giovedì 2 ottobre 2014

Un mattino di primo Ottobre nella mia MILANO





















MILANO 2014

Svegliarsi presto in un mattino d'autunno, per poi immergersi nelle strade della grande città ancora quasi dormiente e percorrere il breve tratto del viale che divide la propria casa dal posto di lavoro.

In quel momento, vedendo le luci soffuse dei lampioni, l'alba rosata che illumina il cielo dal colore incerto e le poche auto che corrono veloci chissà dove, ti assale la voglia di immortalare quell'immagine quasi romantica, dal sapore vagamente retrò, una old-fashiond melody quasi come tornare negli anni sessanta da bambino e subito parte il clic.

La voglia di immaginare questo scatto in mille modi, mi ha subito costretto non appena sono arrivato in ufficio, a modificare quello che ho immortalato, in varie fotografie dal sapore diverso, seppur con la medesima immagine. 

Mentre le osservavo sullo schermo, con la mente immaginavo gli anni passati e di come poteva essere in quel momento la via fotografata da un normale telefonino: anni cinquanta? Un ritratto quasi impressionista? Una giornata piovosa d'autunno oppure moderna ed attuale? E perché no? Magari tutt'e quattro insieme per dare un'immagine diversa alla stessa città.

Ogni foto un'emozione, un pensiero ed un ricordo:
Quella colorata e moderna degli anni 80, dove tutto sembrava spensierato, dove l'apparenza regnava sovrana e la superficialità non mostrava ciò che sarebbe successo poi, ma era la Milano da bere, della moda, della bellezza, dei paninari, dei capelli alla punk, spalle larghe ed imbottite e pantaloni ascellari, dove tutti facevano a gara nel farsi notare e vivere alla grande, spesso a dispetto di ciò che nascondevano in realtà nella vita privata.

Magari quella con la pioggia tipica degli anni 70 dove si andava a scuola in eskimo, jeans, maglione e capelli lunghi se eri di sinistra o col giubbotto trapuntato e nero possibilmente, con i capelli rasati o ben pettinati, se eri destra, i "sanbabilini" dovevano ancora arrivare.
Oppure quando percorrevi i viali per andare a scuola e la pioggia batteva forte sui tetti, sulle auto e tu un giorno si ed un giorno no in piazza a protestare, chi con la bandiera rossa ed il Che disegnato in prima linea, chi con la bandiera nera con la croce nel cerchio... Spesso finiva a scazzottate, molte volte soltanto scontri con la polizia e poi le bombe che cambiarono tutto, ma questa è un'altra storia.

Oppure la foto retrò in stile anni cinquanta, con i colori sul mattone (chissà perché quando si pensa al passato le immagini scorrono o in bianco e nero oppure in colori sul rosso mattone con punte di giallo scuro come fossero ricordi sbiaditi o ingialliti dal tempo), 
dove quando si entrava nei negozi o in qualche locale si salutava, dove su un marciapiede stretto l'uomo lasciava il passo alla donna che proveniva di fronte magari salutandola alzando il cappello.
Il periodo dove il per favore, il grazie ed il prego regnavano sovrani ed i bambini, temendo punizioni dai grandi, cercavano di non commettere (almeno quando non erano soli) le cosiddette allora marachelle.
Dove gli anziani avevano posti garantiti sui mezzi pubblici e non si sentivano schiamazzi ed urla nelle orecchie come oggi. E soprattutto non c'erano gli squilli continui dei cellulari e gente che chiedeva carità (anche quando non ne avrebbero davvero bisogno) in ogni angolo delle strade e chi c'era su quei marciapiedi grigi, allora povero lo era davvero.

O per finire la Milano in bianco e nero degli anni sessanta, dove i Beatles, Rolling Stone, mini gonna, beat generation e balli sfrenati hanno conquistato tutti? Era il boom tanto decantato.

Ricordo bellissime ragazze con minigonne vertiginose e gli occhi bistrati, i ragazzi con pantaloni colorati a zampa d'elefante, capelli lunghi per tutti. Ricordo qualche matusa vestito seriamente dove il grigio, il blu ed il nero col marrone erano gli unici colori che potevano indossare contestando i giovani che osavano di più (allora a quarant'anni eri matusa-vecchio-stantio, mentre attualmente gli ottantenni si fidanzano, si amano e vanno a ballare a discapito dei ragazzini che girano in branco vestiti tutti uguali e chiusi nelle loro camere a chattare con gli altri con il proprio computer). 

Anni di rivolte studentesche, dove il vecchio veniva spazzato via senza pietà, dove i lavoratori urlavano ed ottenevano i loro diritti e così le donne, le femministe con i loro slogan che scandalizzavano i benpensanti, ma anche anni dove la Chiesa si era modernizzata, inserendo durante le messe, complessi e band che cantavano si inni al Signore ma inni moderni nuovi (tutto perso con l'arrivo del nuovo papa alla fine degli anni 70, portando tutto indietro come decine di anni prima).
 Anni lontani che non tornano più.

Perché ho scritto tutto questo? Non lo saprei dire, non è neanche nostalgia (negli anni cinquanta non ero ancora nato) o voler a tutti costi ricordare il bel tempo che fu, difetto tipicamente italiano dove siamo ancorati ai vecchi ricordi ed alle vecchie usanze, perdendo spesso treni che altri Paesi prendono al volo, migliorando e avanzando a dispetto del povero Paese nostro. 

O meglio lo so il perché l'ho scritto: colpa di questa foto anzi di queste foto realizzate da me, un po' per gioco, un po' per curiosità ed alla fine hanno innestato nella mia mente una serie di ricordi e fotografie di una Milano che non c'è più ma che ora, con la nuova area metropolitana si sta proiettando verso il futuro (anche se solo tecnologicamente come tutte le metropoli mondiali occidentali che nonostante si sta avvicinando la decadenza, continuano a mostrarsi giovani, forti e belle, come le ragazze di Miss Italia, altre vittime del progresso). 

Una Milano che tra poco "senza confini comunali" avrà più di tre milioni e mezzo di abitanti, dove con l'hinterland ne supera già gli undici milioni inglobando città partendo da Novara fino alle cittadine del lago di Garda da ovest ad est, 
da Lodi-Pavia fino a Lugano e Varese da nord a sud, formando una megalopoli tra le più cementificate del mondo.
Ma che importa è il progresso, è il futuro, è ciò che stanno creando per "noi" ed i nostri figli. 

Mi chiedo quale futuro mentre guardo di nuovo queste immagini così semplici di un viale immerso nelle luci del primo mattino di un autunno qualsiasi, semplici ma intense come dovrebbe essere la vita di ognuno di noi.

Giampaolo Daccò Dos Lerèn

1 commento:

  1. 👏 bravo....mentre leggevo mi immergevo nel tuo viale mi sembrava di essere lì.
    Tutte le descrizioni e le tue riflessioni hanno un loro fascino,se per miracolo potessi tornare indietro andrei nel viale degli anni 50 o 60 forse perché non ho vissuto quegli anni?boh! Non lo so ,ma dalla tua descrizione doveva essere bello vivere allora 👏👏

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