lunedì 3 dicembre 2012

Quella soffitta


    Erano già parecchi minuti che Laura stava guardando il panorama da quella finestra in cima al palazzo signorile della vecchia Firenze, la neve sui tetti brillava accecante col riverbero del sole. Una splendida mattina di Gennaio neanche molto freddo, sotto il suo sguardo vedeva decine di auto e di passanti tra le vie della città, sembrava un incanto osservare da quell'altezza il paesaggio mentre l'Arno dal colore dell'acciaio scorreva lento passando sotto i magnifici ponti.
   Chiuse la tendina bianca e si voltò verso l'interno, osservò il grande monolocale con bagno e cucina vuoto, solo una sedia e un paio di quadri insignificanti erano appesi sul muro laterale, mentre una ragnatela di polvere scendeva da una plafoniera messa lì da chissà chi. Leggera camminò sopra il parquet un po' opaco e si avvicinò all'altra porta finestra che accedeva al piccolo balcone un tempo fiorito, da dove il Duomo ed il campanile svettavano splendidi tra le case ed i palazzi.
   Si accorse dopo poco di quel foglietto ingiallito appeso al muro: "Ti amo Lauretta", tre parole che un tempo avevano un significato, che le avevano fatto battere forte il cuore. Le venne un sorriso amaro alla bocca, eppure solo a qualche mese prima le sembravano vere.
   Quella mansarda era allegra, luminosa, piena di oggetti suoi e di Francesco. Francesco dai capelli neri e ricci su cui lei piaceva passare le sue dita, Francesco dagli occhi scuri con folte ciglia che ogni volta che la guardava si sentiva quasi svenire. Francesco che alla sera quando dopo esser tornato dal lavoro e fattosi la doccia, si metteva sul divano a suonare la chitarra mentre lei lo seguiva cantando in cucina intenta a preparare le loro cenette romantiche.
   Poi quelle vacanze in barca con gli amici, i viaggi nel nord Europa, le sere passate abbracciati davanti alla televisione, di nuovo in pizzeria, dai rispettivi fratelli e tante altre cose. Che mesi felici, quante stagioni stupende vissute insieme, le aveva contate tutte: tre inverni, tre primavere, tre estati, e due autunni... Due e poi più nulla. 
   Francesco mise fine al loro amore andandosene in quella mattina piovosa di Settembre, erano già parecchi giorni che ne avevano parlato, che ormai qualcosa si era rotto, lei dentro il suo cuore sapeva che sarebbe finita, che sarebbe tornata sola, che gli occhi scuri di Francesco avrebbero guardato altri occhi e tra i suoi capelli saranno passate altre dita.
   Lo vide prendere il taxi dalla finestra in cui si era affacciata poco prima e sparire in fondo alla via... Quante lacrime aveva versato, quante notti non aveva dormito e quanto le sono state vicine le sue amiche, fino a che in un mattino di vento, si era alzata più leggera capendo che il suo cuore non aveva più ne pena ne angoscia e fu per quello che decise di tornare in quella casa per esserne sicura che davvero era tutto passato.
   Laura vide le sue mani strappare quel foglietto inutile, senza emozione e rimpianto. Si voltò di nuovo a guardare quella casa ma dentro se non sentiva più nulla o il perché del motivo per cui ora si trovava lì. Finalmente era libera. I suoi passi la portarono davanti all'uscita chiudendosi alle spalle il suo passato, un passato ormai finito nel bagaglio dei ricordi. Le veniva da ridere a guardare quel cartello giallo con la scritta "Affittasi", chissà chi sarà il prossimo pensò sorridendo mentre scendeva le scale.
   Fuori i tetti di Firenze brillavano lucenti al sole, leggere nuvole bianche striavano quel cielo azzurro, Laura salì sulla sua auto e svoltò a sinistra senza guardare dallo specchietto retrovisore la casa. Era tempo di pensare ad una nuova vita, a nuove cose, a nuovi amori. Accese la radio e cantando si avviò verso la sua nuova vita.

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