UN BAMBINO ASPETTA
07 giugno 1972, ore 18.30
Paolo stava seduto sui gradini di casa e con gli occhi chiari fissava il castello oltre le mura a pochi metri da lui.
Vedeva le rondini volare nel cielo e qualche piccione sui tetti del grande maniero di quella cittadina di campagna.
Stava lì con lo sguardo fisso nel cielo dove poche nuvole bianche erano quasi ferme sopra di lui, mentre il caldo della giornata si stava attenuando sul far della sera ancora luminosa.
Il sole non era ancora al tramonto e la luce leggermente meno forte filtrava dalle palazzine dietro la curva della strada.
Stava aspettando, stava aspettando un notizia, una delle prime più brutte della sua vita.
Era da solo in casa e per dare una mano ai suoi aveva messo a bollire una pentola di acqua calda, così quando sarebbero tornati, almeno un piatto di pasta, l'avrebbero forse, trovato sul tavolo, già preparato per la cena.
A undici anni sapeva già come fare, ed intanto si era seduto ad aspettare.
Sapeva che i suoi erano al capezzale della nonna ormai pronta per il suo ultimo viaggio, la nonna che abitava a neanche trenta metri dalla sua casa.
Non lo vollero con loro, già si era spaventato il giorno prima, nel vedere la sofferenza della nonna tanto amata che pianse tutta sera.
Paolo non voleva che la sua nonna morisse, gli aveva insegnato il significato delle erbe, di come creare unguenti, di come si usavano le pietre durante le fasi lunari... E poi ricorda quella frase detta a lui mentre tornavano dal fiume, su quella strada piena di alberi di sambuco.
"La tua nonna se ne andrà presto, lo sento, ma ti dovrò lasciare un segno prima... Sei l'unico che lo potrà avere ed usare..."
Non aveva capito Paolo cosa significasse quella frase, lo comprese pochi mesi prima quando a lei dissero delle brutte parole in un ospedale lontano dalla sua cittadina.
Aveva avuto il segno e da quel giorno, il ragazzino di undici anni "era cresciuto in maniera diversa con una consapevolezza e conoscenza sconosciuta ai suoi amichetti".
Sapeva che l'ora si stava avvicinando, i minuti passavano e non si era accorto che l'acqua sul fuoco non c'era più e l'odore di bruciato lo aveva scosso dai pensieri.
Appena entrato in casa spense il fuoco del fornello, ma la pentola era ormai bruciata, un fumo leggero a forma di spirale stava salendo dal centro della pentola.
Si era girato verso l'orologio sul mobile accanto "ore 18.46"
A Paolo era venuto nella mente un pensiero "E' andata via ora, la spirale del fumo me lo ha segnato".
Corse fuori in strada e vide l'altra nonna con la mamma uscire dal portone del cortile con i visi tristi, si era fermato e aspettava che loro due si avvicinassero.
Appena fu accanto a lui, la mamma gli accarezzò la testa "E' andata vero?" aveva detto il ragazzino guardandola negli occhi.
Al cenno della testa della mamma, Paolo sentì qualcosa dentro e si mise a guadare il cielo mentre le due donne attratte dall'odore del fumo entrarono di corsa in casa.
Paolo non le ascoltò quando gli chiesero che cosa era successo, lui stava osservando il cielo, una piccola nuvola dipinta di rosa dal sole che stava scendendo a ovest, stava volando veloce nel cielo, sciogliendosi in breve tempo fino a sparire.
"Ciao nonna Maria." aveva pensato in quel momento, sentiva che forse con quella nube, gli aveva mandato il suo saluto così, l'ultimo dato a quel bambino tanto amato da lei.
Si era seduto sui gradini di casa e i suoi pensieri fuggirono lontano, su quella strada che costeggiava il fiume piena di alberi di sambuco, insieme a lei, la sua nonna che un tempo gli aveva insegnato tante cose belle e strane.
Bello.....mi piace leggerti Giam.....si entra nel raccontò e si fa parte di esso...😊😊😊😊
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RispondiEliminaCerti ricordi non possono essere cancellati .Ai voluto condividere i tuoi sentimenti nel ricordare e onorare la memoria di tua nonna , i ricordi che conservi rimarranno con te e non credo che ci sarà un momento in cui smetterai di ricordare .Quella nuvola rosa si è dissolta per il calore
d’ affetto , in cielo le nuvole a loro volta si formano con altre nuvole e una di quelle tu ne fai parte
E' vero Marco, i ricordi sono il nostro bagaglio
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