giovedì 12 febbraio 2015

Vento di ghiaccio



1947, una notte volgente al mattino, fredda e buia
"Vittoria... Vittoria.... Presto scendi." la voce di Alessandro suo fratello la stava chiamando, si era appisolata sul letto al piano di sopra, dopo aver cambiato il turno con lui... Non voleva che Antonia rimanesse sola sul letto posto in soggiorno vicino al camino caldo. Si mise una vestaglia di lana pesante e corse giù dalle scale di legno in quella casa di paese. Quasi cadde dai gradini dalla fretta e dalla paura di non arrivare in tempo da Antonia, se lo sentiva, dentro di se sapeva che le rimaneva poco tempo, sua madre Marta ormai anziana si svegliò chiamandola. Ma Vittoria era già di sotto vicino a quel letto. Alessandro salì per aiutare la vecchia madre ma a metà scala, Marta con l'altra figlia Cecchina stavano già scendendo.
"Sandrino vai a vedere le bambine di sopra, credo stiano dormendo e non voglio che svegliandosi sentano o vedano tutto, sono troppo piccole." L'uomo in silenzio, camminando piano raggiunse il letto dove dormivano Domenica ed Angela di 13 e 6 anni, sembravano sospese in un mondo di fiaba... Girò sui tacchi e raggiunse le due sorelle e la madre.
Alesssndro e Cecchina, vivevano già da qualche anno con Vittoria e Marta la loro amata madre rimasta vedova tempo prima, la casa era grande e poteva ospitare tutti, erano rimasti solo loro due non sposati, anche se l'anno successivo Alessandro sarebbe convolato a nozze con Gina, una donna molto più giovane di lui. 
Marta guardava la figlia che accarezzava Antonia, sua nipote. Sapeva che stava morendo come le erano morti 4 dei suoi 9 figli e le sembrò di rivivere la stessa scena con Monica, la sua primogenita, morta nel 1918 per il terribile morbo della spagnola in seguito alla prima guerra mondiale, quel male che uccise milioni di persone nel mondo, piangeva silenziosa abbracciata a Cecchina.
La prima guerra le portò via quella figlia, portò al fronte 3 dei suoi figli maschi, riuscirono a tornare tutto, ma sia il marito che due di loro non videro l'altra apocalisse che stava per arrivare, una seconda guerra più terribile che nessuno poteva immaginare...
Vittoria aveva messo le sue mani sul volto pallido di Antonia. Antonia di 16 anni, la tbc se la stava portando via, i suoi occhi erano ormai quasi persi in un mondo lontano, occhi azzurri sopra un viso pallido come la luna, ma dalla sua bocca usciva sempre debolmente la parola "Mamma".
Vittoria sollevò lo sguardo verso il ritratto di suo marito morto anche lui di tisi tre anni prima e quello del figlio Pietro di pochi mesi, perso anche lui prima della nascita di Angela.
Col pensiero si rivolse all'uomo, all'unico uomo che abbia mai amato e che amerà per sempre fino alla fine dei suoi giorni: "Paolo, non farmi portare via anche lei, ti prego, dillo lassù... Mi si sta spezzando il cuore..." e pianse abbassando disperata la testa. Antonia sollevò una mano e toccò il viso della madre, il lampadario ad olio sul soffitto dava una luce strana alla stanza, ombre ingigantite dal riflesso, uscivano dagli angoli dei muri come spettri in attesa di qualcosa, Vittoria si chinò e strinse a se la bellissima figlia.
Tre anni prima dopo la morte del padre, Antonia volle aiutare la mamma andando a lavorare in campagna con alcune amiche, raccoglievano grano, avena, facevano lavori nelle fattorie dei signori... Non c'erano molti uomini o ragazzi, erano quasi tutti in guerra... 
Poi quel pomeriggio caldo, tutti i lavoranti si erano riposati dopo il pranzo sotto due alberi poco fuori il paese, alcuni si bagnavano i piedi nei canali d'irrigazione attorno ai campi. 
Antonia si era alzata per andare a bagnarsi un po' il viso al ruscello poco distante, ma venne raggiunta da un parente. Lui la vide così bella, alta, con i capelli rossi al vento e gli occhi di cielo, il vestito leggero che le sfiorava il corpo di adolescente, tentò di baciarla... Lei respinse violentemente quell'uomo che cadde nell'acqua bestemmiando e non appena lui alzandosi disse "Piccola streghetta adesso...". Un urlo da lontano li fece girare verso gli altri.
"Aerei, aerei da guerra... Stanno arrivando scappiamo... Via via...." donne, ragazze, i pochi uomini incominciarono una fuga verso le cascine, per trovare riparo. Due aerei da guerra dopo aver sorvolato e sparato sul paese, si stavano abbassando verso di loro, Antonia venne presa per mano da due amiche, mentre un uomo davanti a loro le spronava a correre più forte, le case sembravano ancor più lontane di quanto lo fossero mentre il terrore attanagliava cuore e mente di tutti.
Il rumore di quei mostri nel cielo sembrava portare un vento di ghiaccio sulla loro pelle. Uno degli aerei, quello davanti, incominciò a sparare verso tutta quella gente che fuggiva in modo disordinato... Qualcuno cadde ferito, altri si gettarono nei fossi vicino a degli alberi e mentre le tre ragazze con l'uomo avevano quasi raggiunto una casa, improvvisamente i colpi della mitragliatrice, centrò in pieno quel signore, squartandolo davanti alle giovani. Il sangue schizzò su di loro, una svenne ed Antonia con l'altra urlarono a più non posso abbracciandosi forte. L'aereo fece una virata per ritornare. Delle braccia forti di altri due ragazzi le riportarono di forza nel cascinale e da lì nelle cantine.
Da quel giorno lei non fu più la stessa, ebbe una febbre altissima e da lì rifiutò di mangiare e in breve tempo, la malattia che colpì suo padre colpì anche lei...
Vittoria tra le sue braccia, sentiva il corpo della figlia lasciarsi andare, le diede un bacio sulla fronte ormai fredda... 
"Mamma..." furono le sue ultime parole mentre l'urlo di dolore e lo schianto nel petto prese come una morsa d'acciaio la donna che strinse quel corpo inerme, ninnandolo come fosse una bambina appena nata.
Il silenzio regnava nella stanza, era come se fosse vuota di persone, oggetti...
Alessandro si alzò da una sedia, andò verso la sorella e la costrinse ad alzarsi mentre Cecchina piangendo sistemava la nipote su quel letto vicino al fuoco del camino.
"Vai a chiamare il dottore ed il prete anche se è troppo presto." ordinò al fratello guardando il pendolo che segnava le quattro del mattino, l'uomo uscì di corsa nelle strade buie. Poi fissò Vittoria, pallida, pensava che stesse per svenire e la portò a sedersi vicino al fuoco...
"Ora che farò... Che faremo? Mi  sta morendo il cuore... Antonia..."
"Non dire nulla, ci siamo noi qui, adesso vedremo tutto il da farsi." disse Cecchina fingendo una forza che non aveva, le accarezzò la fronte mentre la vecchia madre si era avvicinata alla nipote pregando. Vittoria avrebbe voluto morire anche lei, insieme alla figlia per raggiungere l'amato marito Paolo, sentiva di non voler più vivere quando, un singhiozzo sommesso fece voltare lo sguardo delle tre donne sulla scala.
Domenica ed Angela erano sedute abbracciate ad osservare la scena, i loro visetti erano bagnati di lacrime. Vittoria si alzò e quasi correndo andò da loro, si sedette in mezzo stringendole a se.
"Continuerò per loro, dovrò farcela... In loro vedrò Antonia, farò di tutto per vederle crescere e non far mancare nulla. Saranno la mia forza."
Pianse con le sue piccole tutte le lacrime possibili, era sopravvissuta a quel dolore dilaniante che non si placherà mai per tutta la vita... Ma con loro, le sue uniche ragioni al mondo, era sicura: ricomincerà di nuovo.
Fuori il buio nascondeva ancora i segni della guerra appena passata, ora era la sua di guerra da combattere e da vincere, la battaglia per la vita.

Giampaolo Daccò Dos Lerèn

Nessun commento:

Posta un commento