venerdì 7 luglio 2017

PRIGIONE D'ASFALTO E CEMENTO


PRIGIONE D'ASFALTO E CEMENTO


MILANO, QUARTIERE GRATOSOGLIO

Uno dei posti meno accoglienti d'Europa, 
finito sui giornali e sulla cronaca per eventi tragici. 
Tanto cemento e poco verde, in una periferia quasi abbandonata a se stessa di una metropoli che 
con i sobborghi e l'hinterland ormai 
sfiora i nove milioni di anime... 
E loro, gli abitanti di questo quartiere difficile, 
dove esistono realtà complesse e dove
spesso la violenza è la regina incontrastata.

MILANO CENTRO

Luca (nome fittizio altrimenti sarebbe troppo evidente), si presenta al lavoro questa mattina pieno di lividi e tagli. I datori di lavoro sanno già cosa potrebbe essere successo.
Litigio in famiglia, dove i genitori sono assenti: padre avanti e indietro dalla prigione e madre succube di molti figli di cui solo uno, è riuscito a fuggire e farsi una vita decente pagandola a caro prezzo con l'isolamento dal branco perché "diverso".
Luca, tatuaggi, testa rasata su cui sono evidenti cuciture da tagli profondi, occhi tristi, sorriso malinconico e rabbia, tanta rabbia dentro.
Luca con la voglia di spaccare tutto, di picchiare qualcuno, di rompere le cose belle degli altri e che non ha mai avuto.
Luca che è stato in riformatorio ed appena uscito, lei Mary giovane ragazza dal cuore pieno d'amore, ha cercato in tutti di modi di portarlo via da quella miseria. Sono vissuti insieme per un po' di mesi ma poi, la natura selvaggia di lui ha preso il sopravvento.
Luca si ritrova solo nuovamente in quel quartiere difficile, in una casa disordinata e piena di problemi, situata al dodicesimo piano e spesso con l'ascensore rotto. Solo alle prese con un fratello tossico-dipendente ed un altro violento, colui che la sera prima lo aveva picchiato selvaggiamente per un torto, quello di non aver portato fuori il cane, ed il mattino dopo, oggi si è presentato al lavoro con il volto tumefatto.
Luca dal corpo esile con muscoli d'acciaio, Luca che passa ore alla sera, nella sua cantina attrezzata da palestra ad allenarsi per togliere dal suo cuore e mente quell'odio e quella rabbia che lo tormentano da sempre.

"Ho passato la mia vita in strada, 
da piccolo mia madre ci lasciava nei giardinetti 
sotto casa e spesso venivo picchiato dai grandi. 
Vedi? Questo taglio me lo ha fatto mio cugino, 
avevo una maglietta fica e la voleva lui. 
Questo buco in testa me l'ha fatto mio fratello, 
era ubriaco e aveva cercato di picchiare mia madre, 
volevo solo difenderla e sono finito cinque giorni 
in ospedale... Ma chi se ne frega... 
Io sono buono anche se mi fanno arrabbiare spesso 
e ci litigo... Allora sì che mi trovano..."

Fa tenerezza Luca, nonostante la sua rabbia, la sua violenza, nei suoi occhi leggi il desiderio di essere amato, di avere qualcuno che lo aiuti, che gli dia un'opportunità di uscire dalla prigione d'asfalto e cemento in cui vive.
Luca, che dovrebbe essere lui il primo ad aiutarsi, dentro ha un cuore d'oro racchiuso da una gabbia d'acciaio e nella sua giovane vita ha visto troppe cose terribili per poter, forse, avere l'occasione di riscatto, nonostante i buoni consigli e l'aiuto dei suoi principali.

"Ero seduto sul marciapiede in strada 
un pomeriggio d'estate di qualche anno fa. 
Avevo 16 anni ed una macchina si era fermata vicino. 
C'era uno sui quaranta che mi sorrideva e 
un momento dopo mi ha fatto vedere cento euro. 
Voleva che andassi con lui in un posto nascosto, 
sai quei finocchi... Scusami volevo dire gay 
che ti danno i soldi per un lavoretto fatto bene 
e magari sono sposati con a casa la moglie?... 
Ecco quello, al momento guardando il centone, 
ca...o ci sarei andato poi mi venne una rabbia 
che gli tirai un sasso nel finestrino. 
Dovevi vedere come si è spaventato 
e partito sgommando con la macchina. 
Gli avevo urlato che avevo sedici anni... 
Pedofilo di m..."

Luca.
Rabbrividisco quando ascolto il suo sfogo e con la mente immagino un ragazzino in jeans e maglietta, seduto sul cemento e quel viscido che gli si ferma accanto, poi vedo con la mente la sua casa, la sua famiglia fatta di otto persone e lui pieno di rabbia nella cantina che da sfogo, con i pugni ad un sacco, alla sua rabbia dentro.
Luca ora si stacca da me, sta arrivando un cliente e deve lavorare, mi saluta.
Luca dagli occhi tristi e con il sorriso amaro nonostante voglia sembrare divertente ed allegro.

"Ho visto quel quartiere, non sono mai entrato 
ma non è l'unico a nascondere vite 
come quelle di Luca, vite che se avessero 
avuto un'altra famiglia, abitassero in 
un altra zona oppure avessero avuto 
un sostegno da persone competenti, 
sarebbero ora uomini e donne 
con un destino diverso e forse, migliore."

Gratosoglio, Quarto Oggiaro, Ponte Lambro e tanti altri rioni e città satelliti: prigioni d'asfalto e cemento che racchiudono vite difficili e a volte senza speranza.

Giampaolo Daccò




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