martedì 28 dicembre 2021
CITTA' DI NEVE
sabato 20 novembre 2021
BALLATA D'AUTUNNO
giovedì 18 novembre 2021
INDIMENTICABILI SENSAZIONI
giovedì 4 novembre 2021
BRINDIAMO INSIEME
martedì 19 ottobre 2021
ONCE AGAIN
ANCORA UNA VOLTA
(testo e foto di
Giampaolo Daccò)
Come sempre.
Ancora una volta.
Mi ritrovo qui, sotto una pensilina aspettando l'autobus che mi riporti a casa, è vero che potrei far la strada a piedi, quattro fermate non uccidono nessuno.
Ma sono stanco, piove, è buio presto, fa freddo. Odio l'autunno.
Le luci delle auto sull'asfalto bagnato sembrano fasce lunghe luminose che riflettono una marea piatta e nera. Nera come sono vestite alcune donne accanto a me.
La più anziana parla del lavoro, l'altra dei figli, una terza scrive sul suo cellulare annuendo alle altre ogni tanto. Due tizi discutono sul nuovo sindaco eletto ed io sono stanco di sentire le solite cose. Vedere le solite facce.
E intanto ancora una volta piove, l'arrivo di tre ragazzini fradici, urlanti con zaini sulle spalle che maleducatamente si scontrano con chi come me aspetta quell'autobus non ancora in arrivo.
Nonostante le proteste degli adulti, questi dimostrano ciò che la maggor parte dei ragazzini sono diventati: menefreghisti, maleducati ed indifferenti.
Forse, e dico forse, non è neanche colpa loro. Apro l'ombrello e fuggo da questo fastidio. Ho deciso torno a casa a piedi, quattro fermate non mi ammazzeranno anche se piove e fa freddo.
Non so se ho fatto bene a farlo, le persone che incontro nonostante il largo marciapiede non si spostano, alcune non alzano o spostano l'ombrello come faccioio e mi ritrovo appiccicato al muro strsciando con il corpo e il mio parapioggia mentre queste quattro facce anonime e maleducate passano di fianco come fossero un muro invalicabile.
Nessun segno di spostarsi e far passare altre persone, hanno continuato il loro arrogante cammino fottendosene di chi doveva scendere dal marciapiede finendo in pozzanghere sporche.
No, non mi devo far prendere dal nervoso e riprendo la camminata tra negozi pieni di persone ed alberi che seguono il viale.
Una... Due... Tre. Tre fermate sono passate, a duecento o forse poco più c'è la mia e il palazzo dove abito.
Non ho più pensato ai bambini maleducati, alle quattroeprsone che occupavano il marciapiede costringendo gli altri o a scendere o rasentare il muro.
Non ho più pensato alla strada sotto la pioggia e neanche al freddo ma una cosa non sono riuscito a non pensare: che ancora una volta è autunno.
Che odio l'autunno.
Finalmente a casa, davanti al portone mi cadono le chiavi, l'ombrello e la borsa di lavoro ed un inquilino esce senza dire nulla, sbattendomi il portoncino quasi in faccia.
Dovrei imprecare? Dovrei dirgli qualcosa?
La maleducazione ed il menefreghismo si possono tollerare o si deve insegnare che l'educazione o il rispetto, sono le basi di convivenze simpatiche? Balle!
No, non ci penso neanche. Riprendo in mano le mie cose, apro la porta del cancello ed entro. finalmente sono a casa o quasi.
Mi avvicino all'ascensore ed ancora una volta è bloccato chissà dove, rassegnamoci e saliamo i piani a piedi.
Finalmente in casa il tepore dei termosifoni mi accolgono con le luci del soggiorno accese, un buon profumino arriva dalla cucina ed una testa dai capelli scuri si affaccia:
"Tutto bene tesoro? Presa tanta pioggia?"
"Un poco si ma va bene, ho fatto due passi a piedi ma ne è valsa la pena. Che c'è di buono per stasera?..."
Avrei voluto dire: ancora una volta mi sono imbattuto in una stagione che odio, in un tempo che mi tedia, in ragazzini maleducati tanto quanto lo sono stati gli adulti sul marciapiede. Che l'ascensore è ancora fermo e che prima di entrare un inquilino invece di darmi una mano mi ha sbattuto il porticino del cancello in faccia ma... Non lo dico.
Non ha importanza ora, non ne ha più davvero.
Ancora una volta mi avvicino al suo viso mentre sta cucinando un secondo piatto molto gustoso e sfioro la sua guancia con un bacio.
"Vai a lavarti le mani sciocco! Tra poco si va in tavola."
Sorrido allo specchio mentre l'acqua calda scorre tra le mie mani insaponate.
Ancora una volta sono qui a casa mia, tra le cose che amo ma non ho più pensato di odiare l'autunno. Ora sono nella primavera del mio rifugio.
Giampaolo Daccò
mercoledì 6 ottobre 2021
UN LIBRO, TANTE STORIE
Violette con Cèlia in un passaggio a livello bloccato da uno sciopero.
domenica 19 settembre 2021
QUANTE VOLTE
QUANTE VOLTE...
(di Giampaolo Daccò)
(foto "settemuse")
Quante volte...
Sento il fuscio delle foglie cadute sotto i miei piedi mentre mi incammino nel grande parco vicino a casa. L'autunno è appena iniziato e già un grande tappeto giallastro e rame invade tutte le strade ghiaiose di questo polmone verde in centro della mia città.
Quante volte ho passeggiato qui? Centinaia... Migliaia di passi fin da quando ero piccolo, eppure sono passati decenni, molte cose cambiate: lo zoo che mi metteva tristezza è scomparso da tanti anni finalmente. Ricordo che quando gli altri bambini ridevano e cercavano di gettare pezzi di cibo alle due tenere giraffe, alle scimmie o a qualche animale fermo ad osservarli in uno strano modo, a me veniva il magone e un senso di malessere.
Guardavo gli animali negli occhi e sembravano chiedere aiuto, poi un igorno lo zoo vene chiuso e non nascondevo la mia gioia che le autorità comunali avessero preso la decisione più giusta per quelle povere bestie. Poi nel corso degli anni erano arrivati e poi spariti il degrado e chi si uccideva di droga, più tardi venne il momento in cui tutti andavano a prendere la tintarella nei mesi estivi, rovinando le aiuole e gli spazi verdi, calpestandole senza ritegno con tutto ciò che si portavano dietro.
Restavano sempre i due bar storici che immobili nel tempo avevano mutato la loro immagine da chioschi a locali davvero belli e pieni di persone e finalmente le aree dei cani dove ora scorazzano i nostri più teneri amici, felici giocando tra di loro. Grande segno di civiltà.
Ecco sono su uno dei ponti che sovrastano di poco gli stagni e dentro questi, pesci grossi e piccoli, anatre, tartarughe e qualche topo sfuggente fanno da cornice a queste acque un po' torbide ed un po' strane mentre odore di muschio misto a fiori appassiti colpiscono il mio olfatto.
Quante volte ho percorso queste stradine incorniciate di alberi altissimi e cespugli selvaggi di sempre verdi: mi rivedo bimbo con mamma, nonna, zia, prozia e cuginette varie a camminare parlottando di tante cose nei sabati e domeniche liberi da impegni. Sono sempre stato circondato da figure femminili di ogni età e sepssore, questo mi ha aiutato ad essere vicino alle donne e mi sono ritrovato ad aiutare nel tempo amiche e colleghe con grande affetto.
Però quel bambino dalla giacca a vento rossa o dal cappotto blu con ricamati due gendarmi vicino al bavero lo vedo sempre correre come un matto e pieno di felicità tra i vialetti, non più rinchiuso in casa per la nebbia, per il freddo, per i compiti di scuola o per accudire momentaneamente mia sorella in culla o nel girello.
Poi quegli anni di scuola, del liceo artistico e le bigiate quando non volevi farti interrogare e con i soliti amici passeggiavi in quel parco dall'autunno fino a fine primavera tempo degli esami. Tutti in loden verde e sciarpa bianca con i jean blu oppure in eschimo verde e capelli lunghi, in base di che fazione politica in cui militavi. Poi alla fine eravamo tutti uniti davanti al chiostro di panini e bibite.
Vennero anche le contestazioni nelle piazze e urla nelle scuole uno contro l'altro ma questo parco era poi il mondo che ci riconcigliava e così accaddero anche i primi amori, i baci e qualcosa in più nascosti tra le siepi. Era stato tutto molto bello a penarci ora mentre a quel tempo, a quell'età tutto sembrava complicato e difficile.
Poi era arrivato il tempo di convivere, di lavoro e di una vita da grandi anche se poi dentro restavo sempre il ragazzo ed il bambino di allora. C'erano stati nuovi amici e nuovi colleghi e sempre quello spazio verde protagonista delle giornate di riposo e dei momenti di pausa avendo la fortuna di lavorare sempre in centro città.
Gli anni erano passati veloci e quando mi era arrivata l'occasione di avere un nuovo lavoro ed una nuova casa, quel parco e le sue stradine me li sono ritrovati davanti agli occhi fino ad ora. Destino? Chissà, era il mio sogno e parte della mia vita, tant'è che non ci siamo mai lasciati.
Quante volte sono passato di qui? Tante, anche adesso sono in uno dei viali ad assaporare il profuno dell'autunno, a rilassarmi camminando lentamente osservando quello che mi è attorno: file di persone davanti al museo delle scienze naturali e all'osservaotrio astronomico, persone di ogni età a correre attorno nelle sterrate per tenersi in forma. I cani liberi nei loro spazi circondati da staccionate di legno mentre i loro "papà e mamme" stanno a parlare urlando il loro nome ogni tanto dopo qualche abbaiata.
Ecco sono arrivato davanti al bar dove tra poco mi gusterò un succo di frutta e magari un panino e qui li fanno buoni, guardo le foglie sul selciati, saluto un paio di poliziotti vicino a me eche conosco da tempo e mi siedo mentre una leggera brezza fresca ti fa sentire sereno in questo sabato tiepido di primo autunno.
Chissà... Quante volte ancora passeggerò qui con le foglie sotto i piedi oppure accanto ai fiori e all'erba sbocciati in primavera, magari con i capelli bianchi ed in mano un libro da leggere su una panchina dipinta di verde.
Chissà quante volte...
Giampaolo Daccò