venerdì 26 ottobre 2012

Quel magico pomeriggio


Pomeriggio di primavera.
   Era chiaro fin dall'inizio che quel giorno non era uguale agli altri, il temporale del mezzogiorno aveva rinfrescato dall'afa quel mattino di fine aprile ed un arcobaleno immenso e luminoso aveva fatto voltare i visi delle persone verso nel cielo per ammirarlo. Goccioline di acqua sopra l'erba del cortile brillavano come rugiada sotto il sole spuntato tra le nuvole, osservavo i primi fiori violetto delle piccole aiuole nel giardino seduto su una panchina davanti alla porta della casa di mia nonna paterna. La vidi prepararsi come al solito, ma poi si era messa sulle spalle una specie di grande scialle lilla dai disegni vagamente orientali, mi sorrise dalla porta vetro, ma in quel momento aveva degli occhi un po' strani, scurissimi e penetranti. Mentre si pettinava i capelli neri mi disse non appena entrai in casa, che questo giorno era molto importante, soprattutto per me, non so perché la guardai più attentamente: era una donna attraente e molto giovane, di statura medio bassa, pelle e capelli scuri, occhi nerissimi e quel cognome che sapeva di oriente che sole poche persone lo possedevano. Ai miei occhi in quel momento pareva una specie di zingara venuta da paesi lontani. Mi osservò come se avesse letto nei miei pensieri. "Non è proprio così..." disse improvvisamente, quasi ebbi paura, ero piccolo ma già da qualche tempo lei mi raccontava cose un po' strane, poi prese una chiara borsa di paglia con dei fiori secchi puntati vicino al manico, mi mise un golfino leggero e chiudendosi la porta alle spalle, mi prese per mano, sorrise e ci avviammo verso la strada che costeggiava il fiume. Come fosse ieri ricordo tutto ciò che disse, mentre l'ascoltavo serio, ebbi comunque la sensazione di sapere già tutto come fosse stabilito da tempo per cui le sue parole non mi sorpresero più di tanto, un caro amico un giorno mi disse guardando una mia foto quando avevo di pochi mesi di vita :"Avevi già il viso da adulto e l'espressione di chi ha già vissuto tanto".
   Non c'era nessuno su quella strada, poi nonna mi condusse nei campi che fiancheggiavano la strada, si fermò seria e inizio a parlare mentre ogni tanto si inchinava a raccogliere delle erbe.


   "Ciccio..." disse dolcemente "Oggi è davvero un giorno speciale, hai otto anni e penso che tu sia quasi pronto anche se ci vorranno molte stagioni per completare il tutto." la guardai stranito ma lei sorride dolce. "E' già da tempo che ti sto insegnando il nome, le proprietà e l'uso delle erbe e radici anche se molte di queste non sono presenti dalle nostre parti. Ecco vedi..." si fermò un istante, mentre una lepre sfrecciò a pochi metri da noi, si girò e mi guardò negli occhi "Io ti devo lasciare un segno... Te ne parlai tempo fa... La vita può essere breve o lunga, non siamo noi in un certo senso a stabilirne la durata e se dovessi andarmene improvvisamente non saprei a chi lasciarlo, so che se lo custodisci tu ne farai buon uso e so anche che lo potrai usare facendo del bene. Ricordalo, solo facendo del bene e molte di queste erbe possono aiutare."
    Vagamente ebbi l'idea di cosa fosse un segno, l'avevo visto fare dalla nonna quando preparava qualcosa di nascosto, sapevo di essere curioso ma ero troppo attratto da tutto ciò "Vedi Ciccio, noi siamo anime che possono vivere più vite ed alcune di noi hanno dei compiti, come dire, diversi da molte altre persone. C'è comunque sempre un prezzo da pagare spesso molto alto ma non si può fare diversamente... Tu hai un compito forse grande o forse piccolo e già da quando eri nato ho capito che eri tu, proprio tu quello che avrebbe ereditato. Lo so..." non so perché annuii e non mi sorpresi più di tanto. Le erbe avevano incominciato a riempire la sua borsa, il lavoro era quasi finito e piano tornammo verso casa. "Se vorrai lo potrai dire alla mamma, però sappi che se anche ti diranno che sono solo fantasie o cose da non fare perché è peccato, non ascoltarli... Loro non sanno molto e magari è solo la paura della verità che li fanno diventare così scettici e scontrosi." sorrise.
   Più tardi a casa, dopo aver preparato erbe e altre cose, fece una specie di rito dove mi passò il "segno", avevo l emani caldissime e mi sentivo scottare poi mi baciò e mi disse "Fanne buon uso."
Mi sentii quasi importante ma capii che non avrei detto a nessuno tutto questo, lo dissi qualche anno dopo a mamma che non si sorprese e confermò che sapeva già che io avessi qualcosa di diverso da molti altri bambini.  
   La nonna continuò il suo discorso, mentre facevo merenda "Non è un gioco qualsiasi come non è la magia delle favole, avere quel qualcosa dentro che può aiutare gli altri a stare meglio, è un dono importante ma non esserne mai sicuro ed arrogante, anzi proprio il contrario, solo così ti servirà. Io ho ricevuto il "segno dalla mia di nonna", e tu lo potrai tramandare in un futuro lontano, ma non fidarti mai di chi dice di essere un potente guaritore o altro, solo l'umiltà e la saggezza valgono."
   Ricordo che le dissi "Nonna, io "sento" quando una persona sta male, lo avevo provato quando nonna Vittoria si era sentita male poco dopo", lei mi guardò seria "Ma siccome ero vicino a lei, mentre la mamma e la zia la soccorrevano io le toccai la mano e lei mi osservò con un sorriso... Poi mamma mi allontanò..." 
   "Vedi che è come dico io? Basta un tocco o uno sguardo e l'altro ti sente, ma ora è ancora molto presto, su dai impariamo a conoscere queste benedette erbe. Prendi quella Cicoria..."
   Sono passati molti anni da questo episodio, il mio cammino in quella direzione è stato grande come è stato grande il prezzo da pagare per questa dote, mi sono ritrovato ad aiutare alcune persone, molto spesso a "sentire" chi sta male, non è un compito facile soprattutto quando ci si deve confrontare con scetticismo, pregiudizi e condanne... Eppure è una cosa meravigliosa, il bene non è fatto solo di aiuto materiale o di belle parole, ci vuole molto altro. Non ho ancora deciso a chi darò il segno semmai lo lascerò, una grande "anima" di origini indiane, un uomo dal cuore puro, dallo spirito pulito mi disse durante una riunione "Se non troverai tu il tuo erede, sarà questi ad arrivare da te... Quando meno lo penserai accadrà improvvisamente e lo riconoscerai subito."

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