare.

(Giampaolo Daccò)

martedì 19 maggio 2015

Il sacco vuoto


   C'è il tempo dell'allegria
C'è il tempo della serenità
C'è tempo per ogni cosa
Un tempo in cui ci si illude
Un tempo in cui si finge di credere
Un tempo in cui poi cadono le barriere
Ti ritrovi nudo con te stesso
Ti ritrovi violabile davanti a ciò che sei
Ti ritrovi a fare un bilancio crudo
Solo allora capisci 
di quante bugie hai vissuto
Solo allora comprendi 
che ti eri costruito un castello di cristallo
Solo allora saprai
che tutto quello che vedi 
non è mai stato reale
Seduto su una sedia
ad occhi bassi mentre 
il bruciore delle lacrime
si fa sentire agli occhi
senti il tuo corpo svuotato
Senti che il dolore nel petto
è come una stillata improvvisa
che ti trapassa l'anima
Il tuo corpo è un sacco vuoto
Fermo ancora su quella sedia
capisci che per riempire
il tuo essere spento
hai bisogno solo di colmare 
la tua mente ed il tuo spirito
di ciò che davvero di bello è esistito
Piano piano nei meandri del passato
qualcosa di colorato
qualcosa di profumato
qualcosa di dolce
si stanno facendo strada.
Il sacco vuoto avrà tempo 
per riempire il suo involucro
e di ricominciare
e questa volta senza dolore

Giampaolo Daccò

martedì 12 maggio 2015

CONFESSIONI DI UNO STRANIERO


STRANIERO

Si dice che da piccoli non si è in grado di riconoscere i sentimenti, le sensazioni e molte altre cose. Si dice che solo la guida della famiglia, della scuola, della società poi, ti porteranno nella fase di sviluppo della tua personalità, del tuo io. Solo allora, in base alla tua maturità e crescita saprai scindere e capire tutto... Eppure..


Ricordo e sentivo che dentro di me qualcosa era diverso... A due anni e mezzo avevo ricordi e sensazioni. Ho imparato ad osservare la casa di campagna dove ho vissuto con nonna e zie... Capire nonostante tutto i loro discorsi complicati, com'era la vita, com'erano fatte le donne e soprattutto quelle donne che amavo. Ricordo che a quattro anni sapevo leggere e scrivere e sapevo come e quando nascevano i bambini. Del periodo strano degli esseri femminili. Compresi l'inutilità di alcuni uomini facenti parte della mia grande famiglia e la loro infantilità e irresponsabilità. A cinque non riusci più a giocare alle cose sciocche dei bambini che poi non erano sciocche, erano giuste per quell'età. Non ascoltavo lo Zecchino D'Oro con quelle canzonette che consideravo stupide... Ma con zia, i Rolling Stone, Beatles, Patty Pravo e Elvis Presley si andava a "manetta".
Come un fulmine a ciel sereno mi colpi il cuore e la mente quando iniziai le scuole elementari... Compresi definitivamente il mio essere diverso da tutti, il non appartenere ad un gruppo, ad una cosa globale. Mi sconvolse la certezza che i miei amichetti e le mie amichette non sapessero nulla o poco di quello che sapevo io. 
Presunzione infantile? Egocentrismo? No era semplicemente presa di coscienza, solo la maestra capì e me lo disse un giorno nell'intervallo "Paolino, non sei diverso dagli altri... Fai finta di essere piccolo come loro..." Le parole risuonavano nella mente e ne parlai con mamma la sera stessa. Lei sapeva già tutto e mi accarezzò la testa. 
Da quel giorno fui bersagliato da cose che oggi chiamano mobbing ma che in realtà sono soltanto paure e odio a volte incosciente verso chi ha quel "qualcosa in più" e che non si ha il coraggio di far uscire o proprio ne è mancante... Gli anni passavano..


Con la fine dell'adolescenza e l'entrata nel mondo degli adulti, accaddero molte cose, la maggior parte brutte che mi fecero capire il perché di quella crescita avvenuta nell'infanzia ed ebbi finalmente la certezza di essere diverso anche dai miei genitori, da mia sorella, dai parenti più stretti e che il mio compito era di soccorrerli ma che io, non c'entravo nulla con loro. Esisteva l'amore, l'affetto per mamma, sorella, parenti ed amici, ma mi sentivo lontano da loro... 
Ci sono stati anni lunghissimi fatti di dolore, fatti di sacrifici, fatti di una strada lunga e grigia, fatti di persone cattive e meschine, fatti di perdite fisiche e di sostentamento, fatti di solitudine e di lotta... 
Era questo il vero motivo della mia nascita, della mia vita, sacrificio, amore e aiuto... Tutto quello di cui avevo bisogno io ma che dovevo dare agli altri, a chi ne aveva bisogno, anche a chi non ne aveva e che mi aveva "abbandonato" e lasciato solo nel giungla del passato. 
Ma gli anni della fanciullezza hanno rinforzato lo scheletro di ferro nel mio corpo che apparentemente è ricoperto di panna e frutta e sembra docile, ma non sarà mai più così. Una vita da estraneo in mezzo a persone che amavo e che più le osservavo e più capivo che ero lì per caso o meglio per aiutarle... Ed io? Ora stanno passando gli anni e la vecchiaia si avvicina a lunghi passi ed ancora la strada è grigia con pochi lampioni ad illuminarla... E cosa ci sarà in futuro?



Sento che io, persona estranea tra un po' non lo sarò più... Chi ho amato ed odiato tornerà da dove erano arrivati, che il mio compito di cura, di sacrificio si affievolirà ed avrà compiuto il suo percorso. Sento che con la persona che mi sta accanto da quasi vent'anni e che a sua volta estranea per me non lo è mai stata, come se l'avessi aspettata in gioventù per molto tempo, arrivata poi nel momento giusto, la strada non sarà più grigia ma i colori improvvisamente appariranno anche se il tempo delle belle cose, dei divertimenti e della bellezza sarà finito da anni, però sarà il momento in cui sentirò la leggerezza, la serenità e la voglia di ricominciare. Sentimenti che non avevo o erano nascosti nell'attesa in quando allora, dovevo affrontare una vita difficile e ormai lontana.
Sento che il mare cullerà le ferite rimarginandole e finalmente tutto brillerà anche se saranno arrivati gli anni dell'inverno.
(Giampaolo)


domenica 10 maggio 2015

8 Maggio. Un giorno da NON festeggiare


8 MAGGIO

A discapito di chi oggi fa gli auguri alle meravigliose mamme che tutti hanno o hanno avuto... Vorrei dedicare questa festa a chi invece sta lottando o soffrendo per la propria madre... Perché devono far fronte a mille difficoltà per starle vicino, per chi sta soffrendo nel vederla nel buio di un vortice oscuro da cui non ne uscirà mai e non sanno se sperare che ne esca e lasci il suo spirito nel cielo azzurro o che rimanga ancora lì, anche a certe condizioni perché sanno che quando non ci sarà più, si sentiranno in colpa pensando di aver potuto fare di più (anche se si rendono conto che non era possibile). La dedico a tutti quelli che quando sono dalla propria madre lei non li vede, non li riconosce, non parla, non si muove pur essendo presente e loro non riconosco più quella bellissima e dolce donna, che un tempo lontano li amava e li sorreggeva sempre e che ora si trova in un mondo tutto suo, in una grotta oscura e terribile piena di fantasmi o di confusi ricordi e persone... Sarà la festa della mamma ma per molti è solo una festa da non festeggiare, perché davvero c'è un limite a tutto.

venerdì 1 maggio 2015

BELTANE, RICORDI DI UN PASSATO LONTANO.




Fuoco, tanto fuoco... Un grande falò brillava nella notte e sopra di lui una luna piena rossa, magica, strana.
Tante persone nude col corpo dipinto di rosso correvano in ogni direzione ed altre ballavano in cerchio attorno a quel fuoco.
All'interno vedevo quattro coppie nude che simulavano amplessi davanti al fuoco, quattro coppie di giovani, due formate da uomo-donna, le altre due erano composte da due fanciulle e da due giovani druidi, mentre anziani Druidi vestiti di bianco cantavano inni.
Inni intensi e sottofondo il coro di giovani fanciulle coperte di veli azzurri trasparenti con le braccia verso il cielo.
Una stella cometa attraversò la volta celeste e una nota unica vibrante volò verso l'alto, una nota fatta da tutti.
All'improvviso il silenzio rotto solo da rulli di tamburo di pelli di renna e al centro, vicino al grande falò, apparvero loro:
Il re e la regina di Beltane.
Due ragazzi completamente nudi, lui con il capo cinto di corna di cervo e lei con la corona di fiori sulla testa con i capelli neri sciolti lunghi fino alla vita.
Guardavo quei corpi bellissimi mentre la torcia che avevo in mano illuminava il mio coperto solo da un gonnellino rosso, segno di iniziato al druidismo.
La mia voce si unì ad altre, le altre al coro delle fanciulle e loro stesse a quelle dei grandi druidi posti vicino a dei monoliti, tutto sembrava vibrare a quel suono ancestrale.
Il re e la regina si adagiarono per terra e incominciarono il loro primo e vero amplesso, amplesso per la madre terra che oltre alla vergine regina, verrà fecondata per la nascita di un nuovo principe o principessa dei fuochi di Beltane.
L'energia forte dalla terra salì nei corpi dei presenti, la frenesia si impadronì delle loro menti e anime e tutto fu caos.
I corpi dei danzatori e delle fanciulle si unirono come si unirono quelli dei giovani druidi con le sacerdotesse e fu un tripudio di sensi.
I druidi anziani continuavano a cantare melodiosi inni verso la Luna mentre i fuochi brillavano sempre di più sulla Madre Terra illuminando quelle figure distese sensuali ed erotiche.
La celeste madre del cielo piano volse il suo cammino verso ovest e un leggero chiarore stava per irradiarsi ad est.
Odori di incensi bruciati e di fumo colpirono le mie narici, ed aprii gli occhi, accanto a me un volto di fanciulla e un volto di un giovane druido abbracciati al mio corpo.
Anche questa volta la regina Beltane ha avuto il suo sacrificio d'amore, staccai prima le braccia del ragazzo sul mio petto e poi quelle di lei dal torso e mi alzai.
Coprii i miei fianchi con la tela rossa del mio gonnellino e osservai tutti quei corpi addormentati attorno a quel falò ormai spento, il cui fumo azzurro saliva a confondersi col cielo sempre più chiaro.
Arrivai vicino ad un monolito quando una mano calda si pose sulla mia spalla destra:
"As-hay sulemon-Avrah?"
Due occhi blu mi fissarono ironici, il mio maestro, l'uomo dall'altezza ed imponenza incredibile, dalla barba quasi azzurra per il candore mi parlava sorridendo.
"Hksah-Balaj" risposi con un inchino della testa.
Mi abbracciò e poi mi condusse verso le rocce che sovrastavano il mare, l'aria si era fatta più fresca mentre sentivo le mie guance in fiamme per la notte passata.
"Un giorno tutto questo finirà lo sai vero Azheyl?" disse serio mentre guardava il mare all'orizzonte, annuii silenzioso.
"Presto un nuovo re, una nuova religione e nuovi adepti intolleranti, faranno scomparire per molto tempo tutto questo..." si girò verso di me, mi fece un segno sulla fronte con le dita e un calore pervase il mio corpo ed un'energia magica entrò nelle mie membra.
"E' la tua nuova dote Azrael... Tienila nascosta fino a quando ti servirà, ora prendi questo..." mi mise in mano un oggetto azzurro e lo chiuse fra mie dita "Ricorda, quando accadrà questa profezia usalo come aiuto, ti salverà insieme alla tua tribù."
Si voltò verso il mare... "Questo nuovo re farà portare l'odio dai suoi seguaci e per noi non ci sarà scampo. Se... Se in una delle prossime vite riuscirai a ricordare tutto questo, vorrà dire che la nostra Madre e Dea Terra si sta risvegliando e presto un altro cambiamento avverrà".
Mi inchinai e baciai la sua mano destra mentre sentivo che con l'altra mi feceva un segno sul capo, sui miei capelli lunghi e biondi.
D'improvviso mi sveglio, il sole fa capolino tra le persiane dopo questa notte magica del 1° maggio, la prima notte di Beltane... Istintivamente mi alzo mentre il mio amore sta ancora dormendo e con un gesto leggero le accarezzo i capelli.
Poi mi volto verso  il comodino di fianco ed apro un cassetto, le mie mani prendono un sacchetto di velluto blu, guardo le mie dita aprirlo e far uscire un piccolo oggetto azzurro. 
Lo porto al petto stringendo, una strana sensazione di aver già vissuto un tempo lontano tutto questo. Una lettera è incisa nell'azzurro di quella piccola pietra: A.
E' fantasia o realtà? Nessuno se non io lo saprà mai.