giovedì 12 febbraio 2015

L'importanza di chiamarsi GIAMPAOLO, PAOLO o PAOLINO?



Ovviamente, quando Zia Mina e il prozio Tonino durante il battesimo alla domanda del prete "Ma lo chiamate solo Paolo?", i due leggermente imbarazzati risposero che questa era la decisione comune di sua madre e suo padre. Poi la prozia Gina, presente alla cerimonia (in quanto mia madre a 19 anni ebbe un parto podalico difficile ed era ancora in ospedale, senza contare il fatto che ti battezzavano dopo pochi giorni al tuo arrivo, al contrario di oggi) tutta felice per la sua brillante idea disse a tutti nella chiesetta: "Perchè non lo battezzate Giampaolo, da un tono più importante, un nome che da anche lustro..." (Credo che nonna Maria pensò al lucido delle scarpe e fece un sorriso che avrebbe fatto venire i vermi anche alle statue presenti sui piedistalli).
Beh il primo maschio nato in quel gennaio freddo dopo 5 femmine ebbe quel nome che, naturalmente, a mamma non piacque subito. Ma ormai era fatta.
Un bimbo pacioccone di quasi 4 chili dagli occhi azzurri e da un testone pieno di capelli rossicci ebbe oltre al parto difficile, alla super nevicata di quella notte (tanto da lasciare a piedi l'auto dove mamma in preda alle doglie e nonne stavano andando all'ospedale), un papà disperso con amici nei bar con relativa ubriacatura, idem per mio nonno con i suoi amici, anche un nome  doppio Giampaolo, con la M e dove tutti col tempo scrivevano a Gianpaolo con la N, cosa che mi faceva arrabbiare tanto.
Beh da quel giorno il mio nome ebbe, come in cibernetica ultra moderna spaziale, una multi forma incredibile e si divise in tre, anzi in quattro, no aspettate 6 forme diverse:
1. Paolo per i miei genitori e nonni, zii di primo grado.
2. Giampaolo, dalle prozie e cugine di secondo.
3. Paolino dagli amici, vicini di casa, dai conoscenti dei miei (la statura non è stata così generosa con me e di conseguenza...)
4. Ciccio, dalla nonna paterna perché quando si andava in centro città a Milano, la pro-prozia ultra 80enne ci teneva molto alla forma, agli abiti ed ai nomi e siccome in quegli anni, era un "sciccheria" chiamare il nipote Ciccio, diventavo Ciccio con i parenti più altolocati. quelli che abitavano in centro città.
5. Paolo VI° da Suor Donata, la mia mitica giovanissima e volitiva suora dell'asilo (ci andai nel lontano settembre 1963 e divenni Paolo VI° l'anno successivo fino alla fine, quando chiamarono così il nuovo papa).
6. Paulèn (dialetto barazino di Sant'Angelo Lodigiano dove vivevo alternativamente durante la settimana dalle due nonne.)
Direi che 6 bastano... E quindi tralascio i nomignoli affibbiati dai miei amori avuti nel corso della vita, sarebbe troppo lungo e ridicolo.
Con l'età della ragione, a differenza di mia sorella Francesca che non appena tentarono di chiamarla Franchina o Franca si incavolò di brutto, tant'è che non lasciò spazio a nessun nomignolo o storpiatura del suo bellissimo nome, io accettai tutti i nomi possibili con una rassegnazione masochistica.
Nello stesso tempo incominciai a odiare Paolino (volevo farmi chiamare Andrea, poi Luca, poi Mauro, poi Bruno, poi mi vedevo bene come Stefano, e poi addirittura Giuda - quando lo dissi a tutti la maestra strabuzzando gli occhi mi rispose che Giuda non era un nome vero, allora mi chiesi come cavolo si chiamava il traditore per eccellenza... Forse Paolino?). Poi incominciai ad odiare pure Giampaolo e mi irritava sentirlo in bocca alle prozie, senza parlare di nonna Maria quando ad un raduno per un thè a casa, le scappò con parenti ed amiche "Ciccio" (nessuno lo sapeva)...
Apriti cielo, scoppiò un sonoro fragore di risate, il commento più delicato, lo disse una mia cugina addentando una fetta di torta al cioccolato: "Ma se è due ossa in croce con due palette incisive che sembrano quelle di un coniglietto"... Desistette anche nonna col suo Ciccio così vergognosamente simpatico.
E fu cosi che per decenni, Giampaolo quasi scomparve e divenne per tutti Paolo, spesso Paolino ma sempre molto attenti a dirlo in modo simpatico, tant'è che quando incominciai ad accettarlo ed a piacermi (quasi)... Ecco che in modo prorompente ritornò a galla "l'altisonante" GIAMPAOLO.
Giampaolo fu così l'artefice della mia nuova vita dopo i 40 anni, con il nuovo lavoro, con la nuova casa, con i nuovi amici, con l'ambiente sociale di un certo livello che avevo incominciato a ri-frequentare per vari motivi, per il libro, per le firme di documenti e tanto altro ancora.
Ovviamente anche per facebook & Co. e siccome un social network è piuttosto veloce e sbrigativo nelle cose, sono diventato Giam o Giampi, aggiungendo altri due nuovi nomi a quelli precedenti, toccando la punta di 8 versioni (tralasciando ovviamente il sig. Daccò nei casi ufficiali).
E poi dicono che un nome a volte non ha un'importanza vitale e no cari miei, ce l'ha, ce l'ha... 
Ne sono sicuro, tra qualche lustro, magari dopo i 75 anni o gli 80 (Dio vuole che li raggiunga), sono stra sicuro che diventerò per tutti, almeno per giovani o per le nuove persone che entreranno nella mia vita, il signor Paolino... Sarò un vecchietto, magro, con capelli bianchi e magari sbrigativamente scorbutico...
Eppure, in confidenza, quasi sento la mancanza di Paolino... Che tutto sommato era un modo simpatico di chiamarmi. 
Ah l'importanza di essere GIAMPAOLO, PAOLO, PAOLINO, GIAM, GIAMPI, PAULEN, CICCIO e PAOLO VI° è davvero impegnativa. Con amicizia G.


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