martedì 14 giugno 2016

UN TRAM NELLA SERA


UN TRAM NELLA SERA
Sara guardava le vetrine illuminate dei negozi fuori dal finestrino del tram che sfrecciava veloce in Piazza Firenze a Milano. Le luci del tardo pomeriggio di quel ponte delle feste di Sant'Ambrogio, davano al paesaggio cittadino una luce azzurra mista ad una leggera nebbia che saliva dall'asfalto bagnato, grazie ad una breve nevicata del mattino quasi subito sciolta.
Dentro di se, sentiva un dolore ed una tristezza che l'avrebbe accompagnata fino a casa, pensava alle ore precedenti, al suo comportamento ma anche al dolore nel cuore, di una storia che fino a qualche settimane fa, le aveva lacerato il cuore.
Si era lasciata con un uomo che al momento sembrava dolce e protettivo, quando iniziò la convivenza il "mostro" gettò la maschera, rivelandosi: meschino, mammone, bugiardo.
Cercava di metterla in difficoltà in ogni modo e ogni cosa era colpa sua ma, ogni suo gesto non andava bene, una donna che non vale niente le disse una volta.
Per fortuna quella storia finì in una sera tiepida di fine estate, subito dopo cena e dopo essersi insultati e lo schiaffo di lei, violento come uno sfogo represso da mesi, si sovrappose tra loro un muro di cemento ed ognuno finalmente, prese la sua strada. Lei col cuore a pezzi per aver creduto ed essere stata presa in giro.
Poi in una sera di novembre uscendo con qualche amica, conobbero in un locale pieno di gente sul Naviglio Grande, un gruppo di ragazzi e fu amicizia tra loro come succede spesso tra i trentenni solitari che cercano nuove compagnie, tra loro Claudio.
Lei aveva colpito quel ragazzo con il suo sguardo pulito, quegli occhi verdi chiari così limpidi, Sara si era sentita per un attimo emozionata nel guardare quel sorriso di lui, caldo, dolce e sincero, così nel giro di qualche giorno, dopo essersi scambiati il numero di telefono, si sentirono spesso.
Poi venne l'occasione di passare un paio di giorni insieme, grazie alle festività di dicembre, quell'anno il ponte di Sant'Ambrogio a Milano, sarebbe stato lungo quattro giorni.
Si erano trovati il sabato mattina in centro, una colazione in un bar famoso e subito una lunga passeggiata e tante parole, per conoscersi, per capirsi, per piacersi mentre un leggero nevischio incominciava a scendere dal cielo scuro.
Lei ascoltava la voce calda di quel coetaneo biondo, dai capelli rasati che le raccontava la stessa storia vissuta da lei poche settimane prima, si sentì talmente coinvolta che quando lui le propose: "Vuoi passare due giorni a casa mia? Giuro che non ti violenterò!"
Ridendo alla battuta quasi subito disse si.
La casa di Claudio era molto bella, ottavo piano di un bel palazzo moderno verso viale Certosa, un appartamento con mobili essenziali, caldi, di colori tenui, lui le mostrò ogni spazio, ogni camera dando la spiegazione per quelle scelte di mobili, oggetti, colori e a lei piacque subito quella casa.
Accogliente, serena, vivace come doveva essere lui ma all'improvviso la foto di una donna appoggiata su un mobile attirò la sua attenzione e mentre Claudio incominciava a preparare per loro qualcosa in cucina, raccontandole di quanto se la cavava benino in piatti lombardi, si ritrovò la foto nelle mani.
Il volto di quella donna mora, con occhi scuri e duri, dal sorriso tirato, emanava poca simpatia da quel ritratto, alle sue spalle la voce di lui.
"E' lei, è Luisa"... le prende la foto dalle mani e l'appoggia sul mobile. "Direi che è un passato da tenere nei ricordi."
Allo sguardo interrogativo di lei, Claudio capì che voleva una spiegazione del perché quella foto fosse ancora lì, del perché era presente per ricordare la storia sofferta che lui aveva passato, nonostante le sue parole di poc'anzi.
Claudio le spiegò tutto dopo pranzo, lui non riusciva a dimenticarla completamente, ma cercava in tutti modi di poter allontanare quello spettro dalla sua vita.
Poi dopo il caffè, mentre la luce azzurra del pomeriggio nuvoloso incominciava ad incorniciare il paesaggio, l'atmosfera strana di quei colori e profumi invernali fece una specie di magia nella loro mente, in modo che si ritrovarono a letto eccitati da un'attrazione strana.
Tra quelle coperte calde, Sara sentiva le mani forti di lui accarezzarla, il suo corpo nudo contro di lei mentre le sfiorava il collo con baci delicati. All'improvviso lo squillo del cellulare di lui, li fece sobbalzare. Rispose scusandosi, lei annuì paziente.
La telefonata finì presto ma Sara aveva capito subito: era l'altra, infatti il viso bianco di lui tradiva l'emozione.
In quel momento voleva scappare via, ma Claudio era già accanto a lei mentre cercava di accendere i suoi sensi, con un bacio sul seno. Sarà non sentiva più nulla, cercava di provare l'eccitazione di prima ma, la telefonata aveva rotto quella magica atmosfera.
Claudio se ne accorse, si staccò da lei e si appoggiò allo schienale del letto con lo sguardo rivolto alla parete.
"Scusami Sara." disse con un filo di voce.
Lei rispose di non sentirsi in colpa e che forse è stata lei che aveva sbagliato ad accettare così in fretta la sua proposta di stare insieme per due giorni ma lui, quasi sembrò non averla sentita proseguì.
"Lei viene qui ogni tanto, almeno una volta al mese o anche due e me la ritrovo nel letto come tutte le volte. Mi ha lasciato per un altro, ma quello che... Quello che prova per me è tutt'altro mi dice ogni volta che la ritrovo qui. Io mi odio e la odio ma non riesco a staccarmi questa specie di follia che mi impedisce di essere libero e "fermarmi" con una donna speciale come te. Ti ho capita subito, mi sei piaciuta subito, speravo che in questi due giorni qualcosa sarebbe cambiato e..."
E lei dopo un'ora era già su quel tram mezzo vuoto, che sferragliava nel centro di Milano, tra pochi minuti sarebbe arrivata a casa sua. Sapeva che avrebbe pianto per se stessa, per quell'uomo che l'aveva lasciata, per Claudio così dolce e prigioniero di un passato troppo presente nella sua vita, per Claudio che aveva deciso di non vedere più.
Il tram proseguì nella sua corsa sui binari tra le piante spoglie e scure come l'animo di lei, le vetrine lucenti dei negozi facevano da cornice a quel passaggio del mezzo e presto, questi sparì dietro una curva.
Il cielo ormai era diventato nero e ricominciava a nevicare, la buia sera era arrivata insieme alle sue ombre, ombre che vivranno anche negli animi di molte persone.
Giampaolo Daccò



3 commenti:

  1. Accidenti Giamp ..ogni volta mi Spiazzi.....in una delle figure che hai descritto mi ci rivedo....Mi sembra di rivivere il mio passato...e precisamente in Claudio.....imprigionato ancora in una storia che era finita ma che si riaccendeva come un click ogniqualvolta all'altro/a faceva comodo...

    RispondiElimina
  2. E' un po' la storia di tutti noi, a volte viviamo l'amore in maniera masochistica invece di trovare la felicità, cerchiamo sempre la sofferenza. Purtroppo

    RispondiElimina