mercoledì 8 agosto 2012

ROSSO TRAMONTO



Colline di San Colombano, Giugno 1976.


Ho sempre pensato che giugno fosse il mese più bello dell'anno, fin da bambino per me era il preludio delle vacanze estive, dei giochi, del mare, del sole e proprio quel tardo pomeriggio di quel mese, ne ebbi la conferma. Con tre amici avevamo deciso di fare un giro in bicicletta sulle colline a pochi chilometri da casa col permesso dei nostri genitori e con la promessa di essere accorti sulla strada, zainetto in spalla contenente delle bibite e due panini, un paio di frutti e via di corsa per le piccole strade in mezzo al verde della campagna irrigata da rogge piene di acqua fresca. Un sole caldo sulla pelle, 
l'aria tiepida sul viso e le nostre voci di ragazzini cantare a squarciagola verso il cielo. Che risate quel pomeriggio, ci sentivamo liberi come gabbiani, ci sentivamo grandi, ci sentivamo bene... Avevamo pedalato per chilometri, cantato e riso, riposati all'ombra di alberi e pranzato con quei panini e frutta che sembravano i più buoni del solito, poi nel tardo pomeriggio quasi verso sera, riprendemmo a pedalare per il tratto occidentale delle colline verso casa.

Passata la fontanella vicino alle terme risalimmo su per la strada verso l'apice di quei colli da dove poi si scendeva verso la nostra cittadina, alzando gli occhi al cielo vedemmo uno stormo a forma di V che migrava verso sud, sembrava un aquilone diviso a metà che leggero, si allontanava sempre di più nell'azzurro carico, immaginavo andassero in qualche posto al sud dove nidificare, liberi in quello spazio infinito, liberi da regole se non quelle della natura... E fu li che lo vidi, fu in quel momento in cui presi coscienza, fu un quell'istante che mi accorsi di quanto fosse bello il tramonto.
Un sole di fuoco si stagliava all'orizzonte immerso fra tonalità cariche dell'arcobaleno, uno sfondo   giallo arancio intenso sotto l'azzurro carico che preannunciava la notte. Leggeri strati di nuvole violacee e porpora facevano da contorno all'orizzonte, sopra le piemontesi montagne brune e lontane che delimitavano la nostra vista ad occidente. Ci fermammo tutti e quattro su una staccionata ad osservare quel panorama immenso, incantati e sorpresi da tanto colore e tanta luce, il cielo attorno all'astro di fuoco divenne più scuro man mano che i minuti passavano, era diventato un bruno intenso e una Venere, grande e luminosa apparve sopra a quella tavolozza piena di colori, la prima "stella" lucente della sera.

Più tardi sulla strada del ritorno sentivo dentro di me un'allegria spensierata, un senso di grande intensità ma anche di leggero languore malinconico per la luce che stava andando via, quel panorama lo rividi quasi tutte le sera da casa mia, una visione di cui non potei mai farne a meno e che ancor oggi mi sorprendo a cercarla nei luoghi in cui vivo e riviverla ancora con emozione.

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