Un leggero rumore nell'appartamento vicino mi fece aprire gli occhi mentre una fioca luce biancastra filtrava tra le persiane chiuse. E' già mattino, uno dei tanti ma nel silenzio ovattato, sotto le coperte calde stiracchiandomi un po', percepii suoni ovattati in lontananza: la città aveva ripreso a vivere dopo la lunga notte.
Un po' di musica per accompagnare i soliti preparativi per iniziare la giornata e davanti allo specchio mentre mi stavo pettinando, l'idea di fare colazione al parco vicino a casa. Così poco dopo varcai il cancello aperto di quella grande distesa fatta di alberi, vialetti ed aiuole, una leggera bruna grigia dai riflessi azzurrini celava i contorni delle cose mentre un leggero alito di vento fresco ed umido mi fece chiudere la giacca sul mio petto.
Alcuni ragazzini armati di zaini e libri passeggiavano sul vialetto ghiaioso verso le giostre dei piccoli, alcune persone con i cani al guinzaglio affrettavano il passo verso l'area destinata ai loro piccoli animali mentre alcuni operai del museo immerso nel parco camminavano con ramazze e oggetti per le pulizie.
Seduto al tavolino del bar al centro dei giardino, mi gustavo un ottimo cappuccino caldo ed un croissant al cioccolato osservando le persone sedute vicino a me: due signori anziani parlavano di politica, una donna con gli occhiali leggeva un quotidiano mentre un cucciolo di cane aspettava che lei si alzasse per tornare a casa. Due giovani mamme in tuta e con tre bambini ridevano tra loro dando ogni tanto un pezzetto di dolce ai figli, poco più in la una macchina della polizia ferma davanti al laghetto con quattro guardie che parlavano tra loro e intorno vari cinguettii di passerotti sui rami ormai quasi spogli di foglie.
Un mattino qualunque in una grande città, in un parco silenzioso, tra la gente che si appresta ad iniziare un altro giorno di lavoro, di studio, di altre faccende e davanti a me quella nebbiolina leggera a ricordarmi che l'autunno fa da padrone. Finisco la mia colazione e mi appresto a raggiungere il mio posto di lavoro, nell'ufficio che silenzioso non è, allora mi godo quei pochi minuti di solitudine e di profumo della natura, mentre scendo dai gradini per immettermi sul marciapiedi una strillata di campanello mi fa quasi sobbalzare ed un ciclista irrispettoso sfreccia di fianco senza guardale la gente che lo rimproverava ad alta voce, subito dopo due clacson arrabbiati incitavano un auto al semaforo verde. L'autobus arancione con il suo motore aveva fretta di arrivare alla prima fermata dove decine di persone saliranno e scenderanno, facendo così finire quell'amato silenzio del mattino, mi affretto ad attraversare il viale ma la mente è ancora là nel parco tra la bruna e i rumori ovattati del silenzio.
Nessun commento:
Posta un commento