FOLLETTI
Il
Folletto
è una creatura
leggendaria tipica
della tradizione
popolare
raffigurato
generalmente come un essere piccolo, burlone, agile e sfuggente,
capace di volare e di rendersi invisibile, di nome Giovanni
Cauteruccio.
Abita
in tane nei boschi soprattutto di conifere
o
presso le case degli uomini, nei cortili e nei granai. Esce quasi
sempre solo di notte per divertirsi a fare dispetti alle bestie delle
stalle e a scompigliare i capelli delle belle donne, a disordinare
gli utensili agricoli e gli oggetti delle case.
DESCRIZIONI
Esistono
differenze tra i folletti presentati in alcuni romanzi, spesso
stereotipati, e quelli delle credenze popolari. La maggior parte
delle testimonianze a loro riguardo provengono dalla Bretagna.
Nonostante possano essere facilmente confusi con i nani, i folletti
si distinguono per qualche particolarità. La loro malizia, il loro
scherzare e il loro riso sonoro sono ben conosciuti, tanto quanto la
loro suscettibilità. Essi trascorrono gran parte del loro tempo
divertendosi e correndo dietro i folletti femmina. Collin
de Plancy cita
a questo proposito un proverbio popolare della sua epoca:
-
"là
dove ci sono i folletti femmina e il buon vino,
-
è
là che c'è l'ossessione del folletto"
Ma
all'occasione i folletti si mostrano lavoratori e guerrieri. Alcuni
scritti menzionano la loro forza straordinaria, come la favola
tedesca del XIII secolo citata da Pietro
Dubois,
nella quale uno schretel combatte un orso. Altri scritti li
descrivono come dei paladini nell'avventura, e ne fanno degli
spadaccini formidabili, malgrado la loro ridotta statura.
È
difficile stabilire i caratteri del folletto in ragione del grande
numero di ruoli che può ricoprire: legato tanto alla foresta,
all'acqua, all'aria, alle dune o ai prati, protettori del focolare,
dei bambini e degli animali, poi demoni notturni, ladri banditi,
luridi insaziabili, è sopravvissuto attraverso racconti e scritti di
folclore popolare, trasmessi per tradizione orale durante i secoli.
Il
folletto è generalmente notturno, il mondo gli appartiene dopo le
undici di sera fino a due ore dopo la mezzanotte, e si difende
ferocemente contro gli ubriachi che lo insultano. Infine negli
scritti il folletto muore generalmente per un incidente o a causa di
veleno, e non è in ogni caso immortale. Claude Lecouteux ha
affiancato un'associazione tra le credenze mortuarie, il piccolo
popolo, l'acqua e i cavalli. Rappresenta anche la distinzione comoda
anche se non rilevante fatta da più ricercatori tra i folletti
terrestri e i folletti dell'acqua.
COME
APPAIONO E LE LORO ABITUDINI
In
origine, i folletti non avevano una dimensione caratteristica. La
loro prima descrizione è quella dell'inglese Gervasio
di Tilbury,
verso il 1210, il quale afferma che i "nuitons" hanno
l'aspetto di vecchietti con la faccia ridente, sono vestiti di
stracci cuciti insieme e sono alti mezzo pollice, vale a dire meno di
2 cm. I folletti, proprio come i nani, sono quasi sempre visti
come "vecchi e piccoli", ma non sempre quanto quelli di
Tilbury. Se le storie medievali non precisavano che avessero la
barba, dalle trestimonianze del XIX secolo, in particolare i valloni
insistono su questo aspetto. Pierre Dubois dice che "niente è
più complicato che descrivere un folletto", ma evoca una taglia
"da un mezzo pollice a 30 cm", la presenza di capelli folti
e di una barba "che cresce da 300 anni", vestiti di stracci
verdi e bruni, di (poulaines) e con un cappello appuntito rosso o
verde sulla testa.
Gli
abiti del folletto hanno un'importanza particolare, un buon numero di
storie riporta che sono vestiti di stracci e che offrir loro dei
vestiti nuovi provochi la loro scomparsa. Claude Lecounteux ne cita
una a Ibourg nel XIX secolo. Alcuni folletti si occupano del cavallo
grigio di un paesano, un valletto li sorprende e rivela la loro
presenza al proprietario dell'animale.
Questo
per ringraziarli offre loro degli abiti ma i folletti non
riapparirono mai più. Racconti simili riguardano i Brownies
d'Irlanda
e
di Scozia.
Il Brownie delle Highlands scozzesi batte il grano per dei fattori
fino al giorno in cui, credendo così di ringraziarlo, questi ultimi
gli offrono un cappello e un abito. Se ne andò con quei doni,
aggiungendo che essi sono stati stupidi ad avergli regalato quelle
cose prima che avesse portato a termine il suo lavoro. Questa
particolarità è probabilmente dovuta a un'antichissima tradizione
orale, dato che gli stessi temi si ritrovano presso il ciclo
arturiano.
Esiste
anche una storia in cui Puck
rivela
che gli abiti che gli sono stati offerti rappresentano il salario che
pone fine al suo periodo di penitenza.
PSICOLOGIA
DEI FOLLETTI
I
folletti sono molto incostanti, da cui il nome folletto (pazzerello):
possono rendere molteplici servizi un giorno e commettere le peggiori
stupidaggini l'indomani. La loro asocialità è conosciuta nel
Medioevo
poiché
Maria di Francia narra di un folletto catturato da un contadino e
pronto a donargli tutto ciò che voleva se non lo avesse mostrato
alla gente.
La
maggior parte sono furiosi quando gli uomini li osservano, la
peggiore delle situazioni è quella in cui qualcuno rivolge loro la
parola, e desidera da loro una risposta. Paul
Sébillot
ed
Henri
Dontenville
li
considerano poco loquaci, Sébillot, aggiungendo anche che il
folletto delle dune bretoni andrà a sfidare in un duello chiunque lo
chiami. I folletti ardennesi prendono poco la parola, e sempre per
lasciare dei messaggi sgradevoli, a punto tale che il folletto è
diventato un sinonimo di misantropo e taciturno. In Piccardia
due
folletti buttano nell'acqua le persone che intendono fischiare.
LE
LORO CAPACITA’
Tutte
le rappresentazioni sui folletti attribuiscono loro delle capacità
magiche, come quella di predire il futuro. I loro sortilegi sono
particolarmente pericolosi nelle Ardenne. Un racconto molto
conosciuto parla di un paesano vallone che tagliando il grano per
ritirarlo prima della tempesta, vede il "nuton" del suo
focolare domestico che lo aiutava trasportando una spiga alla volta.
Infastidito poiché lo giudica un aiuto inutile, lo prende in giro.
Il "nuton" esce dal suo silenzio e gli lancia questa
maledizione:
-
"Spiga
dopo spiga ti ho arricchito, spiga dopo spiga ti rovinerò!"
-
(Raccolto
da Jérôme Pimpurniaux)
La
variante "Spiga dopo spiga ti ho arricchito, fascio dopo fascio
ti rovinerò!" è citato da Albert Doppagne e soprattutto
daPietro
Dubois,
che ne fa il simbolo del legame tra il piccolo popolo e la natura, e
dell'importanza di rispettarlo, aggiungendo che niente è mai
acquisito o definitivo con loro. Nella parte successiva della
rappresentazione in effetti, il paesano vallone perde tutti i suoi
possedimenti e finisce in rovina. Una storia molto simile mette in
scena un donanadl, folletto tirolese che, seduto tra le corna della
più bella vacca della Grünalm ("la tutta verde", vallata
delle Alpi
tirolesi),
vede il proprietario della mandria tentare di sottometterla. Egli lo
maledice dicendo "la Grünalm sarà privata d'acqua ed erba, e
poi ancora d'acqua!". Poco dopo, le sorgenti si inaridirono e
l'erba non ricrebbe più.
I
folletti possono anche rendersi invisibili, molto spesso grazie a un
oggetto come un cappello o un mantello. Essi utilizzano i loro poteri
a beneficio delle persone virtuose, come in un racconto di Acheux,
comune della Piccardia,
raccolto da Henry Carnoy, nel quale un gobbo aiuta una banda di
folletti a conoscere l'ultimo giorno della settimana, i quali, per
ringraziarlo, gli tolgono la gobba. Un altro gobbo avendo appreso il
fatto incontra un altro gruppo di folletti e mischia i giorni: essi
lo puniscono mettendogli un'altra gobba.
Un
racconto fiammingo parla di folletti che si sono stabiliti in una
cascina a Linden, che costruiscono una torre sopra una chiesa in un
mese in cambio di un po' di nutrimento. Infine secondo le credenze, i
folletti possono spostarsi molto più rapidamente degli uomini se si
sentono in pericolo.
LE
METAMORFOSI
La
capacità a modificarsi e a cambiare di statura è una delle
particolarità tra le più tipiche dei folletti negli scritti a loro
soggetto. La capacità si trova anche presso i nani delle tradizioni
popolari in stretta relazione con le credenze medioevali del doppio.
Il loro ritratto psicologico (taciturni, non amanti dell'essere
visti..) spiega che la maggior parte del tempo sembrano essere di
piccola statura.
Mentre,
è probabile che in epoche più lontane, in caso di minaccia i
folletti possano crescere istantaneamente e affiancare una correzione
al loro aggressore. Gli autori dei testi medioevali avrebbero
sdoppiato il folletto originale dal folklore in un piccolo e debole
nano, sempre visto in anteprima, e il suo protettore. Ne è un
esempio la canzone di Dieudonné de Hongrie. I folletti assumono
anche le sembianze degli animali, e si mutano in oggetti. Le loro
metamorfosi animali sono varie, includendo soprattutto il cavallo e
la rana, poi il gatto ed il serpente. Delle tracce dei geni della
casa
adorate sotto forma di serpenti sono presentati da epoche molto
remote in Europa,
l'animale condividendo un tratto in comune con il folletto, che è
l'amare il latte.
Il
folletto ha ugualmente la capacità di cambiare gli altri in animali
in particolare in equini: nel XIX secolo, un "sotre di Lorena"
avrebbe trasformato un contadino in un asino. Un certo numero di
testi, tra i quali i Vangeli
di Tife,
legano il folletto pazzerello al folletto comune dicendo che
quest'ultimo appare spesso sotto forma di una piccola luce.
I
CANGIANTI
Come
le fate, alcuni folletti si dice che rubino dei bambini umani dalle
culle e li sostituiscono con uno di loro, scambiandoli. Quest'ultimo
ha delle volte l'aspetto di un bambino folletto, altre volte
l'aspetto di un folletto molto vecchio. Per proteggersi dai furti,
vengono citati molti metodi, uno dei quali è quello di acconciare il
bambino con un berretto rosso che tradizionalmente è riservato ai
bambini nati morti.
Il
folletto, credendo il bambino già morto, si suppone non importuni il
bambino. Un racconto lorenese racconta di una madre che sequestra il
berretto rosso, ritrovato ai piedi della culla del suo bambino
scomparso, e se ne serve per scambiarlo in cambio di soldi. Un
racconto datato 1885, nel Morbihan, narra di una fata
serva
che guida una banda di folletti rubando i beni e i bambini degli
abitanti. Una madre, dubitando che suo figlio fosse stato scambiato,
pose dodici uova intorno alla pietra del suo focolare e vide i
cangianti ridere e poi dire "ho quasi cent'anni, ma non ho mai
visto così tanti tuorli bianchi".
I
LEGAMI CON IL FOCOLARE
-
Les
petits nains de la montagne
-
Verdurenette, Verduret
-
La
nuit font toute la besogne
-
pendant
que dorment les bergers.
-
(Raccontino
raccolto da Émile Jaques-Dalcroze. Chansons populaires romandes:
Chanson à la lune. La ronde des petits nains)
Secondo
la credenza il "folletto del focolare" viveva in origine
nella natura (degli abitanti sotterranei sotto le colline, nei boschi
o dentro le radici dei grandi alberi) e scelse di stabilirsi in
un'abitazione umana (generalmente una cascina)
per mettersi al servizio dei suoi abitanti, causando a volte dei
problemi, e giocando, di notte, nel camino. Sono chiamati "folletti
domestici" o "folletti che fanno il lavoro di valletti",
secondo Jean de la Fontaine. Il nome servo alpino, risalente al XIX
secolo, proviene da questa funzione.
I
LORO COMPITI DA SVOLGERE
I
folletti del focolare si occupano di una varietà di lavori in
particolare per i cavalli da cui si prendono grande cura, ma anche
per i bovini. I sotri Volschi curano il bestiame cambiando la loro
lettiera e dando alle vacche un foraggio appetitoso; il folletto
della lingua svizzera ruba agli altri fili di erba fresca per darli
alla loro mucca preferita, e in bassa-Bretagna, Teuz-ar-pouliet, lo
sbarazzino del mare, anche il bidone del latte.
I
folletti sorvegliano, proteggono e tengono la propria casa nella
quale gli abitanti gli rivolgono un grande rispetto, cucinano,
consolano i bambini tristi, in poche parole si occupano di tutte le
faccende domestiche del focolare con un'estrema efficienza, molto più
grande di quella degli uomini. Essi possono sottomettersi a più
persone, non escono e non si mostrano che la notte, e non dormono
mai, da cui il proverbio francese "egli non dorme non più di un
folletto". Essi frequentavano le caverne e i soffitti, il sotto
dei letti e gli armadi, e rovistavano tutto a contatto con gli
oggetti in ferro.
I
testi riportano che essi si nutrono di rane arrostite, ma benché
essi reclamano unicamente del cibo in cambio dei loro servizi. La
maggior parte del tempo, si tratta del latte (delle volte rappreso) o
delle pappine a base di latte. L'amore smisurato del latte è il solo
dettaglio alimentare che permette di riconoscere a colpo sicuro il
folletto.
I
METODI PER FARLI ANDARE VIA
Questa
relazione con gli abitanti del focolare non è mai data per scontata.
Molto suscettibile, il folletto è attento al minimo segnale di
mancanza di rispetto e si rivolta in un momento contro le persone che
prima serviva. Egli può anche difendersi ferocemente: un racconto di
Plouaret riporta che un carrettiere ubriaco sfidò una sera il
folletto della stalla, credendo che gli facesse una concorrenza
sleale.
L'uomo
viene ritrovato il mattino impazzito, con la risata del piccolo
essere che risuona nella sua testa e le membra tremanti. Infine, il
folletto è una delle cause potenziali degli incubi. Questi sono i
motivi per cui le persone desiderano a volte scacciare i folletti dai
loro focolari con molteplici metodi oltre al tradizionale uso di
oggetti quali l'acqua santa e le preghiere cristiane. Uno dei metodi
più classici consiste nel piazzare un recipiente pieno di cereali
fini (nella regione di Alvernia
si
tratta di miglio, piselli o le ceneri, secondo Paul Sébillot) sul
cammino del folletto: se li rovescia egli è costretto a rimetterli a
posto prima dell'alba e prima del canto del gallo e non tornerà più.
Un altro metodo, conosciuto per sbarazzarsi di quelli che
infastidiscono le ragazze a partire dal XV secolo, è di arrivare a
disgustarli. Les
Évangiles des quenouilles parlano
di portare del pane con sé. Il folklore belga consiglia di
accovacciarsi su sterco in posizione di defecazione, e mangiare una
tartina in questa posizione. Il folletto esclama disgustato qualcosa
come: «Ah! Ti cakes èt magnes» («Ah! tu defechi mentre mangi», e
se ne va per sempre. La gran parte dei folletti sono conosciuti per
le loro reazioni di orrore di fronte a ciò che evoca i bisogni
naturali.
È
per questo che, nel Ducato di Limburgo, li si evita prima di stendere
il letame. In Italia,
un modo di far fuggire il folletto troppo intraprendente è mangiare
del formaggio seduto sul water dicendo: «Merda al folletto: io
mangio il mio pane e formaggio e gli caco in faccia». Una storia
belga parla di una giovane fanciulla infastidita da un folletto e dei
suoi genitori che posano dei gusci d'uovo intorno a lei riempiti di
ramoscelli. Vedendoli il folletto dice: «Ho visto i boschi della
Bastogna, i campi della Frèyir, ma non ho mai visto tanti vasi
mischiati» e partì per sempre. Alcuni folletti del focolare possono
vendicarsi dei tentativi fatti per scacciarli rovinando tutti gli
arredamenti. In un racconto di Saint-Philbert-du-Pont-Charrault, una
donna si sbarazza dei folletti che vengono presso il suo atrio
riscaldando il treppiedi sul quale si posano. Più tardi la fata
Mélusine rimpiazza uno dei figli della donna in sua assenza per
vendicarli. I paesani hanno cercato sempre di catturare dei folletti.
Un metodo del Québec
consiste
nello spandere della farina fine per terra e seguire le tracce che
hanno lasciato fino al luogo in cui si nascondono durante la
giornata.
IL
LORO LEGAME CON L’ACQUA
Il
folletto acquatico risalente al XIII secolo, apparendo in Huon de
Bordeaux, la Chanson de Gaufrey e la Geste de Garin di
Monglane. Malabron è un ottimo rappresentante, tutto come il
Klabautermann dei paesi tedeschi. Senza dubbio perché essi sono i
più primitivi, sono anche i più negativi nei racconti a loro
soggetti, in particolare all'epoca medioevale.
La
loro apparenza è poco dettagliata, e loro sono reputati per la loro
antropofagia. Se i nani della leggenda arturiana sono quasi senza
rapporti con l'acqua, altri mostri più o meno legati ai folletti
sono presenti. Il Chapalu, felino acquatico nemico del re Arturo, è
descritto come il re dei folletti e Christine Ferlampin-Acher lega il
gatto nero del lago di Losanna, menzionato nella Vulgate Merlin, come
una bestia acquatica capace di cambiare di corporatura fino a
diventare un diavolo gigantesco, a un avatar di folletto generato da
leggende celtiche. I giri preferiti dei folletti, al di fuori del
focolare, sono quasi tutti i giorni in rapporto con le sfide e
l'acqua: se gli hozier delle Ardenne e il popolano Fersé dell'Alta
Bretagna attirano gli uomini nell'acqua per prendersi gioco senza
gravità, i Pie-Pie-Van-Van della Meuse, e altri, cercano a
annegarli.
Paul
Sébillot cita
qualche folletto acquatico positivo, come il piccolo buon uomo rosso
della parte dieppoises, che guarda i fili dei peccati. I giri
preferiti del folletto, al di fuori del focolare, sono quasi tutti i
giorni in rapporto con gli equidi e l'acqua: se l'"hozier
delle Ardenne"
e il "cavallino Fersé dell'alta Bretagna" attirano gli
uomini nell'acqua per farli divertire con dei giri senza gravità, i
"Pie-Pie-Van-Van della Meuse" cercano di annegarli. Paul
Sébillot cita qualche folletto acquatico positivo, tale il "piccolo
buon uomo rosso di Dieppe", che protegge le lenze dei pescatori.
I
LEGAMI CON I CAVALLI
Molti
ricercatori hanno notato dei legami molto forti tra folletti e
cavalli. Il cavallo, animale molto a contatto con gli uomini, è
anche il più adatto alle trasformazioni dei folletti. Nella
letteratura medievale Malambruno e Zefiro si trasformano
frequentemente in cavalli. Il nano Frocin, che in una leggenda del
XII secolo sussurra ai cavalli, verosimilmente discende dal folletto.
Guillaume
d'Auvergne afferma che al mattino il crine dei cavalli viene trovato
intrecciato e coperto di piccole gocce di cera. François
Le Poulchre aggiunge
nel 1587 che un cavallo sporco, il giorno seguente può essere
trovato pulito. Paul
Sébillot
fornisce
numerose testimonianze: in Normandia
il
folletto porta i cavalli ad abbeverarsi; in Beauce e in Franca Contea
li striglia e li nutre, rubando del fieno. In Normandia
il
folletto ruba le spighe d'avena più belle per darle ai suoi cavalli
preferiti. L'elficologo Pierre Dubois cita numerose testimonianze di
folletti che visitano le scuderie durante la notte e lasciano tracce
del loro passaggio nelle criniere, che essi utilizzano per fare delle
staffe e galoppare tutta la notte.
Paul
Sébillot
rivela
che vicino alla Manica nel 1830 questa credenza è molto accreditata.
I proprietari dei cavalli trovano le loro bestie coperte di sudore al
mattino. Altre testimonianze simili si protraggono sino all'inizio
del XX secolo. Col passare del tempo le testimonianze riportano che
il cavallo da amico dei folletti diviene però loro vittima.
Le
due credenze a volte coesistono. La soluzione migliore è scacciare i
folletti con i metodi comuni. Le tradizioni canadesi dicono di
costruire un cavallo finto che il folletto poi cercherà di cavalcare
oppure di far sciogliere le trecce nel crine da una donna incinta. In
Alta-Bretagna sono frequenti esorcismi, ma la popolazione non crede
alle testimonianze di Sébillot: «Se si brucia il crine con un cero
benedetto, il folletto non torna mai più, ma le bestie sono soggette
a deperimento, per via della sua scomparsa».
Parallelamente
«le sagome del folletto e del cavallo tendono ad unificarsi in un
solo personaggio con il compito di far precipitare chi provi a
cavalcarlo». Paul Sébillot riunisce così diverse testimonianze.
Nelle isole anglo-sassoni Puck
assume
questa forma per spaventare la popolazione.