venerdì 7 settembre 2012

Lontano dal mio cuore


Febbraio di qualche anno fa.
La nebbia era lì davanti a me, grigia e umida, impenetrabile e fredda, se non fosse per la luce chiara e fioca proveniente dal cielo, la notte ed il giorno si sarebbero confusi. Ogni tanto si sentiva il rumore ovattato di passi poco lontani e delle auto che avanzavano lente sulla strada principale poco lontana.
Chiuso nel mio caldo giubbotto camminavo piano su quella piccola strada laterale che costeggiava il fiume, immerso nei miei pensieri e tra le mani una lettera. Ricordai l'episodio della mia amica che fece cadere le pagine della sua nel piccolo canale, portandole chissà dove; alzando lo sguardo poi vidi tra la bruma i gradini di quella palazzina chiusa, posti sotto un porticato e mi sedetti lì. 
L'avevo già aperta poco prima quando la ritrovai nella cassetta delle lettere, avevo anche riconosciuto la calligrafia e se l'istinto era di buttarla via senza guardare cosa c'era scritto, osservai invece le mie mani aprirla e dare un'occhiata veloce all'ultima parola: scusami.
Non tornai in casa ma invece mi avviai su quella stradina con la voglia di buttarmi nel fiume, sparire in quelle acque scure che veloci andavano verso altri lidi e non pensare più a niente. Invece ero lì, seduto con quei fogli che rigiravo tra le dita ed il suo nome alla fine di quelle parole.
Non era stata una storia serena, fin dall'inizio sapevo di certo che quando l'incontrai non era fatta per me e non era solo per la differenza di età, dodici anni a volte non contano, ma erano altre le cose su cui dubitavo, la sua irruenza, la sua incostanza, la sua famiglia che le permetteva tutto, la sua incapacità di adattarsi agli altri ed il suo egoismo. Eppure ero stato avvertito dal mio istinto che avrei sofferto ma mi ci buttai incosciente e testardo nei suoi ventun'anni.
Tre anni di amore e di odio, uno sbaglio che forse non lo era ed allora mi ritrovai a tenere le redini di un cavallo troppo selvatico, a gestire un rapporto che logorava i nervi, i suoi addii i suoi pentimenti ed io sempre lì a sostenere finché è arrivato lui.
Giovane e bello, ricco e con macchine di lusso e una famiglia benestante alle spalle ed io finii in un angolo.
Pensieri, tanti pensieri e quel fiume lì vicino che sembrava chiamarmi, rilessi quelle pagine dove nonostante amasse tutti e due, aveva scelto l'altro e non solo per la loro similitudine ma per tante altre cose ma quello che capii tra le righe era il fatto che io pretendevo troppo da un rapporto, un troppo chiamato dedizione, sentimento, sacrificio, complicità. Il suo era divertimento, leggerezza, libertà. Così liberai le sue ali e il suo volo portò la sua anima lontano da me, ma quella parola "scusami" scritta in fondo alla lettera non aveva significato per me. Non la comprendevo, sapevo solo che avevo preso l'unica decisione possibile.
Rimisi la lettera in tasca, forse l'avrei tenuta o buttata, sta di fatto che apparteneva ad un periodo difficile, mi alzai e feci la strada del ritorno fino a casa ma nella mente vedevo i suoi occhi, la sua voce, il suo viso... Solo in quel momento capìì che dovevo iniziare a vivere. C'era stato il suo matrimonio, la nascita di un figlio e molto altro ma ancora qualcosa era rimasto nel cuore finché ci siamo trovati una sera soli su un marciapiedi di un viale alberato. Sembrò che il vento si fosse fermato e ci fissammo negli occhi, avvertivo un senso di pericolo ma sorrise e mi abbracciò chiedendomi come stavo. Mentre raccontavo qualcosa, ripensai alla sua lettera ed indietreggiai un poco. Mi parlò del suo bambino, del programma sul suo futuro fino a quella domanda: "Ci pensi ancora a noi due, ad allora?" e prima che dicessi qualcosa continuò "Io sì... Non sempre ma a volte mi chiedo come sarebbe andata se fossimo rimasti insieme.".
"Se tu avessi deciso di rimanere." mi dissi, il che era ben diverso, "Molto triste per me." conclusi il mio pensiero ma dalla mia bocca usci "Chissà..." ed un sorriso che forse non era un sorriso, mi stava per dire qualcosa che non avrei dovuto ascoltare ed allora prima che aprisse bocca la congedai gentilmente con una bugia. Le diedi la mano promettendole che ci saremmo rivisti ma da quel giorno non la vidi più. Da allora quando osservo le persone o sento dagli amici di amori finiti immagino storie simili, sofferte per l'egoismo di qualcuno, per la superficialità e mi chiederò sempre perché quando si ha vicino qualcuno che può regalarti il sole, lo si rifiuta o si fa di tutto per allontanarlo?


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