martedì 10 marzo 2020

QUELLO CHE NON C'E' MAI STATO





QUELLO CHE NON C'E' MAI STATO

Ecco, sono qui davanti a te.
Ti guardo in quella cassa di legno di noce mentre i tuoi occhi sono chiusi e senza respiro, il tuo corpo sembra un manichino vestito da festa.
Ti guardo e non provo nulla, niente... 
Eppure ho cercato nel mio cuore un filo di emozione, un sentimento che non riesco a trovare.
Sento persone vicino ma non so chi c'è attorno a noi.
distrattamente ascolto ogni tanto un bisbiglio, forse qualcuno ha notato che non ho fatto neanche una mossa per poterti dare una carezza o un tocco alle tue mani incrociate e gelide.
Non sento nulla dentro e mi dispiace dopo anni di pianti, di domande, di odio e poi l'indifferenze perché, il tempo e l'età portano indifferenza o alla coscienza che non puoi rimediare a nulla.
Tu sei invecchiato da solo e quasi tutti ti hanno voltato le spalle mentre recitavi la parte della vittima.
Tu avevi lasciati soli chi ti voleva bene e li hai gettati via dalla  tua vita come degli stracci inutili.
Che peccato!
Quante cose ti sei perso, non hai goduto, non hai vissuto ma dalla tua torre d'avorio, dal tuo piedistallo, dal tuo egoismo tutti dovevano stare ai tuoi piedi.
Esistevi solo tu.
Nella mia mente vengono cacciate via le frasi cattive che in un passato lontano mi dicevi prima che te ne andassi via con l'altra, cerco di farlo anche se prepotentemente seppur davanti al tuo capezzale, arrivano come frustate indelebili.
Quante volte ho cercato di farmi amare, di venirti incontro? Troppe, tante o troppo poche? 
Ma quando davanti a te c'è un muro impenetrabile, alla fine ti arrendi, alla fine non ti senti più in colpa di qualcosa che non hai mai fatto tranne di nascere e di non essere voluto.
Sto diventando vecchio anche io piano piano, non ho perdonato in un certo senso, posso solo dire che ti ho condonato tutto il male che hai fatto comprendendo la tua incapacità di essere quello che avresti dovuto essere, un padre.

"Mio figlio è un idiota!"
"Mi vergogno di te, gli altri a scuola sono più bravi."
"Che ho fatto di male per meritarmi un cretino come figlio?"
"Tua sorella si è che mia figlia, più bella ed intelligente."
"Vai da tua nonna di sotto mi dai fastidio!"
"Sei uguale a tua madre."

Sono uguale a mia madre, invece di odiarti quel giorno ho capito di esser fiero di essere come lei... Fiero ed orgoglioso di avere un cuore che palpita, di avere un anima con dentro tante cose e tu?
Sei andato via un giorno, finalmente, lontano con un altra anche se ormai era troppo tardi per noi, per trovare una serenità e dimenticare.
Ti sto guardando e non provo niente, una mano mi stringe la mia e sento dire qualcosa, sorrido mestamente, come di prassi nei funerali, come una recita ridicola mentre avrei voglia di mandarli a quel paese.
Condoglianze, mi vien da ridere ma non posso, alla mia età non posso proprio.

"Vorrei che tu non fossi mai stato mio figlio!"

Giro le spalle al tuo feretro, non sento nulla e non vedo i volti di chi è presente alla farsa di una benedizione ad un ateo che mai ha voluto pregare.
Dopotutto devo fare la parte del figlio buono che ha perdonato il padre e che con la mia presenza ha alleviato l'angoscia dei parenti che speravano.
Speravano cosa mi chiedo.
Quello che mi fa triste è pensare che avremmo potuto essere un padre e figlio che si amavano tanto, che mi avresti portato in spalla, seguito nella vita, giocare con me, insegnarmi tante cose, come fanno molti genitori con i propri figli, vivere tutto quello che non c'è mai stato.
Ormai non importa più, seduto su una panca fredda ed anonima sento la mano di chi mi sta accanto da una vita stringere la mia, un calore che mi fa star bene in questo momento.

"Addio sconosciuto che non ha saputo assaporare 
e cogliere l'amore che lo circondava, 
che non ha capito di poter essere felice 
con le persone che aveva accanto 
che ha detestato sentendosi in prigione. 
Addio a quest'uomo che ha lasciato il nulla,
 un qualcosa per cui piangere, 
per sentirne una mancanza,
 per un dolore che non esiste.
Addio a tutto quello che non c'è mai stato.
Addio."

Giampaolo Daccò Dos Lerén


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