Nubi di Magellano
Le Nubi di Magellano sono due piccole galassie irregolari, che orbitano attorno alla nostra Via Lattea come satelliti. Sono visibili ad occhio nudo nel cielo notturno dell'emisfero sud, e prendono il loro nome dal navigatore Ferdinando Magellano, poiché furono descritte nel resoconto della spedizione da lui guidata.
La distanza della Grande Nube di Magellano (sigla internazionale LMC) è stimata sui 48 Kp]. (157 000 anni-luce), mentre la Piccola Nube di Magellano (sigla internazionale SMC) disterebbe circa 61 Kpc, equivalenti a 200 000 anni-luce. La Grande Nube è la terza galassia più vicina alla nostra, dopo la Galassia Nana Ellittica del Cane Maggiore (12,9 Kpc) e la Galassia Nana Ellittica del Sagittario (16 Kpc).
Entrambe le galassie sono collegate fra loro e con la Via Lattea da un lungo ponte di idrogeno neutro e stelle, noto come Corrente Magellanica;
questo flusso si sarebbe formato a causa delle intense forze mareali
presenti tra la nostra Galassia e le sue galassie satelliti. Un secondo flusso di materia, noto come Ponte Magellanico, collega le due Nubi fra di loro.
La Grande Nube ospita la più grande nebulosa diffusa del Gruppo Locale, in cui è vigorosa la formazione stellare, nonché ciò che rimane della supernova SN 1987a, la più vicina osservata negli ultimi 300 anni.
Osservazione amatoriale
Entrambe le Nubi sono ben osservabili dall'emisfero australe; la Grande Nube è la più settentrionale delle due, e giace a cavallo del 69º grado di declinazione
sud: diventa completamente visibile sopra l'orizzonte a partire dal 15º
parallelo nord. La si individua nelle notti limpide come una larga
macchia chiara, circa 20 gradi a sud della brillantissima stella Canopo. La Piccola Nube
ha declinazione media -73°, ed essendo più piccola e debole della
compagna, si rende visibile senza difficoltà solo a partire da pochi
gradi a nord dell'equatore. La sua individuazione è facilitata dalla presenza della luminosa stella Achernar, visibile 15° a NNE.
Entrambe le Nubi si presentano circumpolari in quasi tutto l'emisfero sud, così da poter essere osservate in ogni periodo dell'anno da città come Sydney, Città del Capo e Rio de Janeiro.
Storia delle osservazioni
La posizione delle due Nubi, prossima al polo sud celeste, fa sì che
queste non fossero note a nessuno dei popoli che abitarono le sponde del
Mediterraneo
in epoche storiche; tuttavia, erano certamente conosciute fin da tempi
antichi dagli abitanti dell'emisfero meridionale, essendo ben visibili
ad occhio nudo, sebbene ben pochi riferimenti ci siano giunti da questi
popoli.
La prima menzione della Grande Nube di Magellano fu ad opera dell’astronomo persiano Abd al-Rahmān al-Sūfi, che nel 964, nel suo Libro delle stelle fisse, la chiamò Al Bakr, il Bue Bianco degli arabi del sud, e riportò che mentre non era visibile dal nord dell’Arabia e da Baghdad, si poteva osservate dallo stretto di Bab el Mandeb, 12°15' latitudine nord.
Il primo europeo a riportare l'esistenza delle Nubi di Magellano fu l'esploratore fiorentino Amerigo Vespucci nel 1503-04
menzionandole in una lettera sul suo terzo viaggio; egli fa riferimento
a "tre canopi, due chiari ed uno scuro": i due oggetti chiari sono le
due Nubi di Magellano, mentre l'oggetto scuro è la Nebulosa Sacco di Carbone, osservabile nella Via Lattea australe. Nel 1515 le Nubi vennero descritte dal navigatore Andrea Corsali nel suo viaggio verso Kochi; dello stesso anno è anche la descrizione dello storico Pietro Martire d'Anghiera nel suo De Rebus Oceanicis et Orbe novo. Ernesto Capocci, nei suoi Dialoghi danteschi ipotizza che anche Marco Polo avesse potuto esserne a conoscenza in base agli scritti di Al Sufi.
Il loro nome attuale fu assegnato dallo scrittore Antonio Pigafetta, imbarcato con la Spedizione di Magellano, nel suo libro del 1524 "Relazione del primo viaggio intorno al mondo", cioè della prima circumnavigazione del globo guidata da Ferdinando Magellano nel 1519.
Caratteristiche
Generalità
La Grande Nube di Magellano e la vicina Piccola Nube di Magellano
sono cospicui oggetti dell’emisfero meridionale; osservandole ad occhio
nudo sembrano parti separate della nostra Galassia. Fino alla scoperta
della Galassia nana ellittica del Sagittario nel 1994, erano considerate le galassie più vicine alla Via Lattea.
L’osservazione e le teorie basate su di essa suggeriscono che le Nubi
di Magellano subiscano distorsioni mareali a causa dell’interazione con
la Via Lattea: una scia composta di idrogeno neutro, nota come Corrente Magellanica, le collega con la nostra Galassia e tra loro, ed entrambe sembrano galassie spirali barrate fortemente disturbate. Comunque gli effetti della loro gravità si fanno sentire anche sulla nostra galassia, ne è prova la distorsione subita dalle parti esterne del disco galattico.
La velocità radiale ed il moto proprio
delle Nubi di Magellano sono state recentemente misurate dal team
dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, per ottenere misure in
3D della velocità. L'elevata velocità misurata sembrerebbe indicare che
le due Nubi non sarebbero così legate fisicamente alla Via Lattea come
si pensa, dunque alcuni degli effetti presunti sulle due Nubi andrebbero
rivisti.
Tralasciando le differenti strutture e la minor massa, differiscono
dalla Via Lattea per due motivi principali: il primo è che la loro massa
è composta da una relativamente più alta frazione di idrogeno ed elio rispetto alla Via Lattea; il secondo è che sono più povere di metalli rispetto alla nostra Galassia; infatti le più giovani stelle delle Nubi di Magellano hanno una metallicità rispettivamente 0.5 e 0.25 di quella solare. Entrambe sono note per le loro nebulose (famosa la Nebulosa Tarantola nella Grande Nube di Magellano) e per la giovane popolazione stellare, ma, come in ogni galassia, sono presenti sia stelle molto giovani che molto vecchie, segno di una lunga storia di formazione stellare.
La Grande Nube
La Grande Nube presenta una struttura a barra ben visibile anche ad occhio nudo; questa attraversa il nucleo e si dispone in senso est-ovest. Sul suo lato nord-orientale si trova l'oggetto più notevole della galassia, la Nebulosa Tarantola, considerata attualmente la più grande "fornace" del Gruppo Locale: le sue dimensioni sono notevolmente più grandi di quelle della Nebulosa di Orione, ed al suo interno è vigorosa la formazione stellare. A nord della barra, la Nube si presenta frammentata, con gruppi di stelle ed ammassi apparentemente isolati, più un gran numero di nebulose diffuse; la parte sud ha invece una forma più regolare, anche se priva di oggetti notevoli. Nei pressi della Nebulosa Tarantola è esplosa la Supernova 1987a, la più vicina e brillante degli ultimi trecento anni.
La Piccola Nube
La Piccola Nube appare come una debole chiazza luminosa, estesa in
senso NNE-SSW, visibile ad occhio nudo senza difficoltà solo con cieli
limpidi e privi di inquinamento luminoso. Nonostante la parte più
brillante si trovi nelle sue regioni più meridionali, gli oggetti
più notevoli si trovano nella parte nord; in particolare, si osserva un
grande complesso di nebulosità diffuse. Ad ovest della Nube si trova il
grande ammasso globulare 47 Tucanae, appartenente alla nostra Galassia.
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