OCCHI BLU OCCHI DI MARE
(autor Giampaolo Daccò)
(photo E.M.S.)
Spagna
Barcelona-Sitges-Tarragona
Se3ttembre 2010.
Che vacanza fantastica, ventisei giorni incredibili, con amici ed i nostri amori e questo viaggio lungo nella Catalunya, dove il mare e le montagne donano al paesaggio qualcosa di speciale come speciali sono Barcelona e Sitges, città di mondo, città dove la libertà è una parola naturale e dove la gente, a dispetto di chi parla dei catalani come persone chiuse (i miei avi erano della zona), avevamo trovato persone davvero stupende e sono nate nuove amicizie.
Era stato un anno di lavoro intenso e stancante e non vedevamo l'ora di partire, di vedere il mare, di fare questo viaggio in auto fermandoci per mangiare panini preparati a casa in varie tappe tra Italia, Francia e Spagna e tutto ciò ha dato una soddisfazione incredibile, specie la Camargue ed il Perpignano, che hanno rivelato vedute incredibili.
A metà vacanza, avevamo deciso di passare due giorni a Sitges (anche se ci andavamo spesso per la spiaggia ed il mare ma anche per la splendida cittadina bianca appoggiata tra un piccolo colle e la rena), il primo giorno al mattino spiaggia e pranzo nel piccolo albergo dove avevamo alloggiato, poi tutti a riposare in camera, poi nel tardo pomeriggio di nuovo in spiaggia a prendere il sole, fare i bagni e conoscere nuove persone.
Ero rimasto solo sulla sdraio sotto le tende che ombreggiavano la spiaggia cocente, era una giornata davvero calda, tutti erano in giro o in mare, non mi stavo annoiando anzi, una specie di tranquillità mi aveva preso così avevo deciso di leggere qualcosa ma all'improvviso non so il vero motivo, avevo deciso di andare in paese per un gelato, da solo e godermi un poco di serenità. Nel frattempo E. mi aveva raggiunto e vistomi alzare e mettere un pareo attorno ai fianchi, mi aveva chiesto cosa stessi facendo, con calma gli avevo detto dell'idea di una passeggiata solitaria e magari gustarmi un gelato. Aveva annuito e socchiuse gli occhi,
Avevo salito i gradini che accedevano al lungo mare, le palme ombreggiavano il mio camminare sul terrapieno, molte persone passeggiavano parlando, bevendo bibite, chi sfrecciava in pattini e chi seduto sulle panchine discutevano di chissà cosa. Ecco che all'improvviso avevo visto la gelateria che cercavo, colorata di giallo e rosa, qualche pianta sul terrazzo per far ombra ed eccomi là, seduto con in fronte il mare azzurro ed un vento caldo ma piacevole che mi sfiorava, così mi ero rilassato appoggiandomi allo schienale della sedia. al cameriere avevo ordinato una coppa di gelato alla crema, pistacchio e cioccolato, il quale era arrivato sul tavolino nel giro di cinque minuti, allettante, fresco e gustoso, ovviamente pagato subito con tanto di scontrino. Cosa potevo volere di più in quel momento?
Al terzo cucchiaio una sfera dispettosa di luce mi aveva colpito gli occhi, mi voltai verso quella luce e avevo visto due ragazze ed un ragazzo sui venti, venticinque anni poco distanti , con uno specchietto in mano e ridevano simpaticamente verso di me. Avevo sorriso loro facendo capire che il gioco non mi aveva disturbato ed il ragazzo con lo stesso specchietto nuovamente cercava di colpirmi il viso con la luce riflessa del sole. Avevo fatto un cenno come dire perché questo gioco proprio a me?
Una delle ragazze, quella dai capelli corvini lunghissimi e dagli occhi neri e penetranti aveva guardato il giovane accanto anche lui dai capelli neri e ricci, mentre l'altra giovane con una treccia rossa mi sorrise ed aveva incominciato a parlare:
- A todos nos gusta mucho tu ojos azules! -
"Che sfacciataù" avevo pensato "Ho quarant'anni non venti come loro..." lei imperterrita aveva continuato senza aspettare una mia risposta.
-Y usted ¿cuál de nuestros tres ojos oscuro favorito? - Mi ero sentito leggermente in imbarazzo e non sapevo se far finta di arrabbiarmi e stare a quel gioco sciocco di ragazzini, ovvio che mi provocavano ma era ovvio che il mio aspetto non era rettamente mediterraneo, si era capito benissimo che avrei potuto essere straniero e magari non conoscevo la lingua, certo non perfettamente ma me la cavavo benino con il castigliano.
Era una provocazione ovviamente, l'incoscienza dei loro anni, la loro simpatia e sorrisi ma provavo simpatia così istintivamente avevo preso la mia coppa di gelato, mi ero alzato e seduto con loro sulla sedia vuota vicino alla ragazza dalla treccia rossa, subito davanti ai loro occhi sorpresi avevo esordito:
- Mi abuela solìa decir: para una buena comida tiene mucho cursos, pero en caso Yo prefiero mi helado con crema batica ... Adios muchachos. - avevo finto con un sorriso largo alzandomi dal loro tavolo, ormai avevo finito il mio gelato e dicendo loro queste parole e mi vennero in mente quelle della mia nonna maria, donna molto aperta mentalmente ma spiritosa e gioviale, praticamente avevo detto loro:
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