Mamma, questa storia è per te. Per il tuo viaggio silenzioso, per il tuo sguardo che si è riaperto al cielo, e per le anime che ti hanno accompagnata quando sembravi sola.
Era una notte d’inverno. Pioveva. Alla foto di Francesca—mia sorella, spirito luminoso e Maestra Astrale—ho affidato un pensiero sottile: “Vai da mamma, curala tu.” Erano le 21:00 esatte.
Il giorno seguente, in clinica, la realtà sembrava cambiata. Mamma aveva avuto un lieve miglioramento, e raccontava una visita: Francesca e Vittoria erano venute. La caposala, confusa, mi chiese chi fossero. “Francesca è mia sorella, Vittoria la madre di mia madre,” risposi. L’infermiera, amica d’infanzia, aveva visto una luce. Mamma, dopo anni di silenzio, mi chiamò: “Paolino.”
“Francesca e Vittoria mi hanno fatto compagnia. Mi hanno detto che gliel’hai chiesto tu. E torneranno.”
Mamma, immobile sul letto, la pelle pallida come nebbia. Francesca, dai capelli castano-rosati e occhi verdi, accanto come guida silenziosa. Vittoria, con lo chignon grigio e occhi azzurri, seduta come custode serena. Una luce sottile le avvolge, palpabile a chi sa vedere con il cuore.
In quel momento, il cielo non era sopra, era tutto intorno.
Le anime chiamate dal cuore hanno risposto, con silenzio, con presenza, con amore.
E mamma… ha ricordato. Non la malattia, ma chi è venuta a prenderle la mano.
Tra veglia e sogno, tra silenzio e ricordo, le anime s’intrecciano come fili d’oro. Francesca, luce che cammina, Vittoria, radice che veglia. E mamma, foglia tra le mani del cielo.
Nessuna porta è chiusa per chi ama. Nessuna distanza è troppo grande per l’anima che chiama.
Giampaolo Daccò Scaglione
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