venerdì 31 ottobre 2014

LA MIA TERRA, un legame d'amore



Quando ero piccolo passavo le giornate, le ore a guardare tra la natura, il cambiamento delle stagioni, il cielo con i suoi colori in base al tempo. La bellezza di aver passato infanzia e gioventù in campagna credo sia stata una fortuna. Una grande campagna naturale, spesso bistrattata da chi non ci ha mai abitato o anche da chi ci vive e ci ha vissuto nonostante non riuscisse a trasferirsi altrove.
Una immensa campagna chiamata Pianura Padana, dove a scuola ti insegnavano i fiumi, le città, i laghi che la solcavano, attraversavano e tanto altro.

Nei viaggi in auto o in treno con i miei, quando passavamo per queste rigogliose, paludose, nebbiose, soleggiate terre, mi immaginavo posti incantati e mi meravigliavo dei colori, dei profumi, dei tetti rossi delle città e degli alti campanili, dei castelli e dei grandi cascinali immersi nel verde, tutto sembrava stupendo.
E' vero tutta l'Italia è bellissima ed ognuno "campanilisticamente" (perdonatemi la parola) preferisce il proprio luogo, chi la Cociaria, chi il Campidano, chi le Murge e così via... Ed io ho amato ed amo tuttora la pianura padana.
Le sue cascine, i suoi boschi, i suoi torrenti e fiumi, i suoi laghi e persino le albe ed i tramonti che finivano dietro le alte Alpi  piemontesi avevano qualcosa di magico, però sentivo che stava cambiando qualcosa.
La città di Milano s'ingrandiva a dismisura nel corso degli anni, la campagna veniva sempre di più invasa, deturpata, poi nel corso dei decenni l'erba, le coltivazioni fecero posto a palazzi a grandi magazzini e fabbriche che formano così un complesso urbano attorno alla metropoli, di otto milioni di abitanti, uno dei più grandi europei e mondiali. Ma pur non vedendo le campagne di prima qualcosa era rimasto, la naturalezza non trasformata di alcuni luoghi, l'arte che veniva conservata insieme ad un piano sull'ecologia dopo anni di costruzioni e brutture.
Mi dissi forse è finita qui, forse ritorneremo alla normalità, alla terra che amavo molto e che fece dei miei anni infantili felicità e gioia assoluta.
Ma come sempre non tutto prosegue come dovrebbe, un giorno una persona mi disse "Sai la nostra Padania..." e quel nome mi mise in allerta, al che risposi "Vorrai dire valle padana".
Dall'altra parte un no secco, la Padania, un futuro stato formato da regioni produttive che mantengono l'Italia che ruba... Cercai di capire cosa fosse.
Iniziai a comprendere che un nuovo vento politico voleva fare di quella terra di tutti e di nessuno, così bella, uno stato. Un luogo con confini, dove dovrebbero esserci nuove leggi e tanto altro...
Cercai di capire tra tv, giornali, interviste a chi fondò quella nuova cosa, devo dire che mi inquietai parecchio e molte cose non mi piacquero. anche io non sono d'accordo che la locomotiva del nord traini tutto lo stato ma pensandoci bene non traina  l'Italia delle persone e regioni, ma chi governa mentre le regioni del sud rimangono "povere" per chissà quale programma ed intenzioni. In effetti tutto sparisce al governo, non dico Roma perché è troppo bella per accusarla di tutto ciò.
Io pensavo ai tempi in cui la pianura padana era solo pianura amata o odiata quanto vuoi, ora sembra diventata una terra che vuole l'indipendenza e spesso con parole dure ed inconciliabili, anzi non è lei che sembra diventata, lei è sempre la stessa... Sono gli esseri umani che vorrebbero cambiasse. Ho letto cose incredibili per il secolo in cui viviamo e sentito cose che potevano appartenere all'ottocento se non al medio evo.
Questi esseri umani che nel corso degli anni hanno commesso errori in quel programma, che solo al pensiero ci sarebbe da rinunciare a questo sogno, a questa Padania.
Tutto ciò potrebbe ora essere intrapreso come uno sfogo politico il mio, lo potrà anche essere sotto alcuni aspetti, però io non voglio che la mia pianura diventi terra di confine, terra dove la gente che nei secoli e decenni scorsi hanno prodotto ed aiutato a far crescere tutto, dove la gente viveva semplicemente e anche serenamente in paesi e città storiche, bellissime con tradizioni e tanto altro.
Non mi piace l'idea di una cittadinanza diversa, di una divisione così drastica, "perderei" molti amici di regioni lontane, vorrei invece che ci sia collaborazione ed uguaglianza e giustizia quella vera. Sono state fatte lotte enormi per unire un Paese che non è mai stato unito, oggi ne abbiamo continuamente prove, ed ora dovrebbe esserci uno stato nuovo chiamato Padania...
Eppure io mi ritrovo coi pensieri a tornare piccolo dove tutto sembrava semplice, dove le albe e i tramonti erano fantastici in ogni stagione, dove campi di grano e mais facevano gara con quelli dell risaie a chi produceva di più, dove il sole cocente dell'estate afosa litigava con le nebbie e il gelo dell'inverno per far si che le persone non vedessero l'ora dell'arrivo della primavera con i suoi fiori o dell'autunno con i suoi colori intensi. 
Vorrei solo che la pianura padana restasse pianura e non Padania, ma soprattutto che restasse italiana.


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